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Autore: Queen_Dair    13/05/2011    2 recensioni
Piccola parodia del programma che fanno alla mattina in tv, semplicemente modificata in versione "Mars". In questa storia sarà però lo sposo a non sapere nulla delle nozze e i suoi amici e colleghi saranno quelli che organizzeranno tutti, rompendo un po' le scatole al povero Tomo. Buona Lettura ;)
Genere: Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Non ditelo allo sposo!
Autrice: Micky86 o Micky6277
Rating: Verde
Couple: Tomo/Vicki
Disclaimer: Non scrivo a scopo di lucro e non possiedo i diritti sui 30 seconds to mars. La storia che sto scrivendo è di pura fantasia, ma mi sono ispirata e anzi ho cercato di fare una specie di parodia del programma tv “non ditelo alla sposa”, dal quale ho preso spunto anche per il titolo :P Buona lettura !!

«Dannazione Tomo, vuoi dirmi che ti prende?» Tomo guardò in cagnesco il povero Shannon, che stanco di discutere, lasciò andare dapprima il braccio del amico e poi alzò le mani al cielo in segno di resa.

«e va bene, se non mi vuoi parlare non farlo, ma ti ricordo che abbiamo un tour da finire e sarebbe meglio se tra di noi non ci fossero problemi.»

«Dio, mi sembra di sentire Jared…» gli rispose con tono afflitto Tomo.

«Beh, che ti aspettavi… siamo comunque fratelli, qualcosa in comune l’avremmo… » Shannon tentò di ammaliarlo con uno dei suoi soliti sorrisi scemi, ma Tomo abbassò lo sguardo e scuotendo la testa si allontanò con passo lento da lui per tornarsene in camera sua.

Shannon, che a detta sua, da sempre cercava di aggiustare i casini creati dal fratello, era tentato quella volta, di mandare tutto a puttane… il tour, la band e magari anche se stesso - infondo quelle ci sapevano fare – pensò con amarezza in un attimo che svanì all’istante. Si sentiva furioso con il fratello e preoccupato per il suo futuro e per quello della band e così decise di smetterla di pensare a stronzate e di andare a parlare seriamente con Jared.

Arrivato davanti alla sua camera bussò tre volte prima che suo fratello gli aprisse. Jared aveva gli occhi spenti, la faccia scavata per la troppa stanchezza e sembrava non reggersi in piedi, appoggiato com’era alla porta.

«che vuoi?» gli chiese in tono duro.

«Cazzo Jared, stai bene? Sembri un cadavere…»

«sono solo un po’ stanco, tutto qua.»

«Beh, allora è meglio se ripasso dopo… hai davvero bisogno di riposare.»

«di cosa volevi parlarmi? Si tratta di lavoro?» Shannon esitò un attimo prima di rispondergli. Conosceva bene il fratello e sapeva che se gli avesse risposto di si, questi non si sarebbe più riposato per correre a sistemare le cose, ma se gli avesse risposto di no, Jared avrebbe continuato a fargli domande, perché capiva al volo quando mentiva e perciò non avrebbe riposato comunque, allora… che fare? –Tomo però è anche un nostro amico, per cui non si tratta solo di lavoro – pensò furbamente Shannon, sperando di potergli mentire, ma in quel istante Jared si schiarì la gola, per ricordargli che era in attesa di una risposta.

«NO!» disse semplicemente Shannon, con un sorriso smagliante sulle labbra.

«Oddio, che è successo? Gli strumenti non sono arrivati? Qualcuno sta male? Non c’è abbastanza spazio per mettere la triad sul palco?...»

«Cazzo Jared, prendi fiato e soprattutto… lasciami andare… queste spalle sono grandi e forti e vorrei che rimanessero tali …»

«Scusa.»

«Così va meglio.»

«Allora?»

«allora cosa?»

«Parla… che succede?» Shannon sbuffò, ma alla fine capì che era inutile mentirgli e andò dritto al punto.

«Tomo è scontento.»

«Cosa?!?»

«Tomo… il nostro amico, il chitarrista della nostra band, il barbone croato per intenderci.»

«So chi è Tomo! Idiota!... ma perché dici che è scontento?»

«Ormai non parla più con nessuno, si rifugia nella sua stanza d’hotel e non esce nemmeno per andare a bere una birra in qualche discoteca o pub. Sta diventando uno zombie e io credo… credo che beh, lui senta la mancanza di una vita…» Jared non disse nulla, si limitò a fissare il fratello freddamente, ma pareva essersi ripreso dopo questa notizia. Aveva ripreso un po’ di colorito e lo sguardo, anche se freddo e incomprensibile, era di nuovo vivo.

«Continua…» lo esortò Jared.

