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Autore: missteacakes    08/05/2011    0 recensioni
Quando Patroclo uccide accidentalmente un amico in un litigio, lui e suo padre sono costretti a fuggire a Ftia, la cui regina si dice essere una dea. Al ragazzo viene chiesto di prendersi cura del suo figlioletto, non immaginando le conseguenze di quella serie di eventi destinata a cambiare il mondo per sempre. {Patroclo/Achille}
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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«In All but Blood»

Scontri
- Capitolo 34° -

Patroclo era in collera con se stesso per essersi fatto prendere così alla sprovvista quella mattina. Achille a un certo punto scomparve, e mentre lui stava cercando il principe, gli venne in mente che il posto più ovvio dove cercare erano le sue stanze. Achille non era lì, ma mentre stava uscendo quasi sbattè contro qualcun altro. Aveva più o meno l'età di Achille, con lunghi capelli rossi. Non aveva bisogno di chiedere chi fosse.

"Posso aiutarti?" le chiese freddamente.

"Sono qui per parlare con Achille, non con te."

"Non è qui." Patroclo sapeva che si stava comportando da maleducato, ma non gliene poteva fregare niente. "Ti consiglio di tornare negli alloggi delle donne."

Lei sorrise amabilmente e incrociò le braccia. "Tu sei Patroclo, vero? Ho sentito parlare di te. Ho sentito dire che sei una persona meravigliosa. Così gentile, e riflessivo, un po' timido." Si voltò e iniziò a incamminarsi, poi guardò dietro di sè e disse, "Devo dire che sono un po' delusa." Poi se ne andò.

Patroclo non era sicuro di cosa dire. "Hm, va bene," disse allo spazio vuoto dov'era lei prima. "Chi se ne importa."

Non lo infastidiva. Non per la maggior parte del giorno, almeno. Passò il tempo normalmente. Alla fine rinunciò a cercare Achille e andò alle stalle dai Xanto e Balio. I cavalli all'inizio erano diffidenti con lui, ma poi divennero più affettuosi quando videro che si prendeva cura di loro.

Poi iniziò a stufarsi e ritornò alle sue stanze. Si buttò sul letto e guardò fuori dalla finestra. Stava per

farsi tardi, e la cena sarebbe stata servita presto. Achille ancora non si vedeva. Non che Patroclo si aspettasse che lo venisse a cercare, ma gli sarebbe piaciuto.

La porta si aprì, poi si chiuse. Patroclo alzò lo sguardo per vedere Achille camminare nella stanza, a testa bassa.

"Achille, dove sei--" si fermò all'improvviso quando vide la sua faccia. "Hai pianto?"

"No." Non fu molto convincente quando la voce di Achille si incrinò.

Patroclo si sedette e si appoggiò alla spalliera del letto. "Vieni qui, amore. Dimmi cosa c'è."

Achille si sistemò vicino a lui, portando le braccia intorno al busto di Patroclo e appoggiando la testa sul suo petto. Tuttavia, non disse nulla per un bel pezzo, singhiozzava solo un po' mentre Patroclo gli accarezzava i capelli.

"Ho visto mia madre," disse, finalmente.

"Cosa?" Patroclo era sorpreso.

"Non è la prima volta da quando sono tornato," ammise Achille. "Ma stavolta è stata orribile nei miei confronti."

"Cos'ha fatto?"

"Ha detto che mi sto comportando da egoista, che non posso avere tutto quello che voglio. Ultimamente sono stato così felice, però, avendoti qui con me, e andando fuori in cerca di avventure e cose simili come hanno fatto i nostri padri.. Non chiedevo nient'altro. E lei ha iniziato a ricordarmi quanto ha fatto per me, e ora dice che la sto lasciando."

"Lei ti vuole molto bene," disse Patroclo, nonostante non ne fosse molto sicuro. "Sono sicuro che vuole il meglio per te."

"Lo so, ma volte vorrei solo che se ne andasse. Continua a cercare di vivere la mia vita al posto mio, e la sta rovinando. Prima ci lascia, poi torna indietro e decide di mettermi su un isola, e questo è stato decisamente umiliante. E poi mi dice che devo decidere io, poi mi grida contro per le mie decisioni. E non le piace che io sia il tuo amato, che mi stia mettendo sotto di te o qualcosa del genere. E poi ha iniziato a dire delle cose orribili su di te."

Patroclo si irrigidì. "Cos'ha detto?"

