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Autore: Tynuccia    06/05/2011    3 recensioni
[Gundam SEED Destiny] “Oh!” Miriallia fissò Yzak, mentre anche Athrun e Shiho si apprestavano a mangiare il loro pranzo. “Quindi questa è la tua prima volta con il kebab, Yzak?”
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salsa

 

*

 

 “Smettila di sbuffare.” L’ordine di Shiho arrivò secco, ma neppure troppo scocciato. Sul suo viso appariva un sorrisetto trionfante ed i suoi occhi erano fissi sulla strada. “Tanto,” aggiunse lentamente. “Devi venirci. E basta.”

 “La fai facile, tu,” ribattè Yzak, cacciando le mani nelle tasche dei pantaloni e lanciandole una lunga occhiata. “Anzi… Mi meraviglio tuttora dell’intera vicenda.”

 “Ah, lamentati di meno ed aiutami di più,” disse lei, passandogli il sacchetto che penzolava dal suo braccio, impegnato con il suo gemello a reggere un delizioso mazzo di fiori. “Se tua madre sapesse che non fai il gentiluomo con la tua donzella, allora, ti sospenderebbe la paghetta.”

 “Sai cosa?!” abbaiò l’albino, stringendo con forza la plastica nel palmo della mano. “Non mi servono i fottuti soldi di mia madre! E poi, che cavolo, una volta non eri così odiosa!”

 “Sarà l’influenza di Dearka?” ragionò ad alta voce Shiho, troppo abituata al caratteraccio del fidanzato per farci caso. Un ghigno malizioso le incurvò le labbra e Yzak seppe che non era affatto un buon segno; non per il suo orgoglio, perlomeno. “Allora, se il portafoglio di mamma non è di tuo gradimento, dopo non torniamo nella sua villa, dove viviamo, ma andiamo in uno squallido motel?”

 Yzak stette in silenzio. Colpito ed affondato: effettivamente la sua paga come Consigliere e Comandante di ZAFT era da capogiro, ma i beni immobiliari… Lavoro o non lavoro, quelli rimanevano comunque della sagace Ezalia Joule, che sembrava aver trasmesso la sua perspicacia alla sua adorata quasi-nuora. Davvero, il rapporto delle due non aveva niente del solito cliché famigliare ed ogni incontro, per lui, era croce e delizia. Quello a cui stavano andando, invece, era solo un grande, grandissimo supplizio per lui.

 Le sue domeniche erano sacre, lo sapeva il mondo intero. Adorava svegliarsi tardi, oziare fino ad un orario indecente e poi, dopo una giornata di totale svago, infilarsi sotto le coperte e dormire in vista dell’ennesima, insostenibile, stancante-oltre-ogni-limite settimana di lavoro. E, in tutto questo, la presenza di Shiho Hahnenfuss era decisamente gradita, alle volte necessaria; senza contare che il suo bel Maggiore aveva ritmi paralleli ai suoi e riusciva a capirlo meglio di chiunque altro. Fino a quel momento tutto era filato liscio e mai un giorno si erano lasciati contagiare dal mondo esterno.

 Yzak digrignò i denti e strinse ulteriormente il sacchetto, fermandosi di botto davanti ad un’altra villa. Quella di Dearka Elthman. O meglio… Tad Elthman. Dopotutto il suo migliore amico era sulla sua stessa barca. Del loro giro solo Shiho ed Athrun potevano vantare totale libertà sul nome di famiglia poiché orfani. E, parlando del diavolo, anche l’Ammiraglio di Orb e la sua bella Principessa sarebbero stati presenti al pranzo che, da vera spina nel fianco, Miriallia aveva organizzato per tutti. Almeno, pensò l’albino, la coppia da sbaciucchio continuo formata da Lacus Clyne e Kira Yamato era sulla Terra per un importante incontro lavorativo, e una sciagura era stata evitata, insieme alle occhiatacce della sua promessa sposa che, sebbene nauseata a sua volta dal miele che colava da ogni parola degli altri due, si sentiva agli antipodi vista la sua freddezza in pubblico.

