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Autore: Legar    12/05/2011    7 recensioni
«Buonasera, Hermi-un.»
Hermione sospirò: tentare di insegnare al ragazzo la corretta pronuncia del suo nome pareva essere una battaglia persa in partenza, ma non sarebbe stato da lei desistere.
«Ciao, Viktor.» lo salutò con un luminoso sorriso, completamente dimentica, almeno per il momento, della delusione che le aveva provocato Ron facendola sentire la ruota di scorta di un carro già lento. In altre parole, inutile.

[Terza classificata al "Unusual Characters Contest" indetto da Andromeda_Black sul forum di EFP]
[Ottava classificata al "Clothing Contest" indetto da Robinki sul forum di EFP, vincitrice del Premio Fedeltà.]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Viktor Krum | Coppie: Vicktor/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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The warmest scarf

Per Hermione Jean Granger il 19 settembre non era mai stato un giorno tipicamente felice. Ogni anno, quella data le ricordava l’inesauribile corso delle cose, lo scorrere del tempo in una clessidra che non si può fermare.

Contrariamente alle ragazzine della sua età, voleva che il suo compleanno fosse festeggiato con semplicità, per evitare di avere qualcosa di indimenticabile con cui fare i conti, qualcosa che le avrebbe puntualmente ricordato il giorno in cui, simbolicamente, un altro anno della sua vita era andato.

Questo i suoi amici lo sapevano. Fu perciò semplice da parte loro scegliere cosa regalarle per il suo quindicesimo compleanno. Harry, privo di fantasia quanto maldestro nei rapporti con le donne, aveva acquistato per lei l’ennesimo libro; Ron aveva scelto una sciarpa, sua personalissima espressione dell’affetto che lo legava alla ragazza. Era rossa, come i colori della loro casata, forse l’unica cosa che li accomunava.

 

***

 

Quell’anno ad Hogwarts il Ballo del Ceppo aveva collezionato molti commenti entusiastici, specialmente da parte delle ragazze, che non vedevano l’ora di sfoggiare i loro stupendi abiti.

Tutte, tranne Hermione. Non invitata dall’unico di cui avrebbe voluto accettare la proposta, si era convinta che la danza non le interessava quanto un buon libro. Ufficialmente, avrebbe voluto indossare la sciarpa di seta regalatale da Ron quell’anno, portarla come un segno del sentimento che li univa, ancora troppo acerbo e puro per essere paragonato alla passione del rosso; ma l’abito da cerimonia che aveva nel suo baule era di un limpido blu pervinca, il cui abbinamento col rosso acceso della sciarpa avrebbe stonato decisamente. La scusa non si reggeva in piedi, ma era sufficiente per lei, da sempre abituata ad accontentarsi in materia di sentimenti. Questa, unita al fatto che la ragazza era sicura che nessuno, a meno che un’illuminazione divina fosse giunta all’umile cervello di Ronald, l’avrebbe invitata, era la motivazione migliore che aveva per giustificare la sua permanenza nella Sala Comune di Grifondoro, in compagnia di un pezzo della sua collezione da biblioteca, mentre i suoi compagni si sarebbero goduti la festa.

Hermione non si era ancora resa conto che qualcuno era interessato a lei. Viktor Krum, il famoso giocatore di Quidditch nonché Campione di Durmstrang nel Torneo Tremaghi, voleva che fosse proprio lei la sua dama per il Ballo. Hermione, indecisa, fu convinta ad accettare dal feeling istintivo che la legava al ragazzo straniero. Il ragazzo l’aveva notata da dietro il suo perenne scudo costituito da una catasta di libri, l’aveva cercata ogni giorno in biblioteca nella speranza di strapparle una conversazione, aveva voluto conoscere la ragazza che era.

A differenza di Ron, per il quale non era un’appartenente al genere femminile, per il quale era poco più che un ripiego quando le altre possibili dame erano già occupate.

Peccato che adesso lo fosse anche lei.

Peccato che la sciarpa giacesse indisturbata sul fondo del baule nella sua camera, dimenticata.

