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Autore: esmeralda92    05/05/2011    2 recensioni
Lui: bello,desiderato da tutte le quartine e quintine del liceo. popolare. il tipo di ragazzo che qualsiasi ragazza vorrebbe avere.
Lei: carina, solare. Ancora innamorata di un altro.
storia del rapporto di questi due ragazzi dal primo giorno della 4 ginnasio alla maturità, alternato da momenti di odio profondo ad altri di attrazione.. che nasca l'amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai la mattina del 13 Settembre 2006 con un'eccitazione particolare. Sarebbe stato il mio primo giorno di liceo. Finalmente diventavo grande! Non perché lo fossi realmente, avevo solo quattordici anni, ma perché mi aveva sempre dato quella sensazione. Andare al liceo per me significava andare a scuola tra i grandi.

Fin da piccola avevo vissuto per otto anni in una casa che era stava proprio di fronte al liceo dove poi sarei andata. E ogni volta che scendevo con la mia cartella per andare a scuola, vedevo quei ragazzi grandi e li ammiravo. Non vedevo l'ora di crescere per poter diventare come quei ragazzi.

Poi traslocammo per cambiare quartiere, dato che eravamo riusciti a comprare una casa, una casa che fosse nostra senza dover pagare l'affitto. Tuttavia la nuova casa era abbastanza vicina alla scuola, e la strada era sempre la stessa. Così, ogni mattina, vedevo i ragazzi del liceo classico fuori dalla scuola chiacchierare, in attesa della campanella per entrare. E quando andai alle medie, che si trovavano di fronte alle elementari, continuai a vedere ragazzi fuori dal liceo, che consideravo comunque ancora grandi. E più crescevo più sentivo che il giorno in cui sarei diventata come loro sarebbe arrivato.

E quel giorno finalmente arrivò. Il 13 Settembre 2006, entrai a far parte anche io di quel sistema a me ancora sconosciuto che era il liceo.

Mi svegliai con largo anticipo, non riuscendo a trattenermi. E prima che mio padre si svegliasse e andasse a far la doccia, mi fiondai io in bagno occupandolo. Mi lavai, rimanendo molto tempo sotto il getto fresco dell'acqua. Poi uscii dalla doccia e andai in cucina dove presi tutto il necessario perché mia madre, mio fratello e me facessimo colazione. Ma non appena posai la mia tazza sul tavolo, lo stomaco si chiuse e non volle saperne di riaprirsi. Evidentemente l'emozione era talmente forte da non permettermi neanche di bere un po' di succo. Presi una barretta Special K e andai a vestirmi. Una camicietta, jeans, paperine. Il mio inseparabile zaino rosso della Janesport. Mi guardai allo specchio. E sorrisi. Mi era rimasta ancora un po' di abbronzatura che faceva risaltare i miei occhi azzurri. I capelli mossi castani stavano iniziando ad asciugarsi. Non ero molto alta e negli ultimi due anni avevo anche preso dei chili, dal momento che avevo smesso di praticare sport. Non ero bellissima, ma neanche poi tanto brutta. Insapore, ecco.

Rimasi a girare per casa per una buona mezz'oretta, dato il largo anticipo con cui mi ero svegliata, finché non arrivarono le otto meno venti. Segnale che dovevo avviarmi alla scuola. Felice, salutai il resto della famiglia con un “Ciao!!” urlato a tutti, prima di fiondarmi giù dalle scale. Ero molto nervosa ma allo stesso tempo eccitata, e il camminare mi aiutò molto a distendere la tensione. Ancora non sapevo niente dei miei futuri compagni, se non che sarei finita in classe con Ilaria e Marina, due mie ex compagne di scuola media con le quali avevo frequentato anche le elementari anche se non eravamo nella stessa classe. Degli altri compagni non sapevo ancora niente. E quindi cercavo di immaginarmi che volti, atteggiamenti avrebbero avuto e se fossero stati simpatici o meno. E mentre il mio cervellino troppo in movimento continuava a pensare, arrivai al liceo. E prima che me ne rendessi conto mi ero fermata. Ero anche io tra quei ragazzi che per anni avevo visto fuori dal liceo. Ora anche io sarei entrata al suono di quella campanella. Anche io facevo parte di quel mondo che avevo atteso tanto. Facevo parte del liceo.

