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Autore: WindGoddess    08/05/2011    3 recensioni
"Eric avrebbe tanto voluto gridare aiuto, ma non riusciva a emettere un suono. Poteva solo osservare il ragazzo ebreo che, un passo dietro l’altro, si avvicinava sempre di più ai piedi del suo letto, mentre la suola delle ciabatte produceva un orribile fruscio."
Piccola ff senza senso, ma che dovevo necessariamente scrivere.
Perché Liane è stata semplicemente fantastica.
Perché Eric è stato deliziosamente irritante.
E perché Kyle si meritava una piccola vendetta.
[ATTENZIONE!! Spoiler sulla nuova puntata "HUMANCENTiPAD" e citazioni deliranti da "The Dark Knight"].
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eric Cartman, Kyle Broflovski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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< No, Eric. Per l’ultima volta, non ti comprerò nessun dannato iPad! Non insistere! >.

Seccata come mai lo era stata in vita sua, Liane Cartman gettò un’occhiataccia a suo figlio, per nulla intenerita dalle bende, dalle ustioni, dai suoi capelli castani bruciacchiati e, soprattutto, dalle lacrime che scendevano dai suoi occhioni supplicanti.

< Ma… mamma! Nemmeno come regalo quando uscirò da quest’ospedale, dopo aver sofferto così tanto?>.
< Non te lo meriti. Sei stato maleducato e mi hai fatto fare una brutta figura, facendomi passare per una molestatrice di bambini! Mi dispiace, biscottino, ma stavolta non avrai ciò che chiedi e la discussione finisce qui. Ora scusami, ma devo andare a parlare col dottore per sapere quando ti dimetteranno >.

Liane si alzò, gettando su un comodino la rivista che stava leggendo con gesto sprezzante, per poi uscire in fretta dalla camera con passo marziale. Ad Eric non rimase altro che fissare la schiena di sua madre fin quando non fu più visibile, dopodiché sbuffò seccato. Ormai era in quell’ospedale da ben due mesi, ma non era riuscito ad ammorbidirla neppure un po’. Aveva provato di tutto per convincerla a comprargli un iPad, ma non era riuscito ad avere successo tanto lei era irremovibile. Aveva persino ricominciato coi capricci più pesanti, urlandole in faccia che, visto che non voleva esaudire il suo desiderio e fargli fare una brutta figura con i suoi amici, poteva anche fotterlo direttamente lì, sul letto d’ospedale. Non ci aveva più provato, però, dopo che sua madre aveva fatto una cosa che mai si sarebbe aspettato da lei.

Gli aveva tirato un sonoro schiaffone.

Era rimasto talmente scioccato e il dolore che aveva sentito, anche a causa delle ustioni ancora vive, era stato talmente forte che per un paio di giorni non aveva più toccato l’argomento.

Stava sul serio cominciando ad arrendersi. Non ebbe tempo di pensare alla sua prossima mossa, però, perché notò che c’era una persona in piedi sulla soglia della porta, che lo stava fissando minaccioso. 

< Kahl? > lo riconobbe.

< In persona… culone >.

Eric notò che la sua voce era bassa e roca e che le parole erano state pronunciate con studiata lentezza. Il viso era leggermente in penombra, si notavano solo gli occhi e qualche ciocca di ricci rossi. Non poté fare a meno di pensare che ci fosse dell’inquietante, in quella sua comparsa. Questo, neppure a dirlo, lo spaventò non poco e gli fece venire un brutto presentimento.

< N-non sapevo che fossi qui anche tu >.

Ma Kyle non rispose. Continuava a fissarlo, la  sua espressione quasi folle conferiva agli occhi una strana luce affatto rassicurante. Eric deglutì. Ancora non riusciva a vederlo in viso e la cosa lo spaventò ancora di più. Temendo il silenzio, si decise a pensare in fretta ad un argomento di conversazione per cercare di spezzare la tensione.

< Come… come stai, eh? Ti hanno ricostruito le labbra? > domandò, cercando di assumere un tono il più normale possibile.

< Sono proprio contento che tu me l’abbia chiesto >.

Eric non riuscì a non sussultare quando vide Kyle fare proprio la cosa che temeva di più: entrare e chiudersi la porta alle spalle. Un sospiro strozzato gli sfuggì quando riuscì finalmente a vederlo in viso.

