Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Fe85    06/05/2011    3 recensioni
Inghilterra vittoriana. Prendete uno spietato assassino che miete vittime tra le strade di Londra, e associatelo ad un geniale detective che gli sta dando la caccia. Cosa succede quando il Bene e il Male hanno lo stesso volto?
[Titolo ispirato al celebre romanzo di R.L.Stevenson]
[Pairings:LxMisa,MelloxNear,MattxBeyond Birthday onesided,LightxMatt,Beyond BirthdayxNaomi Misora]
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Erano le dieci e un minuto quando Light Yagami, giovane e avvenente avvocato dalla parlantina ammaliante, mise piede nella rinomata coffee house di Old Bond Street. Il suo fascino orientale, che si discostava parecchio dai canoni inglesi dell’epoca, catturò subito l’attenzione di tutte le dame presenti nella sala, che, nascoste dietro ai loro ventagli commentavano con malizia l’entrata in scena del ragazzo.

Light, avvezzo a quel genere di attenzioni, si limitò ad esibire uno dei suoi sorrisi “pre-confezionati” (ottenendo come risposta dei sospiri estasiati) e ad accomodarsi su uno sgabello in legno, adiacente al bancone del locale. Il fruscio degli abiti eleganti delle nobildonne, ingioiellate fino alla punta dei capelli, le loro risatine composte e mai eccessive, l’odore di inchiostro proveniente dai quotidiani che stavano sfogliando i gentiluomini accompagnato dall’invitante aroma del caffè erano elementi peculiari che caratterizzavano quel posto raffinato, frequentato dalla maggior parte dell’aristocrazia londinese. Era un vero e proprio circolo culturale e letterario, dove le persone si scambiavano idee o instauravano discussioni riguardo agli argomenti più “caldi” del momento.

Non sopporto quelle bisbetiche pensò tra sé e sé il rampollo della famiglia Yagami, già obbligato dalla madre a frequentare i più rinomati salotti della capitale anglosassone e, indirettamente, a sorbirsi le avances delle figlie dei proprietari di casa.

Light faceva parte della cosiddetta middle class, una classe sociale che soverchiava le convenzioni adottate fino a quel tempo e portatrice di cambiamenti in quell’epoca statica. Egli era un fervente fautore della teoria dell’evoluzione della specie ideata da un famoso biologo britannico che promulgava la sopravvivenza degli individui maggiormente sviluppati (only the fittest[1]).

E Light si considerava tale, uno dei pochi eletti a poter ambire a una posizione di successo, dove non vi era spazio per nient’altro, oltre al proprio mestiere.

Lui voleva vincere ad ogni costo e con ogni mezzo.

Era semplicemente perfetto, ed ogni sua mossa, ogni sua parola, ogni suo gesto era calcolato in base a colui o colei che si trovava di fronte; la sua specialità era infatti quella di studiare le sue “prede”, e di affondarle con garbo e astuzia, raggiungendo livelli di meschinità non indifferenti. Si era sempre rivelata una strategia vincente che, però, l’aveva portato a farsi nemici, soprattutto nel suo campo, che non vedevano l’ora di potersi vendicare delle onte subite.

Alcuni gli avevano addirittura affibbiato il nomignolo di “Iago”, celebre personaggio shakespeariano, noto per la sua infamia.

Cosa si celava dietro a quell’eccellenza? Era un mero specchio per le allodole o era quello il suo vero carattere?

Nessuno aveva mai potuto approfondire questo aspetto, in quanto Light era piuttosto restio a mostrarsi per quello che era al prossimo; così come nessuno era al corrente dei motivi per cui la sua famiglia si era trasferita in Inghilterra dal Sol Levante.

Si vociferava che la causa fosse l’improvviso malore di una prozia della mamma di Light, rimasta sola al mondo e bisognosa di cure che Sachiko si era offerta di prestarle.

