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Autore: Lely1441    06/05/2011    4 recensioni
Kurt la fissò con aria arrabbiata e tradita.
«Non pensare che passerò sopra questa faccenda così facilmente», le disse, prima di alzarsi a sua volta e andarsene sprezzante a testa alta, e Rachel si affiancò a Mercedes in tempo per sentirla dire:
«Spero davvero che sia stata una buona idea…»
Rachel la rassicurò come meglio sapeva fare.
«Oh, stai tranquilla: è stata una mia trovata, dopotutto. Andrà benone».
Ovvero, pessimamente.

Kurt centric; finale Klaine; dedicata a Rob. Tanti auguri, amour!
[Spoiler per chi non è arrivato alla 2x18]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Mercedes Jones, Rachel Berry
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prima della lettura, vorrei espormi ad un solenne gongolamento. Un gongolamento da impunita. Da winner. Rob, la storia è per te. Ma sappi che la vittoria e la soddisfazione sono solo mie =P
(Per una volta tanto, dedica alla fine).
Buona lettura!


I wanna kiss you until the sunrise


«Mercedes, potresti spiegarmi perché anche lei è qui?», sussurrò Kurt, gettando un’occhiata dubbiosa verso la porta del bagno, dove Rachel si stava cambiando. L’amica sospirò e spiegò:
«L’ho trovata nell’auditorium mentre cantava I always love you, ci mancava poco che si strappasse i vestiti di dosso per la disperazione ed il pathos del momento… Persino Brad sembrava spaventato, ho pensato fosse meglio cercare di distrarla, ma, come dire…»
«Ti si è accollata addosso come una cozza allo scoglio», concluse per lei Kurt, con espressione funerea. Non poteva dire di odiare Rachel, anzi, dopo il suo trasferimento alla Dalton i rapporti con lei erano drasticamente migliorati; ma ora che era tornato al McKinley e poteva vantare di essere fidanzato, status che Rachel attualmente non possedeva, riusciva a sentire l’aura maligna della ragazza seguirlo ovunque come un avvoltoio che ha appena avvistato una preda.
C’era da scommettere che fosse venuta per imbattersi casualmente in Finn. Qualcosa gli diceva che quella serata sarebbe stata un completo disastro.
«Almeno, lo sa perché ti ho chiamata? Perché altrimenti abbiamo ancora una possibilità di-»
Lo sguardo colpevole di Mercedes lo fece quasi ruggire di frustrazione. Voleva ribattere, ma l’improvvisa entrata in scena di Rachel di rosa vestita glielo impedì.
«Allora!»
La ragazza si tuffò sul letto di Kurt, tra lui e Mercedes, e li guardò alternativamente con piglio deciso. «Kurt ha un problema».
“Sì, tu”, avrebbe voluto rispondere lui, ma decise saggiamente di rimanere in silenzio. Non svegliare la Rachel che dorme…
«Sentite, apprezzo davvero quello che volete fare… Ma siete sicure di potermi aiutare? Intendo, capisco anche io che sia una richiesta alquanto insolita…»
«Ohhh, Kurt, non potevi chiedere a persone migliori!», proruppe Rachel con entusiasmo.
«Veramente, non ti preoccupare: tireremo fuori il tuo lato sexy ad ogni costo!»
Il ragazzo le fissò a turno, e quello che provò fu una sorta di rassegnazione atavica; quella che proverebbe un condannato a morte durante il tragitto per andare al patibolo.
Però quella cosa che lo assillava da parecchi giorni a quella parte, sin da quando Blaine lo aveva spronato a cercare di tirare fuori la parte sensuale di sé. Non essendoci riuscito, non si sentiva all’altezza di essere un artista completo - la sua presenza scenica ne sarebbe risultata irrimediabilmente compromessa, e non poteva permetterselo, non con le Nazionali alle porte. E se per questo avrebbe dovuto chiedere aiuto persino a Rachel… Ok, poteva farlo.
L’importante era solo convincersene, perché davanti allo sguardo folle di lei era davvero difficile pensare di essere in mani sicure ed affidabili.

