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Autore: unleashedliebe    11/05/2011    11 recensioni
Dicono che l'amore platonico sia illusione, impossibile. Io dico di no, io ci ho creduto e ci credo. Avevo un sogno, l'ho realizzato.
Se ci sono riuscita io, nulla è impossibile.
Lui è semplicemente il sole, io la luna. Nella sua ombra, io risplendo.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(anna)

Eccomi qui con una nuova one-shot :3
L'ho scritta oggi pomeriggio (mentre dovevo studiare storia)
Mh, non è auto-biografica, ci sono pezzi che parlano anche di me,
(il primo concerto e ciò che è successo dopo)

ma non altro [capirete leggendo]
L'amore platonico beh, non l'ho mai provato (almeno, non forte)
Questa la dedico a tutte le ragazze innamorate di qualcuno.. irraggiungibile.
E poi a Loro, a quei ragazzi che da 4 anni mi fanno sognare.

Non vi dico altro, spero che vi possa piacere!
Un commento alla fine mi farebbe felice!
Danke, Stay Tokio.

* * * *

anna

"Troppo amore per la musica,
troppi confini, così tanti pensieri.
Non dovrebbe finire presto.
Restiamo sempre, ci urliamo nell'infinito.
Non moriremo mai.
Tu sei tutto quello che sono io,
e tutto quello che scorre nelle mie vene."

La sveglia suona puntualmente alle sette, come ogni giovedì mattina; il programma è sempre lo stesso, vestirsi di fretta, colazione al bar e poi dritta a scuola. Mi stiracchio lentamente, cercando le forze per affrontare la nuova giornata, mi giro sul letto e mi intristisco un poco notando il posto vuoto di mio marito, via per lavoro. Mi costringo ad alzarmi, le ultime settimane di scuola sono pesanti, sia per me che per i miei alunni, loro pieni di studio, io di compiti da correggere e consigli di classe. Scruto la mia immagine allo specchio, i capelli ricci tagliati corti sono in disordine, gli occhi ancora gonfi dal sonno. Sbadigliando, vado a darmi una rinfrescata in bagno, uscendone rinvigorita e già presentabile. Controllo la mia bambina che dorme ancora placidamente, due minuti e sarebbe arrivata la tata. Velocemente indosso un paio di jeans, una camicetta bianca e un paio di ballerine abbinate, prendo la valigetta e la macchina, diretta all’istituto scolastico, ho fatto tardi e la tappa al bar dovrà saltare, prenderò un caffè alle macchinette.

Alla radio passano la solita musica, mentre io mi sento leggermente strana, sarà per il meteo – il mio umore segue sempre le sue variazioni, e la giornata si presenta grigia, provo una certa inquietudine, una sensazione strana. Sbuffo, speriamo gli studenti abbiamo voglia di fare, oggi.

Mi dirigo in classe con calma, la campanella è appena suonata, sicuramente i ragazzi staranno finendo di copiare gli ultimi compiti, preferisco non coglierli sul fatto, dovendo poi rimproverarli: da giovane ero solita farlo anche io.
Apro la porta e tutti si alzano, silenziosi.
-Buongiorno ragazzi- saluto sorridendo, posizionandomi dietro la classe e procedendo con l’appello.
-L’ultimo compito che vi ho dato era..- dico cercando gli appunti sul mio registro.
-Da cercare una frase sull’amore o sull’amicizia, a nostro piacimento- risponde prontamente Leni, la cosiddetta “secchiona”.
-Grazie mille! Avete trovato tutti qualcosa?- annuiscono, -Chi vuole leggermi ciò che ha trovato?- tutti sembrano improvvisamente impegnati a cercare qualche misterioso oggetto nell’astuccio o nello zaino, oppure prendere qualche appunto inesistente.
-Prof, quella di Leni è molto bella!- interviene Patricia, una sua amica. Sorrido vedendo l’occhiata che le riserva per aver parlato.
-Vuoi leggerla?- chiedo gentilmente, lei risponde con un’alzata di spalle.
-Okay, prima correggiamo gli esercizi di grammatica dell’altra volta, poi sentiamo un po’ che hai trovato-

La lezione passa tranquilla, spiegando la noiosissima grammatica tedesca, argomento non molto apprezzato dalla classe, posso capirli, anche per me studiarla era una tragedia.
Dopo quaranta minuti posso finalmente appoggiare il gesso e chiudere il libro, notando come ciò venga apprezzato dai miei studenti.
-Okay, per oggi abbiamo finito con tedesco! Per sabato fate gli esercizi relativi all’argomento spiegato oggi e se non capite qualcosa ditelo tranquillamente. Mancano solamente cinque minuti, allora Leni è il tuo turno!- annuisce solamente, poggiando lo sguardo sulle parole ricopiate con la solita scrittura elegante e precisa sua, leggendole con voce lieve e lentamente.

