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Autore: KanraChan    15/05/2011    2 recensioni
- Riportami indietro. Ora. -
L'ennesimo ordine impartito dalle labbra chiare del corvino, fece voltare con uno scatto repentino il biondo che, rigorosamente pochi passi più avanti, lo guidava nel mezzo di quella riserva erbosa con le più buone intenzioni di fargli sperimentare una vita che non fossero documenti da firmare e strutture scolastiche da proteggere.
- Questo cosa diavolo sarebbe? - gli riversò inacidito, soppesando ogni parola con il più odio possibile.
Il biondo ventiduenne inarcò entrambe le sopracciglia. - Il tuo allenamento. -
Il corvino rimase interdetto, lasciando che il suo braccio ricadesse lungo il fianco. - Di cosa stai blaterando? -
- Chi ha detto che bisognava utilizzare le armi? -
[...]
Il rosso si scontrava con il blu notte, due colori che in comune non avevano nulla, ma che alla fin fine riscontravano sempre un modo per mescolarsi insieme.
- Vedi? Nonostante il giorno e la notte siano distanti l'uno dall'altro, hanno sempre qualcosa che li unisce, e sono l'alba e il tramonto. E' l'unico momento in cui possono incontrarsi e fondersi in ciò che noi vediamo. -
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hibari x Dino
~ Hinode no Yuhi.








N
on si può toccare l'Alba, se non si è percorso il sentiero del Tramonto.













