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Autore: BBambi    12/05/2011    1 recensioni
Vita di un giovane supereroe imbranato
«Jo si voltò verso il water e sorrise vedendo la tavoletta già alzata. Sì, lui aveva qualcosa di speciale.
Altrimenti non avrebbe trovato la tavoletta alzata appena sveglio, come non avrebbe ricevuto una mail dal forum - al quale era iscritto ormai da cinque anni – che il mese successivo sarebbe uscito il nuovo videogioco di ElfWar e di sicuro lui era speciale anche perché prevedeva esattamente quando scattava il verde ai semafori, ignorando completamente il fatto che quello lo sapeva fare anche Whoopi Goldberg in Una moglie per papà, addirittura soffiando.
Insomma, lui si addormentava quando c’era compito in classe a sorpresa di biologia o gli prendeva una strana voglia di andare al centro commerciale quando il gestore del negozio di videogame decideva di mettere in saldo qualche gioco che gli mancava.
Era chiaro, il destino aveva in serbo qualcosa per Jo.»
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di nuovo salve,
purtroppo ho avuto un incidente mentre tentavo di modificare l'intro ed ho cancellato tutto!!!
Ho quindi deciso di accorpare l'intro col prologo e postarli insieme :)
Grazie a quelli che hanno letto, spero continuerete a seguirmi!
Saluti,
BB





00. INTRO 
 
La prima cosa che nella vita dovrebbe apprendersi sono le distanze. Sì, le distanze.
Esattamente come quando si guida per la prima volta una macchina, in preparazione dell’esame pratico, una delle prime cose con le quali ci troviamo a dover fare i conti è che il veicolo ha un certo volume.
Dobbiamo prendere bene le misure quando siamo al volante, altrimenti, se non rispettiamo la linea di mezzeria, rischiamo di invadere la corsia opposta e di fare un incidente.
Allo stesso modo le persone dovrebbero calcolare la misura entro la quale avvicinarsi alle altre.
Stabilire quanto diminuire le distanze tra noi e un altro, prima di entrare in collisione irreversibile.
E’ così facile avvicinarsi ad una persona, lasciarla scivolare nel proprio cuore, che non si pensa mai al momento in cui potrebbe avvenire lo scontro. E più si sono ridotte le distanze, più ci si è avvicinati, più sarà doloroso.
Il cuore umano poi non è come la carrozzeria di una automobile, non si ammacca, certo, ma non per questo è più facile da riparare.
Jo non aveva ancora preso la patente e di sicuro questo non aiutava la sua già scarsa dimestichezza con le persone.

 
 
