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Autore: erosennin    15/05/2011    1 recensioni
L'idea di postare questa mia "storia" nel sito me l'ha data una mia amica (che ringrazio: 'Grazie Deb XD'), mentre tutto ciò che leggerete è esclusivamente frutto della mia mente malata. Ho scritto questo breve racconto in quanto frequento un forum su HP e tra i vari "compiti" di Trasfigurazione mi era stato richiesto di inventare una storiella su un incantesimo visto a lezione. Vi lascio anticipandovi brevemente la trama in modo che comprendiate meglio il tutto.
I due maghi neomaggiorenni, nonchè fratelli, Simon e Ivan hanno fatto una scommessa: vedere chi di loro sarebbe riuscito a lanciare più volte un incantesimo - scelto a caso - sfruttando le occasioni che si sarebbero presentate nel corso di un'intera giornata.
La conta ha decretato che a cimentarsi nell'impresa debba essere Simon, mentre Ivan - il cui compito consiste nell'annotare il prosequio della prova - ha scelto l'incanto di "Evanescenza" come unica fattura possibile da utilizzare.
Il tutto sotto gli occhi divertiti della piccola Loure, la sorellina, e sotto quelli adirati della signora Price, la madre.
Buona lettura ^^
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una tranquilla giornata estiva come tante altre in casa Mountain e sarebbe sembrata di sicuro troppo ordinaria se non fosse stato per Simon e Ivan. Da quando avevano raggiunto la maggior età e, per legge, avevano il permesso di utilizzare la loro bacchetta al di fuori dal castello di Hogwarts, i due fratelli non perdevano occasione di movimentare le giornate con mini-duelli, sfide e quant’altro. Il tutto sotto gli occhi incantati della loro sorellina, la piccola Loura e, a farne le spese, era ovviamente la povera dimora.
Quella mattina, però, la loro sfida era diversa. Sarebbe stato il turno di Simon in quella che i due ragazzi avevano chiamato “24 ore con un incantesimo”. Una scommessa come tante altre, venuta in mente la sera prima: si sceglieva un incantesimo – non troppo semplice altrimenti il tutto sarebbe stato terribilmente noioso –, si eseguiva la conta per vedere a chi toccasse utilizzarlo e, a partire dal giorno dopo, si avevano ventiquattro ore di tempo per cercare situazioni in cui fare sfoggio dello stesso.
In più, per quel giorno, non era possibile utilizzare nessun’altra forma di magia con la bacchetta.
Ivan aveva optato per l’Incanto di Evanescenza e Simon, ben sapendo le difficoltà che la stessa fattura richiedesse, gli aveva giurato che, per il giorno dopo, ne avrebbe scelta per lui una talmente difficile che nemmeno Merlino avrebbe saputo in quali situazioni utilizzare.