“Amare è anche soffrire perché la vera essenza della libertà è amare una persona senza possederla.
L’amore platonico non ti delude mai”

Il mio cuore comincia a battere più veloce, sentendosi chiamato in causa. Sorrido, pensando alla veridicità di quelle frasi.
-Che cavolata!- se ne esce Andreas subito dopo, ricevendo un’occhiataccia dalla giovane.
-Perché?- ribatte lei piccata.
-L’amore platonico non esiste, è una grande stupidata! Ci si aggrappa a una persona che non conosci perché le altre non ti vogliono- lo ammonisco con uno sguardo, esprimere le proprie opinioni va bene, denigrare quelle altrui no.
-Esiste invece! Tu sei troppo superficiale per coglierlo invece!- sbotta lei, lasciando la classe basita: solitamente era calma, era raro vederla così animata.
Si vedeva che, per lei, quest’argomento era scottante.
-Ragazzi, calmate i toni!- intervengo io, causando improvviso silenzio.
-Lei cosa ne pensa prof?- mi domandano curiosi.
Non so che rispondere, ovviamente non posso sbilanciarmi troppo, ma l’amore platonico è sempre stata una realtà presente nella mia vita, fin da quanto ero adolescente, ci ero passata, ci cred(ev)o.
-Secondo me è un argomento molto delicato e anche particolarmente discusso, ci sono tante opinioni discordanti su ciò, c’è chi ci crede e chi no, molti la vedono come una cosa negativa, invece penso non ci sia nulla di male, è sempre una forma d’amore- rispondo senza sbilanciarmi troppo. Per fortuna non insistono, in quanto la campanella suona e segna il termine della prima ora, così posso recarmi in biblioteca e sistemare alcune carte.

