<
No, Eric. Per l’ultima volta, non ti comprerò
nessun dannato iPad! Non
insistere! >.
Seccata come mai lo era stata in
vita sua, Liane Cartman gettò un’occhiataccia a
suo figlio, per nulla
intenerita dalle bende, dalle ustioni, dai suoi capelli castani
bruciacchiati
e, soprattutto, dalle lacrime che scendevano dai suoi occhioni
supplicanti.
< Ma…
mamma! Nemmeno come regalo quando uscirò da
quest’ospedale, dopo aver sofferto
così tanto?>.
< Non te lo meriti. Sei stato maleducato e mi hai fatto fare una
brutta
figura, facendomi passare per una molestatrice di bambini! Mi dispiace,
biscottino, ma stavolta non avrai ciò che chiedi e la
discussione finisce qui.
Ora scusami, ma devo andare a parlare col dottore per sapere quando ti
dimetteranno >.
Liane si alzò, gettando
su un
comodino la rivista che stava leggendo con gesto sprezzante, per poi
uscire in
fretta dalla camera con passo marziale. Ad Eric non rimase altro che
fissare la
schiena di sua madre fin quando non fu più visibile,
dopodiché sbuffò seccato. Ormai
era in quell’ospedale da ben due mesi, ma non era riuscito ad
ammorbidirla
neppure un po’. Aveva provato di tutto per convincerla a
comprargli un iPad, ma
non era riuscito ad avere successo tanto lei era irremovibile. Aveva
persino
ricominciato coi capricci più pesanti, urlandole in faccia
che, visto che non
voleva esaudire il suo desiderio e fargli fare una brutta figura con i
suoi
amici, poteva anche fotterlo direttamente lì, sul letto
d’ospedale. Non ci
aveva più provato, però, dopo che sua madre aveva
fatto una cosa che mai si
sarebbe aspettato da lei.
Gli
aveva tirato un sonoro schiaffone.
Era rimasto talmente scioccato e
il dolore che aveva sentito, anche a causa delle ustioni ancora vive,
era stato
talmente forte che per un paio di giorni non aveva più
toccato l’argomento.
Stava sul serio cominciando ad
arrendersi. Non ebbe tempo di pensare alla sua prossima mossa,
però, perché
notò che c’era una persona in piedi sulla soglia
della porta, che lo stava fissando
minaccioso.
< Kahl? > lo
riconobbe.
< In persona…
culone >.
Eric notò che la sua
voce era
bassa e roca e che le parole erano state pronunciate con studiata
lentezza. Il
viso era leggermente in penombra, si notavano solo gli occhi e qualche
ciocca
di ricci rossi. Non poté fare a meno di pensare che ci fosse
dell’inquietante,
in quella sua comparsa. Questo, neppure a dirlo, lo spaventò
non poco e gli
fece venire un brutto presentimento.
< N-non sapevo che fossi qui
anche tu >.
Ma Kyle non rispose. Continuava a
fissarlo, la sua
espressione quasi folle
conferiva agli occhi una strana luce affatto rassicurante. Eric
deglutì. Ancora
non riusciva a vederlo in viso e la cosa lo spaventò ancora
di più. Temendo il
silenzio, si decise a pensare in fretta ad un argomento di
conversazione per
cercare di spezzare la tensione.
< Come… come
stai, eh? Ti
hanno ricostruito le labbra? > domandò, cercando di
assumere un tono il più
normale possibile.
< Sono proprio contento che
tu
me l’abbia chiesto >.
Eric non riuscì a non
sussultare
quando vide Kyle fare proprio la cosa che temeva di più:
entrare e chiudersi la
porta alle spalle. Un sospiro strozzato gli sfuggì quando
riuscì finalmente a
vederlo in viso.
Due grosse cicatrici partivano dai
lati della bocca sottile, per poi incurvarsi verso l’alto e
finire poco prima
degli zigomi. Erano di un angosciante colore nero, per il filo con cui
i due
lembi di pelle erano tenuti cuciti, con qualche rimasuglio di sangue
rappreso
rosso scuro. Il viso era pallido e smunto, al contrario delle due
profonde
occhiaie scure che gli cerchiavano gli occhi e non facevano altro che
rimarcare
l’aria di follia che lo circondava. Era coperto a malapena
dal camice
dell’ospedale, largo abbastanza da lasciargli nude le spalle
ossute ed
evidenziare la magrezza delle gambe. (¹)
Eric avrebbe tanto voluto gridare
aiuto, ma non riusciva a emettere un suono. Poteva solo osservare il
ragazzo
ebreo che, un passo dietro l’altro, si avvicinava sempre di
più ai piedi del
suo letto, mentre la suola delle ciabatte produceva un orribile
fruscio. Una
volta arrivato, Kyle stirò leggermente le labbra in quello
che voleva essere
sorriso. Fallì miseramente, ma l’effetto era
comunque dato dalle due cicatrici.
