Anamnesi
~ I go through
all this before you wake up.
He then stretched himself upon the grass and, using
the stuffed form of the Scarecrow for a pillow, was presently fast asleep.
L’amabile individuo conosciuto come Jack Testa di
Zucca aveva rinunciato a sedersi. Le sue articolazioni di legno, unite all’innata
paura di rompersi, non gliel’avrebbero mai consentito. Aveva allora
iniziato a gironzolare intorno, senza allontanarsi troppo dalla cima della
collinetta, le buffe e fragili membra abbandonate lungo i fianchi e il sorriso
perennemente inciso nella faccia da ortaggio; chi poteva dire cosa gli passasse
per la testa, ammesso che là
dentro ci fosse qualcosa?
Di tanto in tanto lo vedeva accostarsi al Cavalletto, che se
ne stava in disparte, ancora risentito per il breve alterco. Il Testa di Zucca
gli rivolgeva qualche parola conciliante, ma la strana creatura si limitava a
sbuffare e a voltarsi sdegnosamente dall’altra parte, lasciandogli solo
la vista del mozzicone di ramo che aveva per coda. Non era evidentemente
disposto a fare pace. Allora l’uomo di legno, senza cambiare espressione,
se ne tornava al centro del cocuzzolo e per qualche tempo non faceva altro che
guardare Tip.
Erano diversi, Tip
e i suoi compagni. Quando erano loro, gli
altri, a viaggiare sulla strada di mattoni gialli, non c’era mai
stata l’ombra di un litigio.
Lo Spaventapasseri ebbe quasi l’impulso di darsi uno
schiaffo. Tante, innumerevoli volte
si era ripromesso di cancellare tutto, di fingere che la sua storia fosse
iniziata là alla Città di Smeraldo, sì, proprio là:
seduto sul trono intarsiato di gemme con quella corona pesantissima cucita
sulla testa di tela – di fingere che non ci fosse mai stata nessuna
strada di mattoni gialli, prima. Ma oggi,
di colpo, era arrivato il ragazzino: e tutto si era ripresentato più
vivo che mai nel suo cervello troppo acuto per concedergli di ingannarsi.
Il ragazzino dormiva aggrappato a lui, ora, sotto gli occhi intagliati
di Jack Testa di Zucca, e lo Spaventapasseri non riusciva ad abbassare lo
sguardo su di lui. Gli aveva permesso di avvicinarsi, soltanto per sentirsi bruciare al contatto del suo corpicino
consistente – così simile,
così uguale. Col senno di poi, avrebbe tanto
preferito che Tip dormisse con la testa sulle ginocchia nodose di Jack, o sulla
schiena del Cavalletto.
Lo Spaventapasseri avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi,
per una volta. Gli sarebbe piaciuto cancellare il presente per smettere di
rievocare il passato. Era doloroso, tremendamente doloroso, stare lì a
chiedersi quanto tempo fosse trascorso,
come avesse potuto illudersi di relegare in un angolino del suo cervello il
ricordo delle mani della piccola. Ma non
poteva. Il suo viso dipinto era costretto a guardare quella realtà che
gli veniva incontro.
E gli occhi di Jack Testa di Zucca che adesso guardavano
lui.
“This reminds me of old times.”
L’uomo di legno si dondolò sul posto per un po’.
Sembrava a disagio, per quanto a disagio potesse sembrare una zucca piantata in
un paletto e sospesa a mezz’aria per via di un corpo esageratamente alto.
Passò almeno un minuto prima che il fantoccio parlasse, modulando le
parole da qualche parte dentro il sorriso festoso.
« Maestà, tu sei triste. »
Era la prima volta in tutto il giorno che Jack gli rivolgeva
una constatazione, piuttosto che una
domanda.
« Triste? » Lo Spaventapasseri fu più
grato che mai al contadino che aveva dipinto il sorriso sul suo volto, e il cui nome non era ormai
nient’altro che il ricordo di un sogno. « Ma certo che no, amico
mio. Come ti ho detto dobbiamo solo restare in silenzio, perché il
bambino possa dormire e dimenticare di aver fame. »
Dormire. Lei
dormiva nello stesso modo. Il respiro regolare, tranquillo, caldo – anche
se lui poteva solo immaginare che lo fosse. Persino lo stesso modo di stringersi a lui. No, non riusciva a guardare
Tip. Aveva troppa paura di restare deluso
dal vedere il suo visetto abbronzato di contadino, quando l’unico che
avrebbe voluto [ri]vedere era un faccino aggraziato e
dolce di ragazzina.
Jack Testa di Zucca non parve affatto convinto dalla sua
debole risposta. Non che la sua espressione invariabile gli comunicasse
qualcosa; ma c’era una chiara nota di non
comprensione nel silenzio che seguì, nel suo restare immobile a
guardarlo – Jack non si era mai fatto problemi ad esporre i propri dubbi.