Calcolatrice alla mano stavo finendo di fare le ultime medie, causa scrutini imminenti, quando mi sentì osservata. Girandomi, trovai Leni che mi osservava tentennante, incerta. Stavo per chiederle perché non fosse in classe, poi mi ricordai che era esonerata dall’ora di educazione fisica.
-Scusi professoressa, posso disturbarla?- mi domando in evidente difficoltà.
-Si certo, dimmi tutto- le faccio segno di accomodarsi, sorridendole incoraggiante.
-Volevo parlarle a proposito del..- si mordicchia il labbro, incerta sull’andare avanti o meno.
-Del fatto che ti sei innamorata di un personaggio famoso?- l’anticipo io, lei mi guarda sorpresa.
-Come.. come l’ha capito?-
-Ovviamente se porti un aforisma sull’amore platonico è perché ne sai qualcosa, poi si capisce da come ti sei difesa sentendolo attaccato- mi spiego.
-La verità è che non so più cosa fare! Mia madre vuole mandarmi da uno psicologo.. pensa sia ossessionata! E sto iniziando a crederlo anche io- sbuffa tristemente.
-Io non penso tu sia ossessionata, sei innamorata, è diverso- le dico.
-Come? Non posso essere innamorata di qualcuno che non conosco!- sbotta. Mi viene da ridere, sembra lo stesso discorso affrontato con mia madre ormai quindici anni prima. Ora i ruoli erano invertiti.
-Invece puoi benissimo- mi guarda interrogativa.
-Lei.. cosa pensa veramente della faccenda?- mi domanda seria.
-So che può sembrare strano, ma sono stata giovane anche io.. una volta!- esclamo, facendola ridacchiare.
-Le credo- mi sorride. –Sono stanca, sa? Tutti che mi guardano male, perché parlo di Lui come la gente parla di un fidanzato, di un amico! Invece.. è un estraneo- sospira tristemente.
-Cantante eh?- chiedo, lei annuisce.
-E’ la persona di cui ci si innamora con più facilità penso. Prima ti coinvolge la sua voce, poi la sua immagine: questo è già importante, se non ti piacesse la sua musica, anche se fosse la persona più bella del mondo, per te sarebbe indifferente. È normale poi, considerarlo un amico, quando ero giovane consideravo la musica la mia migliore amica, non fraintendere: non ero una ragazza particolarmente sola e asociale, però attraverso essa riuscivo a sognare, stavo male? Mi bastava selezionare una delle tracce del mio ipod e già tutto andava meglio, la melodia riusciva a calmarmi. Le note si umanizzavano... no?- mi guarda basita, stupita da tante parole.
-Si.. è iniziato tutto l’estate scorsa, guardo Viva e sono stata attirata da una canzone bellissima, poi.. ho guadato il televisore ed è stato l’inizio della fine. Catturata totalmente da quel cantante, dal suo modo di muoversi.. di guardare l’obiettivo.. ho cominciato a informarmi su di Lui, cercando riviste e su internet, poi attaccando i primi poster.. ora la mia camera è completamente tappezzata, diciamo che mia madre non lo apprezza-
-Secondo me l’amore platonico è la forma di amore più sincera, più pura! Ami una persona con tutto te stesso, anche se sei consapevole, non potrai mai avere nulla in cambio. È dolce tanto quanto complicato e frustrante: vedi quella persona e ti sembra distante anni da te, non ti senti all’altezza. Comunque non lo abbandoni, perché è una sofferenza sopportabile. Dico esatto?-
-Oddio, è proprio così..- si passa una mano sul viso. –Come fa a capirmi così..?- rimane un attimo in silenzio –Aspetti, lei..!-
-Si, ci sono passata anche io- sbarra gli occhi.
-Perché ti stupisci tanto? Anche io sono stata una ragazza adolescente!-
-E di chi si è innamorata lei?-
-Di un ragazzo strano, diverso. Mi ha stravolto la vita, davvero. È successo come a te, passavano un video della sua band sulla televisione e sono stata rapita da quegli occhi così espressivi e da una voce ancora immatura, ma ugualmente bellissima.-
-L’ha capito da subito?-
-No, non subito. La passione è nata dopo, inizialmente m’informavo sul gruppo, focalizzandomi sulla musica; poi ho iniziato ad appendere i primi poster in camera e, osservando la sua figura particolare, l’ho capito: ho capito che mi avrebbe sconvolto la vita-
-..Come?-
-Ero una ragazzina normale, non avrei mai pensato di cadere nella Loro trappola! Sono diventata dipendente dalla Loro musica, alcuni mi definivano malata, fanatica; inoltre la band non era ben vista, aveva fan quanti anti-fan! Una cosa tremenda, che non ho mai concepito: ognuno è libero di ascoltare ciò che più gli aggrada, i gusti sono soggettivi. Ero insultata per questo, e stavo male! Pensavo “Cosa ho di sbagliato? Non è colpa mia se i grandi della musica rock e pop non mi piacciono, il mio cuore ha scelto altro” – lei intanto continua ad annuire, -Faceva male essere presi in giro per questo, ma non ho mai smesso di seguirli, di seguire Lui. Il mio sogno poi si è realizzato, sono riuscita ad andare a un suo concerto-
-Cosa? Davvero? E come è stato vederlo? Insomma.. immagino traumatico- annuisco.
-E’ stato.. indescrivibile! Però.. brutto in un certo senso. La giornata non è andata come pianificato, volevo le prime fila, mi sono ritrovata quasi in fondo perché mi sono sentita male! E nella mia testa ho solo vuoto, tutti i fotogrammi dello show sono stati cancellati, forse volontariamente. Ricordo le urla del prima, la fatica, il caldo, ricordo il ritorno in macchina, del durante però, sono flashback confusi-
-E dopo che è successo?- mi chiede curiosa.
-Ho smesso di seguirli- rispondo con semplicità, mentre mi guarda sbigottita.
-COSA? Perché?-
-Il mio c(uore)ervello si rifiutava di sentire le Loro canzoni, sentivo una morsa allo stomaco, un senso di vuoto tremendo, stavo male, mi ferivano. Potevo affrontare la cosa, a piccole dosi, riducendo le ore passate con l’ipod, ma non l’ho fatto. Ho preferito chiudere senza affrontare il dolore, perché non mi capacitavo della causa! Semplicemente ho rimosso i poster, non li ho mai buttati via però, sono sempre stati sopra l’armadio, i cd dentro un cassetto. Le immagini però, anche le foto del concerto, cestinate-
-Non so se riuscirei a fare una cosa del genere anch’io, staccarmi così dalla musica! Considerando è la cosa che oggi mi fa andare avanti-
-“Il bello della musica è che quando ti colpisce non provi dolore”, diceva Bob Marley, invece io stavo male, e tanto anche! E’ stato difficile, tanto. Cancellarli era come cancellare una parte di me, al momento mi sembrava l’alternativa migliore-
-Immagino però la storia che la lega a lui non termini così, giusto?- intuitiva la ragazza!
-Giusto, proprio così. Ho tirato avanti un anno senza di Loro, non mi riusciva difficile perché erano scomparsi dalla circolazione per fare un nuovo album, poi sono tornati, io ignoravo il tutto. Un pomeriggio però, mentre facevo i compiti, hanno passato il loro ultimo video sulla televisione e non ce l’ho fatta a cambiare canale, ero come ipnotizzata! Non staccavo lo sguardo, focalizzavo tutti i loro cambiamenti, perché stavo cambiando, crescendo! Poi il video è finito, e sono tornata al mio libro di tedesco. Così fino all’estate, una mia amica aveva pubblicato una loro canzone sul suo profilo di un social network e ho premuto play, curiosa. E’ stata la mia rovina- affermo ridendo. –Ho messo il replay, così ho ascoltato la canzone tutto il pomeriggio, sai cosa diceva?- fa no con la testa, ovviamente.
-“Sistemiamo i nostri pezzi insieme, siamo uno come lo yin e lo yang.” Quella frase mi aveva colpito, era una canzone che probabilmente parlava di due innamorati, a me sembrava indicare perfettamente la situazione fra me e Loro. Pochi giorni, solo pochi giorni e il mio computer era tornato a popolarsi delle canzoni, vecchie e nuove, ho comprato ciò che mi ero persa, e sono tornata a respirare la loro musica, a nutrirmi di essa. Paradossale eh? All’inizio sentivo ancora quel fastidio, poi è passato, ce l’ho fatta. Ovviamente non del tutto, c’era sempre quella canzone che mi struggeva, mi portava sensazioni troppo forti che mi spingevano a passare a un’altra, che ci potevo fare? Non riuscivo a fare altrimenti-
-L’ha superato? Il suo amore platonico verso di Lui?- mi viene da ridacchiare, tanto assurda la domanda, posta ora.
-
Inizialmente pensavo di si, ero tornata fan, della band! Pensavo non mi facesse più nessun effetto, mi sono accorta di essere in errore, infatti appena c’era un video guardavo lui, una foto e guardavo lui, lo cercavo sempre e comunque con lo sguardo-
-Però alla fine ha prevalso la ragione no? La fase è passata, è solo momentanea.. dicono-
-Due anni dopo li ho rivisti- giro la domanda apposta.
-Davvero?- Leni si fa già più attenta.
-Davvero! Credimi, è stato un travaglio riuscire ad andare a quel concerto!- affermo.
-Perché?-
E, inevitabilmente, i ricordi prevalgono sul presente.

