Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Syriael    08/05/2011    5 recensioni
Un Draco che scoprirà e proverà a tenere a freno i suoi sentimenti verso la persona più improbabile, per non ferire la propria migliore amica.
Un Harry che invece dovrà fare i conti con la consapevolezza di non essere quello che aveva sempre pensato, provando stupidamente a resistere alla propria vera natura, ma che alla fine scoprirà che non può fare altro se non arrendersi dolcemente.
Questi gli elementi principali della mia primissima storia, ambientata in un ipotetico settimo anno. Voldemort ci fa ciao-ciao con la manina dall’oltretomba dove fa comunella con Ade (il suo gemello, quello di Hercules, per intenderci).
Ho messo AU perché Silente, Sirius e compagnia cantante sono vivi (perché, parliamoci chiaro, non ho mai digerito il contrario.)
Edit 29/06,
al
"capitolo" 5:
Se seguite la storia, per favore, leggete. Sy.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Pansy Parkinson, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ahhh e questo fine settimana sembrava non arrivare mai **

E maledetti professori-senza-straccio-di-vita-sociale che mettono le prove di sabato ==

 

 

Sweet Surrender - Capitolo 4

 

 

A Draco Malfoy non piaceva Harry Potter.

Questa era la cosa principale cui era venuto a capo dopo aver passato un’intera notte a pensare, senza lontanamente avere la minima possibilità di chiudere un occhio.

No, no; e assolutamente no.

E poi, a nessun Malfoy piace qualcuno. Al massimo possono concedere parte del loro dotto e superiore interesse verso qualcuno che li adora e che ne merita l’immenso onore. E soprattutto, non agli Harry Potter. Non a un Harry Potter qualunque, che ti sorride con degli occhi che hanno un tale calore che tu non hai visto nemmeno in quelli di tua madre, come se non aveste passato sei anni ad odiarvi. Ok, tecnicamente, doveva ammettere che era stato maggiormente Draco stesso la causa del loro odio.

Dettagli, che non distolgono dal punto principale.

Era semplicemente l’avvolgente, sconosciuta novità di non vedersi rivolgere il solito sguardo di odio e di scherno, quello sguardo che non importava dove ti trovassi, la gente ti rivolgeva sempre. Perché eri un Mangiamorte, figlio di Mangiamorte. Poco importava quella che davvero era stata la tua volontà, eri e saresti sempre stato questo.

E quello stupido di Potter, con la sua stupida anima da Salvatore del Mondo Magico, ma soprattutto di Grifondoro del Cazzo, senza una parola, aveva fatto a capire a tutti voi con lo stesso destino che non era finita, che c’era ancora una speranza. E quella speranza c’era stata, con la fine della guerra.

Quella stessa speranza che Draco Malfoy aveva visto nel suo sorriso; una speranza piena di promesse e di vita.

In sintesi… Beh Grazie, Grifondoro dei miei stivali di pelle di drago, ma oltre questo non aveva più niente da dirgli.

 

***

 

Harry si svegliò poche ore dopo, mentre il sole cominciava lentamente a fare capolino all’orizzonte, arrivando a lui attraverso gli alberi che avevano vegliato il suo sonno, ma più che altro disturbato da uno strano fruscio, più o meno vicino, come di scalpiccio sull’erba. Strizzò gli occhi, abituandosi quasi subito alla luce fioca dell’alba, aiutato dal fatto che non tutta la luce del sole lo raggiungeva, lì in quella radura. Provò a muovere una gamba, ma evidentemente non fu la cosa più giusta da fare, a giudicare dal dolore che ne era subito scaturito, e che così com’era arrivato aveva dissipato gli ultimi strascichi di sonno.

Gli doleva ogni parte del corpo, a causa della posizione in cui aveva dormito, ma soprattutto del luogo. Gran bel posto per passare la notte, si disse. La sua mente era troppo occupata a cercare il modo migliore per non sentirsi un puntaspilli, che notò appena che non aveva freddo – o almeno, non quanto avrebbe dovuto dopo una notte passata nella Foresta.

La Foresta.

Mentre cercava di muoversi il più lentamente possibile per mandare via il dolore, sembrò rendersi davvero conto di dove si trovava. Aveva bisogno dei suoi occhiali; dove diamine erano?

Non ricordava perché era lì, né quando o perché aveva avuto la felice idea di addormentarsi, né perché – Ah, eccoli! Benedetti occhiali! - … Né perché il suo mantello lo coprisse così bene. Ecco perché non sentiva poi così tanto freddo.

