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Autore: arielviola    06/05/2011    0 recensioni
Inizio anni Novanta. Una bambina di appena sei anni sta per lanciarsi da un trapezio, sotto il cielo di San Pietroburgo; ad Hollywood, un’affascinante e giovane stella del teatro è pronta al debutto sul grande schermo; mentre a Bologna, un gruppo di giovani musicisti comincia a scontrarsi con la realtà, mal sopportando il peso di una vita sbandata e senza regole.
Cosa hanno in comune queste differenti vite? E perché, per alcune di esse, sarà necessario affrontare un doloroso passato?
L’arte accompagnerà i protagonisti su vie parallele che cambieranno più volte binario. Il talento mescolerà i frutti delle loro azioni. E un insieme di eventi li condurrà, infine, verso un destino implacabile, già scritto per loro.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Zaira”
          
A San Pietroburgo quella sera si gelava.
La colonnina di mercurio segnava dodici gradi sotto lo zero e per le vie il silenzio avvolgeva la città, abituata da sempre a quel rigido inverno. Di tanto in tanto si udiva lo scalpitare dei cavalli, lo schioccare di una frusta e la voce del cocchiere che guidava la slitta per gli infreddoliti turisti. La Venezia del Baltico, nonostante tutto, aveva un aspetto diverso; sembrava che solo la Prospettiva Nevskij fosse come il solito piena di vita, con le sue luci ed i suoi affollati negozietti. La Neva, ormai ghiacciata, rendeva l’atmosfera ancora più coinvolgente.
In quella notte bianca, tra i numerosi ponti che univano i quartieri, si rifletteva sull’acqua il cielo lattiginoso e l’ombra secolare delle tipiche guglie delle cattedrali.
Era una serata più buia e tranquilla del solito. Almeno tale era parsa a Zaira.
Per lei quel giorno sarebbe stato speciale. Da mesi attendeva il sei gennaio ed ora, finalmente, quel fatidico istante stava avvicinandosi di gran passo.
Sotto il tendone la temperatura alta, in contrasto evidente con l’esterno, faceva schizzare la tensione alle stelle. Il pubblico, affluito più del previsto, rimaneva immobile, senza fiato, fermo a testa in su, per ammirarla ed applaudirla. La piccola provò per la prima volta una sensazione unica, eccitante, mirata allo scopo di stupire tutti e, allo stesso tempo, di donare attimi di gioia ed euforia a coloro che, fuori da lì, raramente potevano goderne. Quella sera la maggior parte del pubblico pagante era giunta da più parti della regione, attirata dall’enorme pubblicità fatta nei giorni precedenti in tutta la Russia. In effetti, era piuttosto insolito vedere una bambina di non ancora sei anni volteggiare senza paura da un trapezio all’altro a più di cento metri dal suolo. Lei cominciava ormai ad essere nota in tutto il Paese come “la bambina con le ali”.
Zaira, praticamente dalla nascita, era difatti considerata l’attrazione principale del Master Circus e il suo fondatore nonché capobanda, Hugo Petrovic, lo sapeva bene. Aveva allenato duramente quella bambina fin da quando si reggeva sulle gambe. Era stato lui, con la sua spiccata caparbietà, che aveva fatto di quella ragazzina dai capelli ricci e nerissimi e dagli occhi di un intenso verde smeraldo, un vero e proprio prodigio. E adesso grazie alla piccola poteva contare su incassi più proficui; persino per quel sei gennaio, la cui festa dell’Epifania aveva spinto bambini e genitori a riempire l’arena in ogni ordine di posti.
Era iniziato da poco il secondo tempo ed ora toccava alla piccola star.
Zaira, salendo la lunga scala con assoluta disinvoltura e arrivata in cima, fece un profondo respiro. La banda, posta di fianco alla porta d’ingresso degli artisti, dette il via al noto rullo. Lei guardò in basso e iniziò a confondere il battito dei tamburi con quello del suo cuore.
Non che avesse paura del vuoto… No…
Da sempre abituata a quelle altezze vertiginose, non si era mai lasciata assalire dallo sconforto, dando infinitamente prova di coraggio ed equilibrio perfetti. E non aveva neanche timore di cadere o sbagliare. Dopotutto, avendo provato quell’esercizio una miriade di volte e avendo poi la fune di sicurezza ben agganciata in vita, si sentiva sicurissima. Inoltre, posto di fronte a lei, c’era il fedele Boris che l’avrebbe afferrata in ogni caso. Il suo unico timore era dovuto al fatto che, quella sera, sarebbe rimasta fissa nella sua memoria per sempre, qualunque fosse stato l’esito; si trattava della prima esibizione davanti ad un pubblico così vasto. Non voleva deluderli e non voleva deludere se stessa.
Occorreva lanciarsi ora e dare il meglio di sé… Come le era sempre stato insegnato.
Era la sua grande serata e l’avrebbe, infine, dimostrato a tutti.
 