Guardavo distrattamente il sito ufficiale della band, alla ricerca di qualche novità. Erano chiusi in studio da ormai un anno, l’annuncio dell’uscita del disco aveva sorpreso tutti, soprattutto me. Nella mia testa rimbombava solo una parola, da un mese a quella parte: concerto, concerto, concerto. Avevo fatto uscire di senno le mie amiche con questa storia, non mi concentravo su altro, il che era grave considerando ero al primo anno di università. Saltai sulla sedia notando che, sulla mia mail, era arrivato un aggiornamento dalla Loro casa discografica, oggetto? Novità.
Maledissi più volte la lenta connessione che caratterizzava il mio paesino di provincia, l’attesa valse.
Un elenco era davanti a me, ma non un elenco qualsiasi.
Un elenco di concerti.
Un elenco di date.
Ciò era.. troppo.
Saltai sulla sedia, in preda a un entusiasmo disarmante. Scorsi tutta la lista trovando quella che poteva interessarmi: Berlino, 21 marzo.
Presi un respiro profondo, era gennaio.. tre mesi, solo tre mesi! Cominciai a sorridere come una stupida davanti allo schermo, rimasi così per quasi dieci minuti, poi sentì il mio telefono squillare.
-Pronto?- risposi ancora in trance.
-Ellie! Ti ricordi vero che devi venire a pranzare da noi?- mi riscossi sentendo la voce di mia madre, no.. decisamente l’avevo dimenticato.
-Certo che me lo ricordo! Scusa mamma, ho appena finito di studiare per un esame- mi morsi il labbro, non mi piaceva mentire.
-Fingerò di crederti. Quando arrivi?- insistette.
-Dieci minuti e parto!- chiusi di fretta e furia il computer, inviando poi un messaggio a due mie grandi amiche, oltre che fan del gruppo, Benedikta e Rosel.

“Tenetevi libere per il primo giorno di primavera (21 marzo, se siete rincoglionite e non ve lo ricordate).
Dico solo questo:
Loro, Berlino