Due grosse cicatrici partivano dai lati della bocca sottile, per poi incurvarsi verso l’alto e finire poco prima degli zigomi. Erano di un angosciante colore nero, per il filo con cui i due lembi di pelle erano tenuti cuciti, con qualche rimasuglio di sangue rappreso rosso scuro. Il viso era pallido e smunto, al contrario delle due profonde occhiaie scure che gli cerchiavano gli occhi e non facevano altro che rimarcare l’aria di follia che lo circondava. Era coperto a malapena dal camice dell’ospedale, largo abbastanza da lasciargli nude le spalle ossute ed evidenziare la magrezza delle gambe. (¹)

Eric avrebbe tanto voluto gridare aiuto, ma non riusciva a emettere un suono. Poteva solo osservare il ragazzo ebreo che, un passo dietro l’altro, si avvicinava sempre di più ai piedi del suo letto, mentre la suola delle ciabatte produceva un orribile fruscio. Una volta arrivato, Kyle stirò leggermente le labbra in quello che voleva essere sorriso. Fallì miseramente, ma l’effetto era comunque dato dalle due cicatrici.

Quando tirò fuori dalla tasca del camice un piccolo, scintillante bisturi, ad Eric ghiacciò il sangue nelle vene.

< C-che vuoi fare con quell’affare? > domandò, sudando freddo.

Conosceva già la risposta. Il suo secondo istinto fu quello di urlare a squarciagola, ma con la porta chiusa a chiave Kyle avrebbe avuto comunque tutto il tempo che voleva per tagliuzzarlo per benino. Cercò, quindi, di usare una via più diplomatica.

< K-Kahl, se è per la faccenda dell’iPad, ti giuro che non volevo! I-io non ho fatto niente! È stato Jobs a farti questo! Jobs! > esclamò, tentando di allontanarsi da quello che sarebbe presto diventato il suo carnefice, ma ancora il minimo movimento gli procurava fitte di dolore e aveva le bende così strette che comunque sarebbe riuscito a muoversi ben poco. Realizzò ben presto di essere inerme. Gli mancò un battito quando Kyle prese ad avvicinarsi ancora, camminando sempre con estrema lentezza, mentre una mano teneva il bisturi e l’altra scorreva sulle candide lenzuola, accarezzandole.

< No! No! Ti prego, Kyle, non puoi farmi questo! Oddio, ti prego! > ma subito realizzò che non era il caso di rivolgersi a chi, con buona probabilità, lo aveva fulminato appena due mesi prima, riducendolo in quello stato. Pianse calde lacrime di paura, lottando contro la sua vescica che sembrava proprio volersi svuotare e rendere la sua fine ancora più umiliante. 

< Oh, suvvia, Cartman! > esclamò Kyle, facendo poi schioccare la lingua e guardandolo con finta espressione dispiaciuta.

< Perché > si fermò.

< Sei > si avvicinò al viso di Eric, guardandolo negli occhi.

< Così > alzò il bisturi e lo poggiò sulla punta del suo naso.

< Serio? >. (²)

Eric lanciò un urlo raggelante, mentre una fitta di dolore acuto gli attraversò… la pancia.

< Sei proprio un cacasotto, Cartman >.  

Dopo queste parole, Eric, nonostante la vista annebbiata dalle lacrime, riuscì ad aprire gli occhi. Non si era neppure reso conto di averli chiusi.

< Eh? > fece, senza capire. Guardò quello che credeva fosse il suo carnefice con aria stralunata, notando che gli era scomparsa dal volto l’aura di follia che lo aveva reso così spaventoso ai suoi occhi. Al suo posto c’era, invece, l’espressione  irritata con cui era solito guardarlo.

< Non avrai mica creduto che volessi tagliarti la faccia per davvero, culone? >.

< Ah… No? > fu l’unica sciocchezza che riuscì a chiedere.

Poi, realizzò.

< O-ovvio che no! Cosa credi? Avevo capito subito che stavi solo scherzando! > e cercò di sorridere, anche se non poté evitare che una goccia di sudore gli scivolasse giù per la fronte.  

 < Certo, come no > Kyle agitò una mano in aria, per poi sedersi sul letto, ma senza posare il bisturi. < Complimenti: te la sei fatta sotto per un pizzicotto >.

< Ehi! Io non me la sono fatta addosso! > non letteralmente, per fortuna. < Ma si può sapere il perché di questa recita? Che cazzo avevi intenzione di fare? >.

< Farti prendere un bello spavento perché te lo meriti, stronzo! E ringrazia che non ti svuotato il pappagallo in gola! >.

< Ma perché? > ebbe anche il coraggio di chiedere.

< Perché ti sei fatto delle grasse risate a vedermi cucito in quel modo a mangiare merda! >.

< Beh, come minimo. Umiliarti è ancora la cosa che più mi diverte al mondo, anche se non ho potuto farlo di persona >.

