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Autore: DebbieJ    08/05/2011    6 recensioni
Morgan, ti prego.
Credevo di volerlo, ma non voglio.
Morgan..
Salvami.
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tears of an angel.

Morgan, ti prego.
Credevo di volerlo, ma non voglio.
Morgan..
Salvami.
“Non ho paura di ucciderti!!” Stephen Miller.. l’ultima figura che vedrò. Uno sterminatore di bambini.
Non ho altra scelta. L’unico modo di farmi sentire, qua sotto.
“Certo, come no.” Rispondo con tono ironico, rassegnandomi a quello che accadrà, attenendomi al copione, fingendo di sperare che funzioni, fingendo di credere che Morgan venga a portarmi fuori di qui prima che sia troppo tardi.
“Non sparerai mai, Stephen. Non sono una vittima che passa inosservata e quindi, la pagheresti cara. Uccidere un agente federale! Sceglierai quel bambino, alla fine. E’ la via più facile, tu hai sempre preso la via più facile.” Sono disarmato, gli unici colpi che potranno essere sentiti dovranno partire dalla sua pistola.
O muoio io, o l’ennesimo malcapitato bambino.
Non posso lasciare che un’altra creatura di 7 anni venga uccisa.
“Ho visto tanti codardi nella mia vita, ma tu.. uccidi bambini, Stephen. Ti sei chiesto perchè? A scuola ti chiamavano
coniglio. A casa venivi picchiato, abusavano di te. Aspetta, qual’era il tuo appellativo? Femminuccia. Ora credi di star dimostrando di non esserlo? Uccidendo piccoli innocenti incapaci di difendersi?” Non è facile sfidare così apertamente un assassino, non provare a ragionarci, non è da me, non l’ho mai fatto, non so neanche se è così che funziona. Ma è l’unica possibilità. “Avevano tutti ragione, sei solo un povero coniglio.” Carica la pistola, irrigidisce le braccia, è pronto. Ora sparerà, poi resterà immobile, sconvolto. Avrà ucciso un agente federale. Un adulto, seppur inoffensivo e disarmato.
La sua attenzione non sarà più rivolta al bambino e nel frattempo Morgan arriverà, salverà il piccolo. E’ per questo che sono qui, dopotutto. Salvare il piccolo.
“NON SONO UN CONIGLIO!!”
L’ha fatto. Avevo ragione. Sotto provocazione ha sparato. Tre colpi.. Saranno bastati! Morgan li avrà sentiti! Forse il resto della squadra lo ha già raggiunto. Ci staranno cercando tutti a questo punto! Presto arriveranno!
Spero solo di vivere abbastanza da vedere quella botola spalancarsi e quel bambino uscirne vivo.
Sto morendo solo per questo.

 
Non riusciva a capire, Morgan, il perché di tutto questo. Lui e Reid si erano avviati prima degli altri. Erano soli. Avrebbe dovuto ricordare cosa successe a Spicer quando furono senza rinforzi. Non ci aveva pensato. Era semplicemente andato, ma poi.. lasciare entrare Reid da solo.. Glielo aveva detto. “Qualunque cosa accada, qualunque cosa tu veda quando sarai dentro, sparagli Morgan. Spara a quel bastardo.” Bastardo.. Il loro genio non dice “bastardo”. Era ovvio! Doveva capire! Perché non aveva capito? Reid non avrebbe mai lasciato entrare il collega per primo. L’aspetto troppo autoritario avrebbe terrorizzato Miller che gli avrebbe sparato senza esitazione. Lui invece, apparentemente così vulnerabile, non avrebbe rischiato.
Non subito.
Ma lo avrebbe provocato. Per quanto sembri impossibile che Spencer Reid riesca a farlo, lo avrebbe provocato. Non puoi far ragionare un killer allucinato, pieno di rabbia ed in preda ad un crollo psicotico devastante! Puoi solo attirare la sua attenzione su di te, farti sparare e così consentire al resto della squadra di trovarti e salvare il bambino.
Quella vecchia casa abbandonata a Las Vegas, la conosceva meglio della sua scrivania di Quantico! E aveva capito altrettanto bene quell’assassino. Ecco perché aveva tanto raccomandato di ucciderlo. Sapeva che lo avrebbe colpito, sapeva a cosa andava in contro. Sapeva che sarebbe morto.
Ma Morgan non lo avrebbe permesso! Non lo avrebbe mai abbandonato, non di nuovo!
“Derek! E’ qui.” Una botola..
Il resto della squadra li aveva raggiunti, ma era compito suo ora, entrare lì dentro.
“Rossi, entro io. Non far venire nessuno d’accordo?”
Non lo avrebbe mai tradito. Mai.
 
