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Autore: koorime    10/05/2011    5 recensioni
Rivisitazione della favola di Raperonzolo. Dean è, suo malgrado, vittima di un patto e Castiel deciderà di liberarlo.
Scritta per il Festival del Crossover di destiel_italia.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Titolo

Titolo: An atypical tale
Fandom
: Supernatural/Raperonzolo
Pairing/Personaggi
: Rapunzel!Dean, Prince!Castiel (Destiel ♥), witch!Crowley, Prince!Sam, altre varie ed eventuali apparizioni.
Rating
: Pg15
Charapter
: 1/1
Beta
: Samek e Stateira mi hanno tirato le orecchie per gli erroretti sparsi.
Words
: 3418 (fiumidiparole)
Genere
: Commedia delirante comica, Romantica (?) .
Warning
: Fandom!AU, Crack, Stupidità galoppante, Slash (of course), Sesso non descrittivo.
Summary
: Rivisitazione della favola di Raperonzolo. Dean è, suo malgrado, vittima di un patto e Castiel deciderà di liberarlo.
Note
: scritta per riprendermi dalla depressione post 6X20 su uno dei prompt per il Festival del Crossover di destiel_italia. Questo non giustifica l’idiozia di questa storia, lo so, ma, pliz, compatitemi, sono scema per natura influenzata.
Poi per il lancio di pomodori, da questa parte *indica fila*


DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Dean, no *sigh*

 

 

C’era una volta...

Se questa fosse una favola normale, comincerebbe così, il sole splenderebbe alto nel cielo e gli uccellini canterebbero tra le fronde degli alberi facendo da coro alla voce d’usignolo della bella principessa imprigionata nella torre. Ma questa non è una favola normale, il sole non è che un pallido astro in un mare ceruleo, gli uccellini non cantano e la principessa non ha una voce d’usignolo.

Non c’è neanche una principessa, a ben vedere.

La torre, quella c’è, al centro esatto del bosco rigoglioso, teatro di questa narrazione. È fatta di pietre e con una singola finestrella sull’estremità più alta, dalla quale si domina tutto il paesaggio circostante. Si dice che nelle giornate particolarmente terse, si riesca a scorgere addirittura il castello del regno confinante, ma il cielo lì non è mai limpido, quindi non è possibile verificare tale voce.

La canzone – sì, c’è anche quella – non ha nulla a che vedere con i canti d’amore e speranza che di solito ci sono nelle favole normali. Era sparata a tutto volume dalla torre, facendo scappare i poveri uccelli assordati – ecco perché non erano lì a cantare.

Fu così che arrivò alle orecchie del principe Castiel. Era in missione diplomatica presso la corte di Re John, che governava quelle terre insieme alla sua splendida moglie Mary, per riconfermare la pace e l’alleanza tra i due regni vigente ormai da molti e molti anni. Sarebbe dovuto tornare dopo pochi giorni nel suo reame, da suo padre e i suoi fratelli, ma voleva approfittarne per  godersi le bellezze di quelle terre circostanti ed aveva così deciso di inoltrarsi nel bosco alle spalle del castello.

Era qui che aveva sentito l’introduzione di chitarra.

Incuriosito, aveva camminato, seguendo la musica fino al cuore di quella fiorente selva e giungendo in prossimità della torre isolata. Lì, dalla finestrella, aveva scorto una figura muoversi a tempo di musica – una musica davvero strana – prima di saltare seduta sul davanzale di pietra e cantare a squarciagola:

-Risin’up back on the street, did my time, took my chances. Went the distance, now I’m back on my feet, just a man and his will survive. So many times it happens too fast you trade my passion for glory. Don’t lose your grip on the dreams on the past, you must fight just to keep them alive.-

Aveva biondi capelli sopra un viso virile, ingentilito da un paio di luminosi occhi verdi che scrutavano l’orizzonte, mentre continuava a cantare:

-It’s the Eye on the Tiger, is the thrill of the fight risin’up to the challenge of our rival. And the last known survivor stalks his prey in the night and he’s watching us all with the Eye of the Tiger.-[1]

Castiel se ne innamorò a prima vista e desiderò poterlo raggiungere e rivolgergli la parola, sapere il suo nome e conoscere il sapore delle sue labbra. Stava per uscire dalla boscaglia, palesandosi al suo neonato amore, quando una voce lo anticipò, facendolo desistere.