Si alzò finalmente in piedi, spostando di lato il mantello con la fronte corrugata in un’espressione perplessa e cercando di continuare a rilassare alcuni muscoli, tra cui soprattutto quelli del collo, ruotandolo lentamente prima a destra, poi di nuovo a sinistra.

Ma certo! Si trovava lì per la punizione di Hagrid, e doveva essersi addormentato dopo che, sfinito, si era steso per terra assieme a…

Malfoy!

Di lui non c’era traccia, constatò guardandosi attorno nella piccola radura. Che bastardo! Se n’era andato a dormire nel suo comodo letto, lasciandolo da solo nella Foresta! Quello che proprio non ricordava era di essersi coperto con il mantello… Bah, probabilmente aveva avuto freddo e l’aveva fatto, e adesso non se lo ricordava neanche.

Si tastò freneticamente le tasche, preso da un’agghiacciante idea - no, per fortuna la bacchetta era al suo solito posto.

Quel furetto da strapazzo aveva deciso di giocargli un brutto tiro, lasciandolo lì per tutta la notte? Bene, ma non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione.

Avrebbe mai potuto aspettarsi il contrario?

E intenzionato a farsi una lunghissima doccia prima di scendere a colazione si avviò deciso verso il castello, mentre proprio in quel momento, un bolide biondo vi entrava trafelato.

 

***

 

I tavoli delle quattro Case erano quasi vuoti, quando Harry scese a fare colazione. In effetti era presto, molto prima dell’orario in cui di solito si presentava le altre mattine, il più delle volte riuscendo solo ad afferrare qualche boccone prima che incominciassero le lezioni. Ma si era reso conto che provare a chiudere gli occhi per un’altra mezz’ora non sarebbe servito a niente, così aveva fatto direttamente una lunga doccia, decidendo di scendere subito nella Sala Grande.

C’era qualcosa… Qualcosa che non andava. Una sensazione all’altezza di un punto imprecisato tra lo stomaco e un po’ più su, che non voleva andarsene. E per quanto si sforzasse di analizzarla, mentre faceva colazione come probabilmente non aveva mai fatto prima e i tavoli si riempivano rapidamente, non riusciva a capirla.

Salutò distrattamente Hermione che arrivava, immersa in uno dei suoi adorati libri che dall’aspetto pesavano più di lei stessa, e Ron, pieno di domande su quella notte, visto che quando Harry era rientrato lui stava ancora dormendo. Russando, per la precisione. E rumorosamente anche.

Si riscosse effettivamente solo quando Pansy entrò nella Sala Grande, avvicinandosi al tavolo di Grifondoro, chinandosi per dargli un piccolo bacio sulla guancia, con sommo orrore di Ron, malcelato da un’enorme scodella di Merlino-Solo-Sapeva-Cosa.

Con una mezza risata Harry si voltò verso la sua ragazza. «Buongiorno» soffiò, prima di alzarsi, uscendo dalla panca dov’era seduto, per posarle un dolce bacio sulle labbra passandole le braccia intorno alla vita sottile.

«Dovresti passare la notte fuori più spesso, Potter, se questo è l’effetto.» rise Pansy con un sopracciglio alzato.

Bah, evidentemente quella sensazione sarebbe sparita, gli bastava stare con la sua ragazza. Si, sicuramente era perché voleva lei.

«Non ti ci abituare.» Oh, magari poteva abituarsi eccome. «A proposito di questa notte!» aggiunse Harry ricordandosi «Il tuo carissimo migliore amico se n’è andato senza degnarsi neanche di svegliarmi!»

La ragazza, per tutta risposta, sbuffò. «Dai non ricominciare di nuovo!» poi parve accorgersi di una cosa «Sei sicuro, Harry? Perché nemmeno Draco stanot— Oh, guarda, è lui!» esclamò, vedendo il biondo in questione che entrava attraverso il grande portone in legno, sbracciandosi per attirarne l’attenzione, facendo voltare più di qualche testa, «Draco! Draco!», mentre anche Harry, ancora abbracciato a lei, si voltava nella sua direzione.

Draco si guardò lentamente intorno, per non procurarsi altro inutile dolore. Oh no, non per capire chi l’avesse chiamato – la voce di Pansy era parecchio riconoscibile -, più che altro per capire da dove venisse la sua voce, visto che sicuramente non era il tavolo Serpeverde dal momento che lo stava guardando talmente intensamente per non vedere nient’altro intorno a lui. Speranza vana.

