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Autore: gioTRAUMER    09/05/2011    3 recensioni
«Domani parto per Miami, ho un evento. Non posso lasciarti scappare, Giorgia. Infondo, hai rovinato una macchina da un milione di dollari.» I due risero insieme, poi Ian continuò.
«Seriamente: voglio che tu venga con me.» Giorgia chiuse gli occhi, e sorridendo scosse la testa. Tenendosi la coperta, si alzò, mettendosi seduta. Tornò allora a guardarlo.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's always gonna be Ian
# Are you really Smolderhotter?! #

Gente, sono le 22.47.
E' da circa due ore che scrivo.
Ho le dita che mi fanno male, gli occhi strabici, e sonno.
Non ho assolutamente voglia di controllare gli errori. Forse domani. Grazie comunque per chi legge.
«Dio, senti che caldo.»
«Eh, grazie, siamo in pieno luglio, genia.»
Giorgia continuava a farsi aria con la mano, facendo ondeggiare lentamente i lunghi capelli mossi. Letizia, invece, continuava a rispondere alle sue imprecazioni, mentre rispondeva ai messaggini con l'iPhone. Stavano camminando per Times Square. Anzi, in realtà stavano correndo. Dopo un pranzo al McDonald, era il minimo.
Ad un certo punto, Giorgia si fermò di colpo.
«Ancora? Dio, Giò, non vengo più a correre con te! Ti fermi ogni...» Letizia non finì la frase, perchè Giorgia le parlò sopra.
«No, non sono stanca di correre!» le mise la mano davanti alla bocca, per poi continuare «E' solo che sono stanca di vedere Lamborghini e Maserati in giro per la città, quando noi ci muoviamo in pullman per non fare brutta figura con la nostra sottospecie di macchina.» Giorgia indicò la Lamborghini gialla, posteggiata del parcheggio davanti a loro. La fissava con tale rabbia negli occhi. Si erano trasferite a Manhattan da circa un anno e mezzo, ormai, e Giorgia era sempre stata abituata ad ottenere ciò che voleva. Fin da piccola ammirava le Lamborghini che passavano con così tanta invidia, che si pose da sempre quest'obbiettivo: comprarsene una. Purtroppo i soldi che aveva conservato fin'ora ancora non le bastavano, così, ogni volta che ne vedeva passare una, la rabbia saliva a cento.
Letizia era ancora in silenzio. O meglio, si stava sfogando in silenzio.
«Ora basta. Vieni!» Giorgia prese per mano Letizia, e insieme cominciarono a correre verso la macchina. Giorgia si piazzò davanti al finestrino del conducente, guardando gli interni, con un sorrisetto malizioso sulle labbra. Letizia, aveva già capito tutto. Erano telepatiche per qualcosa.
«Giorgia, non lo fare. Ti prego.» Letizia pronunciava parole che sapeva già sarebbero state a scopo invano. Giorgia sorrise per un attimo fra se, dopo di chè prese la pietra che aveva sotto la scarpa, si guardò intorno, e cominciò a rigare l'auto, partendo dallo specchietto.
Letizia fece un paio di passi indietro, a bocca aperta, guardandosi intorno. Arrivata a metà auto, con l'allarme che suonava, Giorgia sentì un uomo urlare. Si girò di scatto, e quell'uomo stava correndo verso di lei.
«Oh cazzo!» Giorgia lasciò cadere la pietra, prese per mano Letizia, e ridendo come una scema, cominciò a corrrere verso le stradine che portavano al palazzo in cui abitavano. Letizia non sapeva se piangere o ridere, ma alla fine, cominciò a sbellicarsi insieme a Giorgia. Quest'ultima aveva appena commesso un reato, ed ora stava correndo, ridendo come una scema, con la sua migliore amica per mano, che faceva la stessa cosa.
Giorgia si girò varie volte, e l'uomo le stava ancora inseguendo. Avrà avuto sui 30 anni, così, a vista d'occhio. Un metro e settantacinque circa, capelli neri, bel fisico. Portava un capello bianco, ed un giubbotto nero, abbinato a dei Jeans e a delle scarpe nere.
«Ti sta bene, figlio di papà!» urlò Giorgia, non soddisfatta abbastanza.
«Shh, Giorgia, taci!» le urlò dietro Letizia, dandole una pacca.
Le due si fermarono, non appena arrivarono nella parte posteriore del loro hotel, che non dava alla strada, ovviamente. Giorgia, con il fiatone, buttò l'occhio. L'uomo stava girando su sè stesso, guardandosi intorno.
«Perfetto, seminato. Sono la migliore, oh sì.» Giorgia si girò verso Letizia, pavoneggiandosi e sistemandosi i capelli, per poi scoppiare a ridere.
