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Autore: DarkPenn    13/02/2006    1 recensioni
Il ritorno di un vecchio amico cambia il mondo della Principessa di Seillune. Ma nonostante i suoi doveri di corte, il suo cuore è ancora lontano dalla città, perso in lande distanti, dove erra una chimera... - Presenza di un Personaggio Originale - Pairing supportati: Gourry/Lina, Philia/Xelloss, Amelia/???
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 7

CAPITOLO  7

 

Quella mattina il sole splendeva luminoso e ridente nella tranquilla cittadina. Il cielo era di un limpido colore ceruleo, spezzato qui e là da rade nuvole bianche e vaporose come fiocchi di cotone. La luce dell’alba era sorta da poco più di un’ora rischiarando i tetti delle case e dalla strada già iniziava a levarsi un ancor tenue chiacchiericcio di persone.

Con aria ancora assonnata, ma sorridente, Philia discese la scala interna del suo negozio di ceramiche e giunse al pianoterra adibito alla vendita. Con movimenti misurati, infilò la chiave nella serratura della porta vetrata e girò il cartellino sostituendo la scritta ‘chiuso’ con quella ‘aperto’ per poi uscire all’esterno e respirare la salubre aria mattutina ancora pregna del profumo di rugiada .

Dalla strada, i vicini la salutarono con cordialità.

 

La cittadina non era grande ed era abitata da brave persone, tutte gentili e di buon cuore, sempre disponibili in caso di necessità. Anche discrete, a volte, nonostante le eccezioni.

Infatti per un certo periodo era corsa la voce tra le classiche donne a caccia di pettegolezzi che l’ex Vestale del Re dei Draghi di Fuoco fosse una ragazza madre che aveva messo su quell’attività per mantenere suo figlio, il piccolo Valgarv.

Cosa che non era né del tutto vera né del tutto falsa.

Ma non aveva nulla per smentire tali voci.

 

D’altronde, come spiegare che questo cucciolo era  in realtà colui che aveva tentato di distruggere il mondo, rinato per vivere finalmente un’esistenza senz’astio e senza rancore?

Per mia volontà, ho deciso di prendermi cura di lui, per rimediare alla sofferenza arrecatagli dai miei antenati.

Per regalargli quella serenità che non aveva mai avuto.

Per me, è come se fosse davvero mio figlio, e farei di tutto per assicurargli una vita felice.

 

Sorridendo con soddisfazione, Philia tornò nel negozio, adoperandosi per arieggiare la stanza e permettere alla luce del sole di illuminare il pianterreno.

 

E con Valgarv qui, questo è il mio sogno.

Il negozio di ceramiche “Tè e mazze ferrate” di Philia Ui Copt.

Camminare tra le scansie coperte di tazzine, tazze, teiere, vasi e zuccheriere mi fa sentire realizzata, molto più che officiare i vecchi riti.

Questo è il mio posto.

Oltretutto…

 

Prese in mano una teiera dalle splendide decorazioni, appoggiata sul bancone perché ancora non le aveva trovato posto, e sorrise.

 

… gli affari vanno bene!

Questa è il mio ultimo acquisto, una teiera elfica di Mipross di tre secoli fa.

Un acquisto eccezionale, e sono sicura che andrà a ruba.

 

Dopo aver trovato un posto alla teiera su un tavolino in bella vista fin dall’entrata, uscì di nuovo. Quella era proprio una giornata splendida.

Una sua vicina, con in mano il cesto della spesa già ricolmo di primizie fresche di orto, passò davanti al negozio e si fermò dinanzi a lei che sostava sulla soglia.

“Buongiorno, Philia, sempre mattiniera, eh? ”

“Già,  come dice il proverbio , il mattino ha l’oro in bocca.” Sorrise la ragazza-drago nel volgere uno sguardo radioso al cielo terso.

“Come sta il piccolo Valgarv?”

“Sta ancora dormendo. Ieri ai giardini ha giocato così tanto che la sera si è addormentato come un ghiro subito dopo mangiato.

La donna ridacchiò alle parole della giovane.

Anche la mia Nayla era così stanca… quasi non si reggeva in piedi. Ma sono molto contenta che i  nostri bambini vadano tanto d’accordo.

Philia distolse lo sguardo dalla volta celeste e lo riportò sorridendo maggiormente sulla sua interlocutrice.

“Lo sono anch’io. La piccola Nayla è davvero un amore.”

“Anche Valgarv lo è e poi non litigano mai.

“È vero, sono decisamente adorabili!”

“Ora devo andare a sbrigare alcune commissioni, ma, visto che oggi che è fine settimana è aperto solo per mezza giornata, tornerò tra qualche ora a vedere se ci sono novità in arrivo!”