« Buongiorno fratellino! », esordì Ivan sfoggiando il miglior sorriso del repertorio, a pochi centimetri dalla faccia di Simon che borbottò qualcosa in segno di disappunto.
« Niente storie », proseguì il primo « è ora di alzarsi, altrimenti non vincerai mai la scommessa! Su, muoversi! » - e si recò alla finestra spostando a lato la tenda, permettendo così al sole di far capolino all’interno della stanza.
« Ringrazia che non possa usare l’incantesimo sulle persone, altrimenti a quest’ora saresti già sparito… ed io sarei a quota uno. » disse Simon, costretto inevitabilmente a uscire dalle coperte ora che la luce aveva raggiunto in pieno il suo viso.
« Forza Simon, Ivan ha ragione. Alzati senza fare storie ». La voce della signora Price si era sentita dall’altra stanza accompagnata, come ormai era abitudine, dal verso del “malcapitato” cui era rivolto il rimprovero. Ivan scoppiò a ridere, notando il fratello esibirsi in una perfetta imitazione della madre e poco dopo i due scesero a fare colazione.
Terminata quest’ultima, Simon si ridiresse al piano di sopra.
« Dove vai? » gli chiese curioso il fratello.
« Devi proprio seguirmi come un’ombra solo per il fatto della scommessa? Beh, non puoi, vado in bagno ».
« Mmm, ok. » rispose Ivan, con un’espressione in viso che non presagiva nullo di buono.
Presagio che si rivelò corretto nell’istante in cui, dopo aver terminato il suo bisogno ed essersi tirato su i pantaloni, Simon vide materializzarsi la figura del ragazzo nel bagno stesso.
« Ma che diavolo fai? Sono in bagno!!! » disse adirato.
« Oh su, smettila, tanto hai finito e poi devo controllarti per annotare l’uso dell’incantesimo… tu piuttosto, che diamine hai mangiato? Miseriaccia, non si respira! »
« Lo stesso che hai mangiato tu, genio! E non è colpa mia se non si tira lo sciacquone! Maledizione. »
« Ahahah, non te ne va bene una, fratellino », continuò Ivan. Il suo sorriso divenne, però, quasi di stupore quando vide Simon tirare fuori la bacchetta dai pantaloni e puntarla all’interno del water.
« T-U   S-E-I   U-N   G-E-N-I-O! » scandì, compiaciuto dall’idea brillante di Simon.
« Oooh, lo so bene. Inizia a segnare un numero uno accanto al mio nome. Già immagino la nuova gazzetta di domani: mago nello Yorkshire e Humber usa l’evanescenza per far sparire la cacca. »
I suoi occhi sembravano davvero persi in chissà quale mondo, come se ciò che stesse facendo fosse davvero un’azione da meritare la prima pagina.
« Il problema resta solo uno: guarda che forma ha questa… cosa! E’ difficile concentrarsi e farla sparire per intero! »
« Meglio provare che lasciarla a mollo », rispose Ivan mantenendo un sorriso poco intelligente.
« Ah sì, giusto. Giusto. Com’è che si diceva? Ok, ecco, ci sono: STERCUS EVANESCO! »
Un fascio luminoso partì dalla undici pollici del ragazzino e andò a colpire in pieno l’escremento che sparì quasi interamente.
« Mmm, meglio di quanto mi aspettassi, dai. » Terminò Simon voltato verso Ivan, intento a segnare il tutto sul piccolo pezzo di pergamena.

[…]

La giornata proseguì normalmente senza che quella fattura fosse riutilizzata e Simon, svanito l’entusiasmo per l’unica riuscita dell’incanto, riprendeva a lamentarsi per la difficoltà di trovare situazioni adatte in cui sfruttarlo.
« E’ che ti manca l’inventiva. Fidati! Su, ora scendiamo a pranzo sennò mamma riprende a rompere ».
« Oggi niente duelli? » disse delusa la piccola Loura quando arrivarono i due ragazzi.
« Oh no sorellina, niente duelli. » risposero in coro gli altri.
« E ringraziamo Merlino… » aggiunse la madre dei tre, tornando a tavola con in mano diversi piatti contenenti dei broccoli.
« Bleeeaah », disse Ivan – suscitando le risate di Loura – con aria contrariata in volto e al contempo spaventata per lo sguardo fulminante della madre.
Stranamente Simon non proferì parola e, a chi l’avesse conosciuto, ciò sarebbe risultato quanto meno inusuale, dato che quelle verdure non le digeriva affatto.
« Smettila Ivan e prendi esempio da tuo fratello Simon che stranamente – non mancò di sottolineare quel termine – non si è espresso ».
« Servirebbe? », disse quest’ultimo allegro verso la madre.
In quel preciso istante un minuscolo gufo si andò a schiantare contro la finestra chiusa e la signora Price, da sempre amante degli animali, si precipitò a soccorrerlo e a ritirare la lettera.
« Ma hai una fortuna sfacciata!!! », disse a bassa voce l’inquietato Ivan.
« Ooh sì, puoi dirlo forte! CIBUS EVANESCO! », esclamò Simon con una mano dinanzi alla bocca per non farsi sentire e, come per magia – ma va? – la verdura nel suo piatto scomparve per raggiungere chissà quale altra dimensione.
Le risate di Loura si sentirono chiaramente e la madre dei ragazzi, tornando, chiese cosa le avesse scatenate. Simon, rapido, si portò nuovamente le mani dinanzi al viso e, fingendo di parlare malamente a causa della bocca piena, si esibì in un: « Ho meffo in bocca i bloccoli tutti infieme ». Intanto, sul foglio di Ivan, un due occupò il posto del precedente numero.

