Videogiochi > Final Fantasy VII
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Autore: ribrib20    12/05/2011    5 recensioni
Una serie di storie brevi con protagonista Sephiroth.
Partecipa alla "One hundred challange" con il 4° Argomento: Eventi atmosferici
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sephiroth
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dopo essere uscito dalla villa sotto lo sguardo interdetto di quel ragazzo, si era diretto verso il reattore, dove sua madre era rinchiusa.

Jenova.

Appoggiò la mano su quella sottile barriera di vetro che la separava da lui e sussurrò il suo nome una, due volte.
Come avevano osato quei patetici umani farle questo?
Le sue labbra sottili si incurvarono appena in un sorriso privo di gioia: presto l'avrebbe liberata, ma prima doveva punirli.

Affondò la lama nel corpo di quella persona - l'ennesima che aveva incontrato lungo la strada trafficata della città di Nibelheim - osservandola freddamente mentre si accasciava priva di vita al suolo sporco di fango e sangue. Tutt'attorno a lui, le fiamme bruciavano e il fumo nero si levava sul cielo fino a farlo diventare cupo.

Alzò lo sguardo verso quel cielo che tante volte, da piccolo, aveva osservato nella speranza che qualcuno gli prendesse la mano - ma era sempre rimasto lì, da solo. Ad aspettare - ed ora si era stancato.

« Sei stufo di queste persone che ti usano per i loro scopi? » gli aveva chiesto una voce femminile.
« , sono molto stanco. » aveva risposto lui semplicemente.
Non si ricordava quando aveva avuto quel breve dialogo nè dove fosse avvenuto.
Questo gli fece pensare che, forse, era tutto frutto della sua mente - del suo io così scosso dalle notizie che aveva appreso in quella villa - e che quindi nulla di tutto ciò che stava avvenendo in quel momento fosse reale.
Si portò una mano a coprire il viso e iniziò a ridere sommessamente.
Da solo.
Come sempre.

« Sephiroth! » il ragazzo di prima non seppe reprimere il dolore e lo sconcertamento provocato da quella vista: sembrava che l'inferno avesse aperto le sue porte.
Sephiroth lo osservò, smettendo di ridere. Il suo viso gli era familiare, ma non riusciva - non voleva - ricordare.
Non gli importava nulla di quell'individuo, nè tanto meno gli interessavano le sue parole - vuote, prive di significato - perciò si voltò per poi scomparire nelle fiamme, lasciandolo da solo in mezzo a tutti quei cadaveri.
Nella mente una sola parola, un unico nome: Jenova. Madre.

Loro gliel'avevano tolta, chiudendola in quel vetro.
Doveva liberarla. E punire chi le aveva causato tanta sofferenza.

« Madre, punirò queste creature per quello che ti hanno fatto. E poi creerò un nuovo mondo, dove portemo stare finalmente assieme. Come una vera famiglia »
« Ti aspetto, figlio mio. »

Chiuse gli occhi e pensò che forse, ora, avrebbe potuto finalmente essere felice.

--- Note di Rib ---
Dunque, dunque... eccoci qui all'ultimo capitolo di questa raccolta. Che dire? nonostante non ci siano riferimenti visibili al prompt "tempesta" spero che la metafora sia chiara.
Ringrazio tutte le persone che hanno seguito e recensito questa raccolta e le invito a seguire anche la prossima che ho già in mente: "Non sarò mai un ricordo", sempre incentrata su storie brevi riguardanti Sephiroth.
Perchè c'è così tanto da dire, su di lui... Un bacio a tutte!

The One Hundred Prompt Project
   
 
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