In mezzo a tutta quella gente riuscii, anche se non so come, a trovare le mie ex compagne delle medie, che come me si erano iscritte al liceo classico statale “Massimo d'Azeglio”. Naturalmente non eravamo tutte in classe insieme, però il fatto che ci saremmo viste per altri cinque anni e non avremmo perso i contatti, ci aveva spinte a iscriverci tutte insieme. La prima che mi vide fu Francesca A., con la quale non ero mai andata molto d'accordo e che per fortuna non avrei avuto in classe.

“Francesca.. sei tu?” mi chiese.”No perché da lontano non ti avevo riconosciuta..”

“Sì, sono io.” risposi felice. Forse troppo entusiasta. A quel punto ci fu il ritrovo generale. Tra saluti e racconti delle vacanze non ci saremmo mai fermate se non avesse suonato la campanella.

Entrammo nell'edificio: soffitti alti, pareti bianche e subito due porte. Una a vetri cui si accedeva a un corridoio fino all'altra porta di ingresso del liceo, più piccola rispetto a quella principale perché secondaria, e sulla destra un'altra porta cui si accedeva a una rampa di scale. Andammo dritto chiedendo informazioni alla bidella che stava a una scrivania poco dopo la porta.

“Andate fino alla fine del corridoio, ci sono delle porte laterali. Andate e fate le scale fino all'intermezzo tra il primo e secondo piano. Ed entrate. Quella è l'Aula Magna.” ci disse sorridendo.

“Grazie.” pronunciammo in coro per poi avviarci. Le scale erano molto ampie di quanto ricordasse. Perché in effetti una volta era venuta a visitarlo l'edifcio. Ma le era sembrato molto più piccolo.

Entrammo in Aula Magna che i posti erano quasi tutti occupati. Così rimanemmo in piedi.

Una volta che tutti gli studenti di quarta ginnasio furono entrati, il preside della scuola chiese il silenzio e iniziò a fare il discorso di benvenuto che tutti gli anni proponeva ai ragazzi del primo anno. E mentre il preside parlava, il mio sguardo vagava per l'aula per identificare i vari possibili compagni. Marina notò una professoressa bassa, già un po' avanti con gli anni, coi capelli bianchi, una sciarpa azzurra che usava a mo' di scialle, e un paio di occhiali tondi. Aveva l'aria di essere un po' stralunata.

“Guarda quella professoressa lì.. ti immagini se è la nostra?” chiese ridendo a bassa voce. E io la imitai.

Il discorso nel suo intero durò circa un'ora. Poi venne fatto l'appello per ogni sezione. Io ero nella sezione D.. Fecero l'appello per ogni sezione, estraendo poi i nomi degli insegnanti di Latino e Greco, che avremmo avuto quel giorno. Al termine di ciòm, una professoressa chiamò a gran voce “MI SEGUANO GLI ALUNNIO DELLA 4D!!” e allora io, Ilaria e Marina con altri ragazzi la seguimmo. Per fortuna eravamo solo al primo piano. Arrivammo al termine del corrioio e voltammo a sinistra. Prima classe. Entrammo e ci disponemmo nei banchi. Io presi posto in terza fila con Sara un'altra mia amica che avevo conosciuto a casa di Leonora, la mia amica di sempre. E davanti a me si sedettero Ilaria e Marina che furono affiancate da un'altra nostra compagna.

La professoressa ci lasciò il tempo per sederci. Poi richiamò la nostra attenzione. E anche lei iniziò a parlarci.

“Buongiorno ragazzi. Innanzitutto mi presento: mi chiamo R. Perotti e sarò la vostra insegnante di Latino, Storia e Geografia per i prossimi due anni. Ciò che mi interessa non è tanto il semplice nozionismo, ma sapere anche per esempio.. cosa è successo il 732 d.C... le cause e gli effetti.. chi lo sa?” io alzai la mano. “Sì?”