Dicono che quando si è in punto di morire la vita scorra davanti agli occhi come in un film.
Non è affatto vero.
Riesco a percepire perfettamente tutto il dolore che sto provando.
Difficoltà respiratorie, forse uno dei proiettili mi ha perforato un polmone.
Gli altri due sono sicuramente nell’addome.
Se avessi la forza probabilmente riderei. Per un momento ho persino sperato di cavarmela. Sono stato già risparmiato una volta. Non posso chiedere di più. Forse è giusto così..
No, non è giusto, ma è così.
“FBI!” E’ arrivato.
Ha fatto come gli ho detto.
Lo ha sparato.
L’assassino è morto.
Adesso porta fuori il bambino, Morgan. Prima che mi si chiudano gli occhi. Voglio vederlo andare via di qui.
“Reid.. No, ragazzino.” Che sta facendo? No, no Morgan, non me, non pensare a me, porta via il bambino!
“Piccolo, hey, piccolo, la tua mamma è lì fuori, va, corri!!” Morgan..
“Non ti lascio Reid.” Morgan.. “Rossi, Reid è ferito, serve un’ambulanza. Avvisami quando avete il bambino.”
Quante cose vorrei dirgli. Vorrei dire tante a cose a tutti..
Mamma mi dispiace. Ti abbandono la seconda volta..
Mi dispiace.
“Spencer, gli altri sono qui, sta arrivando un’ambulanza. Andrà tutto bene, ma tu non devi lasciarmi, hai capito? Non devi lasciarmi.”
Mi dispiace.
“Morgan abbiamo il bambino. Tenete duro, stiamo arrivando.” E’ troppo tardi ormai.
“Hai sentito? Spencer? Ti prego parlami! Ascolterò tutte le chiacchiere che hai, ma ti prego, parlami!” In tutti gli anni che abbiamo lavorato insieme non mi ha mai chiamato “Spencer”. Non ha mai usato il mio nome.
Mi dispiace che tu te la sia sentita proprio adesso.
“Resta cosciente, avanti! So che puoi farcela!” No, Derek.
“Segui l’istinto per una volta! Non pensare alle probabilità! Lotta, Reid! Resisti!” Non posso, non più.
“Resta con me.” Continua a ripetermelo.
“Resta con me.” Ho freddo. Perdonami Morgan. Perdonami mamma.
Mi dispiace..