Dopo due ore di tentativi, imitazioni facciali e pose provocanti, Kurt poteva finalmente dirlo: gettava la spugna. Definitivamente.
«Basta».
Ormai aveva le lacrime agli occhi, e il suo limite di sopportazione era stato ampiamente superato. Le ragazze provarono ad intervenire, ma lui le fermò: «Sentite, è tutto tempo sprecato, non concluderemmo nulla così. Ci ha già provato Blaine, e abbiamo scoperto che la mia incapacità di essere… sexy è praticamente uno stato patologico».
Mercedes e Rachel si scambiarono uno sguardo eloquente, che Kurt trovò quasi offensivo. Cominciava a pentirsi amaramente di averle accettate in casa sua.
«Be’, Kurt, con tutta la delicatezza di cui sono capace…»
«Che equivale allo zero, Rachel», la interruppe Mercedes, ma alla smorfia assassina dell’altra sbuffò, fece segno di chiudersi la bocca e di gettare via la chiave.
«Dicevo. Con tutta la delicatezza di cui sono capace, Kurt, ma… non possiamo certo dire che Blaine sia l’emblema della sensualità. Cioè, voglio dire-», cercò di aggiungere frettolosamente, capendo dall’espressione degli altri due di aver messo un piede in fallo, ma fu Mercedes ad intervenire:
«Quello che intendeva dire Miss Delicatezza qui è che forse il tuo ragazzo non è la persona più adatta ad insegnarti come essere provocante, ma per tua fortuna hai due ottime amiche che saranno più che liete di darti una mano!»
«Vedrai, faremo sbocciare la tua irresistibile aria da maschietto cattivo!»
«Questa te la potevi risparmiare, Rachel».
Kurt le fissò battibeccare tra loro, riflettendo sul da farsi. Sapeva benissimo che mettersi nelle loro mani era un suicidio - avanti, era stato lui ad insegnare a Rachel come diventare più seducente! - ma si sentiva talmente frustrato che le opzioni erano due: sbatterle fuori di casa o sventolare bandiera bianca. Sospirò, perché già sapeva come sarebbe finita.

«Visto? Te l’avevo detto che se la sarebbe presa!», sibilò Mercedes, mentre entrava in macchina e sbatteva la portiera rabbiosamente. Era tutta colpa di Rachel, era sempre tutta colpa di Rachel!
«Oh, andiamo, se è troppo permaloso non è colpa mia! E poi è vero, insieme sono carini quanto due cuccioli di panda appena nati, ma non puoi dire che siano la reincarnazione di Justin Timberlake…»
Mercedes, che aveva appena finito di fare retromarcia, inchiodò di colpo, come fulminata da un’idea improvvisa. «Come hai detto, scusa?»
«Mercedes, non prendertela anche tu adesso! I panda sono animali carini che tutti ado-»
«No, non quello, dopo!»
Rachel la fissò interrogativamente e poi ripeté, lentamente: «Non sono la reincarnazione di Justin… Oh».
Il sorriso di Mercedes sarebbe riuscito ad illuminare tutto l’abitacolo.
«Già».
Due menti geniali si erano messe al lavoro. E Kurt ancora non lo sapeva, ma il giorno dopo avrebbe avuto l’istinto di seppellirle vive da qualche parte. Magari nel deserto del Gobi.

