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Autore: Sprichwort    13/05/2011    1 recensioni
Cit: “Ovvio” rispondo ridendo, con una strana risata che mi da fastidio. Ma ho sempre riso così? Sembro quasi… cinica. Scuoto la testa per non pensarci, fingendo un sorriso che fa fatica ad uscire. “Comunque… è stato il miglior sesso della mia vita” mi dice facendomi l’occhiolino.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: La Stronza - Storia di una donna che non era così
Titolo del capitolo: Capitolo 1

Mmm, che mal di testa, penso coprendomi gli occhi con una mano. Possibile che riesca a venirmi così forte anche quando non tocco un goccio di alcool?
Mi giro. Il letto è vuoto, lui dev’essere già in piedi.
La giornata che mi aspetta mi passa impietosa davanti agli occhi: lavoro, stress, stress, lavoro.
Sono già stanca.
E voglio un caffè.
Mi giro lentamente, assaporando questo attimo tutto per me, ma la faccia del mio capo mi riempie la testa. Il grande stronzo.
Ehi, non guardate me, è questo il suo soprannome.
Guardo il telefono. Cinque mail, otto SMS e due messaggi in segreteria.
Di già?
Ma che ore sono?
7:20
Oh, bene, posso dormire ancora un po’, penso.
Mi giro di nuovo.
Poi una lucina minacciosa si accende all’improvviso nel mio cervello.
Un attimo.
7:20?
Merda. Perché diavolo la sveglia non è suonata?
In un attimo acchiappo i vestiti e volo in bagno, ripetendo ossessivamente il mio mantra. Merda, merda, merda. Ma dove si è cacciata la mia scarpa sinistra? Andiamo, non può essere sparita... ah, sì, eccola. Sotto la poltrona. Infida e bastarda, più del suo tacco 12 assassino. Mentre cerco di infilarla senza mani controllo la segreteria. La voce della mia segretaria peggiora l’inizio di quella che si prospetta una giornata infernale.

Biip – “Salve, sono io. Ha presente John, il grande fotografo sono-il-re-del-mondo? Ecco. Ha provato a portarsi a letto una modella alla festa di ieri sera, e… beh, diciamo che non è finita proprio bene. È al Carlton Hospital, un occhio nero e un labbro spaccato. La modella pare sia nello stesso ospedale con una mano rotta, mi informerò e vedo se riesco a non farle sporgere denuncia. Non so chi sia. Siamo senza fotografo per il servizio di oggi.”

Biip – “Sempre io. Si ricorda la modella di prima? Ecco. Era Inga, la bionda svedese del servizio di dopodomani. Credo che bisognerà rifare il casting.”

Fantastico, penso. La stampa impazzirà per questo.
Guardo le mail. Una stagista è sparita e con lei il lavoro di una settimana . Inaffidabili ragazzine, sarà a scopare con qualcuno conosciuto in un bar. Chiamo la mia segretaria, portatrice dei drammi che mi è toccato ascoltare di prima mattina, ma ha il telefono spento.
Mi sente. Oh, se mi sente.
Corro in cucina in preda a una crisi isterica. Non male per essere prima mattina.
E lui è lì, con addosso solo i pantaloni della tuta, che prepara il caffè.
Che bello che è penso, ammirando i suoi muscoli scolpiti. Abbiamo fatto sesso stanotte?
Hmm, ora che ci penso no. Beh, in effetti sarà almeno una settimana che noi non… no, una settimana fa ero a Malibu per quelle sfilate. Allora due.
Mmm, Parigi.
Tre? Ah, no, Milano.
Un mese.
Ok, un mese.
Un momento, però io…
Beh, d’accordo. Forse un po’ più di un mese.
D’altronde che importa? Nessuno ha più tempo per il sesso oggi.
E poi, possiamo sempre rimediare.
Prima o poi.