< Appunto. Visto che stranamente stavolta tu non hai fatto niente, mi sono accontentato di vendicarmi un pochino e spaventarti un po’. Non farne un dramma, non è nulla in confronto a quello che ho passato io! >.

Eric non rispose. Aveva capito che, per quella volta, gli era andata veramente di lusso. Se fosse stato appena un po’ più coinvolto nella faccenda, forse Kyle gli avrebbe come minimo fatto un bel paio di cicatrici uguali alle sue.

< Come stai? Ancora bruciacchiato? >.

Quella domanda lo colse impreparato. Non se l’aspettava proprio e, per la verità, rimase molto sorpreso.

< Un po’. Sono quasi del tutto guarito. Per fortuna che il fulmine mi è caduto vicino, se mi avesse preso in pieno sarei stecchito >.

< Già. Per fortuna > Kyle marcò le ultime due parole con tono volutamente sarcastico, ma Eric finse di non aver sentito.

< Vedo che la tua faccia è a posto, anche se non parli ancora bene. E anche se la psiche ha subito parecchi danni evidenti >.

< Vorrei vedere te al posto mio! La prossima volta leggerò persino gli scontrini della spesa! >.

< Allora Butters non mi ha detto una cazzata! Ammettilo, che è stata colpa tua! Se ogni volta avessi letto i termini dei contratti non saresti stato coinvolto in quel progetto! E poi, quella HUMANCENTiPAD faceva proprio pena. Certo, forse con un firmware(³) più avanzato il collegamento tra iPad e iPhone sarebbe potuto essere molto più veloce e- >.

< Vuoi che usi il bisturi? >.

< E sono contento che ti abbiano liberato. Non deve essere stato piacevole >.

< Affatto >.

Per qualche secondo ci fu solo silenzio. Poi, sospirando, Kyle si alzò e si avvicinò alla poltrona di pelle marrone vicino la porta, prendendo un oggetto che Eric non seppe identificare. Gli si illuminarono gli occhi quando vide che era un iPad. Uno vero.

< Me… me lo stai regalando? >.

< Non essere stupido > sbottò Kyle. < Te lo sto prestando per un po’, anche se non lo meriteresti >.

Eric lo prese con mani tremanti, passando delicatamente i polpastrelli sul touch-screen. Prese a schiacciare applicazioni a caso, notando che Kyle ne aveva sopra davvero parecchie. C’erano moltissimi giochi, un programma per vedere i film, due per disegnare, uno per leggere libri e fumetti, vocabolari, enciclopedie, persino uno per prendere appunti e altri che avrebbe avuto tutto il tempo per scoprire e usare. La commozione e la sorpresa che provava erano tali che non riuscì a trattenersi.

< Cazzo… grazie > gli sfuggì, quasi non se ne rese conto.

A non sfuggirgli, però, fu l’espressione sinceramente scioccata di Kyle, con tanto di bocca spalancata (per quanto potesse).

< Ah, beh! Se sapevo che con te bastava così poco per avere un misero “grazie” avrei evitato un sacco di problemi! >.

< Non correre, ebreo. Questo non significa niente >.

< Sì, lo so. Ma mi godo comunque il momento >.

Per Eric quel “grazie” non avrebbe certo cambiato le cose. Certo che, però, per una volta nella sua vita avrebbe anche potuto mostrarsi un po’ più gentile, un po’ meno egoista. Giusto per avere la coscienza a posto, niente di che. Così, spense l’iPad e lo posò sul comodino, sistemandosi meglio sul letto e fissando Kyle con un sorrisetto stampato in faccia. Potevano anche fare due chiacchiere, in fondo, che male c’era?

< Che c’è? > all’altro, ovviamente, non sfuggì quel cambio di comportamento. < Ora che ce l’hai tra le mani non ti interessa più? >.

< Al contrario, devo assolutamente convincere mia madre e farmene comprare uno. Piuttosto, credevo che dopo tutto questo casino ti saresti sbarazzato del tuo >.

Kyle sembrò riflettere un attimo sulla questione, come se non ci avesse pensato affatto ad una cosa tanto ovvia.

< Mah, sai… A me piace davvero tanto. Ci faccio di tutto, persino i compiti. Mi è troppo utile per buttarla via così >.

< E costa un sacco di soldi >.

< E costa un sacco di soldi > ripeté.

Sorrisero entrambi, increduli di quel clima affatto teso che si era instaurato tra di loro, ma molto piacevole e, per una volta, anche produttivo. Stavano chiaccherando. Un’esperienza davvero nuova, per loro.

< Ehi > Eric ruppe il silenzio.

< Cosa? >.