 “Sono così felice,” ammise lei, sorridendogli ignara dei suoi pensieri. “Non vedo Cagalli da un sacco di tempo!”

 “Io avrei evitato, sinceramente,” borbottò Yzak, roteando gli occhi chiari mentre camminava al fianco della sua compagna, trascinando i piedi. “E avrei anche evitato di mettere quel vestito, Hahnenfuss.”

 “Uh?” Shiho fece la finta tonta e si voltò di poco, lanciandogli un sorrisetto. “Non è neppure il più scollato che ho.” Esibì la punta della lingua e poi, preparandosi a correre a perdifiato, aggiunse: “Senza contare che desideravo ardentemente fare bella figura con l’Ammiraglio Zala.”

 L’albino spalancò la bocca e, come lei aveva previsto, si precipitò dietro di lei, correndo quasi disperatamente per afferrarla e… Non sapeva cosa le avrebbe fatto, ma prima preferiva prenderla, e poi meditare sulla sua vendetta.

 Fortunatamente per lui, il Maggiore dovette arrestare la sua fuga a causa della porta chiusa e, con il fiatone nonostante il suo essere un soldato d’élite, si appiattì contro la superficie di legno intarsiato. Yzak ghignò e la intrappolò appoggiando le mani ai lati della sua testa, leggermente provato a sua volta dallo sforzo fisico. Un ghigno gli curvò le labbra all’insù. “Bene, bene, bene… Il topastro non ha vie d’uscita…” Si piegò su di lei, pensando che alle volte era decisamente divertente stare insieme a quella ragazza, specie leggere una lievissima paura nei suoi occhi. Poi un sorriso le illuminò il volto e lo schiaffeggiò delicatamente con i fiori, non più tanto belli come pochi istanti prima. Aprì la bocca per rispondere, ma la porta venne aperta ed entrambi persero l’equilibrio, per guadagnarlo nuovamente subito dopo.

 “A-ah, signori Joule!” esclamò una giovane cameriera, portandosi le mani alle guance e non realizzando di aver completamente sbagliato, indirizzandosi a loro come se fossero stati sposati. “Se avessi saputo che stavate facendo certe cose avrei evitato.”

 Shiho alzò un sopracciglio, ma decise di non badare a lei e le consegnò il bouquet, mentre Yzak faceva lo stesso con il sacchetto contenente il dessert che avevano comprato strada facendo.

 “Lord Elthman e Milady sono in compagnia dei signori Zala nella sala da pranzo, che saprete sicuramente dove si trova.”

 Nuovo errore di nomina, e Yzak si abbassò su Shiho, stranito. “Chi è? La sorella scema di Dearka?”

 “Il che sarebbe tutto dire,” ribattè la tedesca, divertita. Condivisero una breve risata e si fermarono, trovandosi all’entrata della stanza indicata loro dall’oggetto della loro ilarità. Senza troppi complimenti l’aprirono ed avanzarono lentamente. L’albino dovette trattenere le smorfie quando le tre ragazze si abbracciarono appassionatamente, neanche non si fossero viste per una vita, e fece un cenno di capo ad Athrun, che si limitò a sventolare gentilmente la mano.

 “Per favore,” intervenne Dearka, posizionandosi tra i due con le braccia tese e gli occhi chiusi. “Niente macchie di sangue sulla tovaglia buona di lino bianco. Poi chi la sente, la vecchia? Tad non può tenerla sempre a bada…”

 “Io ancora non ho aperto bocca!” replicò Yzak, con evidente astio, ed ignorando il fatto che il suo migliore amico fosse un tale figlio modello. Voltò di scatto la testa, spazientito, e sentì la voce di Athrun. Ed erano appena le dodici e trenta. Una domenica andata a puttane.

