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Autore: Continuum_Shifter    06/05/2011    0 recensioni
Ouverture per Mondi cinerei, Introduzione del personaggio nel mondo del Ferelden nell'anno 9.37 dell'anno del drago.
Genere: Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il ticchettare della pioggia sul metallo, l’odore dello zolfo nell’aria, il silenzio dei corpi che mi circondano sull’erba fradicia delle grandi pianure dorate di Lothering, ecco cosa ricorda la mia pelle di quello scontro, di quella grande battaglia che è stata la “Battaglia delle due legioni”.

Uno scontro tra persone, uno scontro tra ideali, una guerra tra famiglie, maghi e templari, qualcosa che ha scosso le terre dalle gelide lande di Haven fino alle miti terre di Denerim, colli e montagne, valli e laghi vennero messi a ferro e fuoco dal volere di pochi, silenti uomini che agivano per un futuro migliore, scomodando dalla loro parte interi popoli, grandi divinità per cui combattere e sacrificando tutto pur di raggiungere un loro tornaconto personale.
Io ero li, arco e pugnali alla mano, un semplice Ladro travolto dagli eventi, che lottava per una causa che non era di certo la sua. Con un pugnale conficcato nel petto, con delle frecce che trapassano la mia schiena, attendo il giudizio del Creatore al mio operato, attendo il giudizio che ognuno di noi s’attende, la speranza di non essere solo un altro mattone nella grande città del giudizio del Dio dei morti. Sarebbe riduttivo, squallido se non altro.

Così nel silenzio chiusi gli occhi in un’ultima preghiera al Creatore, sperando che ci fosse lui li, nel suo mondo pronto ad accogliere un suo fedele, che per quanto miserrimo, si è sempre rivelato ligio al suo credo e fedele alla sua linea di condotta. Cavolo ci speravo veramente tanto di essere li al suo fianco nella schiera di uomini ed elfi che si sono trovati a servirlo nel nome dell’equilibrio.
Capì che era giunto il tempo. Lo capì dal mio respiro pesante e dal mio cuore stanco,  il mio petto cercava riposo, le mie palpebre volevano la tenebra eterna, le mie mani stanche volevano lasciare la presa di questa vita, lasciare il loro posto a qualcun altro. Qualcun altro che avesse qualche diritto, o fosse molto più dritto, di uno stupido essere umano che si fa travolgere dagli eventi invece di cercare in qualche modo di remargli contro.

Sorrisi e accettai la situazione in cui ero finito, senza rimorsi, senza rimpianti, senza questioni in sospeso.
Chiusi gli occhi e sognai, fu il più lungo sogno della mia vita, durò anni, se non secoli, credo.

Sognai finchè non sentì premere da dentro il mio petto, finché non sentì bruciare di nuovo le mie labbra ormai fredde e smunte. Sognavo, volevo continuare quel bellissimo sogno che è la fine di tutto. Ma qualcosa me lo impediva, era come se la mia anima fosse stata presa dalla strada di pace che stava percorrendo e fosse stato incatenato di nuovo nella sua prigione mortale.

Una voce mi chiedeva di aprire gli occhi, accarezzandomi le guance, spostandomi i capelli, lentamente spalancai le palpebre, l’abbaglio di un sonno durato troppo si fece spazio nelle mie iridi stanche e ormai troppo, troppo abituate ai paesaggi del sogno. Fu li che la vidi, o almeno credevo di vederla.
Era una donna, alta, snella, dai capelli rosso carminio, una bellezza che non era di queste parti, no sicuramente era la lunga mano del dio della morte che era venuta a prendermi, o a farmi rivivere gli attimi prima della mia fine, pensai tra me e me, abbastanza disilluso dalla situazione.
Eppure non era così. Ella si avvicinò al mio viso corrugato e sporco di sangue e terra, scostò una ciocca di capelli neri, pulì il mio viso, e disse che non era arrivata ancora l’ora di dirci addio, che sarei dovuto sopravvivere, e mi baciò. I suoi occhi erano come il colore dell’ambra, le sue labbra morbide come la seta dei Liberi confini, e il suo profumo sottile ma intenso permeava nei miei pori come se fosse da sempre parte di me.

Lasciando la presa su quelle labbra di miele, riuscì a guardarmi intorno solo per vedere che non ero più circondato dal fetore della morte e della corruzione, ma ero in una caverna, vicino a me attrezzi chirurgici credo, le mie ferite sigillate, il mio respiro di nuovo intenso, la mia pelle di nuovo del suo colore rosato.
Le mille domande che affollavano la mia mente si perdevano nello sguardo dolce e sereno di quella meravigliosa creatura che mi aveva portato in salvo dal limbo in cui ero piombato. Solo una riuscì a sibilare fuori dalle mie labbra. “Perché?”

La risposta fu un sorriso amaro, poche parole e molte domande. “Qualcuno lassù tiene ancora alla tua vita, la tua esistenza è preziosa per tutti noi, e, col dono che ti è stato fatto, potresti cambiare ciò che sei e ciò che diverrai assieme alla storia del mondo intero.

Perplesso.
Ecco come mi sentivo in quel momento. Perplesso e confuso. Accantonai le domande per l’unica certezza del fatto che fossi ancora vivo e respirassi.

Passarono varie settimane dal mio risveglio, settimane in cui iniziai a conoscere la donna che mi aveva tratto in salvo, si faceva chiamare Eluviel, ma di più non riuscì a sapere, era un’elfa ed agiva per un bene superiore.
Prima che lei scomparisse mi disse che per salvarmi aveva utilizzato una tecnica proibita da tempo nella sua gente, l’unica cosa che riportava in vita un essere umano dalla morte, era un distillato di sangue di drago, e che ora quel sangue scorreva nelle vene di Revan, nel mio corpo, nelle mie vene.

Quella rivelazione mi atterrì. Non sapevo cosa pensare, se fosse stata una cosa positiva o meno, se era giusto tutto ciò. Ma che importa sono vivo questo è l’importante. Il resto non conta. Dopo pochi giorni Eluviel scomparì. Non lasciò niente di suo, nessuna traccia, niente, solo la vana promessa che l’avrei rivista prima o poi.
Mi lasciò delle armi e armature, uno zaino pieno di oggetti, e una mappa che mi conduceva fino alle porte di Denerim.
Senza più legami con nulla, decisi di partire, di raggiungere la città della Fine, per poter ricominciare una vita. Riprendere ciò che mi è stato tolto non è mai stato così dolce.
                                                                                                                     
                                                                                                                      Revan Brujah
                                                                                                     9:38 Era del Drago, Foresta di Bercillian, Strada per Denerim.
  
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