Libri > Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volar
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Autore: Kooskia    06/05/2011    4 recensioni
Fanfiction-crossover dedicata alla saga di Felidae, dell'autore Akif Pirincci, scarsamente nota in Italia. Ho scritto questa storia cercando di mantenere il più possibile lo stile di scrittura e i temi dell'autore, che sono caratterizzati da un uso della prima persona insieme a toni e tematiche complesse ed oscure in quella che è uno dei pochi libri con animali protagonisti al mondo a dare mostra di un thriller con dosi di horror ed eros. In questa storia ho realizzato una crossover con la ben più famosa Storia di una Gabbianella e del Gatto che le insegnò a volare di Luis Sepulveda. La trama si sviluppa in un periodo successivo a quello del libro di Sepulveda e la scena e le tematiche sono comunque incentrate su Francis, protagonista felino della saga di Felidae, che si ritrova costretto ad aiutare i gatti di Amburgo alle prese con una serie di misteriosi omicidi tra gatti.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il sonno della Ragione genera Mostri
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Capitolo 1 - Un’incontro inaspettato
Quella che sto per raccontarvi non è una storia allegra.
Sembra strano, ma tutte le storie vere sono così, il mondo è ben diverso da come lo si può immaginare.
Il mondo è freddo, spietato e maledetto e per quanto possiamo sforzarci di vedere sempre la luce a volte sembra proprio di annegare in un mare di oscurità.
Il mio nome è Francis, il mio cognome .. beh non posso dirvelo perché non ne ho mai avuto uno.
Perché sono un gatto di casa, e a noi gatti di casa, lo ammetto, interessano o dovrebbero interessare ben poche cose.
Come starsene sdraiati su una comoda poltrona dopo essersi fatti fuori una bella porzione di scatoletta al salmone. Del campionario offertomi da Gustav, il mio padrone, la scatoletta al salmone è una di quelle che si sono guadagnate i primi posti sul podio.
Si sa.. a noi gatti di casa piace la comodità, ma la mia vita, posso dirlo senza troppe esitazioni, non è stata del tutto priva di sconvolgimenti. Non le solite beghe con vicini di territorio troppo espansivi, e non il rischio di finire sotto un’auto… no, in più di un’occasione ho rischiato di fare una fine molto, molto brutta. Sarà per la mia maledetta capacità di impicciarmi in storie sanguinose e pericolose che non avevano niente a che vedere con la mia tranquilla esistenza.
Non si tratta di essere semplicemente dei Sapientoni, come mi appella spesso Bluebeard un amico di quartiere, ora… grazie a quel pancione idiota di Gustav posso dire di aver ricevuto un minimo di capacità cognitiva però ci deve essere qualcosa di malsano nel mio comportamento .. non so.
Insomma, me ne stavo lì a ronfare pacatamente col calore del sole che mi scaldava la pancia quand’ecco che vedo, con mia grande sorpresa uno strano uccello posato proprio su di un davanzale.
Il pennuto mi vide, mi vide chiaramente oltre il vetro e come se non avesse niente di meglio da fare iniziò a becchettare la finestra, forse si trattava di un suicida venuto a compiere qualche morituro proposito.
Decisi di accertarmene, seccato per questo disturbo scesi dal divano e andai verso la mia uscita personale, una finestrella che dal gabinetto conduceva direttamente sul giardino, così facendo avrei preso il pennuto da tergo.
Ora, non che mi aspettassi seriamente di trovarlo lì ma il pennuto incredibilmente c’era, mi guardava e non faceva alcunché per cercare di scappare.
Decisamente il suicida aveva intenzione di diventare il mio dessert dopo la scatoletta al salmone.
Mentre mi preparavo a slanciarmi notai che si trattava di una specie non abituale dalle nostre parti. Bianca, con le zampe lunghe.. era un gabbiano… strano davvero strano.
Non avevo mai assaggiato gabbiani, qualche volta avevo preso dei passeri però, ma con un filo di rimpianto ricordai che ero molto più giovane a quel tempo.
