Titolo: Daktulos Amera { Il Giorno è un Dito }
Autore: Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Giallo
Genere: Slice of Life, Storico,
Drammatico
Avvertimenti: OneShot, Missing Moments
Personaggi: Romanus/Impero
Romano d’Occidente, Ariovisto/Germania Magna, OC!Arcadio
di Bisanzio/ Impero Romano d’Oriente (accenno), Ellas/Mamma Grecia (accenno)
Pairing: Nessuno
Musica: You’re
Not Alone – Final Fantasy IX Original Soundtrack
Trama: -Beviamo! Perché aspettiamo le lucerne?-
traballò, incerto sulle gambe, dando una spallata alle mura che chiudevano la
città –Il giorno è un dit…oh- si fermò e sogghignò in direzione
della figura che lo aspettava, nera contro la nebbia, poco fuori Ravenna –Ti piace,
Ariovisto? La cantava sempre Ellas!-
-Non
dovresti bere così tanto, Romanus- fu
l’ammonizione sibilata di Germania Magna.
Il ghigno di
Romanus si fece ancora più ampio
-Perché mai?
Il vino copre l’amaro metallo del sangue-
Dedica: a Silentsky
Note:
Il titolo [Daktulos
Amera], in greco, riprende il frammento di Alceo posto alla fine (di
cui, immagino, la tematica sia piuttosto chiara. Nel caso, si parla
della brevità della vita). Altre note a
fine capitolo ^V^
Wordcounter: 662
Daktulos Amera
{ Il Giorno è un Dito }
-Beviamo! Perché aspettiamo le lucerne?-
traballò, incerto sulle gambe, dando una spallata alle mura che chiudevano la
città –Il giorno è un dit…oh- si fermò e sogghignò in direzione
della figura che lo aspettava, nera contro la nebbia, poco fuori Ravenna –Ti piace,
Ariovisto? La cantava sempre Ellas!-
-Non
dovresti bere così tanto, Romanus- fu
l’ammonizione sibilata di Germania Magna.
Il ghigno di
Romanus si fece ancora più ampio
-Perché mai?
Il vino copre l’amaro metallo del sangue-
Barcollò
ancora, agitando la coppa che teneva fra le mani, e si accasciò contro Ariovisto, ridacchiando e smozzicando
parole insensate fra le labbra macchiate di vino e saliva.
L’altro si
irrigidì e non si mosse, lanciando solo uno sguardo veloce alle bende
sfilacciate che coprivano i polsi di Romanus.
-Puzzi, Ariovisto- biascicò questi,
puntellandosi sulle spalle del germanico e rovesciando quel poco di vino che
ancora rimaneva nella coppa –Puzzi di sudore, di Odoacre. Puzzi di sangue, di
Oreste e di Paolo1- annusò forte, grugnendo come un cinghiale –Oh! E
puzzi anche di Arcadio, siate maledetti
entrambi! Sottomesso a mio fratello, eh2?- sogghignò, strofinandosi
il naso col dorso della mano e arrossandolo più di quanto già non fosse –Ah, ma
di che mi stupisco? Sei sempre stato così!- dondolò sui talloni e gli agguantò
una spalla –Con la spada a proteggermi e con l’arco a mirarmi alla schiena!-
gettò la testa all’indietro, latrando e guaendo, poi diede gli diede un
buffetto affettuoso sulla guancia.
Gli occhi di
Ariovisto si mutarono in frammenti di
specchio, ma non reagì.
-Ma aveva
ragione, sì! Tacito aveva ragione, quant’è vero il Signore!- Romanus annuì vigorosamente, facendo
sbuffare le ciocche sporche che gli cadevano scomposte lungo le tempie –Te lo
ricordi, vero Ariovisto? Tacito3,
quel Gallo con la barbetta da capra? Ecco, sì, proprio lui! Diceva che se le
tue tribù si fossero un giorno riunite contro di me, sarebbe stata la fine!
Quanto aveva ragione!- scoppiò di nuovo a ridere, gettò la coppa a terra e si
portò una mano alla fronte –Anche Seneca, sai, aveva ragione? Quel vecchiaccio
tutte rughe e buoni precetti! Protinus
vive, diceva, protinus vive4! Mi sembra ancora di sentirlo! “La tua
potenza non durerà per sempre, Imperium!”- mimò una vocetta stridula, da anziano
rinsecchito e coi denti storti –“Se continuerai a crogiolarti nelle tue
vittorie e nelle tue ricchezze, arriverai al tramonto prima di esserti accorto
del sorgere dell’alba! Protinus vive,
protinus vive..”- ripeté come una litania, prima che il silenzio gli
sfiorasse le labbra.
