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Autore: samek    06/05/2011    3 recensioni
Dietro i vetri della finestra ad arco, l’alba iniziava a colorare le acque del Lago Nero. Con un sospiro rassegnato, raccolsi il mio mantello da terra, chinandomi poi a posare un bacio di commiato sulla spalla di Holmes.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Una vibrazione leggera, che produsse un delicato tintinnio sul comodino, risuonò quasi impercettibile nel silenzio della stanza

Fandom: Harry Potter/Sherlock Holmes;

Pairing: Holmes/Watson;

Rating: Pg13;

Genere: Introspettivo, Romantico.

Warning: AU!Hogwarts, Crossover, Remix, Slash;

Words: 1086 (fiumidiparole)

Summary: Dietro i vetri della finestra ad arco, l’alba iniziava a colorare le acque del Lago Nero. Con un sospiro rassegnato, raccolsi il mio mantello da terra, chinandomi poi a posare un bacio di commiato sulla spalla di Holmes.

Note: Mini sequel di “Nona sinfonia e tre quarti” di fiorediloto, per il Sherlock Holmes Remix 2011 @ holmes_ita..

Note inutili: Holmes ex-Corvonero è Made in fiorediloto, io l’ho sempre visto come un Serpeverde, ma siccome è il remix di un suo crossover...

DISCLAIMER: Tutti i personaggi delle saga di Sherlock Holmes non sono opera mia, bensì della mirabile penna di Sir Arthur Conan Doyle.

 

 

Nona Sinfonia e Quattro Quarti

 

Una vibrazione leggera, che produsse un delicato tintinnio sul comodino, risuonò quasi impercettibile nel silenzio della stanza. Districai un braccio dall’intrecciò di lenzuola che mi coprivano e lo allungai per afferrare la bacchetta, quietandola con il mio tocco ed annullando l’Incantesimo Sveglia.

Holmes si mosse a malapena contro di me, accomodandosi meglio sulla mia schiena, sordo a quel rumore troppo lieve malgrado il suo millantato – e generalmente veritiero – udito fino.

Mi spostai con attenzione, scivolando via da sotto il suo peso per afferrare la veste da mago abbandonata ai piedi del letto. Una mano del mio compagno, abbandonata sul mio fianco, rimase immobile fino a ricadere sul materasso con il più soffice dei tonfi, regalandomi un’inconscia carezza.

Alla fine, malgrado le intenzioni iniziali, avevamo lasciato la Sala Professori per rifugiarci nella camera di Holmes, ricadendo nella – ormai tristemente – familiare routine in cui uno dei due doveva sgattaiolare dalla camera dell’altro alle prime luci del mattino.

Fui lieto di essermi assopito sul divano sul quale il mio collega mi aveva trovato in piena notte, o in quel momento – complice la stanchezza per il nostro soddisfacente intrattenimento ed il calore del corpo di Holmes – non sarei nemmeno riuscito a considerare l’idea di lasciare quel letto e percorrere diverse rampe di scale, per tornare alla mia stanza nei sotterranei del castello.

Scostai le tende blu del baldacchino, apprezzando il contatto del velluto morbido contro le dita ancora intorpidite. Il Preside aveva fatto decorare la camera di Holmes con quel colore, in onore della sua vecchia Casa d’appartenenza ed il mio compagno aveva mostrato di gradire il gesto, evitando critiche troppe aspre al resto dell’arredamento spoglio. Per un attimo, un ricordo nebuloso di Holmes al sesto anno, in divisa Corvonero, accarezzò la mia mente. Al tempo ero Caposcuola e, facendo parte della Casa di Grifondoro, non avevo mai avuto una vera e propria occasione di parlargli, in più Holmes era un ragazzo… singolare – sì, singolare era sempre stato il termine più adatto a descriverlo – difficile da avvicinare, ma ricordavo che anche allora possedeva un certo fascino.

Mi attardai a coprirgli per bene la schiena nuda e ravvivai il fuoco nel camino, per intiepidire l’aria perennemente troppo fredda di quel vetusto edificio. Sul comodino notai le tracce della pipa che il mio collega aveva fumato subito dopo il nostro intrattenimento, e la sfiorai con un dito in un gesto quasi d’affetto, rammentando con nostalgia il tempo in cui riposava nella rastrelliera del nostro appartamento in Baker Street, nella Londra Babbana. Sapevo bene che anche Holmes rimpiangeva l’intimità offerta dalla nostra casa, malgrado le rigide e bigotte leggi babbane sull’omosessualità. Non che nel Mondo Magico fosse vista molto meglio – i maghi erano sempre un numero troppo esiguo e qualunque cosa togliesse loro l’opportunità di avere nuovi discendenti era malaccetta – ma quantomeno un onesto sodomita non rischiava un soggiorno ad Azkaban.