"Che tu non sei così fantastico come sembri e cose simili. Che fai tutto il gentile, ma che in realtà guardi le persone dall'alto in basso, e io so che non è così. Poi mi ha chiesto se sapevo perchè tu vivessi a Ftia, e ovviamente io lo so," disse Achille. Patroclo pensò che se non l'avesse interrotto non avrebbe preso neanche un respiro. "E allora le ho detto che non me ne importa niente, che ti amo comunque. Lo so quando non approvi qualcosa, anche se non dici niente, e so che tu non credi che questo sia il tuo posto. Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, che per me è importante la tua opinione anche se non sono d'accordo. E ho finito per urlarle contro, e poi lei ha iniziato a piangere, e io ho finito per sentirmi un mostro quando se n'è andata. Ero così imbarazzato che ho pianto e non volevo che nessuno se ne accorgesse."

"Ti imbarazza che io lo sappia?"

"No," disse Achille sospirando. "Te ne saresti accorto comunque."

Patroclo sorrise e baciò i suoi capelli, aumentando la stretta della sua presa. Non dissero quasi niente dopo, e decisero che nessuno dei due sarebbe sceso giù per la cena. L'orgoglio di Achille era troppo grande, e Patroclo non voleva lasciarlo lì, altrimenti Achille avrebbe dubitato davvero del loro amore dopo il discorso con sua madre, e sarebbe di nuovo scoppiato a piangere. Inoltre, Achille era riuscito di nuovo a rimanere senza un briciolo di energie. Patroclo continuò a tenerlo stretto finchè pian piano le mani aggrappate al suo chitone allentarono la presa e Achille si addormentò.

Quando Achille si svegliò fuori era buio. Si stiracchiò e rotolò sulla schiena. Patroclo accese un lume.

"Ti senti meglio?" chiese.

"Sì," disse Achille. "Dovevo solo parlarne con qualcuno."

"Vuoi che vada a prendere qualcosa da mangiare?"

"Lo faresti? Sto morendo di fame."

Patroclo si abbassò e gli diede un bacio prima di tirarsi su. "Tornerò presto," disse.

Scese giù verso le cucine quando vide Kyros uscire da una stanza. Corse a fermare il suo servo. Kyros sorrise quando lo vide. Patroclo gli disse di far portare del cibo nella stanza di Achille, poi guardò Kyros procedere nel corridoio. Il ragazzino lasciò passare Deidamia, appena la vide, e la salutò. Patroclo sbuffò; non aveva proprio voglia di parlare di nuovo con lei, ma non poteva assolutamente lasciarla avvicinare ad Achille in quel momento. Le bloccò la strada.

"Fammi passare," disse lei. "So per certo che Achille è qui, e voglio vederlo."

"No."

Lei si accigliò e sibilando disse, "Non puoi fare questo."

"Guardami," replicò lui.

"Perchè mi odi così tanto?" gli chiese. "Perchè l'ho avuto per prima?"

"No," disse. "Ti odio perchè penso che tu sia una gatta morta subdola e ingannatrice. Hai visto in Achille una via per ottenere qualcosa di meglio, e hai sfruttato la tua vanità e la sua solitudine. Hai ottenuto ciò che volevi, quindi ora lascialo in pace."

Lei rimase sbigottita per un momento, non sapeva se essere arrabbiata o ferita. Optò per mostrarsi arrabbiata.

"Hai detto quello che volevi dire." disse lei."Ora ascolta me. Io ho il diritto di vederlo. Gli darò dei figli. Dimmi, tu potrai mai dargli qualcosa di più importante?"

Patroclo rise sommessamente e disse, "Tutto quello che tu non puoi dargli." Le diede le spalle e soggiunse, "Gli dirò che sei venuta. Ti vedrà quando avrà tempo."

Udì la ragazza emettere un debole gemito, poi singhiozzare un poco. Pensò che non si sarebbe dovuto sentire così soddisfatto per una cosa del genere, ma non fece alcuno sforzo per fare andar via il sorriso che aveva sulle labbra. Quando raggiunse le stanze di Achille, tuttavia, riuscì a farsi tornare un'espressione seria, non avendo voglia di spiegargli la ragione della sua lietezza. Achille sembrava non essersi accorto di nulla.

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Nota della traduttrice:

Ehehe.. pensavate di esservi liberati di me, eh? A volte mi vengono degli sprazzi di energia e aggiorno. Qualche sera fa ho beccato un pezzo di Alexander in tv e mi è venuta in mente questa storia XD

   
 
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