Sorridendo presi le chiavi dell’auto e mi recai a casa dei miei genitori, distante una mezz’ora dalla capitale, dove avevo un piccolo appartamento poco lontano dall’università, che condividevo con le altre due ragazze, al momento a lezione.
Inserì un vecchio cd che mi fece compagnia durante tutto il tragitto.
-Ciao mamma!- salutai dopo aver parcheggiato l’auto sul vialetto, mentre mi veniva incontro.
-Ma guarda un po’ chi si vede! Se non fosse per le telefonate, ti avrei dato per dispersa!- affermò sarcastica.
-Mamma, sto frequentando l’università e ho degli ottimi voti, non ho una vita sociale, quindi non è che mi diverta a stare sempre lontana da qui!- sbuffai, senza riuscire a togliere però la ‘smorfia’ stampata sul mio viso.
-Come mai quell’aria allegra?- domandò appena mi sedetti a tavola. Stavo per rispondere quando lo squillo del telefono m’interruppe.
-Pronto?- feci.
-Ellieeeeeeeeeeeeeeeeee!- urlarono in coro le due comari, fui costretta a allontanare il cellulare dall’orecchio, tanto forte avevano parlato.
-Si, le orecchie mi servono!- sbuffai ridendo.
-Ovvio! TRE MESI E ANDIAMO AL CONCERTO! ODDIO!- continuarono sempre in due.
-Lo so! Non vedo l’ora! Appena escono ci procuriamo i biglietti!-
-Cavolo sì! Ora scusaci- sbuffarono – Dobbiamo andare, pausa caffè è finita!-
-Non vi preoccupate, buona lezione! Ci vediamo stasera ragazze-
Chiusi la chiamata e notai lo sguardo di disapprovazione di mia madre.
-Concerto.. devo immaginare di chi, giusto?- usò un tono che proprio non mi piaceva.
-Già, sempre Loro- scrollai le spalle.
-Ellie, hai vent’anni! Non sei più quindicenne! Dovresti crescere un po’!- mi ammonì lei.
-Ti sembro infantile, quindi?- domandai innervosendomi, lei annuì, fissandomi seria negli occhi.
-Ah capisco. Insomma, vado all’università, ho il massimo dei voti. Ho un lavoro, non ti chiedo mai nulla. Non mi sono mai drogata e non sono neanche alcolizzata. Non ho mai insultato i miei genitori, né fatto atti estremi. Ho un appartamento che mantengo sola. Hai ragione sai? Proprio infantile!- le sputai in faccia queste parole, ormai me le tenevo dentro da troppo. Amavo mia madre, nonostante trovasse ogni pretesto per venirmi contro, a me e alla mie passioni. E ciò non lo sopportavo.
Distolse lo sguardo e andò in cucina, tornando con il pranzo. Mangiammo così, in silenzio.
-Ciao eh- borbottai uscendo da quella casa, vedendo l’uscita come una liberazione. Non rispose.
Percorsi il vialetto e mi fiondai in auto, rifugiandomi sulla musica, come sempre. Arricciai il naso, sentendolo pizzicare, mentre gli occhi si facevano pian piano sempre più umidi. Succedeva spesso, troppe volte tornavo a casa con gli occhi umidi e l’umore a terra.
Entrai nell’appartamento buttandomi sul divano, ero stremata. Il buon umore già se n’era andato, grazie alla mia genitrice.
Presi un disco e lo inserì nella radio, alzando il volume al massimo. Le note invasero la mia camera, mi sentivo abbracciata dalla melodia, Lui cantava che era al mio fianco. Sarò stata stupida, ma a me sembrava fosse lì davvero.
-Ellie, che succede?- domandarono le mie due amiche, entrando allarmate dal volume così alto e dalla scelta della canzone.
-Hai litigato ancora con tua madre, scommetto- dedusse Benedikta.
-Per il concerto giusto?- continuò Rosel.
-Già! Sempre la solita storia, io non ce la faccio più! Non capisce quanto Loro siano importanti per me, cosa la loro musica significa per me! Mi sembra quasi non mi conosca! Ormai dovrebbe arrendersi all’evidenza: io senza quella band di quattro cretini, come dice lei, non ci sto stare- dissi con voce tremante.
-Lo so! Insomma, com’è che dici? L’acqua sta agli umani come Loro stanno a me!- citò una mia frase, facendomi sorridere.
-Esatto, sono l’acqua, l’aria, il sole, tutto! Mi sento così.. dipendente! A volte mi faccio paura da sola, quando cerco sempre informazioni su di loro! Ma non ci posso fare nulla, sento che in un modo o nell’altro il mio destino sarà legato a loro!-
Mi coinvolsero in un mega abbraccio, c’erano sempre quando avevo bisogno. Ero proprio fortunata.
-Su col morale! Con l’approvazione di tua madre o meno, noi al concerto ci andremo!- fece la rossa, Rosel.
-Si si, già chiaro!- esclamammo in coro io e l’altra.

Tre mesi, 79 giorni, 1896 ore, 113760 minuti dopo, avevamo conquistato la prima fila del Loro concerto, avevamo perso due lezioni all’università per accamparci e guadagnarsi l’agognato posto.
-Ce l’abbiamo fatta- sussurrai guardando di fronte a me, fra poco quel punto sarebbe stato coperto da Lui e dalla sua voce.
-Non ci posso credere, l’ho aspettato per.. tutta la vita questo!!- urlò Rosel.
-A chi lo dici- disse Benedikta.
-Ancora due ore e inizierà.. la serata migliore della nostra esistenza- disse la rossa, sarebbe stato dannatamente esatto.
Cantammo, urlammo tutte insieme, per impiegare l’attesa che ci separava dallo show.
E anche quell’intervallo terminò. Le luci si spensero. Silenzio ovunque. Una voce metallica ci diede il benvenuto lì.
Brividi.
Primi arpeggi di chitarra.
Brividi.
Basso e batteria.
Brividi.
La sua voce, paradiso.
Strinsi le mani alle mie amiche, con lo sguardo puntato all’insù, era proprio di fronte a me, in tutta la sua perfetta bellezza.
Dio, sembrava finto da quanto fosse.. così.. indescrivibile.
Ero vicina a lui, lui a me. Però quel poco spazio era invalicabile, un confine che non poteva essere distrutto.
Quella consapevolezza fece fottutamente male.
Avevo voglia di piangere, ma ero troppo felice per farlo. Il mio sguardo era puntato su quello del cantante.
Fu un attimo.
Lo sentì però, sentì che l’aveva puntato su di me. Non importa se per un millesimo di nanosecondo, non importa se non aveva focalizzato la sua attenzione sulla mia figura, mi bastava sapere che, per poco, ero stata in quei bellissimi occhi.
Canzone dopo canzone, urla dopo urla, lacrime trattenute dopo lacrime trattenute, lo show terminò.
E subito si fece strada quella sensazione di vuoto sotto ai piedi che percepisci quando qualcosa di importante termina, lasciandoti solo.
Furono sparati i coriandoli, vidi le mie amiche allungarsi per prenderli, io invece ero apatica. Immobile. Braccia lungo i fianchi, occhi vacui.
Non potevo definirmi triste, avevo appena passato la serata più bella di sempre, però Loro stavano svanendo dietro alla scenografia, stavano andando via da me. Soffrivo.
-E’ finita- sussurrò Bene, con tono incantato.
-E’ finita davvero- continuò Rosel, con voce spezzata.
Mi sentivo debole, terribilmente. Sentivo tutti che spingevano dietro di me, la massa di fan che si portava in avanti per raggiungere il palco.
Ero schiacciata fra persone e transenne. Mi tornò in mente il vecchio concerto, anni prima.
Mi mancava il respiro, “Breath slowly in and out”, mi dicevo.
Guardai impotente le mie amiche, messe poco meglio di me. L’immagine di loro due che mi chiamavano fu l’ultima che vidi prima d’essere inghiottita dal buio. Poi sentì soltanto dolore.