“Buongiorno piccola” mi saluta lui appena mi vede. Sul bancone di fianco a lui noto due croissant dall’aspetto delizioso.
“Cioccolato?” chiedo speranzosa.
“E che altro?” risponde lui ridendo, mentre lascia la colazione per baciarmi.
Mi appoggio al tavolo sorseggiando il mio caffè nero bollente. Caffeina pura. Proprio quello di cui avevo bisogno. Spero inutilmente mi faccia passare questo orribile mal di testa. Prendo un croissant e lo annuso. Dio, che buono. Poi lo rimetto giù. Non posso permettermelo.
Ignoro la sua occhiataccia.
“Che fai oggi?” gli chiedo, mentre rispondo nervosamente ai messaggi.
“Mmm” dice pensieroso mentre si siede e si stiracchia. “Oggi, vediamo… non ci ho ancora pensato” ride. Scuoto la testa, senza parole. Come fa ad essere così calmo? Mi sento come se dovessi correre la maratona.
“E tu?” mi chiede.
“Stamattina ho una riunione con il capo, riguardo all’articolo di settimana prossima. Un servizio fotografico alle due, anche se prima dovrei trovare un fotografo per il servizio delle due, campionario alle quattro, rifare il casting per il servizio di domani entro le sei, cocktail con la redazione alle sette e cena con i Grandi Capi alle otto. Mmm, a proposito, non torno per cena” sospiro. Dio, che giornata. Va avanti così da due settimane, quest’articolo mi farà uscire pazza. Non un attimo di riposo, non un…
“Andiamocene” mi dice all’improvviso. Mi blocco a metà dei miei pensieri. Cosa?
“Come?” gli chiedo, certa di aver capito male.
“Andiamocene” mi ripete con tranquillità. Andarcene? Ma è uscito di testa? Non si può fare.
Certo che no.
“Sei pazzo” gli rispondo scuotendo la testa. Diamine se mi piacerebbe andarmene. Nessun lavoro, nessun articolo. Niente di niente. Per un attimo ci penso.
Ma solo per un attimo.
Nah, come farei senza tutto questo stress? Vivo per il mio lavoro.
Mi guarda come un cucciolo ferito mentre scuoto la testa di nuovo. Sono schiava del mio lavoro, lo so. E della caffeina. Ma che ci posso fare? Non è mica un dramma, come la droga o… beh, non è un dramma.
“Perché no?” mi chiede. In un istante - non so neanche come - mi ritrovo sdraiata sul tavolo della cucina, sotto di lui. Mi blocca i polsi sopra la testa e mi bacia. Giro la testa infastidita. Sono in ritardo, non ho tempo per questi giochetti.
“Stai scherzando?” gli rispondo. Il mio capo diventerebbe una belva. No, beh, forse prima mi ucciderebbe, cercherebbe lui per fare lo stesso e poi diventerebbe una belva. Non se ne parla neanche, mollare tutto. Ora.
Robe da pazzi.
Si rialza sbuffando, per poi appoggiarsi sui gomiti. Mi mette il broncio, ma vedo chiaramente un’ombra di malizia attraversargli gli occhi.
“Sto solo dicendo che sarebbe bello mollare tutto e sparire per un po’. Da soli… lontano da tutto ciò che non è me e te” dice con dolcezza. Scuoto la testa. Non è concepibile come cosa.
Non nel mio lavoro.
Non per me.
Mi ritrovo di nuovo a ridere, scuotendo la testa. Scivolo giù dal tavolo con grazia e gli do un bacio veloce, poi recupero la borsa ed esco correndo sui tacchi. Se mi sbrigo riesco quasi ad arrivare in orario, penso. Forse.
“Amore” mi insegue correndo, un’espressione divertita e rilassata sul volto. Mi volto un po’ scocciata. Facile per lui, ha la mattina a sua completa disposizione, gli allenamenti al pomeriggio, una partita alla settimana e due rassegne stampa al mese. E guadagna tanto da far schifo.
Beh, non che il mio stipendio sia da buttar via, in effetti.
Mi porge il mio BlackBerry.
“La testa cel’hai ancora solo perché è attaccata al collo?” mi prende in giro. Mi spinge al muro, gli occhi pieni di voglia. Lo scosto un po’ bruscamente, la testa già immersa nella mia mattinata caotica.
“Sono in ritardo” dico in fretta. Scivolo dalla sua presa e corro giù per le scale, mentre lo sento borbottare qualcosa che non capisco ma che decisamente non suona come un “buon lavoro amore”.

Salve a tutti :) è la prima fan fiction che scrivo in assoluto e... beh, sinceramente spero non sia un disastro totale xD ho cercato di essere il più oggettiva possibile nella trascrizione dei pensieri della protagonista e nel suo modo di fare per rendere il suo modo di fare più distaccato, almeno in questa parte di racconto :)
Commenti e recensioni sono graditissimi, soprattutto perchè essendo la mia prima storia mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate del mio modo di scrivere, delle mie idee... di tutto insomma :) almeno per capire se ho qualche speranza o se posso anche ritirarmi e andare a pettinare le bambole - con tutto il rispetto per le pettinatrici di bambole U.u

Grazie a tutti coloro che hanno letto la storia e che sono stati così coraggiosi da leggere il mio non proprio piccolo sproloquio finale ^^
Fede
  
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