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Autore: Feel Good Inc    06/05/2011    0 recensioni
[ Vol. II, The Marvelous Land of Oz ]
« Maestà, tu sei triste. »
[ Spaventapasseri/Dorothy ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cavalletto Animato, Jack Testa di Zucca, Spaventapasseri , Tippetarius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anamnesi

~ I go through all this before you wake up.

 

 

 

 

 

 

 

 

He then stretched himself upon the grass and, using the stuffed form of the Scarecrow for a pillow, was presently fast asleep.

 

 

 

L’amabile individuo conosciuto come Jack Testa di Zucca aveva rinunciato a sedersi. Le sue articolazioni di legno, unite all’innata paura di rompersi, non gliel’avrebbero mai consentito. Aveva allora iniziato a gironzolare intorno, senza allontanarsi troppo dalla cima della collinetta, le buffe e fragili membra abbandonate lungo i fianchi e il sorriso perennemente inciso nella faccia da ortaggio; chi poteva dire cosa gli passasse per la testa, ammesso che là dentro ci fosse qualcosa?

Di tanto in tanto lo vedeva accostarsi al Cavalletto, che se ne stava in disparte, ancora risentito per il breve alterco. Il Testa di Zucca gli rivolgeva qualche parola conciliante, ma la strana creatura si limitava a sbuffare e a voltarsi sdegnosamente dall’altra parte, lasciandogli solo la vista del mozzicone di ramo che aveva per coda. Non era evidentemente disposto a fare pace. Allora l’uomo di legno, senza cambiare espressione, se ne tornava al centro del cocuzzolo e per qualche tempo non faceva altro che guardare Tip.

Erano diversi, Tip e i suoi compagni. Quando erano loro, gli altri, a viaggiare sulla strada di mattoni gialli, non c’era mai stata l’ombra di un litigio.

Lo Spaventapasseri ebbe quasi l’impulso di darsi uno schiaffo. Tante, innumerevoli volte si era ripromesso di cancellare tutto, di fingere che la sua storia fosse iniziata là alla Città di Smeraldo, sì, proprio là: seduto sul trono intarsiato di gemme con quella corona pesantissima cucita sulla testa di tela – di fingere che non ci fosse mai stata nessuna strada di mattoni gialli, prima. Ma oggi, di colpo, era arrivato il ragazzino: e tutto si era ripresentato più vivo che mai nel suo cervello troppo acuto per concedergli di ingannarsi.

Il ragazzino dormiva aggrappato a lui, ora, sotto gli occhi intagliati di Jack Testa di Zucca, e lo Spaventapasseri non riusciva ad abbassare lo sguardo su di lui. Gli aveva permesso di avvicinarsi, soltanto per sentirsi bruciare al contatto del suo corpicino consistente – così simile, così uguale. Col senno di poi, avrebbe tanto preferito che Tip dormisse con la testa sulle ginocchia nodose di Jack, o sulla schiena del Cavalletto.

Lo Spaventapasseri avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi, per una volta. Gli sarebbe piaciuto cancellare il presente per smettere di rievocare il passato. Era doloroso, tremendamente doloroso, stare lì a chiedersi quanto tempo fosse trascorso, come avesse potuto illudersi di relegare in un angolino del suo cervello il ricordo delle mani della piccola. Ma non poteva. Il suo viso dipinto era costretto a guardare quella realtà che gli veniva incontro.

E gli occhi di Jack Testa di Zucca che adesso guardavano lui.

 

 

 

“This reminds me of old times.”

 

 

 

L’uomo di legno si dondolò sul posto per un po’. Sembrava a disagio, per quanto a disagio potesse sembrare una zucca piantata in un paletto e sospesa a mezz’aria per via di un corpo esageratamente alto. Passò almeno un minuto prima che il fantoccio parlasse, modulando le parole da qualche parte dentro il sorriso festoso.

« Maestà, tu sei triste. »

Era la prima volta in tutto il giorno che Jack gli rivolgeva una constatazione, piuttosto che una domanda.

« Triste? » Lo Spaventapasseri fu più grato che mai al contadino che aveva dipinto il sorriso sul suo volto, e il cui nome non era ormai nient’altro che il ricordo di un sogno. « Ma certo che no, amico mio. Come ti ho detto dobbiamo solo restare in silenzio, perché il bambino possa dormire e dimenticare di aver fame. »

Dormire. Lei dormiva nello stesso modo. Il respiro regolare, tranquillo, caldo – anche se lui poteva solo immaginare che lo fosse. Persino lo stesso modo di stringersi a lui. No, non riusciva a guardare Tip. Aveva troppa paura di restare deluso dal vedere il suo visetto abbronzato di contadino, quando l’unico che avrebbe voluto [ri]vedere era un faccino aggraziato e dolce di ragazzina.