-Certo che è stata proprio sfortunata!- esclama Leni, strappandomi dal ricordo di quella serata.
-Oh beh.. punti di vista- risposi io enigmatica, il meglio veniva dopo, ma quello non l’avevo raccontato a nessuno, se non alle mie amiche e ai miei genitori.
-E poi? Insomma, dopo il concerto?- fece curiosa.
-Ho conosciuto l’amore della mia vita, non ho dimenticato Lui, mai! Però ho conosciuto un tipo d’amore diverso- indico la fede all’anulare.
-Sa prof? Non avrei mai immaginato la sua vita fosse così..-
-Animata?- concludo io per lei, che annuisce.
-Eh Leni, hai ancora tredici anni, vedrai che la tua non sarà da meno!- mi sorride, mostrando una schiera di denti bianchi coperti dall’apparecchio.
-Ma scusi, e suo marito com’è? A scuola non si è mai visto!- curiosa, ovviamente.
Ha ragione, mio marito è una figura alquanto misteriosa, ho i miei motivi.
-Mio marito è.. semplicemente perfetto- sono sicura i miei occhi siano quasi a forma di cuore, sempre quando parlo di Lui, brillano di amore puro.
-E’ ancora fan del gruppo? Si sente ancora in giro? Magari lo conosco!- certamente lo conosce, è uno dei più famosi a livello europeo, da anni ormai.
-Sono fan, non come una volta, non ho più poster in camera. Però la loro musica c’è sempre! L’ha detto lui, la sua musica non si estinguerà mai-
Vedo che vorrebbe chiedermi altro, sapere di più, la campanella però la frena, così è costretta a tornare in classe.

Alle tre posso finalmente tornare a casa, la giornata non è stata particolarmente faticosa, sono i ricordi ad avermi particolarmente stancata, soprattutto quelli della sera del concerto, la parte più bella Leni l’ha persa, quella che ha fatto diventare la mia vita degna da favola, per una notte.

Sola in auto, tornai coi pensieri a quella serata.