-Dean!- chiamò  un giovane uomo, avanzando fino ai piedi della torre. Castiel lo riconobbe come Sam, il giovane principe del regno.

-Sammy!- lo salutò infatti il recluso con un sogghigno -Come ti butta, fratellino?-

Il nostro innamorato sgranò i grandi occhi blu, sorpreso – per quello che gli era dato sapere, il Re e la Regina non avevano altri figli – mentre Sam stendeva le labbra in un sorriso.

-Mi sono fidanzato. Il duca mi ha concesso la mano di Jessica.- Dean fischiò, battendogli poi le mani, ma il fratello non si lasciò distrarre e continuò: -Le nozze si terranno tra due settimane e voglio che tu ci sia.-

In risposta, il principe maggiore si fermò e sospirò, guardandolo con la pazienza di chi, quel discorso, l’ha affrontato già mille e mille volte.

-Sammy...- cominciò, ma l’altro non lo lasciò andare oltre, facendo un passo in avanti a braccia aperte.

-Possiamo farcela, Dean! Ci dev’essere un modo per rompere il patto!- affermò, rivolgendogli uno sguardo supplice. Il giovane recluso tentennò – fu evidente anche per Castiel che non aveva un’ottima visuale – e poi chinò il capo, concentrandosi sulla nuda pietra sotto i suoi palmi.

-Sai bene che non è possibile.- rispose con una voce che non tradiva emozioni -E se scappo se la prenderà con voi! Con te e con i nostri genitori, quindi no, Sammy, non cercheremo un modo per tirarmi fuori di qui!- Era evidente che il giovane principe avesse da ribattere, ma il maggiore continuò: -Quello che faremo, invece, sarà lasciare le cose come stanno! Tu ti sposerai e darai un bell’erede a nostro padre, e governerai il regno quando sarà il tuo tempo. Io...- Gettò uno sguardo rattristato alle sue spalle, verso l’interno di quella che doveva essere la sua casa – il suo intero mondo – e sospirò. -Io resterò qui. È meglio così, per il bene di tutti.-

 

A questo punto sarà il caso di fare una breve digressione e spiegare i retroscena di questa tragedia familiare.

Ciò di cui parlano i due principi avviene tanti anni addietro, prima ancora che entrambi nascessero. C’era stato un tempo in cui un terribile vento di morte si era abbattuto sul regno, mietendo vittime tra il bestiame e la popolazione. La stessa regina ne aveva respirato il morbo, perdendo il suo roseo incarnato e il suo sorriso. Re John aveva vegliato al suo capezzale giorno e notte, pregando perché i medici di corte la curassero, ma invano. Fu allora che a palazzo si presentò uno strano individuo. Disse di chiamarsi Mastro Crowley e di poter salvare la regina e tutti gli abitanti infettati, tutto ciò che desiderava era una promessa dal Re, il quale, disperato, rispose che avrebbe acconsentito a qualunque richiesta.

-Non desidero altro che il vostro primogenito, mio sire.- aveva sogghignato Crowley e John aveva riso.

-Solo questo per la salvezza del mio regno e della mia sposa?- aveva chiesto. L’altro uomo aveva scrollato le spalle dichiarando di essere un cuore di panna, dopotutto. -Così sia.- aveva allora decretato il sovrano, accettando.

Se questo può sembrarvi strano – un padre, un re, che concede il proprio primogenito? – sappiate che Re John aveva una buona ragione per credere di aver stipulato un patto vantaggioso: per anni lui e la sua Mary avevano tentato di avere un erede, ma invano, al punto che la regina stessa aveva cominciato a sospingerlo a cercare una sostituta per procreare e non lasciare il trono vuoto.

Ciò che però Re John non sapeva era che Crowley era uno stregone molto potente, e che, consapevole di tale problema, aveva semplicemente aggiunto al contratto – senza fargliene parola – una clausola che sopperisse alla mancanza di Madre Natura.