Ormai era trascorso un anno dal loro arrivo a Londra, e dall’insediamento di Soichiro Yagami come comandante della polizia cittadina. Nel frattempo, il figlio aveva aperto un piccolo ufficio, dove esercitava la sua professione. Inizialmente, i cittadini erano un po’ restii ad affidarsi a uno sconosciuto, principalmente per un fattore di inesperienza dovuta all’età. Tuttavia, dovettero ricredersi vedendo Light all’opera in un’aula di tribunale: la sua scioltezza e la sua impeccabile dialettica erano diventate l’incubo degli avvocati rivali.

Light sosteneva fermamente che era stata l’inadeguatezza dei suoi concorrenti a conferirgli il monopolio della città.

Ad un tratto, un ragazzo dai lunghi capelli neri si sedette accanto a Yagami, intento a sorseggiare del caffè appena servitogli da un’avvenente cameriera. Teru Mikami era un ex delinquente, di cui Light aveva preso le difese sei mesi prima, e lui, per dimostrargli la sua riconoscenza, gli faceva da informatore.

«Mi dispiace, non ho notizie di vostra sorella.» si scusò questi, sistemandosi gli occhiali ripetute volte, quasi come se fosse un tic nervoso.

Razza di incapace.

«Non importa, grazie lo stesso, Mr.Mikami.» ribatté Light telegrafico, alzandosi e domandando al proprietario di preparargli un sacchetto di croissant freschi alla marmellata di albicocche. Dopo qualche minuto, pagò sia le brioches che la sua spia, abbandonando poi il locale.

Non ho altra scelta…devo rivolgermi ad L.

                                                                                                                           *

Nel frattempo, al numero venticinque di Kensington Road, L Lawliet stava degustando in una pregiata tazzina un nuovo tipo di tè importato direttamente dalle Indie, l’Honey Cream Tea. La panna e il miele mischiati al tè creavano un connubio delizioso, specialmente se addolciti ulteriormente da una manciata di zollette di zucchero. Accucciato sulla sua poltrona preferita, il detective più famoso dell’intero arcipelago inglese (e non solo) stava scorrendo il giornale che riportava in prima pagina, a caratteri cubitali, l’omicidio del poliziotto Raye Penber.

«Ecco qui i tuoi scones[2], L.» proclamò Watari, il suo maggiordomo tuttofare, servendogli i dolcetti su un vassoio d’argento. Quillsh Wammy, soprannominato “Watari”, era un poliedrico inventore che aveva contribuito alla progettazione del filatoio idraulico, una scoperta che non favorì solamente il campo tessile, bensì promulgò innovazioni in tutto il settore industriale, procurando lavoro ai più bisognosi.

Quel distinto signore aveva persino preso sotto la sua ala protettrice L, rimasto orfano in tenera età, intravedendo in lui un enorme potenziale.

Una volta diventato il suo tutore, iniziò ad istruire il suo pupillo che possedeva già un elevato quoziente intellettivo: ogni qualvolta risolveva i casi che lui stesso gli sottoponeva, lo premiava con una caramella, un pasticcino o un pezzo di torta, scoprendo così la passione del bambino per i dolci, di cui ora L non poteva più fare a meno.

Dichiarava sovente che i dolci lo aiutavano nelle sue indagini, così come la postura tutt’altro che corretta che assumeva per la maggior parte del tempo.

L era diventato come un figlio per lui, e sebbene il detective fosse tendenzialmente refrattario a mostrare i suoi sentimenti, sapeva che il suo affetto era ricambiato.

Quel ragazzo era una sorpresa continua e Watari non si stancava mai di vederlo all’opera, circondato da scartoffie e libri di ogni sorta, utili per le sue ricerche. Infatti, la loro biblioteca vantava un’enorme quantità di testi, provenienti da tutto il mondo,e tra di essi ve ne erano taluni di difficile reperimento addirittura per i collezionisti o gli intellettuali.

«Ti ringrazio, Watari. C’è dell’altro?» gli domandò con voce smorta, prendendo tra l’indice e il pollice uno scone, per poi esaminarlo minuziosamente.