Quando si accorse dello spettacolo che gli si parava non molto lontano da dove si trovava, di scattò riportò gli occhi verso la sua casata, cercando di fare almeno un sorriso di saluto, prima di dirigersi a passo di marcia verso quello che ormai era il suo posto. Ma tutto quello che tentò di fare fu mascherato da una smorfia di dolore, causato dal brusco movimento che gli era malauguratamente venuto in mente di fare.

Guarda se non è sempre colpa sua.

Chiariamo una cosa, non perché Potter aveva qualche influenza su di lui; semplicemente era una precauzione. Si, una precauzione per evitare altri spiacevoli… Inconvenienti.

Dal canto loro, Harry e Pansy si guardarono perplessi. Ogni intenzione del Prescelto di dirgliene quattro per averlo lasciato lì era svanita nel momento in cui si era reso conto della difficoltà dei movimenti di Draco, come se avesse passato la notte in una posizione ancora più scomoda della sua. Ah! Probabilmente era caduto dal letto o qualcosa di simile! Beh, ben gli stava!

«Um, forse è meglio che io vada a vedere cosa succede.» disse Pansy sciogliendosi dall’abbraccio e dando un ultimo bacio al suo ragazzo, prima che questi con un sorriso d’assenso si voltasse di nuovo verso la sua tavola, accorgendosi solo in quel momento che non erano stati gli unici spettatori di quello che era successo. Metà Sala bisbigliava guardando alternativamente lui e il tavolo Serpeverde.

La bruna Serpeverde raggiunse in fretta il suo migliore amico, il quale la accolse con un gemito a metà tra il dolore provocato dai movimenti e l’angoscia per quello che sicuramente Pansy aveva in mente per lui. Così decise per un blocco in anticipo.

«No.» sibilò solamente.

«Ma io non ho dett—»

«Fa lo stesso. No, Pansy.»

«Oh e va bene!» capitolò la ragazza, accavallando le gambe. Che razza di umore da principessa! «Buongiorno anche a te, caro il mio migliore-amico-che-non-si-degna-di-dirmi-niente. Ho passato una notte tranquilla, grazie per l’interesse.» disse con una voce che più finta proprio non si poteva.

«Beata te.» borbottò Draco fra i denti, per poi bloccare sul nascere la ragazza che gli sedeva di fronte, nel momento in cui stava aprendo la bocca per parlare: «Ho detto: Niente. Domande.» e ritenendosi abbastanza soddisfatto quando lei mise il broncio, incrociando le braccia e lasciandolo libero di terminare la colazione nel più assoluto silenzio nonostante i tentativi dei due nuovi arrivati, Zabini e Nott, di intavolare una qualche conversazione.

Dieci minuti più tardi la Sala Grande cominciò a svuotarsi, ma quella mattina sembrava proprio che nulla volesse andare secondo i piani di Draco.

Con un «Vi raggiungo subito!» all’indirizzo dei suoi inseparabili amici, Harry Potter aveva deciso di dirigersi verso i Serpeverde, con l’intenzione di passare qualche minuto con la sua ragazza, prima dell’inizio delle lezioni. Magari non davanti a tutti.

Arrivato a destinazione, mise una mano sulla spalla di Pansy, che gli rivolse una sguardo sorridente. «Finito? Ti accompagno.» Poi, come accorgendosi solo in quel momento di Malfoy, che appena sentita quella dannata voce aveva alzato la testa di scatto – non senza altro dolore – gli rivolse un cenno con la testa. «Tutto bene, Malfoy?» disse, più per far piacere alla sua ragazza, ma senza riuscire a nascondere un certo sarcasmo nella sua voce.

Pansy, che visto l’umore di Draco e l’implicazione nel tono di Harry, si stava preparando ad un altro scoppio, rimase completamente sorpresa, e più che perplessa, quando il Serpeverde non fece altro che biascicare un si, munito di qualche altra scusa su un’improbabile caduta, prendendo alla svelta la sua borsa e scappando letteralmente via, come inseguito da un Ippogrifo, senza neanche degnarsi di pulire le labbra. Che, da un Malfoy, era davvero preoccupante.

 

***

 

Dopo un’intera settimana, questa era l’unica idea che le era venuta in mente: «Harry, devi parlare con Draco.»