01. PROLOGO - UN PREANNUNCIATO DESTINO DA SUPEREROE

 
Il sole penetrava strisciando attraverso la fessura tra le tende bianche, andando a disegnare una striscia di luce proprio sul suo viso. La sveglia aveva già smesso di urlare da un po’ e così anche sua madre.
Si stropicciò gli occhi, ma senza aprirli e sbadigliò rumorosamente.
Lentamente schiuse le palpebre e la luce dorata inondò i suoi occhi neri.
Jo rimase accecato per un secondo e si tirò su di scatto, sbattendo la testa contro la lampadina penzolante che aveva montato lui stesso per le sue letture notturne.
Era davvero antiestetica e…antiJo. Tutte le mattine se ne dimenticava e la prendeva in pieno con la fronte.
Le pantofole a forma di Spongebob, abbandonate sul tappeto ai piedi del letto, erano silenziose spettatrici del raccapricciante panorama che si poteva ammirare sotto il materasso.
Pile e pile di riviste stazionavano sotto una coltre di polvere così spessa che ci si poteva fare lo zucchero filato.
I giornali non erano divisi per genere: fumetti, riviste scientifiche e giornaletti porno erano stati centrifugati e impilati casualmente. Tranne i porno, quelli erano stati strategicamente posizionati a portata di mano.
Le ciabatte persero di vista la città di giornaletti, nel momento in cui Jo le calzò e grattandosi il sedere andò a scostare completamente le tende per far penetrare la luce che veniva da fuori.
Lanciò un’occhiata all’orologio a muro - uno di quelli tondi e bianchi, senza numeri, con le lancette nere – e sospirò rassegnato constatando che segnava già le dieci.
Ammise che la sera prima forse aveva esagerato! Non avrebbe dovuto mettersi a riguardare in streaming tutte le puntate di Buffy l’ammazzavampiri e neanche cercare di rileggere Le cronache di Narnja dopo la scorpacciata di vampiri polverizzati.
Si avvicinò alla scrivania e spense il computer, rimasto acceso tutta la notte e poi sbirciò l’orario delle lezioni appeso al muro. Beh, un giorno in più, un giorno in meno, tanto era un mega secchione, se la poteva anche permettere una piccola vacanza.
Sbadigliò ancora mentre si lasciava alle spalle la superficie pulita della scrivania.
La casa era immersa nel totale silenzio, quindi tutti dovevano essersene già andati.
Si trascinò in bagno, fermandosi a guardare quell’immagine tutta stropicciata nel riflesso. Stropicciata e sfuocata.
Corse in camera a recuperare gli occhiali.
Ed eccolo lì, un diciassettenne con un improbabile pigiama azzurro puffo, comprato dalla mamma in un improbabile negozio dove vendono tutto al 50%.
I capelli mossi neri erano tutti schiacciati dietro e sul lato destro, chiara testimonianza del fatto che erano stati affondati nel cuscino fino a pochi istanti prima.
Jo si voltò verso il water e sorrise vedendo la tavoletta già alzata. Sì, lui aveva qualcosa di speciale.
Altrimenti non avrebbe trovato la tavoletta alzata appena sveglio, come non avrebbe ricevuto una mail dal forum - al quale era iscritto ormai da cinque anni – che il mese successivo sarebbe uscito il nuovo videogioco di ElfWar e di sicuro lui era speciale anche perché prevedeva esattamente quando scattava il verde ai semafori, ignorando completamente il fatto che quello lo sapeva fare anche Whoopi Goldberg in Una moglie per papà, addirittura soffiando.
Insomma, lui si addormentava quando c’era compito in classe a sorpresa di biologia o gli prendeva una strana voglia di andare al centro commerciale quando il gestore del negozio di videogame decideva di mettere in saldo qualche gioco che gli mancava.
Era chiaro, il destino aveva in serbo qualcosa per Jo.
Si aggiustò gli occhiali sul naso e si concentrò per prendere la mira, ma proprio quando si trovava nel momento cruciale il suo telefono squillò istericamente.
La melodia di 2001 Odissea nello spazio faceva da colonna sonora a un Jo che, con l’arnese in mano e una smorfia di disappunto sul viso, fissava il bordo smaltato del water non più candido e scintillante.
Si tirò su i calzoni, pensando che gli mancava giusto il dono della mira infallibile.
Prese il telefono e tornò in bagno alla ricerca di una spugna e del detersivo miracoloso  di mamma.
Mentre si improvvisava Cenerentola, inginocchiato davanti al cesso  con un guanto di gomma rosa shocking a proteggergli la mano destra armata di spugna, con la mano libera leggeva il messaggio di Mike: «J, alla squadra di basket avversaria manca un uomo per la partita di stasera, conto su di te? ;)».
Jo si aggiustò gli occhiali sul naso col dorso della mano guantata e sbuffò.
Sua madre, gli raccontava sempre lei, aveva deciso di chiamarlo Jo invece che Joseph, perché era sicura del fatto che poi tutti lo avrebbero comunque abbreviato in Jo. Beh, Mike e gli altri erano riusciti addirittura ad eludere le previsioni di mamma, privandolo anche di quell’unica vocale di cui disponeva.
Lanciò il cellulare sul tappetino spugnoso giallo pallido del bagno  e si concentrò sul water, per non pensare a quell’infame del suo amico.
Mike lo chiamava sempre  per giocare alle sue partite amichevoli nell’intento di far perdere le squadre avversarie.
Sapeva benissimo che Jo era una schiappa a basket: era riuscito anche a farsi un auto canestro una volta.
Ma forse dire che era una schiappa a basket era limitativo, Jo era una schiappa nello sport.
Lui ci aveva provato, aveva tentato la via del tennis, del basket, del baseball, ma sembrava che nessuno sport fosse fatto per lui…o meglio, che lui non fosse fatto per nessuno degli sport inventati fino a quel momento. Si riservava una chance col quidditch, che era uno sport immaginario e quindi nessuno avrebbe mai potuto appurare se era una schiappa anche in quello.
Il water ora  brillava così tanto che Jo poteva quasi specchiarcisi.
Dopo una rapida rinfrescata generale, tornò in camera e levò il pigiama che gli aveva comprato la mamma.
Era magro, davvero magro, forse un po’ troppo magro e nonostante la sera si chiudesse in camera a provare a fare serie su serie di addominali, la sua pancia rimaneva piatta e molle.
Beh sì il suo provarci voleva dire arrivare alla fine della seconda serie da dieci e rimanere con le braccia dietro la testa, sdraiato a terra a guardare la tv, troppo stanco per continuare.
Insomma, per lo meno era alto.
Indossò un paio di jeans corti al ginocchio e una t-shirt verde smeraldo, poi tolse gli occhiali e mise le lenti a contatto.
Non era così male Jo, aveva parecchi amici ed era anche riuscito ad avere una ragazza per un mese.
Si sistemò i capelli ancora schiacciati sulla nuca. Li aveva fatti crescere perché Lucy glielo aveva consigliato.
Lucy era la sua vicina di casa, ottanta chili di simpatica ciccia rosa e capelli dorati che le ricadevano dritti come spighe di grano sulle grandi spalle.
Lui sapeva benissimo che Lucy aveva una cotta per lui e sapeva benissimo che sempre per lui aveva iniziato la dieta e la palestra.
Ma purtroppo il cuore di Jo era stato stregato da Lauren.
Diciassettenne, cheerleader dal fisico mozzafiato, una chioma di capelli ramati e occhi di ghiaccio, Lauren era probabilmente una delle ragazze più carine della scuola.
Lui le passava tutti i compiti e le spiegava ogni cosa lei non capisse a lezione, lei in cambio lo guardava e lui già si sentiva appagato.
Stava puntando davvero troppo in alto, pensò sospirando.
Raccolse alcuni libri e scese in cucina.
La scala portava direttamente in un ampio salotto arredato in stile moderno.
Ma proprio quando Jo mise il piede sull’ultimo gradino una luce bianchissima irradiò la stanza.
Chiuse gli occhi e si protesse il viso con l’avambraccio da quel bagliore che era già svanito.
Jo rimase senza fiato alcuni secondi per lo stupore, prima di riprendere a respirare velocemente.
La sua fantasia stava già per iniziare a galoppare, quando si ricordò del nuovo esperimento di mamma: la macchina fotografica a sensore.
La mamma l’aveva posizionata nel salotto, rivolta verso le scale, per immortale ( barra accecare) tutti coloro che scendevano dalla rampa, in qualsiasi momento della giornata.
Jo non solo non la trovava carina, ma non riusciva neanche ad immaginare a quale scopo sarebbe potuta finire sul mercato.
Infastidito si strofinò gli occhi per poi puntare dritto al frigo, troppo distratto dal flash, per accorgersi che qualcuno lo stava osservando.

continua...
  
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