Quando tirò fuori dalla
tasca del
camice un piccolo, scintillante bisturi, ad Eric ghiacciò il
sangue nelle vene.
< C-che vuoi fare con
quell’affare? > domandò, sudando freddo.
Conosceva già la
risposta. Il suo
secondo istinto fu quello di urlare a squarciagola, ma con la porta
chiusa a
chiave Kyle avrebbe avuto comunque tutto il tempo che voleva per
tagliuzzarlo
per benino. Cercò, quindi, di usare una via più
diplomatica.
< K-Kahl, se è
per la faccenda
dell’iPad, ti giuro che non volevo! I-io non ho fatto niente!
È stato Jobs a farti questo! Jobs!
> esclamò, tentando di allontanarsi da quello che
sarebbe presto diventato
il suo carnefice, ma ancora il minimo movimento gli procurava fitte di
dolore e
aveva le bende così strette che comunque sarebbe riuscito a
muoversi ben poco.
Realizzò ben presto di essere inerme. Gli mancò
un battito quando Kyle prese ad
avvicinarsi ancora, camminando sempre con estrema lentezza, mentre una
mano
teneva il bisturi e l’altra scorreva sulle candide lenzuola,
accarezzandole.
< No! No! Ti prego, Kyle,
non
puoi farmi questo! Oddio, ti prego! > ma subito
realizzò che non era il caso
di rivolgersi a chi, con buona probabilità, lo aveva
fulminato appena due mesi
prima, riducendolo in quello stato. Pianse calde lacrime di paura,
lottando
contro la sua vescica che sembrava proprio volersi svuotare e rendere
la sua
fine ancora più umiliante.
< Oh, suvvia, Cartman!
>
esclamò Kyle, facendo poi schioccare la lingua e guardandolo
con finta
espressione dispiaciuta.
< Perché >
si fermò.
< Sei > si
avvicinò al viso
di Eric, guardandolo negli occhi.
< Così >
alzò il bisturi e
lo poggiò sulla punta del suo naso.
< Serio? >. (²)
Eric lanciò un urlo
raggelante,
mentre una fitta di dolore acuto gli attraversò…
la pancia.
< Sei proprio un cacasotto,
Cartman >.
Dopo queste parole, Eric,
nonostante la vista annebbiata dalle lacrime, riuscì ad
aprire gli occhi. Non
si era neppure reso conto di averli chiusi.
< Eh? > fece, senza
capire.
Guardò quello che credeva
fosse il
suo carnefice con aria stralunata, notando che gli era scomparsa dal
volto
l’aura di follia che lo aveva reso così spaventoso
ai suoi occhi. Al suo posto
c’era, invece, l’espressione
irritata
con cui era solito guardarlo.
< Non avrai mica creduto che
volessi tagliarti la faccia per davvero, culone? >.
< Ah… No?
> fu l’unica
sciocchezza che riuscì a chiedere.
Poi, realizzò.
< O-ovvio che no! Cosa
credi?
Avevo capito subito che stavi solo scherzando! > e
cercò di sorridere, anche
se non poté evitare che una goccia di sudore gli scivolasse
giù per la
fronte.
<
Certo, come no > Kyle agitò una mano
in aria, per poi sedersi sul letto, ma senza posare il bisturi.
<
Complimenti: te la sei fatta sotto per un pizzicotto >.
< Ehi! Io non me la sono
fatta
addosso! > non letteralmente, per fortuna. < Ma si
può sapere il perché
di questa recita? Che cazzo avevi intenzione di fare? >.
< Farti prendere un bello
spavento perché te lo meriti, stronzo! E ringrazia che non
ti svuotato il
pappagallo in gola! >.
< Ma perché?
> ebbe anche
il coraggio di chiedere.
< Perché ti sei
fatto delle
grasse risate a vedermi cucito in quel modo a mangiare merda! >.
< Beh, come minimo.
Umiliarti
è ancora la cosa che più mi diverte al mondo,
anche se non ho potuto farlo di
persona >.
< Appunto. Visto che stranamente stavolta tu non hai fatto
niente, mi sono accontentato di vendicarmi un pochino e spaventarti un
po’. Non
farne un dramma, non è nulla in confronto a quello che ho
passato io! >.
Eric non rispose. Aveva capito
che, per quella volta, gli era andata veramente di lusso. Se fosse
stato appena
un po’ più coinvolto nella faccenda, forse Kyle
gli avrebbe come minimo fatto
un bel paio di cicatrici uguali alle sue.