«Sì, stanotte qualcuno deve aver lasciato questo biglietto nella nostra cassetta delle lettere.» gli spiegò il maggiordomo, passandogli il pezzo di carta in questione che L afferrò prontamente, una volta ingurgitato il dolcetto. Inclinò la testa a destra e sinistra con un movimento talmente meccanico da sembrare un pupazzo animato.

«Deduco che è stato scritto con del sangue, ed esaminando ad occhio nudo il suo stato di secchezza, posso stimare che la vittima sia stata uccisa non più di dieci ore fa. Inoltre, c’è l’85% di possibilità che sia proprio di Raye Penber. Vorrei che in seguito lo analizzassi con maggiore accuratezza per verificare la presenza di altri indizi, grazie.»

L rimase in silenzio qualche istante, con lo sguardo perso nel vuoto. In realtà, egli era già a conoscenza del nome dell’assassino.

L’ideale di Giustizia che perseguiva Lawliet e che lo rendeva ineccepibile di fronte al popolo londinese, doveva trionfare anche in quel caso.

Anche se vi era implicato il suo “migliore amico”.

Con il passare degli anni, L aveva imparato che nel suo mestiere non c’era spazio né per le emozioni, né tantomeno per l’amore o frivolezze del genere; solamente la freddezza e la lucidità consentivano alla ragione di operare efficientemente.

«Tuttavia» continuò il giovane Lawliet, sfoggiando un sorrisetto enigmatico «ciò che mi ha colpito sono le parole di questo messaggio.»

Il giudizio finale sta per essere emesso. Nessuno può emendarsi dal peccato che scorre nelle vene.[3]

Gli venne istantaneo scrutare un dipinto appeso sopra ad un camino, dove il fuoco crepitava vivacemente.

Quel quadro raccontava parte del suo passato.

Un passato non troppo lontano.

                                                                                                                       *

                                                                                                          Two days later, Devonshire.

«Ehi, voi! Lasciatemi uscire subito!» sbraitò Linda, dando un poco elegante calcio contro la porta in ferro battuto della prigione in cui era stata rinchiusa. Quel ragazzo biondo, di cui ignorava ancora il nome, l’aveva letteralmente trascinata giù dalla sua carrozza e l’aveva bendata per impedirle di vedere dov’erano diretti, e, successivamente, l’aveva persino legata come un salame.

Chissà come stanno Mr Johnson e Mrs Cohen, spero che non abbiano fatto loro del male, dato che, a quanto pare, il loro obiettivo ero io.

Linda si alzò sulle punte dei piedi, cercando invano di dare una sbirciata oltre la finestra con le sbarre che stava qualche metro sopra di lei. A parte le rozze risate della banda e al suono sgraziato di un’armonica, non si udiva nient’altro di interessante.

La contessa si rannicchiò al centro di quella stanza spoglia, sentendo improvvisamente delle lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi. Era spaventata e l’idea di essere lontana da casa sua, in mano a dei perfetti estranei, la rendeva tremendamente inquieta.

Cosa potevano volere da lei? Un riscatto dalla sua famiglia adottiva?

Quanto avrebbe voluto che Nate fosse lì, a farle coraggio, o a trarla in salvo.

Era conscia del fatto che il suo fidanzato non era un principe azzurro, e che per lui, lei valeva meno dei suoi adorati giocattoli. Non doveva farsi troppe illusioni sul suo conto, però sperava che si fosse almeno accorto della sua repentina scomparsa.

Voleva essere ottimista e credere che Nate si fosse rivolto alla polizia e avesse denunciato il suo rapimento.

Sì, Nate sarebbe accorso in suo aiuto.

Ad un tratto, il cigolio della porta la strappò dalle sue riflessioni. Si asciugò rapidamente le lacrime con il fazzoletto di pizzo che soleva portare nella tasca destra del suo vestito: conservava ancora il suo inesauribile orgoglio che le vietava di mostrarsi debole davanti a chicchessia.