«Cosa?!» di richieste strane ne aveva ricevute, anche da Pansy, ma perché mai lui doveva parlare con Malfoy, quando lei era la sua migliore amica?? No, per quanto si sforzasse, proprio non riusciva. Specialmente dopo che in quella settimana Malfoy sembrava essersi finalmente deciso a lasciarlo in pace.

A proposito, da quanto tempo era che non vedeva Malfoy?

«Oh andiamo, non fare quella faccia!» Ma io solo questa, ho. «Per favore…»

«Ma… Perché?» perché non poteva farlo lei? E poi perché avrebbe dovuto parlargli?

«Perché io non so più come fare.» Harry la guardò perplesso. Già, in teora era la sua migliore amica, eppure era una settimana che a malapena si scambiavano il buongiorno, per non parlare della buonanotte. Appena lei cercava di sedersi vicino a lui, parlare, fare qualunque cosa per cercare di capirci qualcosa, Malfoy non cercava nemmeno qualche scusa, si rifugiava direttamente dietro torri fatte di pergamene e libri. Sembrava una succursale della Granger! «Con me non vuole parlare.» aggiunse, come se avesse spiegato tutto.

«E, tesoro, perché, di grazia, pensi che dovrebbe parlare con me?»

«Diamine, Potter!» Uh-oh. «Ma non vedi che quando ci sei tu almeno reagisce?» Ecco, non è che volatilizzarsi era proprio una degna reazione, ma tant’è, «Quando tu chiedi qualcosa – come se quegli sputi possano considerarsi “chiedere” – almeno lui prova a borbottare delle scuse. Altamente improbabili, certo, ma pur sempre ti rivolge la parola!» Dovette fare un lungo respiro per calmarsi. «Potrebbe essere che sia arrabbiato con me, anche se non riesco a capire perché, oppure semplicemente che ti odia talmente tanto da non volersi mostrare così debole, come sembra in questi giorni…»

In effetti era così, anche se Harry non ci aveva trovato niente di strano, visti i loro trascorsi; a parte, poi, il fatto che erano circa tre giorni che non lo vedeva proprio. «Wow. Bello.» rispose comunque, con un’aria che voleva dire Grazie Tante.

«Allora? Gli parlerai?» tentò di nuovo Pansy, ignorandolo. «Ho provato già con Blaise e con Theo, ma nessuno di loro è riuscito a fargli spiccicare una parola.»

Alla fine, Harry capitolò. Poteva mai resistere a quella tristezza negli occhi della sua ragazza? Così si rassegnò a parlare a Malfoy, sebbene senza sapere esattamente cosa dirgli, e cominciò a cercarlo nel castello. Al diavolo, prima ci parlava, meglio era.

Lo trovò a pomeriggio inoltrato, quando il sole stava quasi per tramontare, nei pressi del Lago Nero. Harry lo raggiunse lentamente, e cercando di fare il minor rumore possibile. Sembrava intento a fissare qualcosa che solo lui vedeva sulle leggere increspature del lago, seduto su una grossa pietra a riva. Aveva in mano una piuma e una pergamena, ma sembrava stessero lì più per bellezza, che per la loro effettiva funzione. Harry non gli aveva mai visto quello sguardo.

«Malfoy?» lo chiamò piano.

Draco sussultò, girandosi di scatto nella direzione da cui proveniva la voce. L’ultima persona che voleva incontrare era a meno di cinque metri da lui. Harry lo vide stringere un paio di volte gli occhi, come per capire se fosse veramente lì.

«Cosa vuoi, Potter?» farfugliò raccattando le poche cose che aveva con sé «Me ne sto andando, rimani pure.»

«Devo parlarti.» la semplicità con cui gli uscirono quelle parole lo sconvolse. Per la seconda volta in un minuto – Harry non capiva perché – Draco sussultò, irrigidendo leggermente le spalle, smettendo di mettere le sue cose alla rinfusa nella borsa, ma rifiutandosi di guardare l’altro negli occhi. «Me l’ha chiesto Pansy.»

Il Serpeverde sbuffò. «Dimmi cosa vuoi e basta.»

«È preoccupata, dice che ormai quasi non vi parlate più. Pensa che tu sia arrabbiato con lei.» beh, era più facile del previsto. Se Malfoy si fosse deciso a guardarlo probabilmente sarebbe andata ancora meglio.

«Stronzate. Non ce l’ho con lei. Abbiamo finito?» Sembrava… Nervoso. E sicuramente desideroso di andare via.