Il mio corpo era tutto intorpidito, a fatica aprì gli occhi, sentendo le palpebre pesanti come macigni. La luce mi accecò momentaneamente, non riconoscevo il posto in cui mi trovavo. Notai il mio braccio fasciato e l’ambiente bianco. Ospedale.
Due figure erano sedute sul lato della camera, che parlottavano fra loro, riconobbi le mie amiche, avevano l’aspetto molto provato.
-R-ragazze- dissi a fatica, sentendo la gola secca.
-Ellie ti sei svegliata! Oddio come stai? Tutto bene? Ti serve qualcosa?- mi aggredirono tutte e due di domande, mentre mi sentivo sempre più confusa.
-No.. tutto okay, credo- mi alzai un po’ dal lettino per capire la situazione, niente dolori sospetti.
-Ti ricordi che è successo?- domandò Benedikta fissandomi negli occhi.
-Io.. arrivo fino alla fine del concerto.. dei coriandoli, poi è tutto.. incasinato- scrollai le spalle. –Che mi è capitato?-
-Spingevano, probabilmente eri debole perché hai mangiato poco, così sei caduta e beh.. sei rimasta sopraffatta dalle fan, sei rimasta giù e ti sei rotta un braccio, per fortuna poi hanno chiamato la security e la situazione si è calmata e siamo riuscite a tirarti su.. altrimenti non voglio pensare a cosa sarebbe accaduto!- avvertì la sua preoccupazione nella voce.
-Tranquilla, sono ancora tutta intera!- la rassicurai sorridendo.
-E voi? Sembrate.. scosse! Troppo per.. beh questo incidente, poiché non mi sono fatta nulla!- affermai.
-C’è dell’altro.. sì! Capirai tutto fra poco- si muovevano nervose, lasciandosi occhiate complici.
-Mi spaventate così!-
-Non avere paura! Noi usciamo un secondo, dobbiamo chiedere al primario quando ti dimettono-
Sparirono così, senza lasciarmi replicare. Sbuffai, cercando di vedere la mia immagine sullo specchio del comodino.
Ero.. terribile! I capelli ricci erano tutti per aria, il mascara era colato lungo le guance, il mio colorito era più pallido del solito, tranne per le guance colorate di rosso, gli occhi verdi erano spenti. Un fantasma insomma.
Notai la mia borsa sulla sedia di fianco al letto, allungai una mano e estrassi da essa la macchina fotografica. Me l’ero regalata per il concerto, volevo fare belle foto, e ci ero riuscita. Sullo schermo passavano le immagini della band e di Lui, che guardavo incantata, talmente persa nel suo viso che non mi accorsi dell’entrata di un individuo nella camera.
-Ehi?- sentì la voce di qualcuno e alzai la testa di scatto, trovando davanti a me una figura alta, magra, coperta da un paio d’occhiali da sole e cappello.
Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, nonostante fosse mascherato.. l’aveva riconosciuto.
Lui. La macchina che registrava il battito del mio cuore cominciò a emettere suoni più acuti, batteva forte.
Abbassai subito lo sguardo, credevo fosse un effetto degli antidolorifici, una visione. Sentì che si sfilava qualcosa, mentre io rimanevo con lo sguardo fisso alla macchinetta, che mostrava una foto in primo piano del cantante, che inforcava il microfono con sicurezza e guardava la folla con amore.
C’era un silenzio innaturale in quei pochi metri quadrati.
Quando sogni qualcosa per.. tutta la vita, al momento della sua realizzazione tutto ti sembra tranne che vero. Illusione, come se l’avesse prodotto la mia mente, non poteva essere lì. Non poteva essere lì con me. Non poteva essere lì per me.
-Perché non mi guardi?- domandò con quella voce dolce e calda che mi faceva.. impazzire.
-Mh, dovrei guardarti?- feci io di risposta, con voce lieve.
-Perché ieri sera non ti ho vista bene-
Se prima il mio cuore andava forte, ora rischiava di fermarsi dallo stupore.
-Ci credo, eravamo in migliaia- sbuffai piano, alzando lo sguardo.
Era seduto sul letto, accanto a me. Il mio corpo avvertiva la sua presenza, sentivo caldo.
I suoi occhi.. oddio. Da vicino erano troppo, non riuscivo a reggere! Non avevo mai amato quel colore, ma su di Lui tutto acquisiva perfezione.
-Come.. come mai sei qui?- domandai, anche se la voce uscì quasi inudibile.
-Perché.. ho saputo cos’è successo al concerto di ieri.. sei stata quasi schiacciata dalle fan!- gesticolava velocemente con le mani, nervoso –ed è solo colpa mia, nostra! Potevi esserti fatta veramente male, non volevo succedesse qualcosa, perciò sono voluto venire qui personalmente-
-Non hai dovuto rinunciare a nulla vero? Insomma.. non voglio creare casini! Soprattutto visto che.. beh sono solo una ragazza fra le migliaia che vi seguono- continuai, con lui usciva tutta la mia insicurezza.
-No, siamo a Berlino per due giorni, niente rimandato. E, anche se fosse, direi non mi perdo nulla-
-Che intendi?- lo guardai curiosa, la situazione era troppo irreale!
-Nulla, sei.. curiosa! Ho parlato anche con le tue amiche prima, mi hanno detto qualcosa di te!-
-Devo preoccuparmi?- esclamai, facendolo ridere.
La sua risata, no. Inutile cercare parole per descriverla.
-No, hanno detto solo cose belle- sorrise.
-Chi l’avrebbe immaginato, sono dovuto quasi morire per incontrarti- sussurrai fra me e me, accorgendomi troppo tardi m’avesse sentito.
-Meglio tardi che mai!- pronunciò caldo.
-Non riesco a credere che tu sia qui, sembra una favola! Non la vita, è troppo strana questa cosa, non è possibile mi stia succedendo davvero! Tu sei qui.. e io sono orribile e intrappolata in ospedale! Io.. uffa!- mormorai concitatamente.
-Deduco non ti dispiaccia la mia presenza-
Inarcai un sopracciglio, mi dispiaceva? Assolutamente no.
-Non mi fa bene averti qui, però- chiusi gli occhi, respirando lentamente, quando gli aprì notai il suo sguardo interrogativo.
-Tornerai ai tuoi impegni, archivierai questa conversazione, dimenticandomi. Io no, quest’incontro avrà ripercussioni su tutta la mia vita-
-Non penso mi dimenticherò di te, sai?-
-Cosa? Perché?-
-I tuoi occhi sono graziosi, belli. Mi piacciono, e mi stai simpatica- arricciò gli angoli della bocca all’insù.
-Che tu mi piaccia penso sia.. sottointeso-
-L’avevo intuito-
Ridacchiammo insieme, mentre mi beavo di ogni secondo della sua presenza.
-Ora devo uscire un attimo, mio fratello vuole che lo chiami- annuì, era terribilmente surreale: stavo parlando in modo confidenziale con il mio amore platonico.
Rimasta sola sprofondai con la testa sul cuscino, stava davvero succedendo a me?

