One-shot scritta per il contest "Crea il tuo Sim" di Pallina88
Autore: adamantina
Titolo: Piccoli Serpeverde crescono
Personaggi principali: Bree
Fairchild
(OC), Gregory Goyle
Genere: Commedia,
Slice of life
Rating: Verde
Avvertimenti: One Shot
Introduzione: La
vita non è facile se
hai undici anni e sei stata smistata a Serpeverde contro la tua
volontà. Bree
ne sa qualcosa, ma forse ha solo bisogno che qualcuno le faccia vedere
il lato
positivo di essere una piccola Serpeverde …
Personaggio scelto: Gregory Goyle
Note dell'autore (non obbligatoria): Forse il mio Goyle potrebbe
risultare
lievemente OOC, ma secondo me questa gentilezza un po’
burbera si adatta bene
al personaggio che ha tratteggiato la Rowling, goloso e, diciamocelo,
non
proprio un genio. Quindi, ho provato a tirare fuori il suo buon cuore
… E in
quanto a Bree, prevedo che diventerà una Serpeverde perfetta!
PICCOLI
SERPEVERDE
CRESCONO
Le
gocce di pioggia sembravano lacrime che scendevano da un cielo cupo e
nuvoloso.
Il paesaggio era illuminato solo dai regolari lampi che squarciavano le
fitte
nubi.
Questo,
però, Bree non poteva vederlo. Lo immaginava alla
perfezione, certo: i
meravigliosi giardini di Hogwarts percossi crudelmente dalla tempesta
che
imperversava da un paio d’ore. E, soprattutto, poteva sentirlo. Il fragore dei tuoni, il
ticchettio snervante delle gocce
sul terreno, lo scroscio dell’acqua nei rivoli di fango che
si erano formati.
Accoccolata
su una poltroncina rivestita di velluto, si strinse le ginocchia al
petto. Era
piccola e magra, le gambe ossute premevano sulle costole, ma aveva
bisogni di
trovare conforto. Aveva sempre avuto il terrore dei temporali. Quando
era
piccola, suo padre la stringeva a sé e le raccontava delle
storie, tenendo
sempre una lucina accesa per far sì che la paura scivolasse
via. Ma ormai non
era più una bambina. Aveva undici
anni,
dopotutto: era quasi un’adulta. Questo continuava a
ripetersi, ma era il primo
temporale a cui assisteva da quando era arrivata ad Hogwarts, circa un
mese
prima, ed anche il primo in assoluto che doveva sopportare da sola.
Osservo
le fiamme che scoppiettavano nel camino, ignare di tutto.
Allungò appena le
mani, per scaldarle un po’ e far cessare un tremito che
però non era dovuto al
freddo. Il suo naso era arrossato: da quando era lì aveva
già preso due volte
la febbre: colpa della temperatura e dell’umidità
della Sala Comune.
Serpeverde.
Chi
l’avrebbe mai detto? Lei no di certo.
Nel
momento stesso in cui il Cappello Parlante aveva pronunciato la sua
destinazione, a lei era suonata come una condanna a morte.
Insomma,
Serpeverde?
Quella
era la Casa dei cattivi,
gliel’avevano descritta così. Piena di arroganti e
viziati Purosangue razzisti.
Beh, era Purosangue anche lei, e non sapeva bene cosa significasse razzista, ma era piuttosto sicura di non
esserlo. In ogni caso, la sua mamma le aveva insegnato
l’importanza di essere
buoni, gentili, sinceri, altruisti, e a lei non sembrava affatto che
Serpeverde
si attenesse a questi semplici principi morali.
Aveva
stretto amicizia con un paio di ragazze, ma continuava a vergognarsi
della
propria divisa verde-argento, desiderando sentirsi una brava ragazzina,
di cui
la mamma potesse essere orgogliosa, magari Grifondoro come lei, o
Tassorosso
come il papà, o Corvonero. Eppure le era toccato questo. Poche ore prima, Marcia Grey di
Grifondoro l’aveva chiamata
“Serpe schifosa” e lei non aveva potuto replicare,
scioccata.
Soffocò
un singhiozzo. La paura e il senso di mancanza tornarono a farsi
sentire, più
forti che mai, e una singola lacrima le scivolò fin sulla
punta del naso.
«Che
fai, ragazzina?»
Bree
sussultò al suono burbero di quella voce. Alzò lo
sguardo di scatto e vide un
compagno di Casa che non conosceva. Era alto, massiccio, con ispidi
capelli
scuri e occhi piccoli. Doveva fare il sesto o il settimo anno,
probabilmente.
Si rimpicciolì ancora di più nella sua poltrona.
«Niente»
mormorò, spaventata.
Il
ragazzo si lasciò cadere sul divanetto lì
accanto. Era tardi, quasi le due di
notte, ed erano soli nella Sala Comune. Si grattò la fronte
con aria
pensierosa, quindi aprì un sacchetto di carta che aveva con
sé e guardò Bree.
«Vuoi?»
le chiese, allungandolo verso di lei.
La
ragazzina sbirciò nel sacchetto e vide che era pieno di
dolcetti alla glassa.
Dimenticò per un istante la paura e spalancò gli
occhi di fronte a tanta
abbondanza.
Annuì
e ne prese uno. Mangiarono insieme, in silenzio.
«Grazie»
disse alla fine, quando dei dolci non rimase neanche più una
briciola. «Come ti
chiami?»
«Gregory
Goyle» grugnì lui.
«Io
sono Bree Fairchild.»
Goyle
annuì appena.
«I
temporali fanno paura anche a me, sai, ragazzina?»
Bree,
ancora intimidita, si mordicchiò un dito appiccicoso di
glassa e lo squadrò.
«Io
non ho paura» disse infine, tentando di suonare convincente.
Goyle
non commentò. Si limitò a sospirare e ad
accartocciare il sacchetto, gettandolo
poi nel fuoco.
«Serpeverde
è un bel posto dove stare» disse.
«Andiamo forte a Quidditch. E non abbiamo i
Mezzosangue.» Annuì, concentrato, come se avesse
appena enunciato una grande
verità. «Ti piacerà Hogwarts. Ed essere
Serpeverde è forte.»
Si
alzò in piedi e diede ancora un’occhiata a Bree,
che era ferma nella stessa
posizione da ore e pendeva letteralmente dalle sue labbra. Scosse
leggermente
la testa.
«Non
andare a parlare con i Grifondoro, eh. Mi raccomando, stacci attenta,
ragazzina. Sono una brutta specie. Tutti onore e cavan …
calavv … beh, insomma,
proprio non ti ci immischiare.» Fece per andarsene, ma si
voltò ancora per un
secondo. «Al massimo, puoi dirgli che sono degli sporchi
Mezzosangue. Vedrai
che li fa andare fuori di testa. Serpeverde è
forte.» Grugnì per rafforzare il
concetto, quindi se ne andò, soddisfatto per
l’altruistico gesto di aver
istruito una primina.
Bree
batté le palpebre, accorgendosi all’improvviso che
il temporale era passato. Si
mise in piedi e si stiracchiò.
Ma
sì, forse quel Gregory aveva ragione. Dopotutto Serpeverde era forte. E se Marcia Grey di Grifondoro
avesse osato ripetere
quell’insulto, avrebbe saputo cosa risponderle.
Sporca
Mezzosangue.
Qualunque
cosa significasse, suonava davvero come un pessimo insulto. Bree lo
memorizzò e
si ripromise di tirarlo fuori al più presto.
Alzò
la testa con una certa dose d’orgoglio.
Avrebbe
dovuto accorgersene prima: Serpeverde era la casa migliore di tutte.