Se
ne stava lì, immobile, in mezzo al corridoio dell'ospedale,
col viso
illuminato dal sole e non faceva altro che blaterare.
Parlava,
senza sosta, quasi senza riprendere fiato e sembrava che i suoi occhi
si posassero ovunque, tranne che sul suo viso.
Suo
malgrado, nonostante la rabbia per aver perso l'occasione di mettere
le mani su Wo Fat, nonostante la possibilità di un attacco
terroristico con armi chimiche, nonostante Danny, più morto
che vivo,
in un letto a pochi metri da lì, Steve McGarrett non
riusciva a
trattenere un sorriso, mentre osservava Jenna Kaye, razionale
analista della CIA, che annegava in un mare di parole sconnesse.
Non
aveva fatto altro che ringraziarla, un semplice
“grazie” per aver
salvato quello che era ormai diventato il suo migliore amico, e lei
aveva rotto gli argini, dando il via a quel fiume di parole, un
torrente in piena di frasi senza senso che sembrava inarrestabile.
Quando,
finalmente, riuscì ad interromperla, ne fu quasi
dispiaciuto, perché
l'evidente imbarazzo di lei davanti alla sua gratitudine era
adorabile, così come le fossette che le si formavano ai lati
della
bocca, mentre continuava a fornirgli spiegazioni non richieste.
Adorabili,
come il modo in cui si era morsa appena le labbra, quando alla fine
aveva deciso di lasciarlo parlare.
Adesso,
mentre si allontanava a grandi passi lungo il corridoio, diretto alla
scuola di Grace, il sorriso che aveva cercato di nasconderle e a cui
aveva ceduto non appena le aveva voltato le spalle, si spense
lentamente.
Non
aveva ancora nemmeno raggiunto l'ascensore, quando dovette ammettere
a se stesso che per un momento, un brevissimo istante, aveva
desiderato affondare le dita tra i suoi capelli corti, tirarla a
sé
e zittirla con un bacio, che non le avrebbe certo lasciato il fiato
per aggiungere altro.