«Ragazzi, pensavo di assegnarvi come prossimo tema settimanale-»
«Professor Schu!»
Will sospirò. Ecco che cominciavano i primi problemi. «Dimmi, Mercedes».
La ragazza si guardò intorno ed incontrò l’approvazione di Rachel. «Quello che le volevamo proporle, professore, è di fare una lezione su Justin Timberlake. Abbiamo ancora molto da imparare su sensualità e affini e, dato che le Nazionali si stanno avvicinando, credo proprio che dovremmo essere pronti a tutto».
«Io non voglio perdere perché qui ci sono maschietti totalmente privi di sex-appeal», le diede manforte Rachel, guadagnandosi l’occhiata sconcertata di metà club.
«Ehi, andiamoci cauti con le parole», disse Puck, le sopracciglia aggrottate. Finché si parlava di Finn poteva tranquillamente lasciar correre - era la pura verità -, ma non quando si metteva di mezzo il suo onore. La sua dignità. La sua rispettabilità.
«Hanno ragione», intervenne Quinn, e Rachel sorrise trionfante. Probabilmente, se avesse potuto leggere la sua mente, non l’avrebbe fatto: Quinn riteneva che sarebbe potuto servire al suo ragazzo, aiutandolo per le elezioni di Re e Reginetta del ballo.
«Vede, professore? Siamo tutte preoccupate che questo… handicap comprometta le nostre prestazioni!»
«Oh, andiamo, Rachel: i veri handicap sono altri nella vita!», controbatté Artie, scettico, e Schuester intervenne prima che il vociare degenerasse in un diverbio.
«Ok, ok, calmi, ragazzi. Dopotutto, credo che quella di Mercedes sia una buona idea: insistere ancora un po’ sull’argomento non può sicuramente farci male, non trovate?»
Le occhiate dei ragazzi furono più che eloquenti, ma l’uomo non se ne curò più di tanto: in fondo, ci era abituato. Fece il suo annuncio proprio mentre la campanella suonava: «Allora è deciso, il nuovo tema per i ragazzi sarà Justin Timberlake!»
Mercedes scrollò soddisfatta la testa, mentre si alzava e si sistemava la borsa a tracolla. «Su con la vita, Kurt, al massimo potrai darti alla sua parodia di Single Ladies».
Kurt la fissò con aria arrabbiata e tradita.
«Non pensare che passerò sopra questa faccenda così facilmente», le disse, prima di alzarsi a sua volta e andarsene sprezzante a testa alta, e Rachel si affiancò a Mercedes in tempo per sentirla dire:
«Spero davvero che sia stata una buona idea…»
Rachel la rassicurò come meglio sapeva fare.
«Oh, stai tranquilla: è stata una mia trovata, dopotutto. Andrà benone».
Ovvero, pessimamente.

Kurt era letteralmente fuori di sé. Era terribilmente deluso da Mercedes, che aveva fatto di un sfogo estemporaneo un caso di importanza nazionale, ma ciò che provava era più un vago senso di vergogna. Non era ancora riuscito a venire a patti con la sua carenza di - chiamiamola - passionalità, perché voleva considerarsi un artista completo.
In più, la sua esasperazione raggiungeva il culmine con la totale assenza di partecipazione da parte dei ragazzi. Si erano divisi in due gruppi per eseguire SexyBack (lui, Finn e Sam) e Sexy Ladies (Artie, Mike e Puck). Ciò che contribuiva al suo nervosismo era la presunta superiorità di Puck (erano due giorni che se ne andava in giro come un galletto con la cresta alzata) e la profonda fiacca di Finn e Sam, soprattutto quella del primo. Si era illuso di poter ricevere una mano (lo ammetteva con vergogna, sì, ma l’intento era stato questo) dai ragazzi, ma l’unica cosa che poteva insegnargli Finn era il ballare come un marinaio russo ubriaco. Sam? Si spacciava come sosia di Justin Bieber. Kurt voleva migliorare, non sprofondare verso gli abissi.
A casa il fratellastro se ne stava spaparanzato tutto il giorno davanti ad una delle innumerevoli partite che seguiva con Burt, e a lui non restava che mangiarsi le mani, cercando di fare del suo meglio da solo davanti allo specchio, con risultati non classificabili. In tutto ciò, ci si metteva anche Blaine: Kurt era teso come una corda di violino, ma non voleva parlarne al suo ragazzo, perché si sentiva già abbastanza ridicolo così. Blaine si era accorto che qualcosa non andava e aveva provato ad insistere, ma si era trovato davanti ad un muro; si era accertato che non fossero coinvolti avvenimenti spiacevoli ed aveva accettato di restarsene in un angolo, in attesa che la bufera passasse, sperando facesse il minor numero di danni possibili.
Risultato?
Kurt si sentiva demoralizzato, scoraggiato e abbandonato sia da Blaine, che non aveva il potere di leggere la mente, e da Mercedes, che si limitava a rimanere a guardarlo dal suo posto accanto a Rachel, improvvisamente sua stretta collaboratrice. Si fissò per l’ennesima volta nello specchio, e il suo sguardo non gli piacque per niente. Continuando così, il suo magnifico incarnato avrebbe raggiunto i livelli di un malato d’epatite. Un incubo.
Sospirò e ricominciò a canticchiare fra sé e sé. A forza di tentare e ritentare ci sarebbe riuscito, no?

