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Autore: Lady Aquaria    11/05/2011    3 recensioni
Era sbagliato pensare ancora a lui. Lei lo sapeva, che era sbagliato.
Ma non poteva farne a meno. Era stato parte della sua esistenza, l'aveva amato, avevano generato una vita, insieme.
Come poteva dimenticarlo?
Non avrebbe potuto farlo nemmeno in altre mille vite.
(Camus/Mei), post Hades
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le vie del Destino'
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Disclaimer: Camus e gli altri cavalieri d'oro appartengono a Masami Kurumada, la canzone appartiene alla sua cantante e Mei appartiene a me.

Ovviamente non è una fic scritta a scopo di lucro.

Buona lettura,

Lady Aquaria

 

E ritorno da te

 

Sentì i suoi polmoni riempirsi d'ossigeno, la luce che l'accecava anche dietro le palpebre, chiuse da troppo tempo, percepì il sangue scorrere di nuovo nelle vene.

Sentì la vita scorrere di nuovo in lui.

Si levò a sedere, incontrando gli sguardi dei suoi amici e colleghi, seduti anch'essi nei loro sarcofagi d'oro.

Camus si guardò intorno.

Per i dodici eroi posti a difesa della Terra, dell'Umanità e della dea Atena, non la nuda terra, ma dodici degne sepolture.

"'fanculo."

"Bentornato anche a te, Death."Aphrodite arricciò il naso, irritato.

Milo si stiracchiò, sbadigliando come se si fosse risvegliato da una pennichella e non dal sonno eterno.

"Buongiorno, ragazzi!"disse.

"Cosa ci facciamo qui?"chiese Aiolos.

Aldebaran gli rifilò una pacca di bentornato in piena schiena.

"Preferivi rimanere dov'eri?"gli sorrise, gioviale.

"…ancora un po’ e mi ci rimandavi."replicò Aiolos, tossendo.

"Bentornati, cavalieri."i dodici uomini si voltarono in direzione della voce di Saori."Bentornati alla vita."

E quando restituì loro il cosmo, furono attraversati da una scarica.

 

*

 

Dall'altra parte del mondo, Mei si svegliò di colpo, in piena notte, gridando il suo nome.

Il cuore in gola, il respiro affannoso.

Scostò le coperte di getto, uscì fuori senza nemmeno curarsi di essere a piedi nudi e con un leggerissimo pigiama indosso e guardò verso occidente.

Allora era vivo. Aveva sempre avuto ragione, lui era vivo.

"Che gli dèi siano benedetti, Camus, sei vivo!"mormorò."Sei vivo!  Amore mio, sei vivo!"

 

*

 

Il sole, e il suo caldo abbraccio.

Il mare e la salsedine, e il penetrante odore di anice che si avvertiva nei dintorni dell'ottava casa -non dovuto alla pianta, ma all'ouzo che Milo custodiva nella sua credenza- e poi, il suo tempio.

E ritorno da te nonostante il mio orgoglio
Io ritorno perché altra scelta non c´è

 
Quanti ricordi, racchiusi in quelle quattro mura.

Ricordando i giorni a un'altra latitudine

Frequentando i posti dove ti vedrei

 

A differenza di quanto stavano facendo gli altri, Camus pensò prima di tutto alle cose e alle persone che per lui contavano di più, piuttosto che pensare ad altro.

DeathMask, ad esempio, la prima cosa che aveva fatto era stata quella di scendere giù al porto e comprarsi le sigarette, facendo fuori due pacchetti nel giro di un'ora. Che diamine, aveva appena avuto due polmoni nuovi di zecca e già se li bruciava…

Milo era sceso a Rodorio, per andare a trovare una delle sue amiche.

Aphrodite aveva strillato isterico per due ore, dopo aver visto il suo roseto ridotto a un semplice prato inglese.

I due gemelli avevano ricominciato a litigare. Tipico.

Mu aveva perso il suo aplomb tranquillo, sbottando, arrabbiato nero, che era stufo di fare il meccanico a tempo pieno, quando Shura, dopo la contentezza dell'aver recuperato Excalibur, s'era tagliato in due uno degli schinieri dell'armatura.

Aldebaran, Ioria e Aiolos erano andati a prendere una birra e Shaka s'era messo a meditare, come sempre.

Lui invece,  s'era chiuso in casa, disseppellendo dalla memoria tutti i ricordi, tutte le foto, tutti i momenti che gli ricordavano che sì, aveva vissuto, aveva riso, aveva pianto, aveva amato.

 

Mei.

La sua Mei.

 

Recitando i gesti e le parole che ho perso
E ritorno da te dal silenzio che è in me

*

 

Aveva avvertito chiaramente il suo cosmo riaccendersi di nuova vita.

Ma di lui, nemmeno l'ombra.

Stupida, si disse, di certo avrà altro cui pensare, e non pensa a te.