Il patto fu sigillato – Re John non raccontò mai a nessuno come – e la malattia spari, dai corpi e dall’aria. Come se non fosse mai esistita.

Esattamente dieci mesi dopo, la regina Mary diede alla luce il principino Dean e Mastro Crowley giunse a riscuotere il proprio pagamento.

I sovrani lo pregarono disperati, supplicandolo di lasciargli crescere il loro bambino, ma Crowley scrollò le spalle, spiegando loro che, se scindevano il patto, tutte le persone salvate sarebbero morte all’istante. La Regina era pronta a dare la vita per il suo bambino, ma non ebbe cuore di uccidere i suoi sudditi, così, con la morte del cuore, lasciò che lo stregone si portasse via Dean.

Da quel giorno, il principino aveva sempre vissuto in quella torre, cresciuto ed educato dall’uomo che aveva salvato il regno e comprato la sua vita. Aveva scoperto chi era solo molti anni più tardi, quando, per un fortuito caso, aver fatto amicizia con il principino Sam.

Ma questa è un’altra storia.

 

Torniamo invece alla nostra, dove i due principi sono uno di fronte all’altro, ma divisi da una immensa torre e una singola finestra.

-Dean...- sospirò il più giovane, ma quello gli scoccò un’occhiataccia zittendolo.

-Resterò qui!- rincarò il principe recluso. -E adesso tornatene a palazzo e vivi la tua vita.- aggiunse prima di sparire alla vista.

Sam sospirò e strisciò un po’ lo stivale nel terreno, tornando poi a volgere gli occhi verso l’alto, verso il fratello. -Dean, cala la treccia.- lo richiamò.

-Arrampicati!- ribatté l’altro, dall’interno della torre.

-Dean...-

Passò un interno minuto in silenzio, poi dalla finestrella si srotolò una corda intrecciata che il principe Sam usò per raggiungere l’unico ingresso alla torre e abbracciare, finalmente, suo fratello.

Castiel restò lì, nascosto, a spiare le loro figure muoversi nella finestra, fino a quando Sam non se ne andò, insieme al sole. Aspettò che sparisse alla vista, prima di tornare con gli occhi sulla torre e scoprire che la treccia non era ancora stata ritirata. Tentennò, valutando le conseguenze di una sua folle azione, e la usò per arrampicarsi fino al davanzale.

Dean era lì, di spalle, ad armeggiare con qualcosa che Castiel non conosceva e che cominciò a cantare, facendogli quasi perdere la presa sulla corda e volare di sotto. Si issò sulla pietra e scivolò all’interno della stanza, osservando incantato il giovane principe seguire quella strana musica, la stessa che lo aveva condotto da lui. Castiel pensò che fosse un canto d’amore – nonostante il testo bizzarro.

Poi il suo amato si voltò e sussultò, rendendosi finalmente conto della sua presenza.

-Cristo!- sbottò e lui aprì la bocca per dirgli che, no, non era il figlio di Dio, ma l’altro ragazzo gli puntò una spada alla gola. -Chi cazzo sei?- sbottò, fissandolo truce.

-Castiel.- rispose il principe semplicemente, e vide la lama di fronte a sé traballare, forse riconoscendo il nome. -Il principe Sam ti ha parlato di me, non è vero?- domandò con rinnovata sicurezza. Dean annuì, ma tornò a minacciarlo con la spada, anche se l’abbassò al petto.

-Perché sei qui? Come hai fatto ad entrare?- interloquì, continuando a rivolgergli quello sguardo vigile, arrossendo poi quando l’altro rispose:

-Hai lasciato la corda penzolare dopo che Sam se n’è andato e io desideravo conoscerti.- Fece un passo, indifferente al freddo metallo che premeva contro di lui, e sorrise -Ti ho sentito cantare e desideravo udire ancora una volta la tua voce.-

Un sopracciglio di Dean scattò verso l’alto, donandogli un’espressione tra l’incredulo e il divertito che lui trovò adorabile, e tremò, singhiozzando una risata.