Ero caduta nel sonno, non mi ero neanche accorta. Mi sveglia e l’ultima immagine che mi rimandava la mia mente era la sua che sorrideva e agitava la mano mentre usciva dalla porta. Mi balenò l’idea fosse una visione, nuovamente, però sentì il suo profumo che ancora alleggiava nella stanza.
Aveva detto sarebbe tornato.. invece non c’era.
Sentì subito la delusione, e amarezza. Preferivo non averlo mai incontrato, quei dieci minuti con lui avrebbero sconvolto la mia vita, e non poco!
Mi girai sul letto cercando di prendere il mio cellulare e leggere l’ora, sulla borsa vidi un bigliettino attaccato.

“Stavi dormendo quando sono tornato, non volevo svegliarti, sei bella quando dormi (;
Ah, anche quando sei sveglia, comunque.
Ti lascio il mio numero, aspetto una tua chiamata il primo possibile! B.

Quante volte mi diedi della stupida per aver pensato se ne fosse andato così, senza dire una parola? Tante, parecchie, troppe. Con le mani tremanti aggiunsi un nuovo numero in rubrica: lui.

Eccomi tornata a casa, dopo aver rivangato tutti quei ricordi piacevoli. Percorro il vialetto e penso a quanto sia stata fortunata.
La mia vita, da quel momento, si è rivelata sempre più perfetta.
Entro in casa, congedo la tata, che mi lascia un sorriso misterioso, e vado in camera di mia figlia. La bocca s’incurva all’insù vedendola dormire così placidamente. –Ehi, sogni d’oro piccola Ambra- le accarezzo una guancia paffuta e passo una mano fra i suoi boccoli biondi, come quelli del padre.
Sospiro, pensando a Lui. Chissà dov’è ora, doveva tornare tre giorni fa ma aveva rinviato il rientro, con mio sonno dispiacere.
Lascio la piccola nella culla e mi reco in stanza da letto, appena entrata chiudo gli occhi e mi tuffo sulle coperte.
Sento qualcosa muoversi nella stanza, ma non ci faccio particolarmente caso, le finestre sono aperte.. sarà il vento.
-Non si saluta più piccola?-
A quella voce istintivamente spalanco gli occhi e mi tiro su, mentre il mio cuore batte all’impazzata. Stesso effetto da nove anni, anzi.. stesso effetto da quando, di anni, ne avevo quindici.
Mi butto fra le sue braccia, così magre ma che mi fanno sentire a casa. Mi alzo sulle punto e unisco le mie labbra con le sue, rabbrividendo sentendo il piercing sulla mia lingua.
-Mi sei mancato terribilmente- sussurro una volta staccata dal contatto.
-Anche tu! Volevo farti una sorpresa, ho un mese di pausa-
Sorrido perdendomi in quel viso così sublime ai miei occhi.
-Sai? Oggi a scuola è saltato fuori l’argomento dell’amore platonico, una mia alunna si è innamorata di un cantante! È stato strano parlare con lei, mi sembrava d’aver avanti la copia di me stessa! Spero le succeda lo stesso che è successo a noi. Trovare l’amore-
-Ti amo Ellie, sai?- dice piano, sul mio orecchio, quasi fosse un segreto.
-Io di più, superstar- ricambio, cercando di far trasparire tutto ciò che provo.
Lui è la mia aria, la mia acqua, il mio tutto.

Mai avrei pensato di vivere con la versione tridimensionale del poster appeso in camera mia. Si, la vita è imprevedibile. Con me è stata buona.
L’ho amato quando ancora di lui conoscevo poco, ho amato la sua musica, il suo modo d’apparire.
Poi ho avuto la fortuna immensa di conoscerlo, quasi sono morta per riuscirci. Da quando mi ha dato il suo numero di telefono tutto è stato un crescendo, messaggi, uscite, alla fine beh.. ho amato anche lui, quello che ho imparato a conoscerlo.
E lui? Lui ha imparato ad amare me.
So nella mia vita non ci sarà posto per nessun altro, perché dopo di lui viene niente.

Lui è semplicemente il sole, io la luna. Nella sua ombra, io risplendo.

* * * *



Spero abbiate apprezzato, fatemi sapere!

Anna


   
 
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