[…]

Giunse il pomeriggio e, come ormai i due fratelli avevano imparato, prima di dedicarsi a qualsiasi attività di svago avrebbero dovuto recuperare un po’ di compiti; ci sarebbero stati i M.A.G.O l’anno successivo e restare al passo con gli studi era d’obbligo.
L’occasione che si presentava, però, era troppo invitante e Simon decise di non farsela scappare.
« Lo sai che questa volta non ci riuscirai vero? Magari lo farai anche sparire ma i compiti li farai lo stesso », gli disse Ivan, già consapevole di quanto stesse per succedere.
« Ci provo » rispose Simon, con una semplice scrollata di spalle. Una rapida occhiata in giro servì a evitare di essere colto in flagrante dalla madre; dopo essersi assicurato che il campo fosse libero, ancora una volta il piccolo legno magico toccò lievemente il calamaio in ottone, mentre la voce del giovane – ancora non troppo elevata per paura di essere sentito – accompagnò il movimento del braccio: « ATRAMENTARIUM EVANESCO ».
Il calamaio pieno d’inchiostro sparì e Simon, ben sapendo che di domenica ogni negozio fosse stato chiuso, pensò davvero di riuscire a saltare, per una volta, il consueto appuntamento con i libri.
« Troppo facile così, ragazzino » esordì la madre, spuntando da dietro la porta con un altro calamaio richiamato con l’incantesimo “Aparecium”. Dietro la veste della donna si nascondeva, quasi timorosa, la piccola Loura e non ci volle molto perché Simon capisse che avesse avvertito lei la donna.
« Sei una spiona! Una SPIONA! », disse nuovamente iniziando a correre verso l’uscio della stanza e continuando nel corridoio, dietro la bambina.
« Simon fermati immediatamente! » urlò la madre, che non era riuscita ad arrestare la corsa del figlio. Ivan, in tutto ciò, continuava a ridere a crepapelle, mentre la piccola Loura correva più forte che potesse per non essere raggiunta.
« SOROR EVANESCO » gridò Simon, unicamente per farla spaventare, ben consapevole che l’incantesimo non avrebbe avuto alcun effetto poiché lanciato su una persona.
L’altro ragazzino questa volta non riuscì a trattenere le lacrime e, con la voce quasi accompagnata dal singhiozzo per le risate, chiarì: « Ques-to non va-le mica eh!!! Resti sempre a tre ahahahhaha ».
Sembrerebbe quasi scontato da dire ma, nell’istante in cui la signora Price raggiunse il figlio, un sonoro scappellotto arrivò sulla nuca di Simon.
« E’ una bambina brutta cacca di Troll, soltanto una bambina!!! L’hai spaventata a morte – il che era facilmente intuibile dai singhiozzi della piccola – e questa, per oggi, non la usi più! ».
Gli tolse, così, la bacchetta dalla mano, sequestrandola sotto lo sguardo di disappunto del mago.
« Ok, la tua prova a quanto pare finisce qui. Tre situazioni in cui hai saputo sfruttare l’incantesimo. Ah, prima che me ne scordi, bacchetta sequestrata! Questa informazione vale per l’altra sfida » - disse divertito Ivan, in ricordo dell’altra scommessa fatta ben diversi mesi prima.
« Tu taci! E inizia a pensare a come tirarti fuori dai guai domani, visto che toccherà a te ».

Semplici battibecchi non troppo esagerati continuarono a contornare il resto di quella movimentata giornata a casa Mountain, prima che il sole calasse del tutto e la sera occupasse il posto del giorno, anticipando la notte e, di conseguenza, le altre “24 ore con un incantesimo”… ma questa è un’altra storia.
  
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