IL PRIMO
Mi
sembra di aver
ancora in mente quella canzone, e le mie lacrime che scendevano, quasi
ballassero al ritmo cadenzato della sua melodia. Il freddo dello
scalino su cui
poggiavo, il freddo del mio cuore in quel momento; ora sorrido, se solo
avessi
saputo allora quanto avrei rimpianto quel dolore così lieve
in confronto a
quello di qualche anno dopo. Ricordo quel ribollire di rabbia e il
cuore che mi
batteva forte, e le vene che tremavano e il corpo che fremeva ed io che
così
giovane, così ingenua, piangevo un amore che era nato e non
respirava, gridavo
contro una mente troppo lontana, troppo difficile nella sua
semplicità
spontanea, e tu, tu mi guardavi e io non capivo. Il bacio di Victor mi
lambiva
tanto duro quanto caldo, e leggere scendevano le sue labbra sulle mie
guancie,
avevo paura di lui ma leccava le mie ferite assaporando il gusto
salmastro di quelle lacrime
che erano scese. Lasciavo
che mi
guidasse, io che sapevo tutto, quella sera non sapevo niente, e
lasciavo lo
spazio alle sue mani, lasciavo tempo alla sua voglia mentre il tempo si
fermava
e si fermava per la tristezza e la paura.
Mio marito se ne stava incompreso nella sua stanza e mi
sembra di vedere
i suoi occhi, l’orgoglio e la sciocca convinzione che a
sbagliare fossi io, che
fossi io a non capire nulla.
E
il mio corpo si lasciava amare mentre amava un altro, lui, che tra noi
era l'unico a non capire davvero.