 
Le sue mani erano piene di sangue. Le teneva premute su due delle tre ferite che aveva il collega.
Il suo bel ragazzino.
Vederlo così pallido, freddo, sussultare per il dolore gli faceva venire voglia di vomitare. Non che gli facesse schifo, era abituato a molto peggio, ma la sola idea di poterlo perdere, il pensiero di una vita senza più il suo genietto, il suo “giochino personale” da prendere in giro nei momenti di noia, senza più il suo ciarlatare su qualsiasi cosa, quello si che gli faceva schifo.
Non sarebbe mai riuscito a farsene una ragione.
“Signore, può lasciarlo ora.” Non poteva restare in vita e vedere quello che ormai era un fratello andare via.
“Signore, lo lasci.” Non poteva.
“Signore!” Perdere quello sporco contatto fu doloroso. Perché sarebbe potuto essere l’ultimo.
Reid aveva perso conoscenza ormai, e con quella se ne andavano anche le speranze.
Ancora se lo chiedeva, il perché di tutto questo. Anche quando arrivarono in ospedale.
La tristezza, Morgan, la sentiva nelle viscere. Era diventato dolore e non riusciva più a sopportare i singhiozzi di Penelope, il camminare avanti e indietro di Hotch e il sangue di Reid che restava a macchiare le sue mani.
Per quanto potesse strofinare con quel panno che gli avevano dato, le macchie restavano sempre lì.
Il sangue di Reid.
Reid era a terra. Tre ferite, tre proiettili. Voleva parlare, si sforzava. Non ci riusciva. Boccheggiava. Il sangue fluiva inarrestabile. Non poteva respirare. La testa di Morgan era in totale confusione. Vedeva e ri-vedeva quelle immagini. Sentiva e ri-sentiva quei respiri soffocati. Pensava e ri-pensava a tutti gli errori che aveva commesso e che avevano portato a quella situazione. Si sentiva in colpa, terribilmente. La testa gli stava per esplodere.
Il sangue di Reid.
“Maledizione!”
“Derek..” Era in piedi ora. La fronte appoggiata alla parete. Un pugno sospeso a mezz’aria, volendola colpire ma non potendola sporcare.. Hotch gli teneva una mano sulla sua spalla.
“Dovresti rilassarti.”
“Rilassarmi? E’ il suo sangue questo! Il sangue di Reid!” Le nere iridi di Morgan erano puntate in quelle del capo.
Gli trasmettevano tutta la rabbia e il rimorso che covava dentro. “Sapeva a cosa andava incontro fin dall’inizio e non me l’ha detto! Si è sacrificato, non solo per il bambino! Sapeva che sarei morto se fossi entrato e quindi è andato lui! Dovevo capirlo, dovevo evitarlo, dovevo andare con lui! Come posso rilassarmi?” Non gli importava di essere in un ospedale. Non gli importava di avere di fronte il suo capo. Voleva solo urlare e lo faceva, alzando tanto la voce da non riuscire quasi a farla uscire.
“Mi rendo conto Derek, stiamo tutti male, dico solo che forse dovresti..”
“Tu non hai idea di come mi sento e non puoi affatto dirmi quello che dovrei o non do..”
“Signori, siete qui per Spencer Reid?” A interrompere quello strazio fu un’infermiera.
Non appena venne pronunciato quel nome tutti si alzarono. Gli stomaci di ognuno in quella stanza erano aggrovigliati come mai. Morgan non riuscì a pronunciare una sola sillaba, mentre a bocca semi-aperta ascoltava le parole dell’infermiera.
“Agenti, il dottor Reid era in condizioni davvero disperate. Abbiamo rimosso i proiettili, ma alcuni organi sono stati danneggiati. Ora è in terapia intensiva. Non possiamo dire per quanto tempo dovrà restarci.”
 

 Cover my eyes..
Cover my ears..
Tell me these words are a lie..

 

“Mi dispiace, ma la situazione era molto grave. Stiamo facendo il possibile.”
 

It can’t be true
that I'm losing you..
The sun cannot fall from the sky..

 

“Potete restare in ospedale se volete, ma dovrete farlo qui in corridoio o in sala d’attesa. Scusate.”
E’ in terapia intensiva..” Ripeté Morgan fra sé. Lo sguardo perso nel nulla, la golasecca, il cuore che bruciava.
Da quel momento in poi non fece più nulla. Assolutamente nulla.
Non era più neanche devastato dalla tristezza, ma dalla rabbia. Aveva fallito, non aveva capito niente di quell’S.I., né del suo compagno. Quello che gli aveva appena salvato la vita. Non avrebbe resistito ad un’esistenza con quel rimorso.
Rimase in piedi tutta la notte. Non chiuse occhio. Nessuno riuscì a dormire, ma lui.. niente acqua, niente cibo.
Sperava.
Come non aveva mai fatto.
Sperava.
Non voleva più pensare a quello che sarebbe stato poi, se tutto si fosse concluso nel peggiore dei modi.
Quella notte, non poté fare altro che sperare.
Le ore passavano lente, lunghe, come se non fossero neanche ore ma giorni. Giorni vuoti, quei giorni in cui a lavoro sei bloccato nel materiale burocratico e sfogli fascicoli su fascicoli, e quello che leggi è il male, il dolore.
E questa cosa ti chiude lo stomaco, ti lacera l’anima, ti divora dentro.
“Agenti..” Ancora quella dottoressa.
Morgan aveva paura di guardarla in volto..
“Sembra impossibile, ma è cosciente. Uno di voi dovrebbe entrare e vedere come sta. Non ricorda nulla dell’accaduto, forse vedere un elemento della squadra lo aiuterà a fare mente locale della situazione.” Al cuore del bell’uomo mancò un battito.
“Sta scherzando?” Qualcuno rise dopo quell’affermazione.
Aveva sentito bene. Reid era cosciente.