 “A proposito, dimenticavo: entro il prossimo fine settimana dovrebbero consegnarmi alcuni pezzi di ottima fattura straniera!”

“Meraviglioso! Allora passerò direttamente quando li porteranno così sarò la prima ad acquistarne uno! Dunque  io e Nayla possiamo aspettarvi come al solito oggi pomeriggio sul tardi ai giardini?”

“Sicuro! Non mancheremo!”

“Allora a presto.”

La donna sorrise e si allontanò con passo celere lungo la strada principale.

In quello stesso istante, puntuali come ogni mattina, Gurabos e Jirass si palesarono dal vicolo di fronte con andatura comicamente baldanzosa. Philia sorrise loro divertita ed intrecciò le mani sul grembo.

“Buongiorno, ragazzi, ben arrivati. Non trovate che sia una splendida mattinata?”

L’essere con sembianze rettiloidi si fermò davanti a lei e si mise sull’attenti. “Buongiorno capo!”

Nello stesso momento, la volpe, con l’unico occhio che le stava, lucido e scintillante, si fiondò a prenderle le mani.

“Ora che ti vedo, radiosa come il sole e splendida come l’alba, lo è ancora di più… tesoro mio!”

In una frazione di secondo, la mazza chiodata della ragazza-drago, la cui immagine faceva bella mostra di se sull’insegna del negozio, si abbatté impietosa sul capo di Jirass regalandogli così la prima mazzata della giornata.

“Quante volte  ti ho detto che non devi chiamarmi tesoro??”

La volpe si contorse al suolo stringendo il capo tra le mani e lamentandosi con voce querula.

Ahiiiii  cheee maaaaleeee…”

Placati gli animi, il trio entrò in negozio, mentre fuori le strade iniziavano gradualmente a riempirsi e il quotidiano sottofondo di voci e rumori andava levandosi sempre più alto.

Senza perdere un solo istante, Philia, già dimentica dell’abituale, piccolo, incidente mattutino, diede le prime disposizioni ai suoi fedeli aiutanti affidando loro i soliti compiti.

Gurabos trasportò diligentemente dalla cantina , il cui accesso era dato da una botola dietro il bancone, dei nuovi pezzi da esporre, rischiando più volte di farli cadere ed incorrere nella furia del suo ‘capo’ come era solito chiamarla. Jirass invece fu impegnato per tutta la mattinata, con grande sollievo della ragazza,  a recapitare gli acquisti ai clienti.

Quanto a lei, per quella giornata lavorativa, poteva ritenersi soddisfatta.

Aveva tenuto il conto degli incassi, fatto l’inventario delle merci in cantina, servito i clienti e persino rassettato. Oltre ad aver preparato da mangiare per Valgarv che ora giocava tranquillo, seduto ai piedi del bancone, con una palla.

La volpe rientro giusto pochi minuti prima della chiusura.

Trafelato, Jirass spalancò la porta d’ingresso e si appoggiò pesantemente allo stipite, la lingua penzoloni, nel tentativo di riprendere fiato.

“ Tutto consegnato nei tempi…” Ansimò tergendosi la fronte i cui peli erano arruffati per il sudore.

“Grazie, Jirass.  Per oggi abbiamo finito, potete  andare. Buon fine settimana, divertitevi e

riposate.”

La giovane sorrise loro dolcemente socchiudendo gli occhi azzurri e inclinando il capo su una spalla. Nuovamente, Jirass si gettò ai suoi piedi mentre un torrente di lacrime  sgorgava copioso dai suoi occhi.

“Due giorni senza di te, saranno un’eternità! Il mio cuoricino piangerà di dolore! Ma io sarò forte, sopporterò lo strazio…”

“E piantala!” Intervenne Gurabos issando il collega, persistente nella sua struggente dichiarazione, in spalla, giusto in tempo prima che Philia, la cui vena sulla tempia già pulsava d’un ira che prometteva una mazzolata grandiosa, perdesse le staffe.

“Bene, noi andiamo. A presto capo. Ciao Valgarv!”

“Ciao Valgarv. A presto, Tesoooorooooooooo!! “

Dopo le ultime parole di Jirass, Gurabos si defilò velocemente scomparendo tra i caldi raggi del pomeriggio che arroventavano la strada, deserta a quell’ora, lasciando dietro di se solo una densa scia polverosa.

La ragazza chiuse a chiave la porta e rigirò il cartellino, al limite della  sopportazione.

Quel Jirass, anche se è un caro ragazzo, a volte è davvero insopportabile!” Ringhiò sbuffando fumo dalle narici, i pugni in una morsa.