< Ho pensato a cosa fare il prossimo Halloween >.

< Sarebbe? >.

< Io mi vestirò da Batman e tu da Joker. Andiamo a bussare per le case e minacciamo un tuo attacco e un mio mancato intervento se non ci danno i dolcetti >.

< Quanto sei stupido. Halloween è fra sei mesi >.

< Sì, ma la tua entrata in scena prima mi ha dato l’illuminazione. Odio dovertelo dire, ma sei stato proprio convincente. Nolan () dovrebbe prendere te, per il suo prossimo film >.

Eric era sincero. Talmente sincero che non proferì parola fino a quando Kyle non lo capì e non si decise a rispondere. Lo vide sorridere pian piano, a causa delle croste che rendevano davvero difficile quella operazione, e il risultato finale fu un prefetto prototipo di Joker. Si stupì non poco nel constatare che la cosa gli faceva davvero piacere. 

< Sì > mormorò Kyle con voce bassa, sottolineando un leggero imbarazzo. Evidentemente, anche lui era rimasto spiazzato da quella nuova situazione. Sapevano entrambi che non sarebbe durata a lungo, ma era meglio approfittare. Chissà, magari finivano con lo scoprire che, con uno sforzo davvero minimo, sarebbero anche potuti diventare buoni amici.

< Però vedi di metterti a dieta da domani, ciccione, o ci riderà dietro tutta South Park! >.

< E tu vedi di non fare troppo l’ebreo con l’iPad! Devi lasciarmelo almeno per tre mesi! >.

Sì, beh. Forse.  

 

 

_______________________________________

 

 

Note

(¹): nell’episodio è stato detto che Kyle pesa 83 libbre, cioè 37, 65 kg. Tuttavia, poiché un bimbo di nove anni e pieno di malattie, tra cui il diabete che richiede una dieta particolare, non penso che possa avere un peso così consistente, mi sono permessa di renderlo un tantino di più come lo immagino io, cioè piuttosto magrolino.

(²): “Perché sei così serio?” è la frase ricorrente di Joker in “The Dark Knight”.

(³): codice che migliora il sistema operativo dei prodotti come iPhone, iTouch e iPad. Di solito, quando viene aggiornato e, dunque, migliorato, velocizza l’apparecchio (es: le pagine web caricano più in fretta).

(): Christopher Nolan. È il regista di “The Dark Knight”

 

 

Note dell’autrice

Credo proprio che debba spendere due paroline per spiegare un po’ il perché di questa one-shot.

A me “HUMANCENTiPAD” è piaciuto, sì, e per due cose in particolare: la decisione di Liane di usare, per una volta, il pugno di ferro con Eric e i capricci di quest’ultimo. Ho scoperto che vederlo piagnucolare e, alla fine, bruciacchiato su un letto d’ospedale mi provoca deliri di pucciosità e voglia di stritolarlo di abbracci, anche se avrei agito proprio come Liane.

Con questa storiella, quindi, ho voluto portare Liane ad un livello più avanzato (tipo Super Sayan XD) e farle dare una bella sberla ad Eric, che se la meritava pure; ho voluto dare a suo figlio un’altra lezioncina, che non guasta; ho voluto far sì che Kyle si prendesse una piccola, giustissima vendetta, anche se, come ho scritto e come penso che a nessuno sia sfuggito, stavolta Eric non gli ha fatto niente, in realtà XD

Inserire a quel modo Joker di “The Dark Knight” (quindi, quello interpretato da Ledger, che si discosta dal personaggio originale)… non so come diavolo mi sia venuto in mente. Mi sono immaginata Kyle così emaciato e debilitato da subito, quindi l’associazione di idee è stata piuttosto veloce.

Ho scritto, come avrete notato se state leggendo qui, che il fulmine non ha preso Eric. Lo so che nella puntata lo centra in pieno, con tanto di visione del suo apparato scheletrico (lol XD), ma dubito che nella vita reale sarebbe sopravvissuto o, nel caso in cui lo fosse stato, sarebbe stato tenuto sveglio e non in coma farmacologico, con più antidolorifici in circolo che sangue, quindi perdonatemi.

Però ho lasciato che fosse successa davvero una cosa assurda come l’esperimento di Jobs, senza contare la ricostruzione lampo delle labbra di Kyle.

Perdonatemi doppiamente, ho cercato di dare alla storia una parvenza di normalità e, al tempo stesso, l’ho lasciate immersa nel suo spirito Southparkiano, che confusione XD

Credo che questo sia tutto. Un grazie a chi legge e a chi mi lascerà un commentino :)

 

WindGoddess

     

  
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