«Beh, noi due siamo abituati ad avere una ragazza per notte, a spostarci tranquillamente da un posto al altro come se non ci importasse dove siamo o perché siamo lì, e non fraintendermi, mi piace questa vita…» gli fece l’occhiolino. «ma per Tomo, beh lui non vuole una ragazza a notte, lui una ragazza ce l’ha e se la vuole tenere… non vuole andare fuori ogni sera perché tiene molto alla sua famiglia e alle sue amicizie e vuole trascorrere il suo tempo con loro, insomma… è da una vita che si è fidanzato con Vicki, ma ancora non è riuscito a sposarla a causa del tour e… ehi, ma dove stai andando?»

Shannon seguì Jared dentro la sua stanza d’hotel e si sedette accanto a lui, mentre cercava di capire cosa stesse cercando suo fratello in internet.

«ehi, ma quel sito… aspetta, vuoi… vuoi? Sei impazzito???»

«perché no? È la soluzione perfetta. Renderebbe felice Tomo e una volta che sarà felice lui, noi riusciremo a finire il tour in santa pace… vedrai, ho delle idee grandiose.» Cliccò col mouse su “yes” e sorridendo si mise le mani dietro alla nuca, compiaciuto per l’ottima idea che aveva appena avuto. Shannon guardò con aria pensierosa Jared, pensando che il suo piano sarebbe miseramente fallito e che come al solito, avrebbe dovuto raccogliere i cocci, tutto da solo, ma almeno, ci sarebbe stato da divertirsi…

***

Finalmente Tomo poteva respirare l’aria di casa. Dopo mesi passati in giro per l’Europa e per l’America, finalmente avevano uno show a Los Angeles. Tomo non vedeva l’ora di potersi rilassare nel suo comodo salotto, in compagnia dei suoi micini e della sua bellissima fidanzata Vicki, che però, non sentiva da oltre una settimana. Era pensieroso, malinconico e aveva una sensazione orribile che gli invadeva la testa e il cuore. Il fatto che Vicki non fosse nemmeno venuta a prenderlo in aeroporto, lo rendeva ancora più sicuro dei suoi timori, e ancora più triste per trovarsi in una situazione scomoda che non riusciva a capire fino infondo, ma che doveva a tutti i costi affrontare. Mentre saliva sul taxi che lo avrebbe riportato a casa, venne distolto dai suoi pensieri da una voce grossa e profonda.

«ah, che bello essere a casa.»

«Shannon, che ci fai qui? Non torni a casa con tuo fratello?»

«preferisco venire a casa tua, se non ti dispiace…»

«in realtà… mi dispiace. Devo fare una cosa molto importante e… beh, tu sei di troppo, senza offesa, amico.»

«nessuna offesa… amico. Comunque, Jared mi ha detto che devo venire con te.»

«Cosa? E per quale motivo?»

«devo obbligarti a vestirti in un certo modo, per… uhm, un servizio fotografico.»

«stai scherzando spero! Siamo appena tornati a casa e il concerto è domani… oggi dovevamo avere la giornata libera e io non ho intenzione di rinunciare a tutto quello che avevo programmato per uno stupido servizio fotografico!»

«Ma Jared ha detto…»

«si fotta Jared! Ne ho le palle piene. Lasciatemi in pace… per favore, almeno per una volta… lasciatemi un po’ in pace.» sembrava sconsolato e con il cuore a pezzi e Shannon fu sul punto di rinunciare a tutto e di dirgli la verità, ma il taxi dietro di loro si mise a suonare all’impazzata e capendo di chi si trattava alzò gli occhi al cielo, giusto un attimo prima di dare al tassista l’indirizzo di Tomo per accompagnarlo a casa sua, nel silenzio più totale.

Una volta arrivati a casa sua, Tomo corse in giro per la casa per salutare e riabbracciare la sua adorata Vicki, ma di lei non c’era nessuna traccia e questo lo sconfortò ancora di più. Prese il cellulare che aveva in tasca e provò a chiamarla, ma lei non gli rispose e lui si trascinò sul divano con il morale sempre più a terra.

«uhm, ho controllato nel tuo armadio e non c’è niente di decente per questo servizio fotografico.» Tomo guardò l’amico in cagnesco, ma questi fece spallucce e fregandosene dei suoi sguardi gelidi, prese la valigia di Tomo e la aprì.

«Shannon, ma che diavolo stai facendo?»

«sto cercando il vestito giusto per questo photoshoot…»

«e lo cerchi tra i vestiti che ho usato durante i live?»

«beh sì, infondo sono puliti e te ne serve uno fatto bene…» Tomo non riusciva a credere ai suoi occhi. Si sentiva uno straccio… il tour era massacrante e infinito, la sua fidanzata sembrava essere sparita nel nulla e i suoi amici, invece di lasciarlo libero di rilassarsi per un solo misero giorno, lo obbligavano a fare una cosa che non voleva. Iniziava a chiedersi che cosa avesse fatto di male per meritarsi tutto questo, ma alla fine, sempre più sconfortato ed esausto, decise di fare quello che gli chiedeva la sua band, infondo, non aveva nulla da perdere, a parte la propria pazienza.