“Carlo Martello ha fermato a Poitiers l'avanzata dei Mori, rafforzando maggiormente il regno franco.” risposi.

“Bene.” fece lei soddisfatta. E io sorrisi di rimando. Non ero mai stata una secchiona. Ma avevo un debole per la storia, avevo una gran capacità a memorizzare eventi e date. Storia era sempre stata la mia materia pòreferita e alle medie avevo iniziato a fare dei parallelismi tra ciò che accadeva e ciò che era successo nel passato, così da giungere alla conclusione che la storia non è che un susseguirsi ciclico di eventi e che dal passato si possono comprendere meglio gli eventi presenti. E per questo motivo mi ero appassionata ancor di più alla disciplina. La professoressa continuò a fare altre domande di Storia e iniziarono a rispondere anche altri miei compagni.

Poi, abbastanza soddisfatta, prese a fare l'appello. Chiedendo a ciascuno scuola di provenienza, se avevamo fatto latino alle medie, e domande simili. Al termine di quell'ora suonò la campanella e ci fu intervallo, dato che erano le dieci meno cinque. Io e Sara ci unimmo a Ilaria e Marina iniziando a parlare del più e del meno.

“Mi raccomando, Francesca, fatti riconoscere subito, eh?” fece Marina ridendo. Io risi con lei. Che dovevo rispondere? Mi era venuto naturale.

Andammo a cercare i bagni tutte e quattro insieme, trovandoci con le altre nostre ex compagne delle medie e raccontando subito le novità.

“Sei sempre la solita, Fra!” mi fecero in coro le ragazze. E io mi finsi offesa mentre cercavo di nascondere le risate che stavo trattenendo.

Rimanemmo a parlare finché non suonò la campanella. Rientrammo e prendemmo di nuovo posto. Entrò la professoressa che ci avrebbe insegnato greco. Era l'insegnante che Marina aveva additato. Lei si voltò verso di me sorpresa e io ricambiai. E anche lei si presentò. Per poi fare anche lei l'appello. E notai che mentre parlava con un ragazzo dai capelli castani, occhi scuri e una parlantina che la diceva lunga, la professoressa annuiva compiaciuta.

Mi arrivò un biglietto da parte di Marina.

Carino, vero Fra? Io guardai il ragazzo. Ma forse perché in testa avevo ancora il nostro ex compagno delle medie, Paolo, forse perché non sopportavo quella tipologia di ragazzi, risposi.

Mah, a me non sembra poi così tanto carino.. e poi non vedete quanto è lecchino? Lecchino fino alla nausea..

Eh, già.. qualcuno qui ha ancora in mente un certo ragazzoo... di nome Paolo...

Ah ah. XD

Le due si voltarono verso di me ridendo. “Lo puoi anche ammettere, eh!” fecero a voce bassa.

“Domani iniziate già a portare il quaderno di greco e la grammatica, che iniziamo subito.. Quest'anno il programma sarà molto ampio..” la classe annuì e tutti annotammo quanto aveva detto sul diario. Suonò la campanella e ci dirigemmo verso l'uscita della classe.

Io rimasi ancora un po' a parlare con Sara mentre aspettavo che lei finisse di rivestirsi. Quando fu pronta presi lo zaino e mi voltai per uscire. E l'avrei fatto se il ragazzo di cui mi avevano scritto Ilaria e Marina non si fosse piazzato davanti a me. Mi porse la mano e sorridendo si presentò.

“Piacere, mi chiamo Matteo P***!” fece lui. Io presa in contro piede non seppi che rispondere così sorrisi.

“Francesca Moneta.” risposi stringendo la mano. E poi lo superai senza più dir niente, raggiunta subito da Sara.

“Che carino!” disse lei con occhi trasognati. Io la guardai.

“Ma quello lì? Non hai visto che faccia da.. idiota ha?” lei mi guardò come se stessi dicendo un'eresia e come se stesse parlando di qualcosa che io non potevo comprendere.