Saltai ad artigli snudati e irrimediabilmente mancai il mio bersaglio, andando a rotolare poco dignitosamente nel terreno.
Al momento di rialzarmi notai che il suicida era ancora lì a svolazzare sopra la mia testa.
-Aspetta, non attaccarmi, io sono venuta qui per parlare con te-
Ce l’avevo proprio scritto in faccia, Studio psichiatrico per gabbiani suicidi del Dott Francis.
-Io mi chiamo Fortunata..-
Non proprio così fortunata, cara la mia pulcinella, pensai io..
Strano di solito le mie battute le dico oltre che pensarle, ma istinto vuole che non si parli con chi entro breve è destinato a star nella tua pancia.
-Scenderò a terra se prometti di non attaccarmi-
Questo mi colpì, fino a quel momento credevo si trattasse davvero di un gabbiano un po’ picchiato, ma la sua schiettezza era anomala. Un dessert  che se ne andava e una storia da incubo che si avvicinava.
-Tu sei Francis, Francis che fermò la serie di omicidi qui in questa città, e anche nella foresta qui vicino e anche in altre occasioni.-
-Sono solo lavoretti part-time cara, la mia principale occupazione è pensare se i pennuti vadano mangiati prima o dopo le scatolette- aprii bocca per la prima volta
Stranamente non reagì come mi aspettai.
-Oh ma tu non puoi mangiarmi…- disse quasi con un sorriso sotto quel becco, la cosa mi irritò parecchio.
Stavo per prepararmi a saltarle addosso ancora quando decisi per un approccio più morbido, uno stupido errore da parte mia.
-E potrei sapere il motivo?-
-Semplice perché sono un gatto, o meglio.. sono stata allevata da dei gatti e quindi vi conosco molto bene. Tu non mi mangerai Francis inoltre, non mi hai ancora chiesto come faccio a sapere il tuo nome e perché sono qui-
Di tutte le balle che poteva raccontare questa era davvero la più grossa, un gabbiano allevato dai gatti.
-Parla pure Fortunata..- dissi, ma scavando nella mia memoria mi sembrò di ricordare un lampo di familiarità nelle parole della femmina di gabbiano, non ricordai dove o quando, ma qualcosa c’era.
-Abbiamo bisogno del tuo aiuto, vengo ora da Amburgo, ci sono state diverse terribili uccisioni tra i gatti della città, morti strane e nessuno ne viene a capo-
Oh no.. ci risiamo, ecco che ricomincia, da un lato il mio istinto di sopravvivenza che mi diceva di afferrare quel pennuto, papparmelo se ci riuscivo e rientrare in casa.. d’altro canto..
Un caso, un caso da risolvere, ancora una volta… fratelli in pericolo e nessuno che può farci niente, che altro avrei potuto fare?
-Anche se volessi non saprei come fare, Amburgo è lontanissima e non so come arrivarci..-
-Abbiamo già pensato a tutto, dovrai camminare ma avrai delle guide, me in primo luogo.. dobbiamo partire subito-
-Ora? adesso?- chiesi con incredulità... Gustav si sarebbe disperato pensai.. un po’ se lo meritava forse, ma non troppo..
Fortunata non mi rispose nemmeno, spiccò il volo andando a posarsi su di un albero poco distante. In parte eccitato, in parte scocciato e arrabbiato, in parte terrorizzato alla prospettiva di venire ammazzato la seguii.
 
Nota.
L’incipit con Francis in casa sua è un motivo ricorrente in alcuni dei libri della saga, come anche le sue considerazioni filosofiche, solitamente pessimiste, sulla trama che sta per raccontarci.
Il personaggio di Fortunata, tratto dalla Gabbianella e il Gatto, ha un ruolo anche  se non principale, essendo questa fan-fiction maggiormente incentrata sulla saga di Felidae.
Ho cercato in questo capitolo di mostrarla come un personaggio sincero e aperto ma deciso, immaginando che fosse maturata col tempo divenendo adulta. Questo punto ricorrerà anche nei capitoli successivi.
Per le citazioni, Gustav è il padrone di Francis, un omone grande e grosso, non molto ricco che vive da solo e ha una vita alquanto triste, grande conoscitore di archeologia ma che si riduce a vendere storielle erotiche per riviste di bassa lega.
Bluebeard è un personaggio ricorrente nei libri, e presente nel film animato, dove sembra morire alla fine del film.
 
 
 
  
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