Ariovisto si ostinava a non
parlare, nero contro la nebbia.
Un sospiro.
Romanus alzò gli occhi al
cielo e cadde in ginocchio davanti a Magna Germania; gli rivolse uno sguardo
indecifrabile, denso, profondo, non corrotto dal troppo vino
-I miei
nipoti ancora mi attendono alla dimora di Romolo Augustolo. La notte è fonda,
già dormiranno- chinò il capo per un istante, prima di rialzarlo e ghignare -Fa’
in fretta, Ariovisto. Le cicatrici di
Seneca mi dolgono e troppo a lungo ho tormentato i tagli di Petronio. Non
colpire al ventre, però!- lo ammonì, battendosi il petto con le mani callose –Quella
è prerogativa dell’Uticense. E non tagliarmi le mani, potrebbe servirmi- tese l’indice
-Un solo colpo, non ventitre, Cesare tendeva ad esagerare- storse le labbra, adocchiando
la cinta di Ariovisto –E per l’amor
del Cielo, dimmi che non ci sono funghi dentro quella saccoccia!5-
Magna
Germania scrollò il capo. Portò una mano alla cintola. Sguainò la spada.
-Sei pronto
a morire, Imperium?-
Un ghigno.
-Mors carpit nos, non corripit6-
La lama
scintillò d’argento e il vino fece suo il colore del sangue.
"Beviamo! Perchè aspettiamo le lucerne? Il giorno è un
dito.
Prendi giù coppe grandi e variopinte, mio caro, infatti il
figlio di Semele e di Zeus
diede agli uomini il vino che fa dimenticare gli affanni.
Versa, mescendo una misura d’acqua e due di vino
in tazze piene fino all’orlo,
e una coppa cacci via l’altra!"
Alceo,
Frammento 346 V.
§ Ravenna,
Agosto 476 d.C. §
{~***~}
- 1Odoacre = condottiero
Germanico che depose Romolo Augustolo
- Oreste = Padre di Romolo Augustolo,
ucciso da Odoacre
- Paolo = Fratello di Oreste, ucciso da Romolo Augustolo
- 2Odoacre si dichiarò
sempre sottoposto dell’Impero Romano d’Oriente
- 3Storico originario
della Gallia Narbonese, età degli Antonini. Nella sua opera “Germania” diceva
che la salvezza di Roma stava proprio nella rivalità e nelle lotte intestine
delle tribù germaniche.
- 4”Vivi ora” “Vivi ogni
giorno pienamente”. Massima senecana di echi Oraziani (Carpe Diem). Fra i negotia
che rubano il tempo all’uomo e quindi l’uomo
a se stesso (secondo il pensiero di Seneca non è la vita ad essere corta, ma l’uomo
ad impiegarla e sprecarla in cose inutili) ci sono gli affari pubblici.
- 5Riporto qui alcune “morti
famose”:
- -Seneca,
poiché Nerone gli ordinò il suicidio, si recise le vene delle braccia, delle
ginocchia e delle gambe. Ma era vecchio e il flusso sanguigno era lento. Prese
la cicuta, non ebbe effetto, e si immerse nell’acqua calda, morendo soffocato.
- -Petronio,
come Seneca, fu costretto al suicidio da Nerone. Si recise le vene dei polsi,
indisse un banchetto e per tutta la sera aprì e si richiuse le ferite a suo
piacimento, prima di ritirasi nelle proprie stanze e morire.
- -Catone
l’Uticense per ribellarsi alla presa di potere di Caio Giulio Cesare, si
trafisse il ventre con un pugnale. Quando però i cerusici riuscirono a bloccare
il sangue e le viscere, li mandò via, si aprì le ferite e morì.
- -Marco Antonio decapitò Cicerone e gli tagliò le mani, per
punirlo d’aver scritto le Filippiche contro di lui
- -Cesare
venne ucciso con ventitre pugnalate
- -L’Imperatore Claudio venne avvelenato coi dei funghi dalla moglie
Agrippina, dopo che ella lo convinse a nominare Nerone come suo erede
nonostante non fosse il figlio legittimo.
6Massima di Seneca “La morte non ci porta via con un gesto rapido e violento, non ci rapisce; piuttosto ci porta via al rallentatore, a poco a poco, ci sfoglia, ci diminuisce, ci assottiglia” Purtroppo non so dirvi con esattezza chi sia il traduttore.
Il disegno a fine pagina: Zerochan