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Autore: Ruby__Eyes    15/05/2011    11 recensioni
La tua voce mi riporta indietro, mi trascina giù, di nuovo in me, nella mia pelle.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi di questa storia non mi appartengono (bè, a parte Valentina, che sarei io!).

Non scrivo a scopo di lucro ma solo perché non ho nulla da fare (ahahah) e quello che scrivo non è reale ma è frutto della mia fantasia!

 

 

 

Sono le cinque. Io sono qui in piedi, in mezzo alla neve.

Neve a fine marzo. Sì, è l’ennesima follia meteorologica.

Sento salire la tensione, percepisco una sorta di fremito, come se stessi tremando internamente.

E’ strano, ma non è una sensazione sconosciuta... è solo la tua vicinanza.

So che sei lì, da qualche parte, non troppo distante da me, so che per la quarta volta nel giro di un solo anno i nostri percorsi si stanno avvicinando, quasi incrociando.

Perché in questo momento non riesco nemmeno a concepirlo?

Mi sfioro il ciuffo di capelli biondi che porto al lato destro del viso: un gesto che faccio spesso, inconsapevolmente. Mi sembra quasi di poter allontanare, con questo semplice cenno, i pensieri assurdi che affollano la mia mente.

Sovrappensiero sbuffo e guardo verso l’alto: la nuvoletta bianca del mio fiato sale e viene inglobata nell’aria di marzo. Oggi anche il cielo è bianco.

L’impazienza sta prendendo il sopravvento e quel tremito non riesce ad abbandonarmi.

Estraggo un piccolo specchietto dalla tasca, inizio a scrutarmi con aria accigliata.

Chi mi conosce sa che è una cosa che faccio spesso, ma non per vanità, anzi, solo perché sono insicura. Dannatamente insicura.

Sistemo la solita ciocca ribelle sulla fronte, controllo che il trucco nero attorno agli occhi non si sia sbavato; non mi piace quel che vedo, quindi con un sospiro ripongo lo specchietto nella tasca del cappotto rosso e comincio a guardarmi attorno.

Quest’attesa è snervante ed io inizio a pensare: scappa Vale, scappa!

Ma anche volendo non potrei, le gambe mi reggono a malapena in piedi, se tentassi di correre cadrei sicuramente dopo due passi al massimo!

Sì, perché presto o tardi sarai qui, di fronte a me.

Non voglio farmi illusioni.

Questa è la realtà, non è uno dei miei sogni ad occhi aperti, quindi non ci sarà nulla di romantico, nessuno sguardo intenso, niente di tutto ciò. Tu sarai di fronte a me e io dovrò semplicemente portare a termine la mia missione e darti questo sacchetto che mi sto rigirando tra le mani da ore.

Tutto qui. Tu non rimarrai colpito da me, o incuriosito, non mi domanderai il mio nome, non mi sorriderai. Non accadrà nulla di tutto ciò perché questa è la realtà.

Io ti consegnerò questo regalo, tu al massimo mi rivolgerai uno sguardo distratto, nulla di più.

In pochi secondi sarà tutto finito e tu continuerai la tua vita come se nulla fosse; dopo poco nemmeno ti ricorderai di me, salirai sul tour bus, vedrai città nuove, volti nuovi, salirai sul palco in preda a quell’emozione che ben conosci, ma che è nuova ogni sera, dunque unica.

Continuerai la tua vita come sempre, darai il meglio di te durante ogni spettacolo perché è quella la tua vocazione, è quello ciò che ami realmente fare, e alla fine di ogni show farai le fotografie di rito e firmerai gli autografi perché anche quello fa parte del gioco.

Continuerò anch’io la mia vita, e per certi versi sarà la stessa di sempre; solo sanguinerò un po’.

Forse la notte anche tu farai fatica ad addormentarti e la tua mente sarà affollata di pensieri, di fantasmi del passato, di paure o di speranze, e allora saremo di nuovo un po’ più vicini.

 

Il vento freddo sul viso mi distoglie da questi pensieri. Sono le sei oramai, comincia a far buio e la temperatura sta calando.

Inizio a tremare, quasi impercettibilmente, ma non a causa del freddo.

No, non sono una ragazzina innamorata del suo idolo, non è questo.

Intanto perché non sono una ragazzina.