Se ora taceva, probabilmente percepiva che lo Spaventapasseri non sarebbe
riuscito a spiegarsi. O, forse,
semplicemente non avrebbe voluto.
Tacquero, allora, tutti e due, ognuno perso nelle sue
personali domande. Era una bellissima notte e le stelle splendevano come lo
Spaventapasseri non le aveva mai viste dal palazzo reale della Città di
Smeraldo. No, non gli dispiaceva che le donne di Oz avessero
dato vita a una rivolta e l’avessero spodestato. Non era – anche –
per la libertà che era sceso dal palo, che aveva seguito la ragazzina, che aveva imboccato con
lei per la prima volta la strada di mattoni gialli?
Inutile, tutto inutile. Continuava a tornare a lei con ogni
pensiero. Come se il tempo non fosse mai passato, come se fosse rimasto
immobile là al primissimo viaggio della sua esistenza.
Anche se non poteva piangere, avrebbe tanto voluto che Jack guardasse
da un’altra parte.
“It was upon this grassy knoll that I once saved
Dorothy from the Stinging Bees of the Wicked Witch of the West.”
« Perché menti, Maestà? »
La domanda fu tanto inaspettata che lo Spaventapasseri ci
pensò seriamente su. Doveva dirglielo? Doveva tentare di spiegare a quel
buffo personaggio – persino più improbabile di lui – che c’era
un mondo di cose che lui, Jack, non avrebbe compreso mai, perché non avrebbe
avuto la fortuna di incontrare Dorothy
sulla sua strada?
Tip si agitò appena nel sonno, come se percepisse la
sua confusione. Ancora, non lo guardò. Nell’ombra della notte era
molto più difficile dissimulare il turbamento che gli aveva provocato il
rivedere – dopo quanto tempo? Quante
vite erano passate da quando le scarpette d’argento avevano tintinnato
insieme per tre volte? – un altro piccolo essere umano, così
simile, così simile alla sua piccola dolce indimenticabile Dorothy.
Ma Jack lo guardava in silenziosa attesa; e non senza motivo
lo Spaventapasseri era noto come la creatura più saggia del Paese di Oz. Nessuno meritava di non ricevere una qualsivoglia
risposta. Non avrebbe potuto fargli capire, ma parlare sarebbe stato certamente
meglio che continuare a tacere.
« Ci sono cose che non si possono spiegare, amico
Testa di Zucca. Sono come posti vuoti dentro di noi. È... qualcosa di
diverso che essere un pupazzo; non è come se ti mancasse un pezzo –
in qualche modo incomprensibile fa enormemente più male, e nessuno che
non sappia cosa si provi potrebbe capire. »
Jack annuiva. Era troppo beneducato per mostrare
incomprensione; Tip era certamente per lui un ottimo maestro di vita. Era un
bambino generoso. Come la sua Dorothy.
“And here is where the Winged Monkeys captured
and bound us, and flew away with little Dorothy.”
« Permettimi di essere più preciso. Vuoi molto
bene a Tip, vero? »
Jack annuì di nuovo, stavolta più convinto. Lo
Spaventapasseri non distolse lo sguardo.
« E soffriresti, vero, se gli accadesse qualcosa di
male? »
« Ne morirei » replicò l’altro, e
il tono grave strideva innaturalmente con l’espressione buffa, tracciata
per scherzo dal coltello di un bambino. « Tip è il mio creatore e
genitore. Sarebbe terribile se mi
lasciasse. »
Lo Spaventapasseri annuì in risposta. Sollevò la
testa. C’erano tante, tante stelle. Quanto sarebbero piaciute al suo
amico Nick, e a Dorothy.
« Se mai dovesse accadere, Jack, capiresti il vuoto di
cui ti parlo. »
Era difficile dire se il Testa di Zucca avesse
effettivamente compreso, ma non ci fu nessun’altra domanda da parte sua. Lo
Spaventapasseri si accorse che tutta la sua attenzione si spostava su Tip, come
per assicurarsi che fosse lì, che stesse bene e che dormisse di un sonno
sereno.
Non osò sedergli accanto, ma era evidente che ora
avrebbe passato tutta la notte così.
Soltanto allora allo Spaventapasseri fu chiaro che fingere
non sarebbe mai servito. Non poteva
dimenticare Dorothy; non poteva dimenticare che, se non ci fosse stata lei, lui
sarebbe stato ancora su quel vecchio palo ad ascoltare impotente le insolenze
del Vecchio Corvo. Non poteva chiudere
gli occhi, giusto?
Si era illuso di soffrire meno, certo; ma era bastato un
ragazzino – un altro ragazzino che l’aveva salvato – a fargli
capire di essere rimasto sempre il medesimo sciocco che in un giorno ormai
lontano si era presentato al cospetto del Mago, tenendo per mano una bambina.
“I remember it was the same with little Dorothy.
We always had to sit through the night while she slept.”