«C'hai quasi fatto sgamare, scema!» Letizia la rimproverò, ma subito dopo si mise a ridere con lei. Dopo un paio di minuti, mano nella mano, decisero di rientrare. Giorgia controllò nuovamente se l'uomo era ancora lì, ma non lo vide. Così, mano nella mano, piano piano, fecero il giro dell'hotel. Arrivate davanti alla porta principale, si guardarono nuovamente intorno.
«Via libera!» Giorgia fa l'occhiolino a Letizia, in segno di entrare. La ragazza allora si volta per aprire la porta, ma ancora una volta Giorgia la sovrasta.
«Oh mio dio.» Giorgia prende il braccio di Letizia, tirandolo, e facendola così girare. Senza dire niente, indicò la macchina parcheggiata davanti a loro. Ovvero, nel parcheggio dell'hotel. Letizia rimanè di stucco. Poi riuscì finalmente a parlare.
«Entriamo, magari ci sta ancora cercando qui fuori!» Prese Giorgia per mano, e si affrettò ad entrare. Giorgia rideva ancora sotto i baffi, senza paura.
Parlando di cosa mangiare la sera, salirono le scale, fino a raggiungere la porta del loro appartamento. Mentre Letizia apriva la porta, Giorgia sentì la voce non familiare di qualcuno parlare agitato al telefono nella porta davanti a loro. Sì girò, e trattenne un urlo per miracolo.
C'era l'uomo della Lamborghini, girato di schiena, che apriva la porta. Giorgia prese il braccio di Letizia, e lo scosse senza capire cosa stesse facendo.
«Ahia, mi fai...» Sì, anche Letizia vide chi stava entrando nell'appartamento davanti al loro.
Giorgia, rimase scossa anche per un altro motivo. Era una schiena così familiare, un portamento così familiare. Una voce familiare. Sì, a pensarci bene l'aveva già sentita. Anzi, a pensarci bene, era la voce che conosceva meglio di tutte. Letizia continuava a non capire, e rimaneva immobile a guardare Giorgia. Aveva paura per come potesse reagire, per la teorica paura.
Giorgia intanto stava pensando, che davanti a lei aveva l'uomo di cui era innamorata da ben sette anni. Esatto, dai tredici, ai diciotto. Chinò la testa, a rallentatore, fissandosi il braccio, dove aveva il tatuaggio "Hic et Nunc." Poi, piano, sempre a scoppio ritardato, sì alzò la maglia, fissandosi l'altro tatuaggio. Nel basso ventre, appena sotto la pancia, in una Convention, quell'uomo le aveva fatto l'autografo, e il giorno dopo, l'aveva ribattutto con un tatuaggio.
Letizia collegò tutto.
«Maledizione, porta, apriti!» l'uomo stava ancora parlando al telefono, e per questo faceva difficoltà ad aprire la porta. Intanto le due erano imbambolate a fissarlo. Ma Giorgia, soprattutto. Era INNAMORATA di lui. Di Ian, Joseph, Somerhalder.
Quando sentirono lo schiocco della porta aprirsi, le due fecero un passo indietro. Il ragazzo entrò in casa. Evvai, non aveva ancora alzato lo sguardo.
Diamine, mai parlare troppo tardi. A cinque centimetri dal chiudere la porta, Ian le vide. O meglio, vide Giorgia. L'aveva vista benissimo mentre gli rigava la macchina. Ian si bloccò, e Giorgia spalancò gli occhi. Lui prese velocemente il telefono mettendolo in tasca, e, grazie a Dio, Letizia si scantò, prendendo Giorgia per un braccio, e tirandola in casa.
Ian in due secondi si fiondò alla porta, a bussare come un matto. Giorgia era ancora senza parole, non sapeva che dire. Fissava lo spioncino, senza dire una parole. Letizia si era ripresa, ma Giorgia non dava segni di vita. Non sbatteva nemmeno le palpebre.
«So che siete li, so che TU sei lì. Cara, ti ho vista mentre mi rigavi la macchina. Ora apri, o butterò giù la porta!» Dopo quella frase Ian corrugò la fronte, mimando con le labbra "Ma che caz...?". Insomma, anche lui stava sclerando.
Giorgia cominciò piano a battere le palpebre, e poi a deglutire. E poi a muoversi piano, riprendendosi. Guardò Letizia negli occhi, e fece un passo indietro.
«Allora, ho appena rigato la macchina ad Ian Joseph Somerhalder, il quale sosta nell'appartamento di fronte al nostro per non so quanti giorni, il quale sta bussando come un matto alla mia porta, il quale vuole tipo uccidermi.» Dice tutto d'un fiato Giorgia, che stava andando in fibrillazione. Ian continuava a bussare, e Giorgia continuava a fissare Letizia, e insieme pensavano a cosa fare. Finchè, lampadina.