Mercedes, dal canto suo, iniziava a sentirsi in colpa, ma era sicura di ciò che faceva. Se non l’avesse aiutato, Kurt sarebbe rimasto con un complesso che gli avrebbe fatto del male, e lei non poteva permetterlo. Come migliore amica, era suo preciso dovere fargli capire la realtà, anche se questo significava subire la rabbia del ragazzo. Facile a dirsi: ogni volta che al Glee Club si trovavano d’accordo, le loro dita si cercavano automaticamente, così come i loro occhi ogni volta che qualcuno la sparava davvero grossa.
“Coraggio Mercedes, solamente altri due giorni”.
Si fidava di lui e del suo potenziale. Soprattutto, sperava in un’intercessione da parte di Blaine nel caso in cui le cose non fossero andate come da programma.

«Allora ragazzi, siete pronti?», chiese Will, sfregandosi le mani. Kurt fece un cenno d’assenso a Finn che diede l’ok, così che fecero partire la base registrata.
Per Kurt fu come assistere ad un film horror al rallentatore. Che c’era qualcosa che non andava si capiva subito, soprattutto per le occhiate perplesse delle ragazze - e stavolta la colpa non era solo di Finn. Mentre arrivavano al finale del primo ritornello si rese conto che Mercedes stava cercando di dirgli… stava cercando di dirgli “lasciati andare!”. Con un tuffo al cuore, sentì la rabbia di risponderle che era impossibile lasciarsi andare quando ci si sentiva tanto impacciati, ma poi pensò che era tornato alla McKinley perché era lì che c’erano i suoi amici. Era lì che si divertiva, era lì che poteva esprimersi al meglio.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì era tutto cambiato. Quello era il suo palco e quelli i suoi spettatori. Non li avrebbe fatti scappare.
«Get your sexy on, go ahead, be gone with it…»

«Sì!»
Mercedes sospirò di sollievo, e abbracciò Rachel, che le sorrise in risposta.
«Ora chi ci pensa alla seconda parte del piano?»