 

Tu dimmi se c´è ancora per me
Un'altra occasione, un'altra emozione
Se ancora sei tu

Tu dimmi se ormai qualcosa di noi c´è ancora dentro gli occhi tuoi,

 

Era sbagliato pensare ancora a lui. Lei lo sapeva, che era sbagliato.

Ma non poteva farne a meno. Era stato parte della sua esistenza, l'aveva amato, avevano generato una vita, insieme.

Come poteva dimenticarlo?

Non avrebbe potuto farlo nemmeno in altre mille vite.

 

*

 

In cucina era tutto com'era sempre stato.

Solo il frigo puzzava come un esquimese capitato per sbaglio in Congo. Arricciò il naso, del resto mancava dal quella casa da quel giorno, da quando Hyoga l'aveva ucciso e non poteva pretendere di trovare l'ordine che desiderava, e si ripromise mentalmente di fare la spesa, ma non subito, non era quella la sua meta.

In camera ritrovò i ricordi più belli, e anche i peggiori. Aveva davanti agli occhi le immagini di lui e Mei, in quel letto, come fosse stato un film a rallentatore.

Vedeva Mei dovunque. In bagno, mentre si truccava, in cucina, mentre beveva il suo tè al mandarino…la vedeva dappertutto, la vedeva sorridere, la vedeva ridere, di quella risata argentina e piena, di quelle risate che le facevano gettare indietro la testa.

Basta, si disse. Devo rivederla.

E ritorno da te perché ancora ti voglio
Io ritorno perché ho bisogno di te

E non sentirmi sempre così fragile

Sotto l'ampia falda del cappello, Mei si deterse il sudore dalla fronte, raddrizzandosi con una smorfia -maledetti dolori di schiena! -dalla buca che stava scavando.

Avrebbe seppellito lì, insieme alla nuova pianta, i suoi ricordi.

 

Eccola, Mei.

Ampi pantaloni bianchi e una lunga tunica di garza di cotone dello stesso colore per proteggerla, insieme al cappello a falda larga, dai raggi del sole -Mei non tollerava l'abbronzatura, che nel suo caso si riduceva al rosso gambero e alle bolle - che a quell'ora erano impietosi.

Si era alzata, e si era tolta il cappello, rivelando una lunga e lucente cascata d'ebano -quanto adorava i suoi capelli-.

Doveva stringerla a sé, o sarebbe impazzito.

 

Mei bevve un sorso d'acqua, riavviò i capelli in una crocchia fatta alla bell'e meglio, e si risistemò il cappello in testa.

"No, toglitelo."

Si fermò di scatto, come se Medusa l'avesse appena trasformata in una statua.

Non poteva essere, lui non poteva essere lì, stava sognando.

"Kwan Yin¹, è così che hai pietà di me?"disse Mei, alzando il viso al cielo.

"…lo sai che amo i tuoi capelli."

"…bè, è proprio vero. Non c'è più religione. Grazie, Kwan Yin, me ne ricorderò…"

Camus le afferrò le spalle e la girò verso di sé.

 

Tu dimmi solo se c´è ancora per me
Un'altra occasione, un'altra emozione
Dimmi se ancora sei tu
ancora di più la nostra canzone che risuona
Tu dimmi se ormai qualcosa di noi c´è ancora dentro gli occhi tuoi

"Sono qui, non mi senti?"

"Non sei un effetto collaterale dell'insolazione, dico bene?"

"Mei…io sono qui, guardami!"

Sì, era lì, proprio davanti a lei.

Il suo viso, i suoi capelli, i suoi occhi, così come se li ricordava.

Gli toccò la guancia, sorprendendosi di quanto fosse calda la sua pelle.

"Allora sei vivo. Davvero vivo. Non mi ero sbagliata…"

Camus si chinò fino a baciarla.

"…ti basta come prova? "

 

Dimmi solo se c´è e ritorno da te…

(Laura Pausini - E ritorno da te)

 

***

 

Lady Aquaria's corner:

Okay, adesso potete spararmi a vista.

Sarà la dieta, sarà che mi sto pregustando Titanic, che daranno sul 5 stasera, sarà la voglia di dolci, ma in questa fic è lo zucchero che impera.

Fanfic ovviamente ispirata dalla canzone di Laura Pausini, che adoVo, e alle puntate Hades su Mediaset extra dov'è tornato Camus, anche se da spectre. ^^

Ci sono delle volte dove Mei mi esce dall'IC e mi entra nell'OOC. Questa è una di quelle volte. Non è che Mei non prova i sentimenti, semplicemente non li dimostra!

 

1.    Kwan Yin è, secondo la mitologia cinese (ci sono pochissime informazioni in merito, accidenti), la dea della misericordia e della compassione. A quanto pare è molto diffusa tra i credenti.

 

A scanso di equivoci, la storia (escluso titolo, note mie e disclaimer) è lunga 1116 parole contro le 103 della canzone. Direi che la storia supera abbondantemente la canzone.^^

Alla prossima, ciao ciao! Vale^^

Lady Aquaria

   
 
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