Jack Testa di Zucca non parve affatto convinto dalla sua debole risposta. Non che la sua espressione invariabile gli comunicasse qualcosa; ma c’era una chiara nota di non comprensione nel silenzio che seguì, nel suo restare immobile a guardarlo – Jack non si era mai fatto problemi ad esporre i propri dubbi. Se ora taceva, probabilmente percepiva che lo Spaventapasseri non sarebbe riuscito a spiegarsi. O, forse, semplicemente non avrebbe voluto.

Tacquero, allora, tutti e due, ognuno perso nelle sue personali domande. Era una bellissima notte e le stelle splendevano come lo Spaventapasseri non le aveva mai viste dal palazzo reale della Città di Smeraldo. No, non gli dispiaceva che le donne di Oz avessero dato vita a una rivolta e l’avessero spodestato. Non era – anche – per la libertà che era sceso dal palo, che aveva seguito la ragazzina, che aveva imboccato con lei per la prima volta la strada di mattoni gialli?

Inutile, tutto inutile. Continuava a tornare a lei con ogni pensiero. Come se il tempo non fosse mai passato, come se fosse rimasto immobile là al primissimo viaggio della sua esistenza.

Anche se non poteva piangere, avrebbe tanto voluto che Jack guardasse da un’altra parte.

 

 

 

“It was upon this grassy knoll that I once saved Dorothy from the Stinging Bees of the Wicked Witch of the West.”

 

 

 

« Perché menti, Maestà? »

La domanda fu tanto inaspettata che lo Spaventapasseri ci pensò seriamente su. Doveva dirglielo? Doveva tentare di spiegare a quel buffo personaggio – persino più improbabile di lui – che c’era un mondo di cose che lui, Jack, non avrebbe compreso mai, perché non avrebbe avuto la fortuna di incontrare Dorothy sulla sua strada?

Tip si agitò appena nel sonno, come se percepisse la sua confusione. Ancora, non lo guardò. Nell’ombra della notte era molto più difficile dissimulare il turbamento che gli aveva provocato il rivedere – dopo quanto tempo? Quante vite erano passate da quando le scarpette d’argento avevano tintinnato insieme per tre volte? – un altro piccolo essere umano, così simile, così simile alla sua piccola dolce indimenticabile Dorothy.

Ma Jack lo guardava in silenziosa attesa; e non senza motivo lo Spaventapasseri era noto come la creatura più saggia del Paese di Oz. Nessuno meritava di non ricevere una qualsivoglia risposta. Non avrebbe potuto fargli capire, ma parlare sarebbe stato certamente meglio che continuare a tacere.

« Ci sono cose che non si possono spiegare, amico Testa di Zucca. Sono come posti vuoti dentro di noi. È... qualcosa di diverso che essere un pupazzo; non è come se ti mancasse un pezzo – in qualche modo incomprensibile fa enormemente più male, e nessuno che non sappia cosa si provi potrebbe capire. »

Jack annuiva. Era troppo beneducato per mostrare incomprensione; Tip era certamente per lui un ottimo maestro di vita. Era un bambino generoso. Come la sua Dorothy.

 

 

 

“And here is where the Winged Monkeys captured and bound us, and flew away with little Dorothy.”

 

 

 

« Permettimi di essere più preciso. Vuoi molto bene a Tip, vero? »

Jack annuì di nuovo, stavolta più convinto. Lo Spaventapasseri non distolse lo sguardo.

« E soffriresti, vero, se gli accadesse qualcosa di male? »

« Ne morirei » replicò l’altro, e il tono grave strideva innaturalmente con l’espressione buffa, tracciata per scherzo dal coltello di un bambino. « Tip è il mio creatore e genitore. Sarebbe terribile se mi lasciasse. »

Lo Spaventapasseri annuì in risposta. Sollevò la testa. C’erano tante, tante stelle. Quanto sarebbero piaciute al suo amico Nick, e a Dorothy.

« Se mai dovesse accadere, Jack, capiresti il vuoto di cui ti parlo. »

Era difficile dire se il Testa di Zucca avesse effettivamente compreso, ma non ci fu nessun’altra domanda da parte sua. Lo Spaventapasseri si accorse che tutta la sua attenzione si spostava su Tip, come per assicurarsi che fosse lì, che stesse bene e che dormisse di un sonno sereno.

Non osò sedergli accanto, ma era evidente che ora avrebbe passato tutta la notte così.

Soltanto allora allo Spaventapasseri fu chiaro che fingere non sarebbe mai servito. Non poteva dimenticare Dorothy; non poteva dimenticare che, se non ci fosse stata lei, lui sarebbe stato ancora su quel vecchio palo ad ascoltare impotente le insolenze del Vecchio Corvo. Non poteva chiudere gli occhi, giusto?

Si era illuso di soffrire meno, certo; ma era bastato un ragazzino – un altro ragazzino che l’aveva salvato – a fargli capire di essere rimasto sempre il medesimo sciocco che in un giorno ormai lontano si era presentato al cospetto del Mago, tenendo per mano una bambina.

 

 

 

“I remember it was the same with little Dorothy. We always had to sit through the night while she slept.”