«Kurt!»
Il ragazzo sentì la sua migliore amica chiamarlo dal fondo del corridoio, ma non si voltò a controllare cosa volesse. Lei roteò gli occhi al cielo ed urlò: «Kurt Hummel! Vuoi fermarti?»
Lui sbuffò e si girò velocemente.
«Ti serve qualcosa?»
«Sì. Tanto per cominciare, piantala di avercela con me».
Kurt aprì la bocca per ribattere, profondamente piccato, ma lei lo prevenne: «E piantala di fare il testardo viziato. L’ho fatto per te, e visti i risultati penso proprio di non potermi lamentare!»
L’altro strabuzzò gli occhi, ed esplose improvvisamente.
«Scusa? Tu avresti fatto per me cosa, di grazia? Ho passato una settimana infernale, con Finn in stato catatonico paragonabile ad un bradipo in coma - e ti assicuro che è rimasto così per la maggior parte del tempo! -, tu che invece di aiutarmi mi pugnali alle spalle e io che sono così dannatamente assurdo dall’essermi rovinato il fegato per riuscire a fare questa maledetta canzone! Permetti almeno che possa lamentarmene, o dovrei saltellare sul posto, abbracciarti e ringraziarti di tutto quello che non hai fatto per me?»
«Kurt, ma ancora non l’hai capito?», chiese Mercedes, con un sorriso. Kurt sbuffò e sollevò la testa verso l’alto, tentando di ricacciare le lacrime indietro.
«Capire cosa, di preciso?»
«Che tu sei sexy, Kurt. In un modo tutto tuo e forse a volte persino gay, ma, ehi!, lo sei davvero». Rise davanti all’espressione completamente esterrefatta del ragazzo e continuò: «Ricordi quando abbiamo eseguito 4 minutes? Tesoro, eri davvero spettacolare, e questo te lo dico da ragazza etero, non da migliore amica».
«Io… Io… Ma allora perché tutto questo?»
Il tono di Kurt era esasperato, e visti i giorni che aveva passato, era del tutto giustificabile.
«Perché non ne eri convinto tu, Kurt. Hai manifestato questi problemi da quando sei tornato dalla Dalton, e ciò che ho creduto è che avessi voluto strafare su Blaine, per conquistarlo, e… e diciamo che non è stata una delle tue migliori idee. E poi ti sei convinto che per essere sexy dovessi sforzarti di esserlo, quando devi soltanto divertirti quando ti atteggi. Seriamente, non far caso a come gli altri ti vedono: prendi in considerazione ciò che ti fa più divertire e fallo, semplicemente. Non ti sei mai fatto problemi con ciò che pensavano gli altri, non iniziare ora».
Kurt intanto rifletteva sul significato di quelle parole. Si era lasciato andare con i ragazzi verso metà di SexyBack, ed effettivamente era stato questa la chiave della sua riuscita.
«Mercedes, potevi spiegarmelo prima…»
Lei scosse la testa.
«Non mi avresti creduto. Dovevi provarlo sulla tua pelle».
Kurt tentennò, ora che le cose sembravano essersi risolte. Non ce l’aveva più con Mercedes, ma era ancora turbato. La ragazza se ne accorse: «Senti, voglio farmi perdonare. Ti andrebbe di cantare qualcosa insieme a me e a Rachel? Ci è venuta in mente una canzone perfetta, ma non era di Justin Timberlake, quindi l’abbiamo accantonata. Potresti aggiungerti, ti va?»
Kurt la guardò.
«Di chi è?»
Il sorriso di Mercedes si spalancò, e lei si aggiustò i capelli con noncuranza.
«Madonna».
Kurt scoppiò a ridere. Ora sì che le cose potevano considerarsi completamente a posto.