«Buonasera, Miss Middleford.» la salutò una ragazza che all’apparenza sembrava più giovane di lei. Fece un leggero inchino e appoggiò un piatto di minestra e un cucchiaio sul pavimento. Portava i capelli color nocciola legati in un fiocco rosa confetto, e a giudicare dalla sua aria sbarazzina, non era minimamente preoccupata di vivere insieme a quel branco di cialtroni. «Vi conviene consumarla in fretta, altrimenti si raffredderà. Oh, che sciocca…mi sono dimenticata di slegarVi, provvedo subito.»

Visto il suo portamento e il suo modo di parlare, questa ragazza deve aver ricevuto un’educazione rigida. pensò Linda, mentre l’altra la privava delle corde.

La contessa si massaggiò i polsi e fissò la zuppa, indecisa sul da farsi: per quanto ne sapeva, poteva anche essere avvelenata, ma un ostaggio morto non avrebbe fatto comodo ai banditi. Infine, si decise a prendere il cucchiaio e ad assaggiarne un po’; non era paragonabile alla minestra che le preparava la sua cuoca personale, comunque era passabile.

«L’avete preparata Voi?»

«Sì, immagino che non sia un granchè…Mello e gli altri mi dicono sempre che, essendo tendenzialmente sbadata, non sono portata per la cucina e le faccende domestiche. Ah, io sono Sayu, molto lieta di fare la Vostra conoscenza.»

«Suppongo di non avere bisogno di presentazioni.» controbatté Linda, ridacchiando. Era ironico che riuscisse a scherzare in una situazione tanto pericolosa. Probabilmente, quella presenza femminile l’aveva in qualche modo rassicurata e tranquillizzata. «Sayu, siete stata rapita anche Voi?»

«No, affatto. Io…» temporeggiò l’interpellata, abbassando il capo per poi rialzarlo dopo qualche istante. «sono scappata di casa.»

«E come mai, se non sono indiscreta?»

Le labbra di Sayu si incresparono in un meraviglioso sorriso, e solo in quel momento Linda comprese il perché di quel folle gesto.

«Perché sono una donna innamorata. Proprio come Voi, Linda

                                                                                                                           *

«Dobbiamo agire alla svelta! La vostra fidanzata corre un grave pericolo!» asserì Stephen Gevanni con tono cupo, volgendosi verso il suo padrone e fissandolo stranito «signorino Nate, mi state ascoltando?»

Chiunque avesse visto il duca River per la prima volta, non gli avrebbe dato più di dodici anni: benché ne avesse ormai diciannove, i lineamenti del suo volto conservavano ancora i tratti tipici della fanciullezza e nemmeno la sua statura lo aiutava ad essere considerato adulto.

Come se non bastasse, amava circondarsi di giocattoli, e questo suo atteggiamento lo rendeva in tutto e per tutto simile ad un bambino cresciuto. Eppure dietro questo suo aspetto ingannevole, si celava un ragazzo autoritario che racchiudeva in sé le doti di un leader.

Nate ricambiò lo sguardo del suo capo-maggiordomo con poco interesse, trovando più stimolante rimirare i giri ellittici che stava compiendo la sua trottola.

«Near, se mi permetti, sono d’accordo con Gevanni. Sono già trascorsi due giorni dalla scomparsa di Miss Middleford.» Anthony Lester, il suo tutore legale, si schiarì la voce prima di esporre la sua opinione. Era l’unico che si rivolgeva a lui in maniera confidenziale, in quanto si era occupato di lui fin dalla sua nascita.

Near era un soprannome che gli aveva affibbiato proprio lui, ed era l’acronimo degli elementi distintivi che componevano il suo carattere.

Neat. Geniale. Fin da piccolo, il duca aveva dato prova di possedere delle spiccate capacità nella sfera della logica e della deduzione. Un genio non era solamente colui in grado di risolvere con prontezza dei calcoli matematici complessi; no, un genio era molto di più: era una persona in grado di rendere speciali anche le cose ovvie.