 

 

 

Se solo avesse potuto, lo Spaventapasseri avrebbe preso un bel respiro, prima di fare ciò che fece. Ma il suo corpo imbottito non era fatto per respirare. La cosa più utile che potesse fare era offrire un comodo giaciglio a chi ne avesse bisogno.

Chinò il capo, infine, e osservò attentamente il volto addormentato di Tip.

Proprio come aveva temuto – o sperato? – per un istante, per un solo infinito istante, sotto i suoi occhi dipinti comparve il sorriso di Dorothy, bello come lo ricordava.

Gli mancava. Gli mancava infinitamente. Senza Dorothy Oz non era la stessa, senza Dorothy la Città di Smeraldo non risplendeva più di luce verde, senza Dorothy la strada di mattoni gialli non era altro che una strada. Ma chiudere la porta al suo ricordo avrebbe reso tutto ancora più triste e grigio.

All’alba, decise, avrebbe procurato al ragazzino del cibo: ciò che aveva sempre fatto anche per lei.

Jack Testa di Zucca sorrideva poco più in là; fiducioso, si sarebbe detto. Lo Spaventapasseri si augurò, dal profondo del cuore che non aveva, che non comprendesse mai il senso di ciò che gli aveva detto quella notte.

Nel sonno, anche il bambino sorrise.

 

 

 

Tip awoke soon after dawn, but the Scarecrow had already risen and plucked, with his clumsy fingers, a double-handful of ripe berries from some bushes near by.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Ebbene sì. Esatto. Finalmente sto leggendo gli altri volumi della saga di Oz! *__* E naturalmente sono riuscita a trovare dei riferimenti allo Spaventapasseri/Dorothy persino dove Dorothy non compare. Sono un caso [orgogliosamente] cronico, lo so. u__ù

Nel decimo capitolo di The Marvelous Land of Oz, laddove lo Spaventapasseri fugge dalla rivoluzione femminile assieme a Tip, a Jack Pumpkinhead e al Cavalletto Animato, in cerca di rifugio presso la corte del Boscaiolo di Latta, il mio adorato regnante della Città di Smeraldo si lascia andare ai ricordi della sua vecchia avventura – e di Dorothy. Ho trovato particolarmente illuminante il fatto che, dopo un po’ di queste battute, abbia preferito immergersi nel silenzio dei ricordi, come se fosse troppo tormentato per parlarne con i suoi nuovi amici. E poi, quando Tip afferma di avere sonno, lo Spaventapasseri paragona la situazione alla sua esperienza con Dorothy e gli permette di usarlo a mo’ di cuscino: cosa che mi è parsa tanto un modo per ricordare ancora Dorothy, in un certo qual modo. È da tutto ciò che ho tratto ispirazione. Ditelo, ditelo che sono una tossica, non aspetto altro <3

Mi sembra di avervi fatto tipo diecimila spoiler. Però considerate che, anche se io sto leggendo la serie in inglese, del secondo volume di Oz esiste anche la versione italiana, perciò tecnicamente lo spoiler non sussiste. Vi invito anzi a leggerlo, se potete: se Il Meraviglioso Mago di Oz ha tutte le caratteristiche della fiaba, il secondo libro assume toni e temi in qualche modo più adulti, quasi fosse un vero e proprio fantasy come lo intendiamo oggi.

Le frasi in corsivo sono espressamente tratte dal testo originale. Di seguito le mie personali traduzioni, per chi non ne cogliesse il significato.


* Anamnesi: nella filosofia platonica, conoscenza della realtà come reminiscenza di un’esistenza anteriore (fonte: dizionario online Hoepli).

* I go through all this before you wake up: è un verso tratto dalla splendida Hyperballad di Bjork.

* Nick: il vero nome del Boscaiolo di Latta, Nick Chopper.

Vi prego di non considerare questa storia come una sorta di Dorothy/Spaventapasseri/Tip. Rileggendola io stessa ne ho quasi avuto l’impressione; ma per quanto mi piaccia Tip, trovo che la sua comparsa sia più che altro un elemento scatenante per fangirlare su tanto Spaventapasseri/Dorothy. Ma proprio tanto. <3

[Ultimissima nota: Jack. E ho detto tutto *__*]

 

* Poi si allungò sull’erba e, usando il corpo imbottito dello Spaventapasseri come cuscino, ben presto si addormentò.

* “Tutto questo mi ricorda i vecchi tempi.”

* “Fu su questa collinetta erbosa che una volta salvai Dorothy dalle Api Pungenti della Perfida Strega dell’Ovest.”

* “E qui è dove le Scimmie Alate ci catturarono e ci legarono, e volarono via con la piccola Dorothy.”

* “Mi ricordo che era la stessa cosa con la piccola Dorothy. Dovevamo sempre star seduti per tutta la notte mentre lei dormiva.”

* Tip si svegliò subito dopo l’alba, ma lo Spaventapasseri si era già alzato e, con le sue dita impacciate, aveva strappato due manciate di bacche mature da alcuni cespugli là vicino.

   
 
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