Tutto gira vertiginosamente. Non posso aprire gli occhi, c’è troppa luce. Sono sospeso a mezz’aria. Non percepisco nessuno dei  5 sensi. Non sento niente, in un primo momento. Poi lo avverto, l’odore di disinfettante.
E’ una stanza di ospedale.
Non sono morto.
Ma non posso muovermi. Fa male. Un dolore insopportabile. Perché? Cos’è successo? Gli occhi bruciano, lacrimano quando cerco di aprirli. Non riesco a focalizzare. C’è qualcuno, ma non capisco chi sia.
“Aiuto..” Sussurro. Ne ho un immenso bisogno.
“Dottor Reid?” Una donna.
“Riesce a sentirmi?” Una dottoressa! Ho tubi ovunque e fastidiosissimi rumori che continuano a torturarmi.
“Mi sente?” Ha una voce così dolce.. Mi arriva lontana, ma posso sentire le sue mani.
Voglio guardarmi intorno. Giro la testa, ci sono solo macchinari.
Solitamente potrei dire esattamente di che tipo di macchine si tratta e snocciolare nozioni su questi come se stessi recitando a memoria una filastrocca, ma non ora. Non riesco a connettere il cervello, a ricavare informazioni. La mia memoria è un cassetto disordinato in questo momento.
“Dottor Reid, va tutto bene. Respiri profondamente. Ora riesce a sentirmi?” Si, la sento. La sento!
“S-si.” Muovo le dita, sento anche il ruvido lenzuolo che mi copre. Lo stringo. E’ freddo.
Avverto un sapore di sangue. L’odore della stanza si fa pungente. I muscoli sono intorpiditi ma posso muoverli. Lentamente mi sto risvegliando. Lentamente apro gli occhi. Vedo due dottoresse adesso.
Perché sono qui?
Sto acquistando lucidità, ma non riesco proprio a ricordarmelo.
“Sa dirmi come si chiama?”
“Reid. Spencer Reid.” Fitte, fitte acute all’addome.
“Quanti anni ha dottor Reid?”
“28 io.. ho 28 anni.”
“Qual è l’ultima cosa che ricorda?”
“Mi sono svegliato, stamattina.. Sono a-andato a lavoro. Poi.. non lo so, io..”
“D’accordo, stia calmo, va tutto bene.” Non riesco a pensare..
Una dottoressa esce, l’altra continua con i suoi controlli. Pressione, battito cardiaco, ma perché sono qui?
“Hey, bel ragazzino.”
“Morgan..” Un flash. Tutto torna.
“Morgan, cos’è successo? Dov’è il bambino? Che ne è stato di Miller? Gli altri stanno bene?”
“Wowowo, sei appena tornato e già vuoi  riempirmi di domande?”
Mi hanno sparato.
“Da quanto sono qui?”
“Reid! E’ tutto ok.” Sorride.
“Qu-quello è.. è il mio sangue?” Le sue mani ne sono impregnate. Le guarda.
“Si.”
“Non sono mai stato tanto vicino alla morte prima d’ora.” Rido.
Piango.
Non sono mai stato così vicino alla morte prima d’ora.

 
Può abbracciarlo finalmente. Morgan abbraccia il suo ragazzino. Calde lacrime rigano invisibili le sue guance.
Sono le lacrime di un angelo.

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Eiii. Chiedo scusa in anticipo, so che non è al meglio, il punto è che non scrivo qualcosa di completo da parecchio tempo, quindi mi serve un po' per "rimettemri in carreggiata". In ogni caso sono nuova di questa categoria. E' la prima Shot che scrivo su Criminal Minds. Non ho ancora un'idea precisa dei personaggi. insomma, un obbrobbrio! Non me ne volete, avevo una voglia matta di scrivere.
Detto ciò lascio a voi la libertà di parola. Vi prego di non farvi scrupoli con le recensioni negative! 
Comunque spero vi sia piaciuta. =)
Debbie. 
P.S.: Per chi non lo avesse capito, le parti in prima persona e in corsivo sono il punto di vista di Reid espresso dai suoi stessi pensieri. Le parti in terza persona invece sono il punto di vista di Morgan espresso da un narratore esterno.
Le sei righe in inglese stanno a significare "Copritemi le orecchie.. Copritemi gli occhi.. Ditemi che queste parole sono una bugia.. Non può essere vero che ti sto perdendo.. Il sole non può cadere dal cielo.." e sono della canzone "Tears of an angel" di Ryan Dan. E' triste, ma è meravigliosa. Ve la consiglio.

 
 

  

  
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