Il Master Circus sostò un mese nella città regina del nord. E bastò il trascorrere di una sola settimana per far sì che circolasse la voce circa le prodezze della giovane circense. Alcuni cominciarono a scommettere che da grande sarebbe diventata una delle più brave trapeziste del mondo.
Dal canto suo Zaira aveva, già il giorno seguente il primo spettacolo, messo da parte la “grande serata” per dedicarsi in pieno ai rigidi allenamenti.
- Sei stata magnifica, Zaira! In città non si parla altro che di te.
Boris aveva soltanto cinque anni in più, ma Zaira lo considerava già un circense affermato. Era un ragazzino piuttosto riservato che parlava di rado, ma dai cui occhi trapelava una spiccata intelligenza. Come la sua piccola amica, aveva ereditato la passione per il trapezio, però, a differenza di Zaira, Boris era più incline alla precisione e meno alla spericolatezza. Le sue caratteristiche fisiche, come quelle della sua partner, non erano proprio tipiche dell’Europa settentrionale. Boris aveva occhi scuri e profondi, capelli castani e una strana carnagione olivastra che lo faceva assomigliare più ad un ispanico che ad un ragazzino del Baltico.
- Grazie Boris, ma tanto smetteranno presto di parlare dello spettacolo e ritorneranno ai loro problemi quotidiani - aveva risposto Zaira più matura della sua età.
In fondo lo erano un po’ tutti al Master Circus: ogni artista era ben conscio del fatto che, per sopravvivere con dignità, occorrevano quotidianamente sacrifici e rinunce. Ma per la piccola Zaira il circo valeva ben più fatica! Lei adorava quel mondo, la sua gente, il loro rapporto reciproco di amicizia e rispetto e, benché Boris le ripetesse sempre che ciò accadeva solo al Master Circus, che nei circhi più grandi era il lavoro e non la famiglia ad essere in primo piano, lei rimaneva ferma nelle sue convinzioni: il circo, per il suo giovane spirito, era semplicemente un’unica grande comunità. Una famiglia sparsa in molti luoghi della Terra, che amava per tutto il calore che le dava, per quelle emozioni che solo il trapezio le permetteva di provare; poteva sentirsi libera e felice esclusivamente volteggiando nell’aria. Riuscendo a volare….volare….
Zaira Petrovic si sentiva proprio la bambina più felice e fortunata del mondo.
 