Inoltre non sono una di quelle donne che credono nell’amore ideale, nel principe azzurro, nell’anima gemella o cose di questo genere; come ripeto sempre, se anche esistesse una persona fatta su misura per noi, come potremmo anche solo sperare di incontrarla?!

Per questo molti “ingannano” un po’ la realtà, fingono di aver trovato l’amore, quello vero, quello con la “a” maiuscola.. forse addirittura se ne auto convincono, non so, ma per me rimangono degli ipocriti! Tanto meglio essere disillusi come me, essere consapevoli del fatto che non tutti troveremo qualcuno, che alcuni di noi rimarranno soli, che alcuni di noi semplicemente non sono fatti per l’amore e forse nemmeno lo vogliono.

 

Molti mi trovano cinica per questi ragionamenti, io credo di essere realista.

 

Vento.

Mi riporta alla realtà.

So che stai per uscire, lo sento. Dentro di me aleggia il vuoto, assenza di emozioni, come la quiete prima della tempesta.

Non mi sorprende il mormorio sempre più concitato che arriva dal gruppetto in attesa poco distante da me; mi ero quasi dimenticata della loro presenza, persa com’ero nei miei pensieri.

Un respiro, un lungo respiro.

 

Escono per primi Shannon e Tomo, seguiti ovviamente da un paio di uomini della sicurezza.

Poco dopo eccoti apparire, ecco apparire Jared.

Non c’è una gran folla questa volta, molti hanno dovuto desistere dopo essere stati appostati, come me, sotto l’albergo più lussuoso della città.

Fortunatamente il gruppetto di “sopravvissuti” è formato da veri Echelon, quindi la situazione si mantiene tranquilla; mi guardo un po’ attorno e noto che tutti sono estremamente calmi, sembra quasi un sogno.

Anche loro, i Mars, apprezzano questa calma e sembra persino che si stiano rilassando.

Shannon sfodera i suoi migliori sorrisi accattivanti e i suoi sguardi felini, firma i cd, raccoglie i regali e ringrazia con tono entusiasta. Sembra quasi un bambino!

Tomo concede abbracci e foto, non si lascia intimorire lui! Ha un sorriso sincero e dolce per tutti.

Anche tu ti avvicini al gruppetto, con un po’ di circospezione.

Si fanno avanti le prime tre o quattro ragazze, che ti consegnano doni, ti fotografano, ti porgono i cd e i biglietti del concerto da firmare; nessuna di loro si avvicina con fare troppo invadente, così ti lasci andare e scambi anche qualche battuta con loro.

Io sono a pochi passi, anche se continuo a mantenermi leggermente in disparte, ma sento che parli del concerto di ieri sera ringraziando per l’entusiasmo e l’affetto che abbiamo dimostrato; ridacchiando dici che gli Echelon italiani sono completamente pazzi ma che apprezzi davvero la loro follia e l’energia che rivelano durante ogni show.

Ti osservo. Sembri così... così rilassato. Il tuo volto è disteso, il sorriso spontaneo.

Approfitto intanto per avvicinarmi a Tomo e Shannon, finalmente riesco a salutarli, a complimentarmi con loro e ottengo in cambio persino dei ringraziamenti.

 “Sono io a dover ringraziare voi!” mormoro timidamente.

“No!Tutto questo esiste solo grazie a voi!” dice convinto Tomo mentre Shannon, al suo fianco, annuisce sorridendo.

Non posso fare a meno di sorridere a mia volta, mentre porgo la Deluxe Edition di “This is War” per gli autografi. Ora manca solo il tuo.

Devo ammetterlo, sono agitata, nervosa... nervosa e agitata mentre lancio uno sguardo e noto che le ragazze davanti a te si stanno spostando verso gli altri, mentre capisco che devo cogliere l’attimo e avvicinarmi, mentre mi trovo davanti a te.

Accade tutto in fretta, forse troppo.

Eccoti finalmente, dopo tanto, tanto tempo.

Sono di fronte a te.

Ed esito.

Rimango immobile. Sensazioni mai provate si affollano in me, sembrano prendere il sopravvento.

Mi sembra di vivere questa scena da spettatrice: sto osservando tutto dall’alto, non sono in me.

Tu mi lanci uno sguardo interdetto, poi, con un mezzo sorriso, inizi a parlare, quasi a bassa voce: “Allora, ti è piaciuto il concerto di ieri sera? Ti sei divertita?”.

La tua voce.