-Beh, amico, devo proprio dirtelo: hai gusti del cazzo!-

Castiel inclinò la testa di lato, aggrottando la fronte, visibilmente confuso dal linguaggio del suo principe, ma non demorse e fece un nuovo passo, premendo due dita sulla lama per convincerlo ad abbassarla.

-Tutto ciò che volevo era sapere il tuo nome e pregarti affinché accettassi il mio amore.- sospirò, facendo strabuzzare quei bellissimi occhi, verdi come il bosco in Primavera, e arrossare le sue guancie candide su cui, adesso poteva vederlo, gli angeli avevano depositato mille e più baci. -Ti devo delle scuse, mio principe, ho ascoltato la tua conversazione con il principe Sam, e ora l’unica cosa che desidero è salvarti.-

Questa volta, Dean scoppiò a ridere con così tanta foga che per poco non perse la presa sull’elsa tra le sue dita.

-Se hai sentito, allora saprai che nessuno può salvarmi!- esalò, facendo morire l’ilarità in una nota amara. Ma l’altro non parve perdersi d’animo e raddrizzò la schiena, con fierezza.

-Ucciderò chiunque ti tenga rinchiuso qui.- affermò con così tanta convinzione che Dean sentì, nonostante il suo animo notoriamente pessimistico, una flebile fiammella di speranza accendersi nel profondo del cuore. Crepitò per qualche istante, poi il gelo della realtà calò su di essa, spegnendola, e lui scosse la testa.

-Uccidere Crowley? Tu?- sbuffò una risata sarcastica e fece qualche passo per la stanza, passandosi frustrato una mano tra i capelli -Per lui saresti solo un moccioso in calzamaglia.-

Castiel parve sul punto di ribattere qualcosa – sembrò quasi offeso da quell’ultima affermazione – ma un rintocco di campane richiamò l’attenzione del giovane principe del regno.

-Merda!- sibilò, abbandonando la spada sul tavolino di legno lì accanto e sospingendo il suo ospite verso la finestra -Va’ via, prima che lui ti trovi qui.-

-Lui? Il tuo aguzzino?- domandò l’altro, cercando di voltarsi e bloccare le mani del principe, che continuavano a scacciarlo. -Lo combatterò!-

-Morirai!- quasi urlò Dean, afferrandolo per le spalle -Va’, ti prego.- lo supplicò. Il principe Castiel tentennò dibattuto, ma annuì, issandosi poi sul davanzale.

-Tornerò.- lo avvertì, calandosi infine senza aspettare risposta.

Quando fu sparito alla sua vista, Dean si lasciò cadere sul proprio giaciglio e chiuse gli occhi, passandosi le mani sul viso stanco e cercando di non pensare ai begli occhi di quel principe venuto da lontano e alla sua folle promessa.

***

Castiel mantenne la parola data e tornò il giorno seguente, e quello dopo e quello dopo ancora, al punto che Dean cominciò a lasciare la treccia a penzolare dalla finestra, cosicché il principe non dovesse far altro che arrampicarsi e lui non restasse tutto il tempo in fremente attesa del suo arrivo.

Fu per questo motivo che, quando Castiel entrò nella stanza, lo trovò addormentato tra le coltri. Scivolò silenzioso fino a raggiungerlo e si chinò sul suo viso, lasciandogli una fugace carezza sulla tempia e la guancia. Le ciglia del principe addormentato frullarono, schiudendosi poi sopra un verde liquido e appannato.

-Ehi.- lo salutò con voce arrochita. -Non ti ho sentito entrare. Cosa diavolo sei, un ninja?- domandò ironico, passandosi i palmi sugli occhi per scacciare via gli ultimi strascichi di sonno.

-Non so cosa siano questi ninja.- ammise l’altro quasi in scusa. -Parli in modo bizzarro, mio principe.-

Dean ridacchiò, grattandosi distrattamente la testa.