“Aurah e Brando”
 
Sembrava ancora tutto terribilmente irreale.
Perché doveva succedere proprio adesso?
Protetto da uno dei tanti portici di Bologna, Brando camminava nervosamente, riparandosi dall'incessante pioggia che quel pomeriggio si era abbattuta sulla città; ma non erano di certo le pessime condizioni atmosferiche il suo problema. Il ragazzo era venuto a conoscenza di un fatto, forse tra i pochi, capace di sconvolgerlo per parecchie ore. Si chiedeva come mai nessuno gli avesse accennato qualcosa, come soprattutto avesse fatto a non accorgersene prima.
“Oh, ma so di chi è la colpa. Aurah poteva anche dirmelo ed evitarmi quest’assurdo imbarazzo!”, pensava uscendo allo scoperto e non badando alla pioggia che batteva sul suo viso.
Bagnati i suoi lineamenti sembravano ancora più perfetti. Nell’insieme poteva considerarsi un bel giovane di ventiquattro anni, alto, bruno e ben curato. Ma non erano i suoi capelli ricci, né gli occhi scuri e profondi ad attirare l’attenzione delle donne; qualunque ragazza conoscesse Brando non poteva far altro che notarne la bocca, i denti bianchi e perfetti, le labbra carnose e quel sorriso…
In realtà Brando sorrideva solo; nessuno l’aveva mai visto ridere di cuore.
D’un tratto arrestò il suo passo, accorgendosi che, in effetti, era bagnato fradicio.
“Sarà meglio che rientri se non voglio prendermi un malanno. Ci manca solo questo”, continuò ancora assorto nei suoi pensieri. In fin dei conti un banale raffreddore può nuocere ad una persona che fa della sua voce un mestiere.
A casa poté asciugarsi.
Guardò fuori dalla finestra: niente! Non smetteva di piovere neanche un momento.
Pensò allo spettacolo che si sarebbe svolto quel sabato. Per cantare alla perfezione occorreva riacquistare concentrazione e non dar troppo peso a ciò che era accaduto poco prima in quello stesso appartamento. “In un gruppo”, disse tra sé “non bisogna litigare”, ma appena un attimo dopo si contraddisse.
Molto presto  I Trapezisti avrebbero avuto senz’altro di che discutere.
 
Aurah ascoltò Tony in silenzio.
Si chiese perché la vita dovesse essere per forza così complicata.
Ciò che Tony aveva svelato a Brando mutava di certo ogni cosa. Il gruppo affiatato d’un tempo, già seriamente compromesso, non avrebbe più avuto alcuna speranza di ricostruirsi. Ma, ciò che le dava maggiore frustrazione, era la consapevolezza di essere lei, Aurah Jones, del tutto impotente davanti all’atroce ed ingiusto destino che di là a breve si sarebbe inesorabilmente compiuto.
Stavolta non poteva aiutare Tony. Nessuno poteva farlo.
Aurah si rispecchiava in lui. Tony aveva sempre rappresentato la sua ancora di salvezza, la sua fonte d’energia inesauribile, l’unico e vero amico che avesse mai avuto. Come avrebbe fatto ora ad andare avanti senza il suo fondamentale sostegno?

“Sarah”
  
Dopo il divorzio, Sarah Prince decise di abbandonare per un po’ il Teatro e di dedicarsi finalmente a qualcosa che le avrebbe aperto la porta verso un successo maggiore di pubblico: il Cinema.
Negli ultimi tempi si erano sentite un po’ troppe chiacchiere sul suo conto ed era ora di mutare quei pettegolezzi in elogi per il suo talento innato. In realtà, da quando aveva iniziato la brillante carriera d’attrice, non si faceva altro che paragonarla alla madre e lei n’era davvero stufa.
Già, la famosissima “principessa di Hollywood”, la sua cara mamma Deborah Prince!
Sarah altri non era che la “principessina”, ma la situazione un giorno sarebbe cambiata, non c’erano dubbi su questo. Avrebbe dovuto dimostrare al mondo intero quanto valesse e di che pasta fosse fatta, in modo da porre presto fine ad ogni sorta di paragone con chicchessia.
Per Sarah Prince la fama valeva qualunque tipo di sacrificio e rinuncia.
E avrebbe raggiunto lo scopo con le sue sole forze, usufruendo delle qualità uniche che la caratterizzavano fin dalla nascita e che erano palesi agli occhi di tutti.
Rimettendoci anche l’anima se necessario.
 

 

  
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