“Non credi anche tu, piccolo?” Chiese, già più calma, volgendo lo sguardo al cucciolo che aveva iniziato a gattonare dietro al bancone inseguendo la palla.

A quella vista recuperò del tutto la serenità e sorrise quieta.

 

Sì, ora sono davvero felice.

E visto che anche Valgarv lo sembra, lo sono doppiamente.

 

Inspirò profondamente e si volse a guardare l’ambiente del suo negozio.

Era semplice, senza pretese e senza decorazioni barocche, ma le sembrava estremamente accogliente.

Tutte le pareti erano occupate da espositori ricolmi di oggetti di fattura squisita che riflettevano i cocenti raggi meriggi dell’estate, penetranti dalla vetrina, sui muri e sul parquet.

La sua lunga veste bianca e rosa ondeggiò appena mentre si avvicinava con piccoli passi ad uno dei grossi scaffali sul lato destro della parete. Con estrema cautela prese tra le mani un vaso di porcellana bianca finemente decorato da un motivo floreale di viti e tralicci ed iniziò delicatamente a lucidarlo con un panno in velluto ed uno sguardo estatico.

“ Non c’è proprio nulla da fare, sono letteralmente innamorata di questo pezzo…quasi quasi ho deciso, lo tengo per me! ”

“Oh, di certo farebbe una gran bella figura nel tuo salotto buono.

Al suono di quella voce melliflua Philia sobbalzò tanto da far quasi cadere il vaso che aveva tra le mani. La sua coda schizzò fuori da sotto la gonna, mentre lei si girava lentamente verso l’intruso. Ma già sapeva di chi si trattava.

“NAMAGOMI!!”

Valgarv, da dietro al bancone, sentì l’urlo e gattonò incuriosito fino all’angolo, per sbirciare il motivo di tanta agitazione.

Al centro del negozio si era appena materializzato un uomo dal bizzarro abbigliamento, con un caschetto viola ed un bastone come sostegno, che stava sorridendo con aria estremamente cordiale.

“Sì, anch’io sono felice di rivederti,” rispose l’uomo al grido della draghessa, allargando ancora di più il suo sorriso.

“Felice di rivedermi?” ripeté Philia, decisamente nervosa. Con mani tremanti posò il vaso ed il panno su un ripiano, fra una zuccheriera ed un piattino per biscotti. “Ti materializzi nel mio negozio, mi spaventi, rischi di farmi rompere il mio pezzo preferito e dici di essere felice di rivedermi?”

L’altro si fece pensieroso, alternando il peso da un piede all’altro, poi sembrò giungere ad una conclusione: “Sì, è andata proprio così.

Xelloss…” mormorò Philia e la sua voce sembrava il tuono lontano di una tremenda tempesta. Solo un gemito preoccupato proveniente da dietro di lei le impedì di estrarre la sua mazza chiodata. Si voltò di scatto e vide Valgarv che la guardava con gli occhi spalancati.

Valgarv, ti sei spaventato?” chiese lei, premurosa, subito dimenticando l’inopportuno visitatore. “Quel signore cattivo ti ha fatto paura?”

Xelloss si limitò ad inarcare un sopracciglio a quell’uscita, ma non disse nulla. Philia prese subito in braccio Valgarv, rassicurandolo a coccole e sorrise.

“Lo porto un attimo di là, poi facciamo i conti,” disse rivolta a Xelloss, e la sua voce tradiva una minaccia che il volto non mostrava. Il Mazoku si limitò ad annuire divertito.

 

Però, Valgarv in tutto questo tempo è cresciuto.

Sono proprio un bel quadretto familiare quei due.

Quasi mi dispiace essere piombato qui così all’improvviso.

Quasi.

 

Dannato Namagomi!!

Come si permette di entrare nel mio negozio senza nemmeno usare la porta?!

E spaventare Valgarv?!

Ma ora lo sistemo…

E spero proprio che non porti altri guai con sé.

 

Dopo un secondo, portato Valgarv nella sua cameretta, Philia tornò nel negozio. Xelloss si era comodamente seduto su una delle poltrone usate solo come arredamento, e stava sorseggiando tè da una tazzina fatta apparire all’occorrenza.

Xelloss, stai usando il mio negozio come un salotto, te ne rendi conto?” disse lei a denti stretti, trattenendo la furia. Solo allora lui parve accorgersi che era tornata.

“Oh, scusami, però devi ammettere che questo arredamento invoglia proprio al relax.”

“Ti spiacerebbe alzarti?”

