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Autore: Aule    08/05/2011    2 recensioni
Ti ricordi Felì? Carpe diem....
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                    Carpe diem


Il cielo plumbeo si lamenta e piange fuori dalla finestra, una calma irreale sfoca ogni cosa, persino la luce dellaloro camera pare essere più opaca in quella notte senza luna. All’ennesima sferzata di vento Feliciano stringe ancora di più il cuscino di suo fratello a se, come se abbracciare il guanciale sgualcito di Lovino possa avvicinarlo a lui, ora che lo ha lasciato solo in quella grande casa, in quel letto troppo grande e freddo per uno solo. Deglutisce ma è come provare a ingollare fuoco, vorrebbe piangere, urlare, chiedere aiuto, ma non si muove, sa che nessuno correrebbe ad aiutarlo, ora lo sa. Sa che Germania non lo salverà più, che il suo non era amore premuroso ma semplice voglia di possesso e in fondo capisce il suo fratellone, è stato uno stupido a credere che in quei taglienti occhi di ghiaccio potesse sopravvivere qualcosa della dolcezza di un caro bambino con cui aveva vissuto tanti anni felici, non è giusto che entrambi paghino per un suo ennesimo errore.
Anche se non è mai stato così solo in vita sua, anche se non ha mai avuto tanta paura in vita sua.
Prova a sviare i pensieri tristi, ci riesce malamente trovandosi ad immaginare come si troverà la metà della penisola dagli Alleati, quasi si è distratto a rimuginare su quanta cioccolata avrà mai portato Alfred dall’America, quando un rumore di chiavi che girano lo riporta alla cruda realtà.
Chi sarà mai ad entrare?Si chiede mentre un brivido lo attraversa per tutta la lunghezza dell’esile colonna vertebrale. Chi aveva le chiavi? Lovino e………Ludwig.
Trema al solo pensiero di potersi ritrovare faccia a faccia col tedesco. Dopo la firma dell’armistizio Dio solo sa come l’avrebbe ridotto e lui non ci teneva affatto a scoprirlo.
Un indefinita bestemmia gli alleggerisce così tanto il cuore che avrebbe potuto giurare di aver toccato il cielo con un dito. Lovi era a casa e stava salendo rumorosamente le scale con l’ovvio intento di svegliarlo se fosse stato addormentato.
Tunf. Tunf. Tunf.
Perde un battito nell’attesa che entri nella stanza. Da quant’è che non lo vede? Sono passati a malapena cinque giorni ma a lui sembano secoli.
Ecco.
La porta cigola appena mentre un distrutto Sud Italia si inoltra nella stanza, parandosi gli occhi abituati al buio della notte. Senza dire una parola spenge la maledetta lampadina che penzola dal soffitto e si sbraca con un tonfo sul letto. Le palpebre chiuse ed un espressione serena del volto danno l’impressione che si sia addormentato quando si gira di scatto verso il fratellino e lo attira a se.
"Ti ricordi Felì? Carpe diem…"
Veneziano sussulta a quelle parole. Carpe diem. Cogli l’attimo.
Era quello che gli aveva gridato Nonno Roma prima di partire al galoppo per la sua ultima battaglia, nei secoli era diventato il loro cavallo di battaglia. Quante volte lo avevano gridato in tutto quel tempo? Quel motto li aveva accompagnati nelle sete fruscianti di Yao, alla scoperta di un America che non sarebbe mai stata loro, in aiuto di fratelloni che li avrebbero sempre e solo sfruttati, da una nave all’altra durante la Santa Alleanza, nelle cinque giornate in cui Milano si era ribellata, durante i Vespri.
 Cogli l’attimo. Mai una frase era stata più appropriata per descrivere il loro eterno stato d’incertezza, divisi in mille stati come un puzzle prima dell’ Unità e ora divisi in mille opinioni diverse, incapaci di scegliere con velocità alle richieste del futuro. Un tempo aveva pensato di rimpiazzarlo con meglio un giorno da leone che cento da pecore, ma loro non erano né leoni né pecore. Loro erano Nazioni e carpe diem  significava fai quello che riesci a fare con le possibilità di oggi, godi, sii felice di quello che hai oggi perché domani forse non avrai la stessa fortuna, forse domani un alleato deciderà che l’Adriatico è un bel mare per andare in villeggiatura, che non esiste migliore città che Napoli. Non avrebbero potuto sopravvivere altrimenti, non sarebbero mai arrivati fino a quel punto se non avessero colto sempre le giuste occasioni nei giusti tempi. Qualcuno la chiamava leggerezza, il loro decidere sempre all’ultimo momento, per gli uomini che rappresentavano era semplicemente questione di vita o di morte.
"Eccome se melo ricordo! Ce la faremo anche questa volta, giusto?"
"Certo, cretino! I tuoi sulle Alpi si muovono, vai a cacciare quei dannati crucchi! Non aver paura."
"Con te non ne ho mai, lo sai fratellone! Non preoccuparti!"
Una cuscinata quasi affogò Feliciano tra le lenzuola.
"E chi si è mai preoccupato, imbecille!"
Il vento fuori aveva un bel da ululare, si prospettava una grandiosa nottata insieme che avrebbero vissuto con il solito sorriso/broncio sulle labbra. Una notte in cui il Nonno guardandoli dall’alto si sarebbe compiaciuto una volta di più del gran bel lavoro che aveva fatto nei suoi due nipotini.
Una bella serata piena di stelle nel cuore, di quel che sarebbe successo non importava un gran che a nessuno dei tre.



Spero vi piaccia non ho tempo per altre spiegazioni!

notte notte,

Akai_Omoki
  
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