Eccentric. Eccentrico. Solitamente, coloro che si distinguevano per particolari abilità venivano etichettati come individui stravaganti, e Nate non era certo un’eccezione. La sua smisurata passione per i giocattoli o per i lavori manuali con la carta era una prova tangibile. Tutti si chiedevano come quel ragazzino potesse amministrare con solerzia l’ industria dolciaria “River”, famosa in tutta la Gran Bretagna. Eppure, il duca detestava i dolci.

Apathetic. Apatico. Nate era semplicemente indifferente a tutto ciò che accadeva intorno a lui; si limitava a dare disposizioni riguardo alla sua fabbrica, e si disinteressava completamente del resto. Questo lato della sua personalità tendeva ad isolarlo dagli altri nobili della zona che, ottenendo solo rifiuti agli inviti ai balli che davano nelle loro sontuose abitazioni signorili, non l’avevano più contattato. Il duca non aveva legami con il mondo esterno, a parte qualche sporadica visita della sua fidanzata, ma lui pareva non sentire la necessità di instaurare alcun tipo di rapporto con gli altri.

Restless. Senza riposo. Era pressoché raro scorgerlo appisolato e tra i suoi servitori si mormorava che dormisse poche ore al mese.

Quando la trottola si bloccò, Near abbandonò la sua postazione e, tramite l’ausilio di una brocca, verso dell’acqua fresca di sorgente in un catino, ubicato vicino al suo letto a due piazze. Si sciacquò fiaccamente il volto niveo, asciugandoselo poi con la stessa lentezza.

«Sto aspettando.» esclamò con voce priva di inflessioni, arricciandosi una ciocca di capelli intorno all’indice.

«Che cosa state aspettando? E’ nostro dovere avvertire le forze dell’ordine, vi rammento che…» Gevanni non fece in tempo a terminare la frase che la porta della stanza del duca si spalancò, o meglio, venne scardinata da uno degli stivali di un inatteso visitatore.

Mihael Keehl, noto ai più come “Mello”, si era fatto strada a modo suo, ovvero tramite l’arroganza che lo contraddistingueva e con le armi che tanto amava, nella tenuta dei River. Implacabile come un carro armato, Mello metteva sempre se stesso in prima linea e non si arrestava dinnanzi a nessuno.

«Dovresti addestrare meglio i tuoi cani da guardia, duca.» sibilò l’ultima parola con cattiveria e riservò al nobile uno sguardo colmo d’odio. Finché il Signore gli avesse concesso anche un solo briciolo di vita, lui avrebbe portato avanti la sua causa.

Lo aveva giurato sulla tomba dei suoi famigliari.

«Come osi rivolgerti in questo modo irriguardoso al duca?! Chi sei?» gli domandò Gevanni che, spalleggiato da Rester, cercò di bloccare la sua avanzata verso il loro protetto.

«Fermatevi.» ordinò Nate con voce monocorde, mentre puntava le sue iridi nere come l’inchiostro in quelle azzurre di Mello. I due servitori si bloccarono all’istante e rimasero in attesa di una mossa da parte di Near.

«Immaginavo che sareste venuto qui, anzi, a dire il vero, Vi stavo proprio aspettando.» esordì il duca pacatamente. Quella dannata calma ostentata dal suo nemico faceva ribollire il sangue nelle vene a Mello che, a differenza del giovane River, aveva un temperamento decisamente più irruento. «Dovrete pagarmi i danni arrecati alla porta.»

Mello strinse con forza l’involucro della tavoletta di cioccolata che aveva terminato poco prima: quel bastardo si stava divertendo a prenderlo in giro, o ancora peggio, a metterlo alla prova. Era come se l’altro lo sottovalutasse, ed era questo ciò che lo faceva maggiormente arrabbiare.