Se solo avesse potuto, lo Spaventapasseri avrebbe preso un
bel respiro, prima di fare ciò che fece. Ma il suo corpo imbottito non
era fatto per respirare. La cosa più utile che potesse fare era offrire
un comodo giaciglio a chi ne avesse bisogno.
Chinò il capo, infine, e osservò attentamente
il volto addormentato di Tip.
Proprio come aveva temuto – o sperato? – per un istante, per un solo infinito istante,
sotto i suoi occhi dipinti comparve il sorriso di Dorothy, bello come lo
ricordava.
Gli mancava. Gli mancava infinitamente. Senza Dorothy Oz non era la stessa, senza Dorothy la Città di
Smeraldo non risplendeva più di luce verde, senza Dorothy la strada di
mattoni gialli non era altro che una strada. Ma chiudere la porta al suo
ricordo avrebbe reso tutto ancora più triste e grigio.
All’alba, decise, avrebbe procurato al ragazzino del
cibo: ciò che aveva sempre fatto anche per lei.
Jack Testa di Zucca sorrideva poco più in là;
fiducioso, si sarebbe detto. Lo Spaventapasseri si augurò, dal profondo
del cuore che non aveva, che non comprendesse mai il senso di ciò che
gli aveva detto quella notte.
Nel sonno, anche il bambino sorrise.
Tip awoke soon after dawn, but the Scarecrow had
already risen and plucked, with his clumsy fingers, a double-handful of ripe
berries from some bushes near by.
Spazio dell’autrice
Ebbene sì. Esatto. Finalmente sto leggendo gli altri volumi
della saga di Oz! *__* E naturalmente sono riuscita a trovare dei riferimenti allo
Spaventapasseri/Dorothy persino dove Dorothy non compare. Sono un caso [orgogliosamente]
cronico, lo so. u__ù
Nel decimo capitolo di The
Marvelous Land of Oz, laddove lo
Spaventapasseri fugge dalla rivoluzione femminile assieme a Tip, a Jack Pumpkinhead e al Cavalletto Animato, in cerca di rifugio
presso la corte del Boscaiolo di Latta, il mio adorato regnante della
Città di Smeraldo si lascia andare ai ricordi della sua vecchia
avventura – e di Dorothy. Ho trovato particolarmente illuminante il fatto
che, dopo un po’ di queste battute, abbia preferito immergersi nel silenzio dei ricordi, come se fosse troppo
tormentato per parlarne con i suoi nuovi amici. E poi, quando Tip afferma di
avere sonno, lo Spaventapasseri paragona la situazione alla sua esperienza con
Dorothy e gli permette di usarlo a mo’ di cuscino: cosa che mi è
parsa tanto un modo per ricordare
ancora Dorothy, in un certo qual modo. È da tutto ciò che ho
tratto ispirazione. Ditelo, ditelo che sono una tossica, non aspetto altro
<3
Mi sembra di avervi fatto tipo diecimila spoiler. Però
considerate che, anche se io sto leggendo la serie in inglese, del secondo
volume di Oz esiste anche la versione italiana, perciò
tecnicamente lo spoiler non sussiste. Vi invito anzi a leggerlo, se potete: se Il Meraviglioso Mago di Oz
ha tutte le caratteristiche della fiaba, il secondo libro assume toni e temi in
qualche modo più adulti, quasi fosse un vero e proprio fantasy come lo
intendiamo oggi.
Le frasi in corsivo sono espressamente tratte dal testo
originale. Di seguito le mie personali traduzioni, per chi non ne cogliesse il significato.
* Anamnesi: nella filosofia platonica, conoscenza della realtà
come reminiscenza di un’esistenza anteriore (fonte: dizionario online
Hoepli).
* I go through
all this before you wake up: è un verso tratto dalla splendida Hyperballad di Bjork.
Vi prego di non considerare questa storia come una
sorta di Dorothy/Spaventapasseri/Tip. Rileggendola io stessa ne ho quasi avuto l’impressione;
ma per quanto mi piaccia Tip, trovo che la sua comparsa sia più che
altro un elemento scatenante per fangirlare su tanto
Spaventapasseri/Dorothy. Ma proprio tanto. <3
[Ultimissima nota: Jack. E ho detto tutto *__*]
* Poi si allungò sull’erba e, usando il corpo
imbottito dello Spaventapasseri come cuscino, ben presto si addormentò.
* “Tutto questo mi ricorda i vecchi tempi.”
* “Fu su questa collinetta erbosa che una volta
salvai Dorothy dalle Api Pungenti della Perfida Strega dell’Ovest.”
* “E qui è dove le Scimmie Alate ci
catturarono e ci legarono, e volarono via con la piccola Dorothy.”
* “Mi ricordo che era la stessa cosa con la piccola
Dorothy. Dovevamo sempre star seduti per tutta la notte mentre lei dormiva.”
* Tip si svegliò subito dopo l’alba, ma lo
Spaventapasseri si era già alzato e, con le sue dita impacciate, aveva
strappato due manciate di bacche mature da alcuni cespugli là vicino.