Dietro i vetri della finestra ad arco, l’alba iniziava a colorare le acque del Lago Nero. Con un sospiro rassegnato raccolsi il mio mantello da terra, chinandomi poi a posare un bacio di commiato sulla spalla di Holmes. Non ci saremmo rivisti prima di due ore, al tavolo dei professori per la colazione, sotto le maschere asettiche da docenti severi che ci calzavano male quanto un paio di scarpe troppo piccole.

Forse avrei potuto impiegare il tempo rimanente per finire di correggere i compiti sui quali mi ero addormentato la sera prima. A causa delle indagini che Holmes stava svolgendo e nelle quali lo stavo aiutando, entrambi avevamo sempre poco tempo da dedicare ai nostri “doveri di copertura”, ed ancor meno era quello che riuscivamo a ritagliare per noi stessi.

Era il caso di trovarmi un assistente. Al settimo anno Grifondoro c’era uno studente molto brillante in Pozioni – come in ogni altra materia, del resto – e avrei potuto chiedere il suo aiuto, ma probabilmente era meglio non gravare Albus Silente di altre incombenze. Il ragazzo aveva già i suoi doveri di Caposcuola a cui badare ed io sapevo, per esperienza vissuta, che non erano affatto semplici da portare avanti.

«Per Merlino, Watson, i tuoi pensieri sono più rumorosi dei tuoi gesti» mi riscosse una voce roca, ed abbassai lo sguardo perso per incontrare gli occhi socchiusi di Holmes.

Aveva metà volto ancora affondato del cuscino e due spicchi d’iride grigi erano appena visibili attraverso le lunghe ciglia nere.

«Le mie scuse. Non intendevo svegliare le tue doti di Legimante» sentii un sorriso affiorarmi alle labbra, difficile da trattenere.

«Ah, l’Occlumanzia, questa pratica sconosciuta» sospirò lui, fintamente afflitto.

Ridacchiai, chinandomi a baciarlo. «Buongiorno» mormorai poi sulle sue labbra sottili e Holmes intrecciò le dita ai miei capelli, trattenendomi.

«Buongiorno» rispose qualche minuto dopo, restituendomi l’uso della bocca, ma non potei dire di aver del tutto apprezzato la cortesia.

Una volta Holmes si era perso nella considerazione di quanto fossi inconsapevolmente affascinante appena sveglio, ma suppongo che lui sapesse bene l’effetto che mi suscitava in quel frangente, perché il modo in cui si abbandonò di nuovo sul letto, offrendosi al mio sguardo, era pura villania. ¹

«Suppongo che non ti unirai a me per un bagno caldo» asserì rivolgendomi un’occhiata davvero sconveniente a quell’ora del mattino, specie in seguito alla recente attività notturna.

«Ottima deduzione, mio caro» confermai raddrizzandomi.

«Questo e la prima ora con il secondo anno Tassorosso potrebbero rovinare il mio umore» mi informò.

«Non credo si accorgeranno della differenza, non temere» lo rassicurai, sopprimendo una risata.

«Molto gentile da parte tua» replicò con un sorriso sarcastico.

«Sempre a tua disposizione».

«Manca ancora un mese a Natale, non è così?» domandò Holmes, coprendosi gli occhi con un braccio.

«Esatto» confermai perplesso.

«L’inizio delle vacanze non arriverà mai troppo presto» sospirò. «Scriverò a Mrs. Hudson per pregarla di acquistare una bella oca per noi».

«È un vero peccato, ho sempre amato Hogwarts a Natale» considerai e lui scostò il braccio solo per regalarmi un’occhiata truce. «Ma suppongo che potrò fare a meno di rivederla» conclusi, chinandomi di nuovo a baciarlo. Holmes mi morse un labbro, indispettito, e se non fossi fuggito al più presto non sarei mai riuscito a lasciare la sua camera.

«Vado» annunciai facendo violenza a me stesso per allontanarmi.

«Watson,» mi richiamò quando fui quasi sulla porta «non permettere al Preside Dippet d’incastrarti con chissà quale scusa!» mi raccomandò in tono di comando.

«Gli lancerò un Confundus, se costretto» promisi.

«Un ultima cosa, ragazzo mio» aggiunse, quando stavo ormai per chiudermi l’uscio alle spalle. «Albus Silente sarebbe un ottima scelta» asserì, strappandomi un sorriso. Non osavo nemmeno chiedere per quanto tempo mi avesse letto la mente, prima di palesarsi con la sua ennesima uscita teatrale.

 

FINE.

 

¹. Questo paragrafo in realtà si riferisce ad una scena di “Canone in re maggiore”, sempre della mitica fiorediloto, di cui “Nona sinfonia in tre quarti” è il reloading.

   
 
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