- Riportami indietro. Ora. -
L'ennesimo ordine impartito dalle labbra chiare del corvino, fece voltare con uno scatto repentino il biondo che, rigorosamente pochi passi più avanti, lo guidava nel mezzo di quella riserva erbosa con le più buone intenzioni di fargli sperimentare una vita che non fossero documenti da firmare e strutture scolastiche da proteggere.
Hibari, per qualche frazione di secondo, fu tentato di impiantare i piedi al suolo e fare retromarcia, pur essendo conscio di non riuscire a raggiungere con le sole sue forze di orientamento l'uscita di quello che rassomigliava molto ad una pineta, ma la voce bonaria di Dino come un fulmine a ciel sereno lo costrinse a scartare, ancora una volta, l'idea di fuggire.
- Su, su. Pazienta ancora un poco. - sorrise tranquillamente, indicando un punto nel mezzo di quel verde. - Siamo quasi arrivati. -
Un ringhio sconnesso gli venne rivolto prima che tornasse ad incrociare le braccia al petto e a fissarlo con le più disastrose intenzioni.
Precisamente, l'inizio di quella giornata era cominciato nel più tranquillo dei modi, comodamente appisolato sopra il tetto della Namimori e con i buoni propositi di non essere interrotto.
Una pace che da quando Sawada Tsunayoshi lo aveva immischiato nelle sue faccende, ormai, era diventata soltanto un agognato desiderio impossibile; letteralmente impossibile perchè ciò aveva comportato l'inopportuna comparsa di un essere petulante ed insopportabile nella sua vita.
"Oggi andremo ad allenarci, Kyoya." Testuali parole del biondo, stranamente, lo avevano attirato con intrigante curiosità; un allenamento, tutto ciò che lui aspettava, una valida occasione per cucirgli finalmente quella lingua troppo lunga.
Per questa ragione si era ritrovato a seguirlo, ad entrare nella sua macchina, fino a ritrovarsi in quell'immensa pineta ricca di svariate vegetazioni. Tutto sarebbe risultato apparentemente normale se non avesse trascorso ben dieci ore a venir dietro ad uno stupido erbivoro.
Lo scetticismo aveva iniziato a fare il suo corso quando, lui poggiato comodamente contro il sedile posteriore destro e Dino allegramente al volante, aveva iniziato a sproloquiare su quanto sarebbe stato "divertente" quell'allenamento, quanto gli sarebbe piaciuto, terminando infine con assoluta sicurezza che lo avrebbe apprezzato così tanto da ripeterlo nuovamente.
Aveva sempre creduto che gli impulsi nervosi non giungessero correttamente al cervello del biondo, ragion per cui si era lasciato trascinare, magari nascondeva davvero qualcosa di eccitante; curiosità, oppure qualcos'altro a lui sconosciuto, infine, lo avevano condotto a rimpiangere di aver messo piede in quella macchina e non averlo pestato a morte sin dal principio.
- Erbivoro. - lo riprese con cinismo. - Cosa non comprendi della frase "Riportami indietro."? -
Dino infilò le mani nelle tasche, sempre con il suo costante buon umore. - Lo avevo promesso che ci saremo allenati, no? - riflettè, come se la cosa fosse più che ovvia. - Adesso tranquillizzati che siamo arrivati. - gli rispose con un sorriso, facendogli l'occhiolino prima di voltarsi e scavalcare l'ennesimo arbusto.
Hibari si ritrovò a polverizzare con lo sguardo il vuoto, sembrava che ogni minaccia che gli rivolgesse gli rimbalzasse contro, e questo lo irritava perchè voleva significare che non gli incuteva abbastanza timore.
Era terribilmente irritante ciò.
- Eccoci. -
La voce chiara e semplice di Cavallone lo riportò a razionalizzare quel che si presentò davanti ai suoi occhi. Un grosso spiazzale si faceva largo fra i pini alti e verdeggianti, un manto erboso e umido si stagliava in tutto il suo splendore mentre un paio di iridi blu oltremare scrutavano con circospezione la struttura in legno che si ergeva accanto ad una recinzione abbastanza grande, nel quale vagava liberamente un piccolo cavallo in compagnia della madre.
Ci impiegò qualche minuto per realizzare quello che ben presto avrebbe detto il biondo.
Dino fece un passo indietro, affiancando il giovane corvino che con occhi assottigliati pareva voler distruggere tutto ciò che lo circondasse con il solo utilizzo della vista. - Allora? - chiese, cingendogli amichevolmente le spalle. - Ti piace? -
Hibari socchiuse le palpebre, inspirò profondamente prima di estrarre con uno scatto felino uno dei suoi tonfa, posizionandolo a pochi millimetri dal viso, più che intenzionato a mandarlo in ospedale.
- Stolto erbivoro. - lo minacciò, alzandosi quasi sulle punte dei piedi per riuscire a fronteggiarlo degnamente. - Questo cosa diavolo sarebbe? - gli riversò inacidito, soppesando ogni parola con il più odio possibile.
Il biondo ventiduenne inarcò entrambe le sopracciglia. - Il tuo allenamento. - affermò con inquietante pacatezza, alzando un braccio e premendo verso il basso l'estremità metallica dell'arma da poco sfoderata.
Il corvino rimase interdetto, lasciando che il suo braccio ricadesse lungo il fianco. - Di cosa stai blaterando? -
- Chi ha detto che bisognava utilizzare le armi? -
Fu un secondo. Un singolo e semplice secondo.
- Riportami indietro o ti mordo a morte. -
Prima che il tonfa potesse sfiorargli la guancia destra, i polsi del giovane vennero bloccati saldamente nella morsa d'acciaio del biondo che avviluppò con fermezza le sue dita contro la pelle. Apportò una leggera pressione in più in modo tale che la resistenza sulla presa diminuisse ed il tonfa cedesse contro il suolo.
- Coraggio Kyoya, adesso siamo arrivati sin qui... - dichiarò, facendo un cenno con il capo al maneggio strutturato in legno. - Non mi dire che hai paura di andare a cavallo. - ammiccò, tastando a suo piacere il punto debole nell'orgoglio di Hibari Kyoya.
Il corvino digrignò i denti, strattonando le braccia e ritornandosene sulle sue.
- Molto bene. -
Soddisfatto, Cavallone si lasciò seguire silenziosamente dal più piccolo verso l'entrata del recinto.
Hibari Kyoya non aveva mai provato ad andare a cavallo, e l'intenzione non aveva provato nemmeno a sfiorargli l'anticamera del cervello. Per questa ragione, appena si ritrovò accanto alla staccionata legnosa, si limitò ad osservare i due quadrupedi scorazzare verso i bordi della recinzione con espressione quasi omicida.
Non che disprezzasse gli animali, probabilmente, erano gli unici a cui permetteva di avvicinarsi liberamente; infatti, si ritrovò a sporgere una mano verso il cavallo più piccolo, in quel momento interessato dalla nuova presenza, mentre Dino era impegnato ad occuparsi della madre, tuttavia, qualunque cosa stesse facendo, fuoriusciva dalle sue attenzioni.
Avvertì il muso umido e peloso del piccolo strusciargli contro il palmo, quasi curioso di quel contatto sconosciuto. Per la prima volta in vita sua, accarezzò un cavallo, un contatto che non gli dispiaceva apparentemente.
Prima che potesse sfiorare ancora il pelo ruvido color cioccolata si sentì strattonare per le spalle indietro mentre qualcosa di duro e ricurvo sembrò avvolgere il suo capo quasi con noncuranza.
- Lei è Alice. -
La voce del biondo vicino l'orecchio gli fece increspare le labbra, momentaneamente impossibilitato a fulminarlo con lo sguardo poichè il casco poco più sopra del naso gli impediva una corretta visione del paesaggio.
Con il dorso si alzò la visiera. - Non ho la benchè minima intenzione di cavalcare. - asserì freddo, scostando con una schiaffo il braccio di Dino che, ancora una volta, era sviato verso le sue spalle.
- Provare per credere. - sentenziò con un sospiro, prima che il suo viso fosse nuovamente incorniciato da quelle labbra che si distorsero in un ampio sorriso. - E poi... Il casco ti dona particolarmente. -
L'ennesimo tonfa che veniva estratto, e la tipica e sonora risata divertita che si spargeva il quella residenza quieta e pacifica.