Harry non si arrese, «Malfoy… Va tutto bene?», ma tutto sembrò uscire con meno durezza, meno indifferenza di quanto avesse voluto. In un certo senso era strano vedere Malfoy così, dopo tutti gli anni che aveva passato a tormentarlo, adesso a malapena gli rivolgeva la parola. Doveva ammettere che in fondo – molto, molto, molto in fondo – litigare con Malfoy era in qualche modo… Divertente. Lo faceva sentire vivo.

I pensieri di Draco, invece, erano di tutt’altra pasta. Ma che diamine, dopo tutto quello che aveva fatto per evitare quei, quella settimana, lui gli si presentava davanti e gli chiedeva se c’era qualcosa che non andava. Si che c’era qualcosa che non andava! Draco non andava!

E poi… Maledetto, Maledettissimo Merlino.

Quel tono. Di nuovo quel cazzo di tono. Di nuovo quella merda fottuta di tono.

Non c’era niente da fare, era fregato. Per la prima volta, si guardarono brevemente negli occhi, prima che Draco distogliesse di nuovo lo sguardo verso qualcosa di più interessante sulla riva del lago. Di colpo gli si sciolsero tutti i muscoli, e si lasciò scambiare un sospiro che – pensò Harry – sembrava quasi un singhiozzo.

«Potter, per favore… Non c’è niente che non va, ok? Sono solo… Ho solo bisogno di tempo.»

«Tempo? Per cosa?»

Già, per cosa? Cosa avrebbe dovuto dire ora, esattamente?

«Niente. Ho… Solo bisogno di bere qualcosa.» Oh si, ne aveva maledettamente bisogno. Prese la borsa che aveva abbandonato per terra, caricandosela in spalla, e si voltò senza una parola.

«Malfoy aspetta! Dove—»

«Non sono affari tuoi, Potter. E adesso, potresti almeno lasciarmi in pace?» e lo disse con un tono talmente stanco, così rassegnato, che a Harry non rimase che guardarlo incamminarsi sul sentiero di ghiaia, chiedendo alla sua schiena ondeggiante perché sembrasse così giu.

 

***

 

Harry non sapeva per quanto tempo era rimasto lì, semplicemente seduto sulla grossa pietra dove prima era stato Draco. Non sapeva neanche lui cosa stava facendo, o perché non se ne andava. Ormai il sole era completamente tramontato da un po’, per lasciare spazio all’oscurità, ancora più opprimente lontano dal calore familiare delle luci di Hogwarts. Ma lui sembrava non farci caso.

Si riscosse solo nel momento in cui il suo stomaco cominciò ad esprimere il proprio disappunto per non essere considerato. Doveva essere ora di cena.

Così Harry si decise ad alzarsi e ad incamminarsi verso il castello, sperando che non fosse troppo tardi per mangiare qualcosa, non prima di un’ultima occhiata al nero del Lago, quasi indistinguibile dal nero della notte. Senza sapere cosa stava cercando, probabilmente solo quello che Draco sembrava aver visto quel pomeriggio.

Nella Sala Grande erano poche le persone che ancora si erano trattenute, anche se la maggior parte aveva già finito di mangiare. Tra coloro che ancora cercavano di ficcare chissà quali quantità di cibo nel loro stomaco, Ron. Harry lo salutò con un gesto della mano, prima di sedersi affianco a lui.

«Ofe fei fdado?» lo accolse calorosamente il suo migliore amico. Ad un’occhiata stralunata di Harry, Ron ingoiò quello che sembrava essere un boccone particolarmente difficile, prima di ripetere: «Dove sei stato, Harry?! È tutto il pomeriggio che ti cerchiamo! Hermione era preoccupata.» terminò a stento, prima di gettarsi nuovamente a capofitto sul suo piatto.

Già, forse era meglio quando aveva la bocca occupata.

«Ero… Al Lago. Pansy mi ha chiesto un favore.» preferì omettere che il favore in questione era parlare con Malfoy, e che aveva passato tutta la restante parte del pomeriggio a pensare a Malfoy.

Ugh, aveva pensato a Malfoy? Il solo pensarlo lo faceva sudare freddo.

Ron sembrò accontentarsi di questo, il che diede ad Harry la possibilità di mangiare qualcosa, prima che tutto sparisse magicamente dal tavolo.