“Comunque.. Tu vieni a casa di Leonora a mangiare?” chiese.

“Sì.” risposi. Inviai un messaggio a mia madre avvisandola che avrei pranzato da Leonora. E dp aver ricevuto l'ok, andai incontro a Leo fuori dalla scuola. E insieme ci dirigemmo verso casa sua.

“Allora, come è andata il tuo primo giorno di scuola al liceo?”

“Bene.. siamo 23 in classe..”

“Ragazzi carini?” chiese Sara.

“Mica tanto.”

“Non ti sbilanci mai, eh?” la schernii io. Perché lei non si sbilanciava mai nelle cose che faceva, mentre io ero sempre esagitata. Ci mettevo entusiasmo in tutto ciò che facevo. Solare e aperta. E forse era anche per questo che stavamo bene insieme e perché la nostra amicizia non si era mai spezzata.

“No, al contrario tuo.” rispose lei ridendo. Io le feci la linguaccia.

“Sai che Fra ha fatto colpo?” iniziò Sara attirando subito l'attenzione di Leonora.

“Non è vero!!”

“Allora mi spieghi perché è venuto a presentarsi?”

“Perché non mi conosce.”

“Ma ti piace?” mi chiese Leonora.

“Ragazze! Lo conosco da sole quattro ore! E poi... a me non è sembrato così tanto carino. Hai visto la faccia da idiota che aveva mentre si è presentato?” fece rivolta a Sara.

“Era molto carino..” rispose lei trasognata. Io e Leonora ci guardammo e scoppiammo a ridere.

“E una l'abbiamo persa.” facemmo per oi scoppiare a ridere nuovamente.

Ci dirigemmo a casa sua e iù tardi arrivarono anche alcune sue amiche. E il pomeriggio volò in un baleno, tra ricordi delle medie e risate.


Verso le sette tornai a casa.
“Come è andato il tuo primo giorno di scuola?” chiese mia madre.
“Bene, grazie.” risposi eufoirica. E le raccontai tutto mentre mia madre siedeva sul divano e guardava “Il milionario” a basso volume per potermi ascoltare. Sorrise nel vedermi euforica . E mentre io parlavo e Gerry Scotti poneva domande al concorrente, in cucina l'odore di una cena squisita si diffuse ben presto anche in sala e per tutta la casa, facendo venir fame a tutti.
Mio padre era un vero asso in cucina. E tutti, anche gli amici, glielo riconoscevano. Come cucinava lui non cucinava nessuno. E quella sera sarebbero venuti anche i nonni. Per inaugurare l'anno scolastico.
E fu così infatti che appena finito il programma in tv, io mi affrettai ad apparecchiare la tavola in sala aiutata dal mio fratellino, Vittorio che anche lui quel giorno aveva iniziato la scuola. La seconda elementare.
Mia nonna, euforica quasi quanto noi, arrivò (anche se il termine mi fa sorridere perché viviamo non solo nello stesso palazzo, bensì anche sullo stesso piano divisa da noi solo dall'appartamento di mio nonno!!) in anticio e subito stritolò me e mio fratello in un forte abbraccio. Andammo a chiamare poi anche il nonno e ci sedemmo a tavola davanti un bel piatto fumante di pasta.



I nonni rimasero in nostra compagnia quella sera fino a tardi, nonostante le proteste di mia madre. Ma tanto io non avevo sonno e ne fu la prova il fatto che quando andai a dormire, rimasi sveglia a rigirarmi nel letto fino a mezzanotte passata. Le emozioni di quella giornata erano davvero tante, forse troppe. Riflettei anche su quel ragazzo, Matteo. Non mi era piaciuto per niente. No mi era piaciuto il fatto che non avesse perso tempo a iniziare l'operazione di “slecchinamento” dei professori il primo giorno di scuola. E quel sorriso a trentadue denti mi era sembrato di un falso.. ma forse era solo una mia impressione. Avevo un anno davanti a me. Tutto il tempo necessario per conoscerlo.

E con queste idee in testa, mi addormentai.

  
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