~*~





A braccia conserte, osservava quasi con sfida la giumenta pezzata che Dino gli aveva cortesemente indicato, poichè docile e facile da cavalcare; ma il problema non sormontava quando si trattava dell'animale, ciò che irritava particolarmente il corvino era la sella in cuoio comodamente allacciata al dorso della quadrupede.
Non aveva mai avuto un contatto frontale con qualsiasi cavallo, non aveva idea di come si cavalcasse, che speranze aveva di riuscire a salire in sella?
D'altronde, l'orgoglio gli impediva di chiedere spiegazioni o, magari, un aiuto da parte del biondo.
Semplicemente non lo avrebbe fatto. Per nessuna ragione al mondo.
Si azzannò il labbro inferiore mentre con la coda dell'occhio notava il Decimo dei Cavallone armeggiare con uno stallone bianco dalla criniera dorata come il sole.
- Sei pronto Kyoya? - intervenne gioviale nelle sue riflessioni, regalandogli una pacca amichevole sulla spalla.
- No. - terminò monosillabico, mentre percepiva la sua dignità scivolare lentamente sotto i piedi.
Dino sorrise. - Non è complicato, l'importante è sapere montare in sella, il resto verrà da te. - ammise, notando con indecisione l'espressione di Kyoya indurirsi con il passare dei secondi.
Troppo orgoglioso per rifiutare. Troppo orgoglioso per chiedere aiuto.
E lui lo sapeva, per questo motivo cercava di annotarsi nella memoria ogni singolo sguardo o chicchessia che lo contraddistingueva dalla massa.
- Alza la gamba. -
- Cosa? -
- Ho detto, alza la gamba. -
Il volto eloquente di Hibari lo indusse a spiegare al meglio la situazione. - Serve per aiutarti. Oppure vuoi arrivarci volando? -
Fu questione di qualche battibecco, tonfa sfoderati e minacce prima che il corvino riuscisse a stabilizzarsi perfettamente sulla sella in cuoio, mentre la giumenta, tranquilla, attendeva il comando che gli avrebbe impartito il suo padrone.
Dino si passò una mano fra i capelli, scostandosi la lunga giacca verde fino a rimanere a maniche corte, lasciando in bella vista lo stemma della famiglia Cavallone che fluiva in tutto il suo splendore sul braccio sinistro.
Particolare che in quel momento il corvino non parve notare, troppo impegnato a cercare di capire come far muovere il cavallo pezzato da alcune macchioline scure su gran parte del manto.
- Sei pronto adesso? - domandò, vedendolo infine annuire con disinteresse mentre si stringeva nella giacca scura a causa dell'umido persistente.
Sorrise fra sè e sè stringendo le redini del cavallo, prima di montare agilmente anche lui sul dorso del quadrupede.
Questione di qualche secondo, prima che Hibari si voltasse con la peggiore delle espressioni, quasi come a chiedere una valida spiegazione. - Scendi tu. Scendo io. - ringhiò irritato.
Uno sguardo innocente si appropriò del viso del biondo. - Ti aspettavi che ti avrei lasciato solo? - richiesta più che ovvia. - Saresti caduto. E l'ospedale è distante. - Il motivo era soltanto quello, ovvio.
Onde evitare ulteriori discussioni e prima che il corvino potesse controbattere violentemente a quella decisione momentanea, con un colpo leggero di frusta fece partire la giumenta che, con un trotto leggero, cadenzò quella passeggiata nel mezzo della pineta.
Le braccia nude di Dino si stringevano quasi attorno alla sua vita, nell'intento di sorreggere le redini, il petto in stretto contatto con la sua schiena ed il respiro caldo che gli sfiorava il collo.
Con un piccolo movimento, slacciò il casco e lo sfilò, gettandolo da una parte indefinita del bosco, incurante di dove poi sarebbe caduto. - Questo non mi serve. -
Non che ciò preoccupasse il biondo, anzi, adesso poteva avvertire le ciocche scure della chioma corvina solleticargli il naso. - Immaginavo. - sorrise.
Per quanto tempo durò quella cavalcata non seppe definirlo nemmeno Hibari, si rese conto soltanto del cielo che pian piano cominciava a tingersi di un rosso vivace ed intenso.
Probabilmente dovevano essere le otto.
Qualcosa lo convinse ad ammettere che tutto ciò era stato in un certo senso... piacevole.
L'umido si era dissipato con una fresca brezza apprezzabile, e Cavallone si era ben accorto di tenere la bocca chiusa per tutto il tragitto, evitando sfuriate che avrebbero fatto cadere entrambi da cavallo.