Blaine si era presentato puntuale all’auditorium del McKinley, puntuale così come l’sms mandatogli da Mercedes l’aveva voluto. Onestamente, non sapeva spiegarsi il perché l’avesse invitato - aveva pensato ci fossero stati problemi con Kurt e immediatamente si era agitato -, ma al suo “Che succede?” era seguito solo un “Vieni e lo scoprirai”.
Non che questo l’avesse rincuorato - che razza di messaggio era “Vieni e lo scoprirai”?! Poteva significare di tutto, dal trovare Kurt in tutù rosa al recuperarlo con un labbro spaccato, vittima di quei trogloditi del club di Football -, ma aveva deciso di rimanere calmo. Fosse accaduto qualcosa di grave, Mercedes gliel’avrebbe detto esplicitamente.
O no?
Si era convinto quando era stato indirizzato verso l’auditorium, capendo che volevano invitarlo a fare da pubblico a una qualche esecuzione musicale; ed ora ormai era un quarto d’ora che aspettava pazientemente, unico spettatore, che accadesse qualcosa. Quando le luci si spensero in sala tirò un sospiro di sollievo e si sistemò meglio contro lo schienale della poltroncina. La scena si illuminò di colpo ed iniziò una canzone la cui melodia gli fu riconoscibile praticamente all’istante: Revolver, di Madonna. Mercedes era ferma, ritta in piedi sul palco, e gli dava le spalle; quando iniziò a sillabare “My love’s a revolver” Blaine sorrise automaticamente: Mercedes era un’ottima cantante, e la sua presenza scenica davvero ottima. Non sarebbe rimasto deluso (e, detto tra noi, difficilmente qualcuno delle New Directions avrebbe potuto deluderlo).
«Ops, I guess I shot you! My finger’s on the trigger, I had a bullet with your name on it, click click! I’m a sex pistol, my love should be illegal, real deal baby, I’m no counterfeit, click click!» (*)
Mercedes aveva cominciato a cantare e finito il primo pezzo aveva puntato indice e pollice verso le quinte, da cui uscì Rachel vestita con un body aderente nero e dei leggins dello stesso colore, riprendendo la canzone:
«Line ‘em up, knock ‘em down; if looks can kill! Ay oh ay oh, my body’s fully loaded and I got more ammo… Line ‘em up, knock ‘em down; if looks can kill! Ay oh ay oh, you’re an accessory to murder cause!» (*)
Entrambe si fronteggiavano, si abbassavano sulle ginocchia e si indicavano ogni volta che il testo lo suggeriva, roteando la testa dopo la parte “se lo sguardo potesse uccidere”… Ma ciò che veramente era destinato ad essere ricordato da Blaine nei molti anni a venire era l’entrata di Kurt.
«Bang! The shooter name is Kurt, the victim didn’t complain, she just screamed ‘Shoot again!’. I gave her extra rounds, my barrel twist around, I am Mr. Shoot ‘Em Down; I leave hearts on the ground, my love is a weapon and yes I use it well, then I let the rose petals cover up the bullet shell. I never shoot and tell, I only shoot to kill and that vest ain’t gonna help you, even if it’s made of steel!» (*)
Blaine rimase a guardare esterrefatto quello che decisamente non sembrava neppure più il suo ragazzo. Si muoveva con sicurezza e piena padronanza di sé, ancora più del solito, e si appoggiava a Rachel e Mercedes, che a loro volta gli giravano attorno, come se non fossero altro che delle prede da aggiungere alla lista. Sentì una fitta allo stomaco - scacciò l’idea che potesse essere gelosia come se fosse una mosca molesta, dato che non conosceva nessuno più perfettamente omosessuale di lui (tranne Elton John, probabilmente) -, rimanendo a fissarlo, totalmente ipnotizzato. “My love’s a revolver, my sex is a killer… Do you wanna die happy? Do you wanna die happy?” Kurt era riuscito ad impadronirsi totalmente della canzone e del palcoscenico. E della sua mente, come se questo non fosse già avvenuto mesi prima.
La musica finì ed il trio scomparve nel buio. Quando le luci tornarono in sala, Blaine aveva un’espressione talmente tra lo stupito e l’estasiato che avrebbe fatto ridere chiunque. Si riscosse pensando che Kurt sarebbe tornato a casa entro pochi minuti e si rimise in piedi, affrettandosi verso l’uscita.