«Ehi Ron, hai visto Pansy?» i due Grifondoro si stavano adesso dirigendo verso la loro Torre, per far sapere ad Hermione che no, Harry non si era cacciato in qualche altro guaio che riguardasse Arti Oscure & Affini.

Ron fece prima una smorfia, a precisare il fatto che quella situazione ancora non gli andava del tutto giù. «No, mi dispiace, se non sbaglio non è scesa per cena, altrimenti sarebbe venuta a chiederci dov’eri.» Ad un’occhiata interrogativa del moro, poi aggiunse «Non so perché, ma non c’erano neanche Zabini e Malfoy, mentre Nott è sceso un attimo, ha dato un’occhiata al loro tavolo ed è subito scappato via.»

C’era qualcosa che non andava, e se Pansy c’entrava qualcosa, allora era meglio andare a cercarla.

«Ok, allora io vado a vedere che succede, tu dici a Hermione di non preoccuparsi.» disse facendo con la mano un movimento a mo’ di saluto, mentre si allontanava a grandi falcate verso i sotterranei.

«Sicuro, amico!» Dannato spirito Grifondoro, dannati Serpeverde, e dannato Harry Potter con la sua anima da Salvatore del Mondo Magico e di Chiunque si Trovasse in Pericolo o Simili. Il che, detto da un Grifondoro, in più migliore amico del suddetto Salvatore, era parecchio preoccupante.

Harry corse fino ai sotterranei, fino al ritratto che introduceva nella Sala Comune Serpeverde, ma dovette attendere un po’ prima che uno di loro arrivasse, entrandovi poi nonostante le occhiatacce del Serpeverde in questione. Non fece caso al vociare che si spense di colpo quando lui entrò – anche perché dopo pochi secondi, abituati com’erano ormai a vedere Potter entrare con disinvoltura nella loro Sala Comune, ripresero subito a chiacchierare fra loro – e trovò Pansy seduta nervosamente in una delle scure poltrone davanti al camino spento. Poteva benissimo dedurlo dalla sua gamba sinistra, che andava su e giù ad una velocità impressionante.

Che depressione, quella Sala.

Le si avvicinò rapidamente, attirando la sua attenzione con una mano sulla spalla. Appena lo vide, la ragazza si bloccò, per poi abbracciarlo con slancio. Avrebbe voluto anche raccontarle della sua chiacchierata con Malfoy, ma lei non gli diede tempo.

«Oh Harry, sei qui. Sapevo che saresti venuto. Ti prego, vallo a cercare!»

Eh? Chi? Cosa? «Pansy, calmati. Spiegami.» le disse semplicemente, mentre lasciava scorrere le mani sulla sua schiena, nella speranza di calmarla almeno un po’.

«Draco non è tornato, è tutto il pomeriggio che lo cerchiamo, e fra poco c’è il coprifuoco!»

«Dai, probabilmente sarà da qualche parte nel castello, l’hai detto tu che è strano in questi giorni.»

«Harry» si spazientì lei «l’abbiamo cercato ovunque, ti dico, e inoltre non ha neanche con sé la sua bacchetta!» Uh, ecco perché era così preoccupata. Magari l’aveva semplicemente lasciata lì mentre…

Ho… Solo bisogno di bere qualcosa. Non sono affari tuoi, Potter.

Con un sospiro rassegnato, Harry chiese «Ok, Pansy, dov’è che di solito andate per bere qualcosa?»

«Ti sembra il momento quest—»

«Fidati, ok?» le disse con un sorriso rassicurante «Ora vado a cercarlo, vedrai che non è successo niente.»

«Vengo anch’io.»

Harry si voltò verso la fonte di quella voce. Theodore Nott era appena entrato dal ritratto, scarmigliato e ansante, attirando l’attenzione di più di una persona.

«Non ce n’è bisogno. Vado da solo.»

«Niente da fare. Sei da dov’è lui, io devo venire.»

Harry sbuffò a metà tra l’esasperato e l’arrabbiato. Chi diamine credeva di essere? Poteva benissimo pensarci Harry da solo senza avere altri ingombri. Per fortuna Pansy venne in suo aiuto, dicendo a Nott di andare a cercare Zabini per dirgli di tornare, che ci avrebbe pensato Harry. Il Serpeverde se ne andò rosso di rabbia, ma non si diceva mai di no ad una Pansy sull’orlo di una crisi nervosa.

 

***

 

Avvolto nel suo amatissimo Mantello dell’Invisibilità e una volta uscito dai cancelli di Hogwarts, Harry si smaterializzò. Diretto ad Hogsmeade.