-Sì, lo so. Immagino che essere cresciuto da uno stregone mi renda un po’ strano.- si auto commiserò. -Sparisce per mesi e poi torna con una di quelle sue diavolerie del futuro. Almeno la musica e i film sono belli.- Castiel inclinò la testa di lato, non capendo di cosa stesse parlando il suo amato, e lui sorrise, arruffandogli i capelli -Lascia stare. Ci vivo in mezzo da una vita, ma non ci capisco niente nemmeno io.-

Quando ritirò la mano, l’altro gliela trattenne, incatenando gli occhi ai suoi, scivolandogli più vicino e facendolo così irrigidire, nervoso – cosa che capitava spesso da quando lo quel bel principe era entrato nella sua vita. Trattenne il fiato e quasi singhiozzò – quasi – quando Castiel si sporse e poggiò le labbra sulle sue, in una carezza tanto intima quanto effimera che lo fece rabbrividire di piacere. Lo afferrò per la nuca, spingendolo ad approfondire il bacio con un sospiro soddisfatto quando, finalmente, lo assaporò. Castiel gli racchiuse il viso tra le mani, guidandolo a distendersi sotto di lui, tremando di emozione.

Se fosse una favola normale a questo punto della narrazione ci sarebbe un “E Dean conobbe Castiel, come Adamo conobbe Eva fuori i cancelli dell’Eden” per glissare elegantemente sulla scena, ma abbiamo già appurato che questa favola non è una delle solite. Non è, però, neanche una NC17, quindi diremo solo che molte promesse vennero fatte quella notte – alcune delle quali a livello sessuale, che vennero mantenute di lì a poco – molte parole d’amore vennero sospirate, scivolando come miele sulle loro pelli accaldate – almeno fino a quando Dean non decise di tappare la bocca di Castiel con un fazzoletto e impedirgli di sfilarselo bloccandogli i polsi alla testiera del letto. Scoprì così che al suo principe piaceva il bondage e se lo appuntò mentalmente – fino a che si assopirono, ancora intrecciati e nudi, alle prime luci del nuovo sole.

Fu così che li trovò Mastro Crowley quando, ore dopo, entrò dalla finestra. Li fissò intensamente per dieci secondi, poi sospirò e, con un cenno verso la brocca lì accanto, riversò sulle loro teste una cascata di acqua gelida.

Si svegliarono entrambi di soprassalto, cadendo quasi dal piccolo giaciglio che li aveva accolti per tutta la notte.

-Cosa cazzo...-  annaspò Dean, mettendo finalmente a fuoco la figura dello stregone ancora fermo dinnanzi a loro, in placida attesa. -Crowley...-

-Svegli?- domandò questi retorico, stirando le labbra in un sorriso privo di alcuna emozione, che si accartocciò su se stesso quando Castiel si alzò in piedi, fronteggiandolo.

-Mastro Crowley, io, principe Castiel, la sfido.- annunciò con fierezza. Lo stregone roteò gli occhi, sospirando esasperato.

-Mio caro ragazzo, ti consiglio di non sfidare nessuno con quell’affare che penzola. Perdi di credibilità.- sogghignò, sostando però su quelle zone intime un po’ troppo per i gusti di Dean, che ringhiò e rifilò le braghe tra le mani dell’altro principe.

-Rivestiti!- abbaiò, facendo altrettanto. Castiel eseguì ubbidiente, ma lo guardò confuso, non capendo quella rabbia improvvisa. -Che vuoi?- interloquì poi il principe recluso al suo carceriere. Questi scattò con le sopracciglia verso l’attaccatura dei capelli, sorpreso e divertito.

-Cosa voglio?- ripeté, incredulo. -Nulla che tu adesso mi possa dare!- sbottò rabbioso -Ma non potevi aspettare ancora qualche mese, stupido ragazzo? Mi servivi vergine per il rito!-

A questo punto furono le sopracciglia di Dean a schizzare verso l’alto, per la sorpresa. Poi, inspiegabilmente, rise. Fino alle lacrime, al punto che dovette appoggiarsi a Castiel per non perdere l’equilibrio, e questi cominciò a temere che fosse sotto l’effetto di una qualche sorta di stregoneria di quell’uomo tutto vestito di nero.