«Avanti, cosa vuoi?» Giorgia, a fatica, si avvicinò alla porta, parlando ad Ian.
«Oh, signore, finalmente ti sei decisa a parlare. Cosa voglio?! Hai rigato la mia Lamborghini poco fa!» Rispose Ian arrabbiato. Giorgia fissò altrove per un attimo, poi, con un sorriso malizioso, rispose al ragazzo.
«Vuoi parlare, eh? Stasera, alle otto a casa tua. A cena. Prepara qualcosa di buono, grazie.» Finito di parlare, prese Letizia per mano, e si diressero in camera.
«Tu - sei - fuori.» Letizia scandì le parole, non riuscendo a crederci. «Oddio, tu andrai a cena con Smolderhotter, oh mio dio, oddio!» Le due cominciarono a saltare per la stanza, facendo la loro solita danza, sotto la canzone di "Get Some".
«Bene, ma ora non perdiamo tempo. Dovrò essere impeccabile.» Giorgia annuì, sorridendo maliziosa. Aveva già organizzato tutto nella sua mente.
Le due si fiondarono in bagno. Letizia seduta sul Water, e Giorgia davanti allo specchio a prepararsi. Boccoli mori che ricadevano lucenti sulle spalle, un vestito senza spalline che partiva da sopra il seno, fino a sotto le cosce, fatto di fiori neri quì e la. Giorgia era una meraviglia. E soprattutto si erano fatto le otto, ed era pronta. Dopo vari sfoghi di facce e versi stupidi con Letizia, si ritrovò davanti alla porta di Ian. Guardò Letizia fino all'ultimo, che nella porta davanti a lei la incitava a suonare.
«Ok, Giorgia, ce la puoi fare.» Letizia aveva chiuso la porta, ed era giunto il momento. Avvicinò il dito tremante al campanello, per infine... pigiarlo.
Un paio di secondi e la maniglia della porta si piegò. Giorgia si sentì quasi mancare. E, di sicuro, i tacchi 15 non la aiutavano.
Quando infine si ritrovò a fissare degli occhi azzurri. Azzurri come il cielo. Quegli occhi di cui fin da piccola era innamorata.
Ian ebbe la stessa identica reazione. Si ritrovò davanti una ragazza favolosa, splendida, come non aveva mai visto. Era meravigliosa, non sapeva spiegarsi quanto. Rimase in silenzio a fissare i suoi occhi.
«Entra...» Riuscì a dire Ian, facendo spazio a Giorgia per passare.
La ragazza, ovviamente, capendo di aver attirato la sua attenzione si fece forza. Con un sorrisetto sulle labbra entro in casa di Ian, dirigendosi da sola verso la cucina. Si tolse il coprispalle che indossava, e quello fu un'altro colpo basso per Ian. Rimase imbambolato dalle curve della ragazza. Si sedette davanti a lei, senza smettere di fissarla.
«Uhm, che profumino!» Disse Giorgia, annusando l'ottimo cibo che le si presentava sul piatto. «Sì, io... Ecco vedi, amo cucinare. E poi penso sia un'ottima mossa per conquistare le ragazze.» Anche Ian aveva capito di averla colpita. Anche se non come credeva. Comunque, questo Giorgia già lo sapeva, ma non doveva dimostrare di conoscere ogni suo più piccolo dettaglio.
«Allora, di che volevi parlarmi oggi?» Giorgia addentò il primo boccone, guardando Ian negli occhi. Dio, innamorata era dir poco.
«Ehm, nulla. Solo... Volevo sapere perchè mi hai rigato la macchina.»
A Giorgia andò per traverso il boccone, e fece una breve risata.
«Vedi, non sapevo che la macchina fosse tua. Insomma, è una storia lunga. Ora voglio dirti io una cosa però. Mi dispiace, ho agito d'istinto. Sono fatta così. Scusami ancora.» Giorgia fece gli occhioni, ed Ian si perse all'interno di essi.
«Ora, ehm, potresti accompagnarmi al bagno, per favore?» Giorgia si guardò intorno, aspettando risposta di Ian.
«Certo, prego.» Ian arricciò le fossette, alzandosi, e dirigendosi verso Giorgia. La prese per mano, e si incamminarono nel corridoio davanti a loro.
Il silenzio sovrastò fra i due per un paio di minuti. Arrivati davanti al bagno, Giorgia si girò a fissare Ian. Si guardarono per un paio di minuti, dopo di chè...
Ian prese il viso della ragazza, e tirandolo a se cominciò a baciarlo con passione. Giorgia ricambiò il bacio, passando una mano fra i capelli del ragazzo. Lui la prese in braccio, e lei si avvinghiò alla sua vita. Con i talloni si tolse i tacchi, lasciandoli cadere mentre il ragazzo la portava in camera. La distese poi sul letto, e dopo vari baci, i due fecero l'amore.