Non c’era stato tempo, se non volevano finire nei guai più di quanto già non fossero. Aveva detto alla sua ragazza di mandare un gufo ad Hagrid: la loro sola speranza era il suo aiuto, una volta tornati al castello. Altrimenti sarebbero stati costretti a rimanere fuori tutta la notte.

Una volta arrivato al paese, si diresse velocemente verso I Tre Manici Di Scopa, cercando di non urtare la folla presente visto che era ancora invisibile grazie al mantello.

Dopo una breve occhiata all’interno del locale, si rese conto che Malfoy non si trovava lì. L’ansia cominciò inspiegabilmente a farsi sentire lì, proprio in quel punto tra lo stomaco e il cuore con cui aveva tanto familiarizzato in quelle poche settimane. Decise di fare un giro intorno a quei tanto vicoletti che circondavano il locale, nella speranza di trovarlo lì.

Poi, delle voci.

«Suuu, non fare lo schizzinoso, principino!» in una delle stradine adiacenti, c’erano tre persone; tutte evidentemente più che un po’ brille, a giudicare da come si reggevano in piedi e le loro voci.

«Si, non sembravi così timido, prima!»

Ed Harry lo vide. Draco Malfoy appoggiato ad uno dei due ragazzi che erano con lui, che ridacchiava piano. Non poteva vederli bene a causa della poca luce, ma giudicò che dovevano essere più grandi di lui. L’ansia si sciolse, per lasciare il posto a qualcos’altro.

Stupido di un Serpeverde! loro si preoccupavano per lui, e lui cosa faceva? Se la spassava! Con due che aveva raccattato chissà dove!

Bene, non c’era da aspettarsi niente di diverso da quello lì. E dire che aveva anche passato tutto il pomeriggio a pensarci, turbato da qualcosa a cui nemmeno lui sapeva dare un nome. Ad essere sinceri, c’erano diverse cose che non sapeva nominare, negli ultimi tempi.

Perso nei suoi pensieri non aveva seguito cosa si erano detti quei tre, e arrabbiato più con sé stesso che con Malfoy – che continuava a ridere nervosamente - decise di lasciare il Serpeverde a ciò che evidentemente aveva cercato… Yewh.

Sempre protetto dal suo mantello si voltò, deciso a lasciarsi dietro tutto quello. Avrebbe inventato qualche scusa per Pansy, o magari le avrebbe detto la verità, così lei avrebbe capito che razza di amico si ritrovava.

Purtroppo però sembrava che Merlino avesse altri piani per lui. Proprio mentre stava estraendo la bacchetta per smaterializzarsi nei pressi dei cancelli di Hogwarts, registrò con la coda dell’occhio quello che stava succedendo, bloccandosi di colpo.

Uno dei due ragazzi stava trattenendo Malfoy per le braccia, rendendogli impossibile ogni movimento. Non che ne avesse avuto la forza; sembrava parecchio ubriaco, pensò Harry. Il mantello scivolò via, rendendolo visibile, ma nessuno se ne accorse. Probabilmente nemmeno Harry stesso.

«Non ha nemmeno la bacchetta, il biondino…» disse quello con le mani libere, il più grosso, la voce strascicata di un ubriaco «Non lo sai che non è prudente, per una principessina come te?» terminò avvicinandosi sempre di più a Malfoy, fino a soffiargli sul viso. Draco fece una smorfia, cercando di voltare la faccia, evidentemente per la troppa puzza.

poi, quando iniziò a divincolarsi dalla stretta, l’espressione quasi sofferente, l’armadio gli mise una sudicia mano sulla patta dei pantaloni, e contemporaneamente avvicinandosi ancora di più per annullare il poco spazio che lo separava dalla bocca di Malfoy.

Ma non ci arrivò mai.

Harry non sapeva perché, o come. Un attimo prima gli occhi di Malfoy era fissi nei suoi, inaspettatamente lucidi e quasi disperati; la rabbia si dissolse all’improvviso. Tutto quello che sentì fu un’incredibile energia, un’aura di Magia tutt’intorno a lui.

Un attimo dopo aveva Malfoy avvolto dal Mantello, rannicchiato tra le sue braccia, mentre si Smaterializzava verso Hogwarts.

 

***

 

I minuti che seguirono furono confusi. Mentre ancora si calmava, Harry ricordava solamente di aver mandato il suo Patronus ad Hagrid, e dopo un po’ già si dirigeva verso la Sala Comune dei Serpeverde, faticando per tenere entrambi coperti dal Mantello.