 “Ti trovo bene,” disse infatti Zala, sforzando un sorriso cordiale. “Come va il lavoro?”

 “Mi prendi per il culo?” abbaiò l’albino, alzando un sopracciglio. “A differenza tua, che ti limiti a fare la guardia del corpo della tua donna, io devo stare sia in ZAFT che in Consiglio! Se poi sono pure obbligato a trascorrere la giornata con tutti voi mi viene voglia di spararmi un colpo!”

 “Oh sì,” sospirò Dearka, incrociando le braccia sul petto. “Athrun guarda proprio bene il corpo della sua Cagalli, anche se si comporta come un prete mancato.” Gli tirò un pugno sulla sommità del capo e ghignò divertito. “Sai, ti ho visto prima… Certe occhiate dovrebbero essere classificate come molestie sessuali.”

 “Taci!” esclamò Athrun, rosso in volto. “I-Insomma, rimango comunque un uomo! E dopo dodici ore di shuttle, sfido io…”

 “Non hai neppure un minimo di autocontrollo,” Yzak roteò gli occhi, in maniera alquanto perfida e, quasi, da bambino di quattro anni. “Almeno, io, non mi metto a sbavare su Shiho in pubblico.”

 “Ah, perché, in privato sì?” ritorse Athrun, deciso a non farsi mettere i piedi in testa.

 “Bella questa! Porca miseria, Zala, sei tornato il peperino di una volta!” Dearka si complimentò, genuinamente ammirato, mentre le tre ragazze decidevano che avevano parlato dei fatti loro abbastanza e che il tempo di correre in soccorso di quei mocciosi dei loro fidanzati era arrivato.

 “Mangiamo?” propose allegramente Miriallia, andando a sedersi a capotavola. Dearka si accomodò di fronte a lei, mentre le altre due coppie si misero sui lati lunghi del tavolo, fronteggiandosi. Subito le porte si spalancarono e delle cameriere entrarono con sei piatti. “Visto che è venuta Cagalli,” continuò la quasi-padrona di casa. “Ho pensato di far preparare del kebab. Ho fatto bene?”

 “Dannazione sì!” esclamò la bionda, giungendo le mani insieme con un forte schiocco. Guardò la pietanza davanti a lei con gli occhi che brillavano. “Grazie Miri, lo adoro!”

 “Ke-ke-ke…” Yzak alzò un sopracciglio, guardandosi intorno alla disperata ricerca di forchetta e coltello. “Ke-cosa?!”

 “Kebab, zuccone.” Shiho lo colpì leggermente sul braccio, ridacchiando. “Se, quando siamo in missione, uscissi con me e Dearka, al posto di rimanere chiuso nel tuo ufficio sulla Voltaire, scopriresti un sacco di cose. Questo, per esempio, è carne arrosto con pomodoro, insalata, cipolla e, ovviamente, salse.”

 “Lo posso vedere da me,” borbottò l’albino, guardando i contenitori rossi e bianchi sulla tavola. “E le posate?”

 “Si mangia con le mani, stupido,” disse Dearka, arrotolando il suo e mordendolo senza pietà. “Tranquillo, mammina non lo saprà mai.”

 “Oh!” Miriallia fissò Yzak, mentre anche Athrun e Shiho si apprestavano a mangiare il loro pranzo. “Quindi questa è la tua prima volta con il kebab, Yzak?”

 L’albino si strinse nelle spalle e diede vari colpetti con le dita alla pietanza, come se si aspettasse che da un momento all’altro prendesse vita e lo mordesse. Sicuramente, in vent’anni, non aveva mai provato certe cose, sebbene la sua compagna gli avesse fatto prendere la pessima abitudine di prendere il cibo con le mani. Quando fu soddisfatto con il suo controllo alzò lo sguardo sulla donna del suo migliore amico. “Sì, direi di sì.”