Ormai era sera tardi e faceva piuttosto freddo, così Kurt alzò il bavero della giacca, affossandovi il viso accaldato. Era ancora eccitato e felice del buon esito dell’esecuzione di poco prima, e forse era perché stava canticchiando il suo pezzo che non sentì subito la voce che lo chiamava.
«Kurt!»
Si voltò di scatto e sorrise automaticamente. «Blaine! Cosa ci fai qui? Se sei venuto a prendermi, ho qui la macchina…»
«No, no… Sono qui per vederti. Ero nell’auditorium, qualche minuto fa».
«Oh».
Kurt arrossì lievemente, capendo il vero piano finale di Mercedes. Era molto soddisfatto di sé e sapeva di aver fatto davvero un ottimo lavoro, ma il giudizio di Blaine gli metteva sempre un po’ d’ansia, soprattutto perché se ne stava con un sorrisetto sulle labbra, in silenzio. Non parlava: significava che non l’aveva apprezzato? Era appena uscito dal blocco, non voleva tornarci!
Qualche secondo e non resse più: «Allora, ti è… Ti è piaciuto?»
Aveva puntato lo sguardo contro l’asfalto bagnato del parcheggio, come un bambino che stesse aspettando il voto di un compito a lui molto caro e avesse paura di aver fallito. Si perse quindi il sorriso di Blaine che si allargava, soprattutto per quel “ti è piaciuto?” che sembrava piuttosto un “ti sono piaciuto io?”. Tipico di Kurt.
«Be’, come dire… Piaciuto non credo sia un’espressione adatta. Direi proprio che l’ho adorato. E ho adorato te».
Kurt sollevò gli occhi, sorpreso, e Blaine scoppiò a ridere davanti a quell’occhiata smarrita, sentendo qualcosa stringersi dentro di sé, di nuovo. A volte si domandava come fosse possibile essere così drammaticamente innamorati di qualcuno - perché sì, era semplicemente perso, perso per lui e in lui -, e si chiedeva anche se fosse normale, dato che non gli era mai capitato, non fino a quel punto. Non fino allo scoppiare di gioia semplicemente per avere qualcuno accanto. Si sentiva sempre un po’ ebbro in sua presenza, ma in maniera positiva: in fondo, era Kurt. Com’era possibile non svegliarsi la mattina e ringraziare qualsiasi cosa ci sia lassù per averglielo fatto incontrare?
«Sicuro?»
Già un sorrisetto compiaciuto cominciava a farsi largo sulle labbra di Kurt, e quando vide il suo ragazzo annuire si raddrizzò con fierezza e si aggiustò i capelli. «Be’, non poteva essere altrimenti. Dovevo solo imparare a gestire la cosa».
Blaine lo fissò con aria ironica, ma non cattiva. Giusto da presa in giro bonaria. «Ma se non riesci neanche a dirlo…»
Kurt arrossì di nuovo. «Non riuscirei a dire cosa?»
L’altro roteò gli occhi al cielo e sbuffò, divertito, avvicinandosi a lui fin proprio ad essergli a pochi centimetri di distanza. «Che sei sexy. Dannatamente sexy. Quando vuoi».
Era la seconda volta che glielo dicevano, quel giorno, ma l’effetto era totalmente differente. Kurt ammise che forse era determinato anche dal fatto di avere Blaine così vicino da riuscire a sentire il calore del suo respiro. Il suo profumo.
Lucido. Doveva rimanere lucido.
«Non lo pensavi prima di oggi».
Blaine chinò di lato la testa. «Dovevo scoprirti. E sai qual è la parte migliore? È che non smetterò mai di farlo, perché sei tu ed è impossibile prevedere le tue mosse, e questa cosa mi piace da impazzire».
Kurt sbatté le palpebre, disorientato, e Blaine scoppiò nuovamente a ridere, abbracciandolo. Kurt si strinse a lui appoggiando la guancia sulla sua spalla, e dopo un po’ mormorò:
«Sai cosa non mi mancherà proprio della Dalton?»
«Cosa?», domandò Blaine, scostandosi appena per guardarlo negli occhi.
«Le divise. Questo tessuto è orribile, da collegiali inglesi durante la seconda guerra mondiale…»
Il tono si smorzò improvvisamente, perché si era trovato il viso di Blaine decisamente troppo vicino per non capire cosa volesse fare, e lui non era decisamente tanto stupido da impedirglielo. Si lasciò baciare e si sentì indiscutibilmente a posto con sé stesso: dopo giorni e giorni in cui aveva accumulato solo nervosismo e delusioni, l’unica cosa che veramente riusciva a farlo sentire tranquillo era il sapere di avere Blaine vicino. Per quanto fosse contento della sua riuscita, sapeva che non lo sarebbe stato nemmeno la metà senza di lui che era lì a ricordargli che lo amava, e l’avrebbe sempre fatto. Perché credere in Dio, se c’era un essere umano in grado di farlo sentire così perfetto?
«Prima ho incontrato Finn che se ne andava», sussurrò Blaine sulle sue labbra. «Ha detto che avrebbe avvertito Carole di preparare un posto in più per cena. Credo ci stiano aspettando».
Kurt annuì e sorrise, stringendogli una mano con la sua. Doveva ricordarsi di ringraziare Finn, quella sera. Si era pienamente fatto perdonare per il suo essere un tronco di legno nel ballo.
«Ci vediamo dopo, allora».
Gli lasciò un ultimo bacio a fior di labbra e si voltò, trovando la sua macchina e togliendo l’antifurto per salire, per poi salutarlo con una mano. Blaine fece un cenno con la testa e lo osservò uscire dal parcheggio, prima di scrollare le spalle e dirigersi verso la sua vettura, situata poco più in là, canticchiando tra sé: «Don’t wanna miss you tonight, I wanna kiss you so right… Don’t wanna miss you tonight, I wanna kiss you until the sunrise…» (*)