Draco era mezzo addormentato, si lamentava per le continue scosse. Poi ad un certo punto aveva posato una guancia sulla spalla sinistra di Harry, e subito si era calmato all’improvviso. Harry non lo guardò, non posò mai lo sguardo su di lui, sentiva solamente il bisogno di portare Draco al sicuro e andare a calmarsi da qualche parte.

L’ultima volta che quella cosa era successa… Lui era stato faccia a faccia con la Morte. Faccia a faccia con Voldemort. L’ultima volta che quella cosa era successa, erano morte persone.

Arrivato ai sotterranei non ci fu bisogno di fare qualcosa: Pansy aveva prevedibilmente lasciato il ritratto socchiuso. Entrando, la trovò che sonnecchiava sempre sulla stessa poltrona, ma appena sentì quei rumori scattò subito in piedi, come scottata, sollevata e allo stesso tempo preoccupata dalla vista di Draco, e di Harry in quello stato.

Ma il Grifondoro non disse nulla, si limitò ad appoggiare cautamente Malfoy sul grande divano della Sala, biascicando delle scuse a Pansy sul fatto che era stanco e voleva andare a dormire, promettendole che si sarebbero visti la mattina dopo, e senza neanche darle delle spiegazioni sul perché Draco fosse ubriaco – poteva sentirlo dalla puzza – e perché si agitasse così tanto. Dopodiché corse letteralmente fuori, in direzione del proprio dormitorio, affidato nuovamente alle cure del suo fidato Mantello.

Nella Sala Comune, Pansy rimase per diversi minuti a guardare Malfoy agitarsi come in preda ad un incubo, prima di accovacciarsi ai piedi del divano.

«Shhh… Va tutto bene, Draco. Ora sei al sicuro.» continuava a ripetere, accarezzandogli dolcemente la guancia non poggiata sul sedile del divano, mentre con l’altra mano cercava di togliere dal suo viso le ciocche che gli scivolavano continuamente davanti ad ogni movimento più accennato. «Perché

Aveva bisogno di dormire anche lei; era stanca, dopo tutto quel pomeriggio. Aveva convinto Blaise e Theo a tornare nel loro dormitorio, ma lei aveva preferito aspettare i due lì. Si alzò, prese dalla poltrona che prima aveva occupato lei stessa la pesante coperta con cui aveva cercato di tenersi calda, adagiandola su Draco in modo che non sentisse freddo durante la notte. Il Serpeverde sembrò calmarsi, lasciandosi andare ad un sospiro spezzato. Pansy fece per andarsene, dirigendosi verso le scale che portavano ai dormitori femminili.

«Grazie…» mormorò Draco nel suo sonno, talmente piano che la ragazza non ne fu tanto sicura, voltandosi per rispondergli.

«Non c’è neanche bisogno di dirlo, tesoro…»

«Ha… Y…»

 

***

 

Quando la mattina dopo, in preda ad un forte mal di testa, si svegliò nella Sala Comune, non ricordava distintamente cosa fosse accaduto la sera prima.

E dopo che una lunga, lunghissima doccia – aiutata da una utilissima pozione Post-Sbronza -, lo aiutò quasi completamente a dissolvere la nebbia sugli eventi, l’unica cosa di cui fu sicuro era proprio quella che aveva negato con tutta l’anima proprio una settimana prima.

A Draco Malfoy piaceva fottutamente Harry Potter.

 

 

 

 

Syriael’s Minutes

1.        Alor, che mi dite, mie balde giuovincelle? ** Lo so, probabilmente penserete che il finale me lo potevo risparmiare; solo che in questa storia me lo immagino un Draco talmente perso da mormorare quello [Oh, si, sono partita per la tangente]. E la frase finale era per richiamare quella iniziale. Siamo proprio passati da un estremo all’altro ;]

 

2.        Non vi preoccupate, non vi tedio oltre. Voglio solo ringraziare di tutto cuore, visto che la volta scorsa l’ho dimenticato *sbatte la testa contro il muro* tutte/i voi che leggete, che seguite, che preferite, che ricordate e che commentate çç [Spero di non capirmi da sola!] Mi commuovo. No, non scherzo.

 

3.        Semplicemente, un bacio ad OGNUNO/A di voi. Grazie per essere qui.

 

 

Syriael.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Syriael