< Come stai? Ancora
bruciacchiato? >.
Quella domanda lo colse
impreparato. Non se l’aspettava proprio e, per la
verità, rimase molto
sorpreso.
< Un po’. Sono
quasi del tutto
guarito. Per fortuna che il fulmine mi è caduto vicino, se
mi avesse preso in
pieno sarei stecchito >.
< Già. Per fortuna > Kyle
marcò le ultime due parole con tono
volutamente sarcastico, ma Eric finse di non aver sentito.
< Vedo che la tua faccia
è a
posto, anche se non parli ancora bene. E anche se la psiche ha subito
parecchi
danni evidenti >.
< Vorrei vedere te al posto
mio! La prossima volta leggerò persino gli scontrini della
spesa! >.
< Allora Butters non mi ha
detto una cazzata! Ammettilo, che è stata colpa tua! Se ogni
volta avessi letto
i termini dei contratti non saresti stato coinvolto in quel progetto! E
poi,
quella HUMANCENTiPAD faceva proprio pena. Certo, forse con un firmware(³) più avanzato il
collegamento
tra iPad e iPhone sarebbe potuto essere molto più veloce e-
>.
< Vuoi che usi il bisturi?
>.
< E sono contento che ti
abbiano liberato. Non deve essere stato piacevole >.
< Affatto >.
Per qualche secondo ci fu solo
silenzio. Poi, sospirando, Kyle si alzò e si
avvicinò alla poltrona di pelle
marrone vicino la porta, prendendo un oggetto che Eric non seppe
identificare.
Gli si illuminarono gli occhi quando vide che era un iPad.
Uno vero.
< Me… me lo stai
regalando?
>.
< Non essere stupido
>
sbottò Kyle. < Te lo sto prestando per un
po’, anche se non lo meriteresti
>.
Eric lo prese con mani tremanti,
passando delicatamente i polpastrelli sul touch-screen. Prese a
schiacciare
applicazioni a caso, notando che Kyle ne aveva sopra davvero parecchie.
C’erano
moltissimi giochi, un programma per vedere i film, due per disegnare,
uno per
leggere libri e fumetti, vocabolari, enciclopedie, persino uno per
prendere
appunti e altri che avrebbe avuto tutto il tempo per scoprire e usare.
La
commozione e la sorpresa che provava erano tali che non
riuscì a trattenersi.
< Cazzo… grazie
> gli
sfuggì, quasi non se ne rese conto.
A non sfuggirgli, però,
fu
l’espressione sinceramente scioccata di Kyle, con tanto di
bocca spalancata
(per quanto potesse).
< Ah, beh! Se sapevo che con
te bastava così poco per avere un misero
“grazie” avrei evitato un sacco di
problemi! >.
< Non correre, ebreo. Questo
non significa niente >.
< Sì, lo so. Ma
mi godo
comunque il momento >.
Per Eric quel
“grazie” non
avrebbe certo cambiato le cose. Certo che, però, per una
volta nella sua vita avrebbe
anche potuto mostrarsi un po’ più gentile, un
po’ meno egoista. Giusto per
avere la coscienza a posto, niente di che. Così, spense
l’iPad e lo posò sul
comodino, sistemandosi meglio sul letto e fissando Kyle con un
sorrisetto
stampato in faccia. Potevano anche fare due chiacchiere, in fondo, che
male
c’era?
< Che
c’è? > all’altro,
ovviamente, non sfuggì quel cambio di comportamento.
< Ora che ce l’hai tra
le mani non ti interessa più? >.
< Al contrario, devo
assolutamente convincere mia madre e farmene comprare uno. Piuttosto,
credevo
che dopo tutto questo casino ti saresti sbarazzato del tuo >.
Kyle sembrò riflettere
un attimo
sulla questione, come se non ci avesse pensato affatto ad una cosa
tanto ovvia.
< Mah, sai… A me
piace davvero
tanto. Ci faccio di tutto, persino i compiti. Mi è troppo
utile per buttarla
via così >.
< E costa un sacco di soldi
>.
< E costa un sacco di soldi
> ripeté.
Sorrisero entrambi, increduli di
quel clima affatto teso che si era instaurato tra di loro, ma molto
piacevole
e, per una volta, anche produttivo. Stavano chiaccherando.
Un’esperienza
davvero nuova, per loro.
< Ehi > Eric ruppe il
silenzio.
< Cosa? >.
< Ho pensato a cosa fare il
prossimo Halloween >.
< Sarebbe? >.