“Ma certo, non sono poi così rozzo da restare seduto quando una signora rimane in piedi.

Philia non ebbe reazioni a quella provocazione, e rimase a guardare mentre l’altro si alzava e faceva sparire la tazzina che aveva evocato.

“Dove sei stato?” chiese bruscamente, sperando di prenderlo in contropiede.

“Da mia madre,” rispose lui con semplicità, come se non ci fosse nulla di strano nell’avere come madre uno dei cinque demoni maggiori creati da Shabranigdu in persona, Zelas Metallium.

Un lampo di inquietudine attraversò la mente di Philia: “E cosa ti ha detto?”

“Mi ha chiesto di ucciderti.” La risposta di Xelloss era di una semplicità disarmante.

“Di nuovo?” chiese ancora Philia, apparentemente non toccata dal fatto che Zelas Metallium la voleva morta. “E tu cosa le hai risposto?”

Che ci avrei pensato su.”

Ma perché mi vuole morta?!” sbottò lei esasperata, battendo per terra un piede. “Che le ho fatto di male?”

Xelloss fece sparire il suo bastone ed incrociò le braccia, sornione: “Dopotutto appartieni alla razza nemica giurata dei Mazoku…”

D’un tratto scomparve e riapparve in un istante subito davanti a lei, gli occhi d’ametista socchiusi fissi nei suoi.

“E poi le hai portato via il suo unico figlio e fidato servitore.

E senza darle il tempo di reagire la abbracciò e la baciò con trasporto.

Philia, sorpresa, rimase un attimo incapace di reagire, ma poi lo scostò con forza. Però sorrideva.

Sei un incorreggibile, lo sai?”

“E’ un modo di vedere le cose, sì. Però ho ottenuto il mio scopo, ora non sei più arrabbiata con me.

La draghessa avrebbe dovuto infuriarsi ancora di più, ma sentì di non riuscirci. Si limitò a sorridere con aria di rimprovero e tornò ad affaccendarsi nel negozio.

 

Stupido Mazoku.

Oppure dovrei dire stupida a me stessa, che mi sono innamorata di lui, due mesi fa?

No, nessuno di noi due è stupido.

Solo, siamo entrambi restii a sottometterci alle regole.

 

“Senti, Xelloss,” chiese Philia dopo un po’, mentre lui aveva iniziato ad aiutarla a contare le entrate della giornata. “Per quanto resterai questa volta?”

“Per un po’,” fece l’altro con un’alzata di spalle. “Più dell’altra volta, comunque.”

Ma non è pericoloso?” Ora nella voce della draghessa si percepiva una genuina preoccupazione. “Voglio dire, Zelas potrebbe non essere d’accordo che tu passi tutto questo tempo con una draghessa.

“Mi sono guadagnato un po’ di vacanza, con i miei ultimi servigi, non preoccuparti. Lady Zelas mi ha dato del tempo libero come premio, quindi non sto facendo nulla di illegale.”

“Servigi? Che tipo di servigi?” Ora gli occhi di Philia erano ridotti ad una fessura. Xelloss lo notò e sorrise, sollevando un dito.

“Questo è un segreto,” disse, poi, vedendo che la ragazza si preparava ad estrarre la sua mazza, si affrettò a precisare, “comunque nulla che potrebbe farti arrabbiare.”

Philia continuò a squadrarlo per un po’, poi lasciò cadere l’orlo della gonna e tornò al lavoro.

 

Se mi dice così, mi fido.

Ha imparato a sue spese che non è il caso di ingannarmi.

 

Dal piano superiore arrivò un pianto sordo. Philia smise subito di armeggiare con le monete d’oro e rimase in ascolto, poi guardò Xelloss dispiaciuta.

“E’ Valgarv, credo che abbia fame. Faccio in un attimo.”

Xelloss le mise una mano sulla spalla, trattenendola. “Lascia, faccio io. Beve ancora il latte, vero?”

“Sì, ma…”

Dove tieni il biberon?”

“Nella credenza della cucina,Philia era ancora stupita, ed indicava vagamente le scale. “Terza porta…”

“… a sinistra, ricordo bene?” la interruppe Xelloss. La ragazza annuì.

“Allora vado e torno, d’accordo? Aspettami qui.” E si volatilizzò. Nel giro di un minuto si sentì la sua voce risuonare attutita dal piano di sopra, mentre il pianto di Valgarv si calmava fino a sparire.

Philia, dal canto suo, rimase alla cassa ad aspettare, ancora sorpresa. Poi un lieve sorriso intenerito le si dipinse sulle labbra.

 

Lui non era mai andato a dare da mangiare a Valgarv, prima d’ora.

  
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