«che cerchi esattamente?»

«ahah, TROVATO!» Shannon tirò fuori da una valigia, il vestito bianco che Tomo aveva usato durante lo show di Dallas e quest’ultimo sgranò gli occhi.

«non vorrai che mi vesta così con questo caldo, vero?»

«perché no? è per un servizio fotografico… non durerà molto.»

-al diavolo – pensò Tomo, mentre prese dalle mani di Shannon il vestito che avrebbe dovuto indossare per uno stupido photoshoot.

«bene, ora siamo pronti.»

«pronti? Ma se io sembro un damerino e tu sei vestito come un’idiota!»

«ehi, questo vestito mi sta molto bene e poi gli occhiali mi donano… non trovi anche tu?»

Tomo preferì non rispondere al suo amico, in quanto aveva il dente troppo avvelenato per parlargli educatamente. Vestiti uno da chierichetto e l’altro da sfigato anni ’80, con dei pantaloni color cachi, tenuti su da una cintura marrone. Una camicia bianca, i mocassini marroni e uno stupido papillon a strisce blu, bianche e rosse, partirono insieme per il luogo del servizio fotografico. Una volta arrivati là, Tomo si chiese se fosse tutto uno scherzo di quel idiota di Shan, ma questi scese dal auto e lo invitò a seguirlo al interno del locale. Appena entrati Tomo si guardò in giro per guardare meglio quella sala vuota al interno del Hard Rock Cafè. Era bello poter visitare quel locale in totale silenzio. Le chitarre di Elvis Presley, Jimi Hendrix, Eric Clapton, e Johnny Cash, sembravano chiamarlo e chiedergli di suonarle. Si sentiva a casa e stranamente “protetto” in quel ambiente ricco di oggetti e abiti che erano appartenuti a persone che avevano reso grande la musica rock… quella che più di ogni altra amava.

«sei bellissimo.» urlò una voce dolce ma acuta. Tomo si girò e rimase felicemente sorpreso nel vedere sua madre, ma si rabbuiò subito vedendola piangere. Le andò incontro e abbracciandola, le chiese dolcemente che cosa c’era che la faceva stare male. La donna lo guardò con una strana luce negli occhi e gli sorrise.

«Non sono triste, ma felice…» prima che avesse il tempo di chiederle qualcosa, i suoi fratelli e sua sorella Ivana comparvero alle sue spalle, tutti vestiti in maniera elegante ed impeccabile.

«Ma che sta succedendo?»

«oh, lo vedrai… lo vedrai presto…» gli rispose Filip ridendo. «Ora però unitevi, che voglio farvi una foto…. Fatta, grazie.»

«Aspetta Filip… Unisciti alla tua famiglia, vi faccio una foto io…» Dopo che anche la seconda foto fu scattata, Tomo provò a chiedere spiegazioni, ma Shannon, restituendo la macchina digitale a Filip, gli rispose che non c’era tempo e spedì i fratelli di Tomo dentro una sala.

«è tardi… dobbiamo iniziare.» disse prima di prendere sotto braccio Ivana per accompagnarla al interno di quella sala. Mentre la porta si chiudeva dietro di loro, Tomo riuscì a sentire il pezzo iniziale di una delle sue canzoni preferite, “Nothing Else Matters”* dei Metallica e pensò che i ragazzi gli avessero fatto come sorpresa, un concerto dei Metallica, ma visto che mamma Tonka continuava a singhiozzare e a sorridere e che erano tutti vestiti bene, scartò quella idea dalla sua testa e iniziò a preoccuparsi ancora di più. Dopo qualche secondo dalla partenza di Shannon e Ivana, sua madre lo prese per il braccio e lentamente lo accompagnò al interno di una stanza piena dei suoi amici più cari e dei parenti suoi e di Vicki. Tomo sembrava un pesce fuor d’acqua, non capendo bene che stesse succedendo, ma quando qualcuno iniziò a cantare, si accorse amaramente che non c’erano i Metallica, ma un gruppo di ragazzi con dei sorrisi enormi e delle coreografie strane e a quel punto capì che erano i ragazzi del telefilm Glee. –cazzo, se Jared mi ha fatto venire qua, solo per farmi partecipare ad un loro episodio, lo ammazzo!- pensò, indispettito Tomo, ma nemmeno questo spiegava il perché ci fossero tutte quelle persone ad accoglierlo con sorrisi e lacrime di gioia. Arrivato davanti a Jared che stranamente era vestito da prete, Tomo sgranò gli occhi e fissò prima la madre, poi Shannon che gli era accanto e infine il suo sguardo incredulo, incrociò di nuovo gli occhi azzurri di Jared.