Un'ora dopo si ritrovarono distesi, nudi, fianco a fianco, a fissare il soffitto, con le mani intrecciate l'uno all'altro.
«Wow.» Ian sorrise, voltandosi per guardare Giorgia. Era così perfetta. Il ragazzo si avvicinò a lei, accarezzandole il viso. «Devo chiederti una cosa...» le sussurrò all'orecchio.
«Uh, ti ascolto.» Rispose Giorgia, guardandolo negli occhi.
«Domani parto per Miami, ho un evento. Non posso lasciarti scappare, Giorgia. Infondo, hai rovinato una macchina da un milione di dollari.» I due risero insieme, poi Ian continuò.
«Seriamente: voglio che tu venga con me.» Giorgia chiuse gli occhi, e sorridendo scosse la testa. Tenendosi la coperta, si alzò, mettendosi seduta. Tornò allora a guardarlo.
«Oh, caro Ian. Eri troppo impegnato a baciarmi poco fa, che non hai fatto caso ai miei tatuaggi.» Ian subito le fissò le braccia, notando il tatuaggio uguale al suo. Poi la ragazza abbassò la coperta, mostrandogli il tatuaggio sotto la pancia.
«Ma... Mi ricordo di te...» Ian era rimasto senza parole.
«Esatto, Ian. Sono quella ragazza pazza, che a 15 anni, in una Convention, si è fatta autografare la pancia, e il giorno dopo ha ribattutto la firma da un tatuatore. Sono quella ragazza pazza che a tredici anni si guardava The Vampire Diaries alle due di notte, per scoprire cosa succedeva, ma soprattutto per vedere l'uomo di cui era innamorata. Sono quella ragazza pazza, che fino a cinque ore fa, sperava di incontrare Ian Somerhalder per strada, e chiedergli un'altra foto. Sono quella ragazza pazza che è innamorata di te, da quando ha tredici anni.»
«Ed ora, sei quella ragazza pazza, che dopo aver rigato la macchina di Ian Somerhalder, è diventata la sua ragazza.» Giorgia spalancò gli occhi, ed un sorriso enorme le sovrastò il visto. Ian si alzò di scatto, e cominciò a baciarla con dolcezza. Piano poi si staccò, continuando a guardarla negli occhi.
«Non avrei mai pensato di dirlo ad una ragazza di cui non so neanche il cognome. Comunque, ti amo, ragazza pazza, e non ho intenzione di lasciarti scappare. Mai.» Ian sussurrò quelle parole con il cuore in mano. Sì, non sapeva come, ma era innamorato di lei.
«Credimi, mai quanto me.» E dopo un altro bacio, Giorgia lo allontanò, gli prese il viso fra le mani, e facendo la seria disse «It's always gonna be Ian!"
Il giorno dopo, i due, fecero le valigie, e partirono per Atlanta.
Ma no, Giorgia non si era dimenticata della sua cara migliore amica. No, Giorgia non l'aveva lasciata da sola, anche se Letizia credeva di sì...

Erano le dieci del mattino, e Letizia stava piangendo, davanti alla finestra della camera, che dava a Times Square. Giorgia era andata via con Ian da solo un'ora, e lei sentiva la sua mancanza in un modo incredibile. Stava fissando la loro foto, quando suonò il campanello. "Grazie a Dio, si è dimenticata qualcosa!" pensò Letizia, e velocemente corse ad aprire.
Fu allora che per poco non collassò.
No, non era Giorgia. Non era lei.
Era il ragazzo che aveva amato per una vita, da quando aveva quattordici anni.
Era il ragazzo di cui era follemente innamorata, senza nemmeno conoscerlo.
Era Michael Anthony Trevino, con delle valigie in mano, ed un sorriso sulle labbra.
«Ciao, dolcezza. Sono l'amico di Ian, e ieri mi ha presentato la sua nuova ragazza, Giorgia. Le ho raccontato del fatto che devo girare un nuovo film qui, e non ho la casa. Mi ha detto che tu potevi ospitarmi, ora che lei è partita. Sono venuto qui per chiederti se effettivamente non disturbo.»
Letizia, la stiamo perdendo. Fra la confusione assurda che aveva in testa, annuì. Michael allora entrò nell'appartamento, appoggiò le valigie, si tolse il cappotto, chiuse la porta, e si avvicinò a Letizia, prendendola per i fianchi, facendola aderire al suo corpo.
«Sai, non mi ha detto solo questo, mi ha detto anche di una tua certa cotta...» Sorrise malizioso, a pochi centimentri dal viso della ragazza.
Michael prese in braccio Letizia, e i due si diressero alla camera.
Ma questa, è un'altra storia.
  
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