Quella che mi ha salvata tante volte, quella che mi ha accompagnata negli ultimi anni, quella che mi ha fatto emozionare e mi ha insegnato a lottare per i miei sogni.

La tua voce mi riporta indietro, mi trascina giù, di nuovo in me, nella mia pelle.

“È stato unico. Ogni vostro concerto lo è. Indimenticabile. Il più bel regalo di compleanno che io abbia mai avuto. Grazie.” Non so dove ho trovato la forza per dirtelo, tutto d’un fiato.

Finalmente ho avuto l’opportunità di ringraziarti; era di vitale importanza, solo io posso sapere quanto questo significhi.

 Gratzie, i vostri commenti positivi mi permettono di capire che sto svolgendo al meglio il mio compito, è molto importante per me” mi rispondi, sempre con quel mezzo sorriso.

All’improvviso mi ricordo di qualcosa: sto ancora stringendo il sacchetto che contiene il tuo regalo.

“Ehm... ho un regalo per te, ecco...” gli dico estraendo dalla busta un voluminoso album “Questo è stato creato per voi dalla Division di cui faccio parte, ci abbiamo lavorato davvero molto...”

“Oh...” mi interrompi prendendo in mano l’album e iniziando a sfogliarlo “fammi vedere... ma che meraviglia... wow, guarda queste foto!”.

“Sì, vedi... quella è la nostra città, Torino... volevamo farvela conoscere...”

“Sembra bellissima... e questi?!” ti sei fermato su una pagina tappezzata di post-it colorati.

“Ah, ecco... quelle sono le nostre dediche, i nostri pensieri per voi, uno per ogni soldato della Division” ti rispondo un po’ imbarazzata. Noto però che sorridi mentre leggi qua e là.

“Qual è il tuo?”

Ghiaccio. Rimango di ghiaccio.

“Dai, non essere timida” dici puntando gli occhi nei miei.

Quei tuoi occhi...

Non ho altra scelta. “È questo” dico indicando un post-it color pom.

Con un sorriso simile a quello di un bambino che ha appena ottenuto il giocattolo desiderato inizi a leggere.

Pochi secondi che mi sembrano eterni. Poi alzi gli occhi e hai un’espressione... dolce.

“Lo stesso vale per me. Buon compleanno, Valentina” dici storpiando un po’ il mio nome, che hai letto in fondo alla dedica.

Senza attendere una mia risposta firmi il cd che sto tenendo in mano, già aperto sulla pagina bianca.

Io ti sto ancora fissando attonita per la tua ultima affermazione.

Mi guardi, mi sorridi, questa volta quasi divertito, e dici semplicemente “See ya...”.

In un attimo sei già andato.

Ti guardo allontanarti e sparire dietro le grandi porte a vetri dell’Hotel; poi, ancora incredula, abbasso lo sguardo sul cd che sto stringendo con forza, come se mi ci stessi aggrappando per non crollare a terra.

Tre firme a dir poco particolari sono disposte attorno alla scritta nera, in caratteri minuti, che afferma: “Yes This Is A Cult”.

Con la mente svuotata comincio a muovere qualche piccolo passo, lentamente, sempre fissando la piccola scritta e quelle tre firme come se fossero la cosa più importante al mondo, come se non esistesse altro.

Qualcosa però mi restituisce il senso della realtà.

Mi accorgo infatti di minuscoli fiocchi che fluttuano nell’aria: inizia nuovamente a nevicare.

Subito mi fermo e con rapidi gesti metto al sicuro il prezioso cd in un sacchetto di plastica che infilo nella borsa; poi mi blocco con la consapevolezza di avere ancora qualcosa di importante da fare prima di imboccare la via che mi condurrà alla stazione.

Mi volto, come a rallentatore, e indugiando lo sguardo sulle finestre scure dell’Hotel, mormoro un saluto che solo io posso udire.

Una dolce tristezza si impossessa di me mentre riprendo a camminare.

Sono solo una macchia rossa che si staglia sul bianco puro e perfetto della neve appena caduta.

Forse sanguino un po’, ma nessuno potrà accorgersene.

 

 

 

 

Un ringraziamento speciale a Mmandi e Milly per avermi spronata e aiutata! Un graTzia anche a Cimo per il supporto!

In caso qualcuno fosse curioso... sì, l'album esiste davvero e la mia dedica era realmente scritta su un foglietto POM... ma sono le uniche cose vere della storia!

 

 

 

 

 

 

 

  
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