«ma che diavolo sta succedendo?»

«non ti sembra ovvio? È il tuo matrimonio.» Gli occhi di Tomo continuavano a rimanere sgranati per lo stupore e la canzone dei Metallica, cantata da un ragazzo con i capelli castani e la faccia da ebete continuava a fare da sfondo a quello strano, stranissimo sogno. –deve essere per forza un sogno…- pensò tra sé e sé lo sposo, ma mamma Tonka gli prese il viso tra le mani e prima di andarsi a sedere lo baciò prima su una guancia e poi sull’altra. Tomo si girò nuovamente verso Jared e sottovoce gli chiese se era tutto vero o se stava semplicemente sognando.

«ma certo figliolo, è tutto vero… abbi fiducia in questa chiesa del rock e lasciati trasportare dall’amore che questi fedeli ti offrono.»

­-ok, se spara queste cazzate in modo così serio, significa che sto davvero sognando.- pensò lo sposo.

Mentre il ragazzo del cast di Glee cantava le parole, che più delle altre piacevano a Tomo, ovvero …

“Never opened myself this way **
Life is ours, we live it our way
All these words I don't just say
And nothing else matters”

La porta alle loro spalle si aprì ed entrò una bambina vestita con un bellissimo abito rosa con la gonna a sbuffo, che lanciava per terra dei petali di rose rosa e bianche, ma la cosa, anzi, la persona che lasciò senza fiato Tomo, era quella subito alle sue spalle… Vicki. La ragazza, accompagnata dal padre, si fermò per un istante sulla porta e si lasciò guardare dal suo futuro marito. Era bellissima nel suo abito di tulle rosso, con un bustino ricamato in entrambi i lati e delle rose rosse applicate sulla gonna drappeggiata. Tomo non l’aveva mai vista con un abito simile ma era affascinato da quella visione. Mentre ella si avvicinava, si accorse che ora non era più il ragazzo con quella faccia stupida a cantare, ma era una ragazza con i capelli lunghi e castani e la bocca larga, che questa volta cantava una canzone che rendeva bene l’idea che lui aveva della sposa… “Isn’t she lovely”*** di Stevie Wonder e Tomo, non poté fare a meno di sorridere pensando a quanto fosse felice in quel istante. Quando la sposa lo raggiunse, il suo sorriso divenne ancora più grande.

«allora… come sto?»

«sei… bellissima… è solo…ah.»

«cosa?»

«beh, non sono abituato a vederti vestita in questo modo, però stai bene.»

«In effetti il vestito non l’ho scelto io, ma Jared, comunque, sono sempre io…» Vicki alzò leggermente la gonna per mostrare a Tomo gli anfibi che portava ai piedi e lui si mise a ridere di gusto.

«cosa? Non erano quelle le scarpe che ti avevo detto di indossare!» la rimproverò Jared.

«scusa Jared, ma almeno un po’ del mio stile lo volevo tenere…»

«oggi, per voi tutti sono il reverendo Joseph.»

«reverendo Joseph? Vuoi dire che sarai davvero tu a sposarci? »

«certo, ho preso i voti alla chiesa online di LA, giusto la settimana scorsa.» rispose lui, pavoneggiandosi.

«oh cavolo… ma perché non ti fai chiamare reverendo Jared?» gli chiese Tomo.

«beh, trovo sia più adatto questo nome al ruolo che sto svolgendo ora, comunque miei cari figliuoli, vogliamo iniziare?» Tomo prese le mani di Vicki tra le sue e la guardò dritta negli occhi.

«sei davvero sicura di volerti sposare qui? Ora? In questo modo?»

«Tomo, non mi importa dove siamo, chi ci sposa o che giorno è… per me la cosa importante è diventare la moglie del grande Tomo Milicevic…tutto il resto non ha importanza, se è quello che vuoi anche tu…»

«certo che lo voglio.»

«bene, allora iniziamo…» li interruppe il reverendo. «carissimi fratelli e sorelle, siamo qui riuniti oggi per unire nel sacro vincolo del matrimonio, quest’uomo e questa donna…» e mentre Jared continuava a recitare la parte che aveva così bene studiato, i due sposi non smisero per un solo istante di guardarsi dritti negli occhi e di promettersi amore eterno.




* per chi non sapesse che canzone è, vi invito ad ascoltarla -> http://www.youtube.com/watch?v=6P--1elQwRE

** traduzione:

"Non mi sono mai aperto così

La vita è nostra, e la viviamo a modo nostro

Tutte queste parole che non dico
E nient'altro ha importanza"

*** se non sapete qual è la canzone, ascoltatela qui -> http://www.youtube.com/watch?v=Cp0Oh6Ckh1M



   
 
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