«Non fare lo spiritoso!» tuonò Mello intimidatorio, estraendo la sua fedele pistola dalla cintura e puntandogliela contro «sono venuto fin qui per proporti uno scambio. Lascerò libera la ragazza, se tu prenderai il suo posto…allora, duca cosa ne pensi?»

 


[1] “solo i più adatti” http://en.wikipedia.org/wiki/Survival_of_the_fittest

[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Scones

[3] Frasi in italiano cantate dal coro dell’opening dell'anime «Umineko». Se volete ascoltarla: http://www.youtube.com/watch?v=A0BbSBUTgLQ

 

FE SCRIVE:

Rieccomi prima del previsto!^^

Allora cosa ne pensate di questo capitolo? Ammetto che l’ho curato più del solito e spero che non l’abbiate trovato noioso e pesante>__<

Sicuramente, le parti più difficili da scrivere sono state quella di Mello e Near e quella di L (spero di averli mantenuti IC) , perché per me sono personaggi difficili da destreggiare.

L’altra volta mi sono dimenticata di specificare una cosa importante, e mi auguro di non avervi confuso: ciò che sta avvenendo a Londra e ciò che sta accadendo nel Devonshire sono due cose ben distinte. Mello non è un complice o una spia di B, ma agisce per conto proprio. Ecco, volevo che questa cosa fosse chiara, onde evitare possibili fraintendimenti XD E  non temete, anche Mello avrà il suo momento^^

Come dicevo prima, per scrivere la parte di Near mi sono concentrata più del solito e ho messo il suo theme come sottofondo musicale, e devo dire che mi ha fornito parecchia ispirazione!XD Inoltre, ho immaginato Gevanni nei panni di Sebastian e ammetto che sarebbe fortissimo sentirlo dire. “Yes, my Lord” oppure “sono un diavolo di maggiordomo” XD Ok, scusate, forse sto un po’ delirando^^”

Senza perdere altro tempo, passo subito a ringraziare le persone che hanno recensito lo scorso capitolo. Un mega grazie anche a chi legge soltanto, spero che anche voi gradiate la mia storia^^

FeelGoodInc: grazie per tutti questi complimenti, sono davvero felice che la mia fic ti piaccia! Cerco sempre di dare il meglio in ogni capitolo, e quando vedo un lettore entusiasta, faccio i salti di gioia perché vuol dire che sono riuscita nel mio intento XD Spero che l’entrata in scena di L, Mello e Near ti piaccia^^

redseapearl: ebbene sì, ci hai azzeccato, complimenti per la tua capacità deduttiva!XD Però, attenzione! Non posso dire altro :P spero che questo aggiornamento “polposo” possa risultare in qualche modo avvincente.

Irene Kirsh: non scusarti assolutamente del ritardo, cara; anche io sono molto occupata in questo periodo, e credo che da lunedì lo sarò ancora di più, ma prometto che recensirò le cose che mi sono lasciata indietro>__<  il momento di Near è giunto, goditelo!XD

DANYDHALIA: non scusarti del ritardo e non mi hai affatto annoiato, anzi è bello interagire con i propri lettori>__< come ho detto sopra, Mello non c’entra niente con B, anzi vive da tutt’altra parte :P Volevo, inoltre, rassicurarti di una cosa: Linda non morirà, per cui puoi stare tranquilla XD Terrò presenti i tuoi suggerimenti, al momento per Mello ho altri piani, ma non si può mai sapere…visto che la trama della storia è in continua evoluzione^^

Thank you anche a chi ha inserito la storia in una delle tre liste e grazie anche a KiaElle per avermi inserito tra gli autori preferiti>//<

Last but not least, un ringraziamento speciale va a Daniela, una delle mie “allieve”, che mi ha permesso quest’ampio ripasso della letteratura inglese. Se dovessero esserci delle inesattezze, segnalatamele pure, vi dico che alcune sono state rese tali ai fini della trama^^

See you soon!

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Fe85