Almeno per una volta.

 

***

 

Per quella sera Hermione si era preparata al meglio. Voleva dimostrare a se stessa –a Ron– che anche lei era una ragazza, l’ennesima sfida postasi da una delle persone più ambiziose di Hogwarts.

Sistemò i suoi capelli, truccò gli occhi e indossò l‘abito che aveva scelto con sua madre in un negozio della Londra babbana. Controllò l’orario: era leggermente in ritardo, ma sapeva che Viktor, lui l’avrebbe aspettata. Si fidava.

Percorse le scale velocemente, per quanto le consentiva l’inusuale abito da sera. Giunse al fianco del ragazzo, che, molto gentilmente, le porse il braccio.

«Buonasera, Hermi-un

Hermione sospirò: tentare di insegnare al ragazzo la corretta pronuncia del suo nome pareva essere una battaglia persa in partenza, ma non sarebbe stato da lei desistere.

«Ciao, Viktor.» lo salutò con un luminoso sorriso, completamente dimentica, almeno per il momento, della delusione che le aveva provocato Ron facendola sentire la ruota di scorta di un carro già lento. In altre parole, inutile.

Quando le porte della Sala Grande si aprirono e gli studenti ebbero preso posto ai tavoli, i quattro campioni e i loro accompagnatori entrarono tra lo scrosciare degli applausi degli occupanti di Hogwarts.

Hermione mosse la bocca nel suo splendido, nuovo sorriso, pronta per la sua fantastica serata.

 

***

 

Una ragazza corse fuori dalla Sala Grande con passo incerto, malfermo, sconvolto dall’umiliazione e dalla delusione che scottavano dentro di lei, marchi infuocati, testimoni del suo affetto tradito.

Ron non la conosceva affatto se la considerava capace di ingannare una delle persone a cui teneva di più al mondo. Nonostante si proclamasse suo amico, non aveva esitato a voltarle le spalle, credendola una traditrice.

Ed Hermione, anche se il coraggio che le scorreva dentro era stato più forte dell’ingegno facendola essere smistata a Grifondoro, aveva paura. Paura che i suoi amici potessero allontanarla. Non poteva sopportarlo, aveva bisogno di loro.

L’aria fredda condensò le lacrime sul suo volto. Involontariamente, rabbrividì.

«Tu non dovfeste stare fuori.»

La voce di Viktor proveniva dalle sue spalle. Si voltò, guardò quel volto amico e si buttò tra le sue braccia. Lui la strinse, tenendola a sé, senza parlare.

Dopo qualche attimo di pace, Hermione alzò la testa e fissò i suoi occhi in quelli di Viktor.

«Grazie.», sussurrò con la voce soffocata dai singhiozzi.

Viktor prese il suo volto tra le mani, sfiorò le sue labbra con il pollice.

«Non defi ringraziarmi. Lo faccio perché tengo a te.»

Viktor sciolse la sua sciarpa e la arrotolò attorno al collo di Hermione.

«Afevi freddo.» disse per giustificare il suo gesto.

Hermione si strinse in quella sciarpa, di una calda e pesante lana, utilizzata nella scuola di magia della fredda Bulgaria.

Aveva bisogno di Viktor.

Si girò verso di lui, si alzò in punta di piedi e lo baciò.

Gli voleva bene.

Forse non era abbastanza, ma se lo sarebbe fatto bastare. Avrebbe coltivato e fatto crescere questo sentimento. Perché lei aveva bisogno di lui, di qualcuno che la accettasse per la ragazza che era.

Un pallido raggio di luce proveniente dalla luna appena sorta illuminò le loro figure abbracciate nella notte.

E in ogni caso, la sua sciarpa era più calda.



Note: Solo un piccolo appunto: nell'ultima scena il sorgere della luna sembrerebbe fuori luogo, dato che è ormai notte. Ho fatto riferimento all'ultimo quarto di luna, che sorge alle 24 e tramonta alle 12. Così è contenta pure la mia prof di scienze!


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