< Io mi vestirò
da Batman e tu
da Joker. Andiamo a bussare per le case e minacciamo un tuo attacco e
un mio
mancato intervento se non ci danno i dolcetti >.
< Quanto sei stupido.
Halloween è fra sei mesi >.
< Sì, ma la tua
entrata in
scena prima mi ha dato l’illuminazione. Odio dovertelo dire,
ma sei stato
proprio convincente. Nolan (⁴) dovrebbe prendere te, per il suo
prossimo film >.
Eric era sincero. Talmente
sincero che non proferì parola fino a quando Kyle non lo
capì e non si decise a
rispondere. Lo vide sorridere pian piano, a causa delle croste che
rendevano
davvero difficile quella operazione, e il risultato finale fu un
prefetto
prototipo di Joker. Si stupì non poco nel constatare che la
cosa gli faceva
davvero piacere.
< Sì >
mormorò Kyle con
voce bassa, sottolineando un leggero imbarazzo. Evidentemente, anche
lui era
rimasto spiazzato da quella nuova situazione. Sapevano entrambi che non
sarebbe
durata a lungo, ma era meglio approfittare. Chissà, magari
finivano con lo
scoprire che, con uno sforzo davvero minimo, sarebbero anche potuti
diventare
buoni amici.
< Però vedi di
metterti a
dieta da domani, ciccione, o ci riderà dietro tutta South
Park! >.
< E tu vedi di non fare
troppo
l’ebreo con l’iPad! Devi lasciarmelo almeno per tre
mesi! >.
Sì, beh. Forse.
_______________________________________
Note
(¹):
nell’episodio è stato detto che Kyle pesa 83
libbre, cioè 37, 65 kg. Tuttavia,
poiché un bimbo di nove anni e pieno di malattie, tra cui il
diabete che
richiede una dieta particolare, non penso che possa avere un peso
così
consistente, mi sono permessa di renderlo un tantino di più
come lo immagino
io, cioè piuttosto magrolino.
(²):
“Perché sei così serio?”
è la frase ricorrente di Joker in “The Dark
Knight”.
(³): codice che migliora il sistema
operativo dei prodotti come iPhone, iTouch e iPad. Di solito, quando
viene aggiornato
e, dunque, migliorato, velocizza l’apparecchio (es: le pagine
web caricano più
in fretta).
(⁴): Christopher Nolan. È
il
regista di “The Dark Knight”
Note
dell’autrice
Credo
proprio che debba spendere due paroline per spiegare un po’
il perché
di questa one-shot.
A me
“HUMANCENTiPAD” è piaciuto,
sì, e per due cose in particolare: la
decisione di Liane di usare, per una volta, il pugno di ferro con Eric
e i
capricci di quest’ultimo. Ho scoperto che vederlo
piagnucolare e, alla fine,
bruciacchiato su un letto d’ospedale mi provoca deliri di
pucciosità e voglia
di stritolarlo di abbracci, anche se avrei agito proprio come Liane.
Con
questa storiella, quindi, ho voluto portare Liane ad un livello
più
avanzato (tipo Super Sayan XD) e farle dare una bella sberla ad Eric,
che se la
meritava pure; ho voluto dare a suo figlio un’altra
lezioncina, che non guasta;
ho voluto far sì che Kyle si prendesse una piccola,
giustissima vendetta, anche
se, come ho scritto e come penso che a nessuno sia sfuggito, stavolta
Eric non
gli ha fatto niente, in realtà XD
Inserire
a quel modo Joker di “The Dark Knight” (quindi,
quello
interpretato da Ledger, che si discosta dal personaggio
originale)… non so come
diavolo mi sia venuto in mente. Mi sono immaginata Kyle così
emaciato e
debilitato da subito, quindi l’associazione di idee
è stata piuttosto veloce.
Ho
scritto, come avrete notato se state leggendo qui, che il fulmine non
ha
preso Eric. Lo so che nella puntata lo centra in pieno, con tanto di
visione
del suo apparato scheletrico (lol XD), ma dubito che nella vita reale
sarebbe
sopravvissuto o, nel caso in cui lo fosse stato, sarebbe stato tenuto
sveglio e
non in coma farmacologico, con più antidolorifici in circolo
che sangue, quindi
perdonatemi.
…
Però
ho lasciato che fosse successa davvero una cosa assurda come
l’esperimento di Jobs, senza contare la ricostruzione lampo
delle labbra di
Kyle.
Perdonatemi
doppiamente, ho cercato di dare alla storia una parvenza di
normalità e, al tempo stesso, l’ho lasciate
immersa nel suo spirito
Southparkiano, che confusione XD
Credo
che questo sia tutto. Un grazie a chi legge e a chi mi
lascerà un
commentino :)
WindGoddess