- Siamo vicini al mare, sai? - disse, tutto d'un tratto, puntando con l'indice l'erba che si mutava il fine sabbia.
Ora che prestava maggiore attenzione, gli alberi erano diminuiti rispetto a quando si trovavano nel maneggio e poi, l'odore del mare si faceva sempre più percepibile man mano che si avvicinavano.
Un'altra delle tante cose che Hibari Kyoya non aveva mai sperimentato in vita sua, osservare un tramonto sul mare, sopra un cavallo, in compagnia di uno stupido erbivoro.
La sfera infuocata combaciava con l'azzurro mare che spruzzava qualche onda più vivace in seguito alla frescura; era visibile il bagnasciuga e qualche scoglio verso la destra, oltre, era presente soltanto il continuare dell'immensa pineta.
L'acqua rifletteva i colori variegati dell'arancione, un tenue rosa pallido ed un azzurro più scuro verso l'alto.
Si limitò ad osservare il tutto in silenzio, mentre la giumenta tastò incerta la sabbia chiara e pulita della spiaggia isolata.
- Ci vengo spesso qui, a cavallo. - ribadì, arrestando il cavallo nei pressi della sponda e lasciando sciolte le redini. - E' uno dei miei posti preferiti. - ammise quasi con soddisfazione, come se di quel passatempo uno dovesse esserne fiero.
E Kyoya non comprendeva tanto entusiasmo per cose del genere, per lui solo e soltanto una cosa sarebbe stata importante nella sua vita, Namimori.
Non avrebbe perso tempo per simili quisquilie. Era inutile.
- Ti piace? - si sporse verso la spalla del corvino, appoggiandovi infine il mento.
- Mh. -
- Lo prenderò come un sì. -
Le braccia di Dino si andarono ad avvolgere lungo la sua vita, stringendola quasi con possessività. - Per un motivo. - lasciò intendere quasi volutamente trascinandolo a sè il più vicino possibile.
- Non mi interessa. - cercò di fare resistenza, ma fu del tutto inutile dato che aveva entrambe le braccia serrate, fin troppo lontane dai suoi tonfa.
Da quando le situazioni si capovolgevano in questo modo? Perchè la situazione gli sfuggiva perennemente dalle mani?
- Lasciami o ti mordo a morte stupido erbivoro. - ruggì, indeciso se spingerlo lateralmente, ma l'alta percentuale che lui si sarebbe potuto rompere un braccio per un'idiota non si sprecava neanche a prenderla in considerazione.
Le labbra di Dino vennero sfiorate ancora una volta da una breve ma coincisa risata. - In fondo non dispiace neanche a te. -
- Zitto. -
- Guarda lassù. -
Con l'indice gli alzò appena il mento in modo tale che potesse vedere chiaramente il cielo fondersi fra due entità discordanti, la luce e il buio.
Il rosso si scontrava con il blu notte, due colori che in comune non avevano nulla, ma che alla fin fine riscontravano sempre un modo per mescolarsi insieme.
- Vedi? Nonostante il giorno e la notte siano distanti l'uno dall'altro, hanno sempre qualcosa che li unisce, e sono l'alba e il tramonto. E' l'unico momento in cui possono incontrarsi e fondersi in ciò che noi vediamo. -
Il giorno e la notte, due entità che in quel momento si mescolavano alla perfezione, perchè nonostante avessero poche occasioni prima che tutto tornasse come prima, cercavano di sfiorarsi prima di salutarsi con un nuovo addio e ricongiungersi l'indomani.
- E' tutto così perfetto. -
Già, perfetto.
Una perfezione che purtroppo era destinata a spegnersi, a terminare che lo volessero oppure no, proprio come il tramonto.
Una perfezione che sarebbe, in qualche modo, tornata prima o poi.
Una perfezione che sarebbe rinata con una nuova alba.














Una piccola D18 nata ascoltando una canzone, sì, perchè la maggior parte delle storie si formulano nella mia mente quando ascolto la musica.
Ma a voi ciò non importa, quindi passiamo ad altro.
Se vi interessa, la canzone consigliata come sottofondo e che ha svolto da colonna sonora (?) a questa storia è Fly dei +Plus :3
Non mi perdo in altre ciance, tuttavia, spero che qualcuno la apprezzi. :)
Il titolo dovrebbe teoricamente significare "L'alba del Tramonto" nel caso abbia creato un disastro e non essendo io giapponese (ahimè) chiedo venia.
Ringrazio per la cortese attenzione!




Golden Brown
   
 



 













 

 
   
 
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