 “Allora devi assolutamente inaugurarla con la salsa allo yogurt!” propose lei, brandendo la bottiglietta bianca. “Vedrai, mi ringrazierai.”

 Lui fece per accettare, sebbene riluttante, ma Cagalli scattò in piedi, afferrando l’altro contenitore, rosso, ed agitandolo di fronte al suo viso. “No, fermi tutti! Se vuole davvero ricordare questo momento deve mettere questa.”

 “Ci risiamo,” mormorò Athrun, mettendo una mano sulla fronte. Lanciò uno sguardo a Shiho, seduta di fronte alla sua bella e vicino a Miriallia. “Quanta pazienza ci vuole, uh?”

 “Non me lo dire,” convenne la tedesca ed il suo innamorato le scoccò un’occhiataccia per aver socializzato con il nemico. Scosse lentamente il capo, i capelli raccolti che seguirono il suo movimento. “Comunque io, di solito, le metto entrambe, le salse. Non potreste mettervi d’accordo in questo modo?”

 “Shiho, si tratta della sua prima volta!” le fece notare Miriallia, quasi scandalizzata. “Sarebbe come se tu, durante la tua prima volta, ti fossi concessa sia Yzak che una donna! Non è mica la stessa cosa!”

 “Santo Dio, tu passi troppo tempo con Dearka!” esclamò Yzak, scocciato dalla confusione provocata da una stupidaggine come una salsa. “A ‘sto punto non metto niente e siamo a posto così, basta che mi lasciate pranzare!”

 “No, poi farebbe schifo,” s’intromise Shiho, ridendo ancora dall’ultima obiezione della fotoreporter.

 “Miriallia!” urlò Dearka che, senza che nessuno se ne fosse accorto, si era portato alle sue spalle. Per lo spavento lei schiacciò con forza il tubetto aperto, sporgendosi in avanti, ed una generosa porzione di salsa schizzò sul petto del Maggiore Hahnenfuss, che saltò sulla sedia.

 “Idiota!” Miriallia lanciò un’occhiataccia al fidanzato e poi si rivolse all’amica, mortificata, offrendole un tovagliolo. “Scusami, mi dispiace.”

 Shiho continuò a ridere, insieme a Cagalli, che già si era scordata della sua lotta a favore del piccante, e Athrun, sinceramente divertito. Poco a poco anche i futuri coniugi Elthman cominciarono a ghignare. L’unico impassibile e con il solito cipiglio fuori di sé era Yzak, che guardava ora la sua compagna cercare di pulirsi, ora il suo cosiddetto panino, che ancora lo aspettava sul piatto.

 “Posso dire una cosa?” disse dopo un po’ Dearka, alzando la mano. Abbassò l’indice in direzione della collega ed un sorrisetto malizioso gli incurvò le labbra. “La salsa lì… Così… Sai, Yzak, sembra ben altro.”

 Gli altri quattro si voltarono subito a fissare la scollatura di Shiho e lei, avvampando, finì per ridacchiare nervosamente, in attesa della lavata di capo del suo superiore, gli occhi ancora puntati sull’ormai piccola macchia bianca sulla sua pelle. Per sua somma sorpresa, invece, lo vide allungare il panino verso Miriallia e, mortalmente serio, ordinarle: “Abbonda con quella, donna.”

 Nuovamente una risata riempì l’aria ed Athrun, mordendo ancora il suo pasto, mormorò tra sé e sé: “Per fortuna che lui accusa me di non avere autocontrollo nei confronti della mia fidanzata.”

 

 

 

 

Dopo tipo un anno che tale CAGATA riposava nel mio archivio direi che era anche ora di farle vedere la luce di internet… Ricordo ancora che l’idea mi era venuta proprio di fronte a un kebab con i miei amici, ma vi assicuro che la salsa allo yogurt è rimasta al sicuro dentro al panino, nel mio caso XD. Ed è solo la prima di taaaaaaante altre oneshot sui miei cicci ♥.

  
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