(*)
Da Revolver:
° Ops, credo di averti sparato! Il mio dito è sul grilletto, ho un proiettile con il tuo nome inciso sopra, click click! Sono una pistola sexy, il mio amore dovrebbe essere illegale, un vero affare, baby, non sono contraffatta, click click!
° Allineati, abbattuti, se lo sguardo potesse uccidere! Il mio corpo è carico fino a scoppiare ed ho altre munizioni… Allineati, abbattuti, se lo sguardo potesse uccidere! Sei un testimone per un caso di omicidio!
° Bang! Il nome del cecchino è Kurt, la vittima non si è lamentata, ha solo urlato “Spara ancora!”. Le ho dato un giro extra, la mia canna gira intorno, sono Mr. Abbattili tutti; lascio i cuori al suolo, il mio amore è un’arma e sì, lo uso bene, poi lascio che petali di rosa coprano la cartuccia. Non sparo mai per raccontarlo, io sparo solo per uccidere e quel giubbotto anti-proiettile non ti aiuterebbe neppure se fosse fatto di acciaio!


(*)
Ritornello di “Don’t wanna miss you”, di Catalin Josan. È perfetta per Blaine. Ascoltare per credere.


Per i lettori: Onestamente, sono rimasta parecchio indecisa sull’inserire o meno una canzone nella one-shot, ma alla fine ho deciso che si poteva fare. Non sono convinta del risultato, ma credo di non poterci fare granché XD

Potete trovare tutte le canzoni citate cliccando qui:
I will always love you, di Whitney Houston;
SexyBack, di Justin Timberlake;
Sexy Ladies, di Justin Timberlake (No, dico, Puck che balla su questa?! *sviene*);
Parodia di Single Ladies (We are the dancerSSS! XDDD);
Revolver, di Madonna feat. Lil
Wayne (remix di David Guetta);
Don
t wanna miss you, di Catalin Josan.

Inoltre, mi farebbe piacere avere una vostra opinione, dato che questo è il mio primo esperimento! (E ok che mi piacerebbe darmi alla Brittana, però vorrei sapere almeno se sono riuscita a centrare l
IC ^^)
Grazie in ogni caso (soprattutto della condivisione su FB O_O Sono spaventata! XD) :3



Per Rob: Penso di non avere molto da aggiungere. Semplicemente, te l’ho fatta. Giusto per la cronaca… Mi sono rimessa in pari con Glee il 3 aprile. Fai tu i dovuti calcoli, amour ♥
(E tutti lo sapevano… Tranne te! XDDDDDDDD)
Ovviamente, i miei migliori auguri di uno splendido compleanno ♥ Non posso regalarti Darren Criss (Dio me ne scampi e liberi, poi l’invasione delle fangirls sarebbe inarrestabile!) ma ho pensato che almeno questo potessi farlo. Non è tanto Klaine quanto avrei voluto, ma abbi pazienza XD
Ti voglio bene, tanto, troppo ♥
   
 
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