-Amico...- biasciò ilare il giovane principe del regno rivolto allo stregone -Non sono più vergine da quando avevo sedici anni!-

Crowley lo fissò stranito, poi schioccò la lingua contro il palato, guardandolo truce.

-Non sei mai uscito da questa torre! Se l’avessi fatto l’avrei saputo!- sibilò, ma il giovane principe scrollò le spalle.

-Che devo dirti? Le contadinotte sono molto più agili di quanto sembrino.- sghignazzò. Si ricompose però quando intercettò l’espressione accigliata di Castiel. Non sembrava arrabbiato – di cosa, poi? Del passato? – ma un po’ pensieroso sì, e non era certo che fosse un buon segno.

-Allora...- cominciò infatti questi rivolgendosi a Mastro Crowley -Se Dean non le serve più, può anche scindere il patto, vero? Senza conseguenze sulla Regina e il popolo.-

Appunto, pensò Dean, guardandolo sconvolto. Era impazzito? Voleva per caso morire? Spostò l’attenzione sullo stregone che continuava semplicemente ad osservarlo, quasi a soppesare la situazione.

-Va bene.- concesse l’uomo con un sospiro, scuotendo mestamente la testa. -Trent’anni buttati nel letame.- brontolò, maledicendo – si fa per dire – giovani principi che non sapevano tenersi su le braghe e stupidi, vecchi e trapassati riti che pretendevano sempre offerte verginali. Dove diavolo lo trovava lui, di quei tempi, un essere umano ancora vergine a trent’anni?

Ma nessuno dei due principi lo sentì, presi com’erano dal guardarsi negli occhi e lasciar fiorire sui propri volti esitanti sorrisi di trionfo.

Castiel prese tra le braccia il suo amato e lo baciò, sentendo le sue mani trattenergli il viso e rispondere con entusiasmo. Nacque una risata nel mezzo, ma nessuno riuscì mai a capire da chi dei due partì, mentre continuavano a baciarsi e stringersi, festanti.

Crowley alzò gli occhi al cielo, esasperato dal loro continuo fornicare, e batté il piede a terra.

-Bene, io me ne vado. È stato un piacere e bla bla bla.- annunciò, saltando sul davanzale e lasciandosi scivolare fino a terra, mentre i due principi ricominciavano a farsi dichiarazioni d’amore a profusione – o almeno Castiel ci provò, ma alla terza, Dean gli infilò la lingua in bocca e una coscia tra le ginocchia, zittendolo e convincendolo a riprendere le attività della notte.

 

Quando finalmente tornarono a palazzo, il principe Dean venne accolto con gaudio, abbracciato dall’amato fratello e dalla Regina Mary, che pianse di gioia e baciò sulle guancie il principe Castiel in ringraziamento. Re John strinse a sé il figlio ritrovato e gli chiese di raccontare a tutti loro come aveva vissuto in quegli anni. Scoprì così che Dean sapeva come lo stregone stringeva i patti, ma nessuno dei due ne fece mai parola.

Il principe Sam sposò la sua bella Jessica in capo a una settimana e, dopo gli infiniti festeggiamenti, Castiel pregò il Re di concedergli la mano del suo amato principe.

Le nozze si celebrarono dopo un mese, rafforzando così l’alleanza tra i due regni – nonostante i problemi personali di Dean con alcuni dei fratelli di Castiel, come Gabriel e Balthazar. E Raphael. Fu per questo motivo che decisero, di comune accordo, di vivere ai confini dei due paesi, vicini alle famiglie, ma abbastanza lontani da entrambe per poter vivere la loro vita.

Mastro Crowley, per quanto si racconta, continuò a importunare Mastro Bobby, uomo di fiducia di Re John, fino alla fine dei loro giorni. Si dice, addirittura, che il rito fosse diretto proprio a lui, con quali fini, però, non ci è dato saperlo.

Questa è la fine della nostra favola e, nonostante la sua atipicità, credo sia possibile comunque chiuderla con un tradizionale:

 E vissero per sempre felici e contenti.

Fine.


 

[1] Eye of the Tiger. La canzone è dei Survivor, il balletto di Jensen Ackles XD

   
 
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