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Autore: heartgranade    05/05/2011    4 recensioni
Era un ragazzo paffutello, con i capelli color corvino e con quei bellissimi occhi verdi. Era un sognatore, sė, di uno di quelli che si imbambola ogni due per tre per trasferirsi in un altro mondo. Era timido, troppo timido forse, non riusciva a parlare con nessuno al di fuori dei suoi amici. Era strano, adorava i fumetti, dipingere, disegnare, creare, comporre. Era un artista, di quelli completi. Malinconico ma bellissimo. Era questa la sua caratteristica. Solo che no, nč lui nč nessun altro se ne accorgeva.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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i my chem non mi appartengono, non scrivo a scopo di lucro etc. enjoy!



I Won't Share You







Avete presente quella voglia, quando vedete una persona triste per strada, di abbracciarla? Volete restare lė, attaccate a loro, e dirgli che voi ci siete. O meglio, fargli credere che voi ci siete. Per lui le persone malinconiche sono le pių belle, hanno quella magia in pių, quell'aura che le circonda. Sono un po' come una canzone, ti fanno torcere lo stomaco a causa dell'infinita bellezza, e tu non puoi farci niente ma amarle, amarle fino a morire. E' cosė che la sua storia con lui iniziō.







 
Monotonia, troppa monotonia nella sua vita. Guardava fuori dalla finestra della sua cameretta e sognava il mondo. Sognava di viaggiare, di esplorare, di incontrare, di scoprire. Paragonava i viaggi a sč stesso. Con ogni nuovo viaggio avrebbe scoperto una parte di sč stesso, con quelli vecchi si sarebbe ri-scoperto. Ma sognare di scappare a sedici anni era troppo, mancavano solo due anni alla sua libertā effettiva, e si sa, quando sei vicino ad una cosa sembra sempre comunque troppo lontana. Cosė si infilava sotto le coperte e chiudeva gli occhi.                  
Aveva solo tre amici.
Il primo, il suo pių grande amico, era suo fratello. Mikey era un ragazzo fantastico, dolce, bello, ma anche molto timido. Segretamente Gerard sognava di diventare come lui; un giorno.
Il secondo era Raymond, con un cespuglio al posto dei capelli (che tra l'altro amava toccare facendo andare l'amico su tutte le furie)  e beh.. era semplicemente Ray. Quando avevi bisogno, lui c'era, non importa cosa.
Infine c'era Bob, quello biondo e con gli occhi azzurrissimi. Adorava tutto di Bob, sapeva sempre come tirarti su il morale e sapeva bene farti scappare un sorriso. Forse non era il pių amato della scuola, ma Gerard i suoi amici li aveva, e ad essere sinceri, stava benissimo cosė.
Era un ragazzo paffutello, con i capelli color corvino e con quei bellissimi occhi verdi.
Era un sognatore, sė, di uno di quelli che si imbambola ogni due per tre per trasferirsi in un altro mondo.
Era timido, troppo timido forse, non riusciva a parlare con nessuno al di fuori dei suoi amici.
Era strano, adorava i fumetti, dipingere, disegnare, creare, comporre.
Era un artista, di quelli completi. Malinconico ma bellissimo.
Era questa la sua caratteristica. Solo che no, nč lui nč nessun altro se ne accorgeva.
Odiava stare al centro dell'attenzione, tutti gli occhi puntati su di lui lo facevano sentire male; lo stomaco cominciava ad attorcigliarsi, iniziava a fare troppo caldo per i suoi gusti, andava in iperventilazione e cominciava a sentirsi in trappola. Lui era pių un tipo che preferiva restare in ombra.                                                                  
Avrebbe tanto voluto visitare l'Italia. Quando sua nonna era viva gliene parlava sempre bene, con quegli occhi pieni di luce. Gli raccontava di Roma, di Firenze, di Milano. Gli raccontava degli artisti che hanno regalato all'Italia le bellezze e le conoscenze che ha oggi, da Michelangelo a Leonardo, Dante Alighieri, il Boccacio, Machiavelli. E mentre Elena parlava, Gerard sognava, si proiettava in queste meraviglie, si immaginava il Colosseo, il Duomo di Milano, la fontana di Trevi, i templi. E si, si era promesso che un giorno ci sarebbe andato, in Italia. Magari con qualcuno, chissā.                                                                                                                  
Le sue giornate passavano molto lentamente. Si alzava, andava a scuola, tornava e si rifugiava nella sua camera a creare. Creava di tutto; da fumetti a quadri maestosi, da melodie a canzoni. Era l'unico modo per esprimere ciō che era veramente, quello che provava, la frustrazione che sentiva nell'avere solo sedici anni. Andava avanti cosė. Non gli importava della gente che a scuola lo prendeva in giro, di chi gli urlava "frocio" mentre camminava, di chi lo squadrava dalla testa ai piedi. In realtā li compativa anche, che senso ha vivere se bisogna mascherare ciō che si č veramente? Preferiva cosė, essere solo ma almeno essere sč stesso. E chissā, magari avrebbe anche incantato qualcuno.  


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oh hey. ho rimesso la storia perchč qualcuno "me l'ha chiesto". grazie, comunque. ho apprezzato.
spero che vi piaccia e uhm, alla prossima. 
  
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