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Autore: Yume_no_Namida    17/05/2011    7 recensioni
S-secondo te... che forza ci spinge a-ad andare avanti?
[...]
- Inerzia.
- C-ome?
- Inerzia. E’ un principio della fisica. Vai avanti con la stessa velocità, fino a quando qualcosa non ti si para davanti o l’energia si esaurisce...
- V-vuol dire... che anche noi ci esauriremo?
- ... Forse...

[ Shika/Hina. Accenni Shika/Ino e Kiba/Hina ]
[ Terza classificata al contest "Wicked and... lovely, incantevole e pericoloso ( Seconda edizione )" indetto da The forgotten dreamer sul forum di EFP e vincitrice del premio IC ]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Shikamaru Nara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Inerzia Nvu Autore: Yume_no_Namida su EFP e sul forum
Frase scelta: “E la cosa incredibile è che ho visto come fuggivi senza muoverti dal tuo posto, sfruttando quella momentanea distrazione per sparire”. (David Grossman)
Titolo: Inerzia
Personaggi: Hinata Hyuuga, Shikamaru Nara. Accenni a Neji Hyuuga, Ino Yamanaka e Kiba Inuzuka.
Pairings: Shika/Hina. Accenni Shika/Ino e Kiba/Hina.
Genere: Introspettivo, sentimentale, comico.
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, One-shot.
Breve introduzione della storia: - S-secondo te... che forza ci spinge a-ad andare avanti? V-voglio dire... p-perché siamo insieme?
- Inerzia.
- C-ome?
- Inerzia. E’ un principio della fisica. Vai avanti con la stessa velocità, fino a quando qualcosa non ti si para davanti o l’energia si esaurisce...
- V-vuol dire... che anche noi ci esauriremo?
- ... Forse...
Note dell’autore: [ Alla fine ]

Inerzia1 Inerzia2
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Inerzia


- Sh- Shikamaru?
- Mmh?
- S-secondo te... che forza ci spinge a-ad andare avanti? V-voglio dire... p-perché siamo insieme?
- Inerzia.
- C-ome?
- Inerzia. E’ un principio della fisica. Vai avanti con la stessa velocità, fino a quando qualcosa non ti si para davanti o l’energia si esaurisce...
- V-vuol dire... che anche noi ci esauriremo?
- ... Forse...
- Capisco...

***
Quel bar le piaceva.
Per intenderci: era una bettola, puzzava di tabacco e i maniaci con gli occhi appiccicati al suo decolleté - neanche troppo in mostra, a dir la verità - non mancavano di certo... eppure a lei piaceva.
Le piaceva la luce, il calore, il borbottio confuso di sottofondo...
Tutto, pur di non udire di nuovo quelle urla... - si ritrovò a pensare.
- Uno scotch, per favore - disse una voce proveniente dalla sua sinistra - subito.
Hinata sussultò. Non aveva sentito nessuno avvicinarsi al bancone, né tantomeno sedersi ad una distanza così microscopica dalle sue gambe... perché, perché non aveva optato per un paio di pantaloni quella sera?
Assunse il colorito tipico di un’aragosta appena cotta e ci mancò poco che andasse in iperventilazione.
- Si sente bene?
- P-prego?
Per la prima volta, Hinata si voltò a guardare il suo interlocutore. Occhi castani, pelle chiara, capelli raccolti in un buffo codino...
- Mi stai facendo la radiografia, per caso?
- S-scusa? - rispose lei, con gli occhi ancora fissi sul volto del giovane, stupita per l’improvviso cambio di registro colloquiale.
Ha anche un orecchino... e fuma, a giudicare dal pacchetto di sigarette nella tasca della giacca... - elaborava la sua mente, in preda alla più grande confusione.
- Ho detto - riprese quello, con tono annoiato - se mi stai trapassando da parte a parte con dei raggi X, perché è questa l’impressione che ho avuto... e, te ne prego... non rispondere alle mie domande con altre domande. Ci dovrà pur essere una più ampia gamma di scelte lessicali, nel tuo vocabolario... o no?
Adesso sì che era in preda al panico.
Da qualche parte, nella sua mente, una vocina flebile e quasi nulla le suggeriva che avrebbe dovuto ribellarsi ad una tale scarica di insulti immotivati, tuttavia.. il suo carattere dolce e remissivo le impediva di fare qualunque cosa che andasse contro le comuni regole di educazione... e quello sguardo...
Hinata si sentì avvampare. Abbassò la testa, prese fiato e, con il poco coraggio che le era rimasto in corpo, si rivolse a quel ragazzo che esercitava su di lei una strana attrazione e la cui espressione corrucciata stava spingendo le sue budella a rimescolarsi come in una centrifuga.
- M-mi dispiace di averti d-dato questa brutta im-pressione. S-stavo semplicemente guardando il t-tuo orecchino... s-cusa.
Quello alzò gli occhi al cielo, contrariato, ed emise un piccolo sbuffo.
- Che seccatura... - pronunciò, a bassa voce.
La giovane rimase pietrificata.
Seccatura... le aveva dato della seccatura!
In un solo istante, tutti i ricordi spiacevoli le balzarono alla mente. Suo padre che le dava della fallita, della vergogna della famiglia, sua sorella che la guardava con astio, la morte di sua madre, Neji che alzava la voce e le intimava di andarsene, andarsene e non tornare mai più, che le sbatteva la porta in faccia dopo una violenta sfuriata, urla, urla, urla...
- Ehy, stai bene? - la richiesta di poco prima, stavolta contornata da una vena di seria preoccupazione.
Si accorse in quel momento che le sue labbra erano solcate da copiose lacrime e il corpo scosso da violenti singhiozzi...
- S-sto... sto b-bene, g-grazie... - credibile quanto un uomo con un piede nella fossa.
- Senti, se è per la storia della seccatura, io... mi dispiace. Non volevo... - soggiunse il ragazzo, con l’espressione del volto fattasi più seria.
- Credimi, - terminò - conosco seccature di gran lunga peggiori...
Hinata si lasciò scappare una flebile risata. Colui che le stava di fronte non aveva la minima idea di come si facesse a consolare una persona... eppure lei stava già meglio, si sentiva come rinata...
- T-ti credo - disse, incurvando appena le labbra, e incontrando nuovamente quelle iridi di un marrone intenso... soliti crampi all’altezza del ventre...
- O-ora è meglio che io vada. T-ti ringrazio di cuore... p-er tutto... - si alzò di scatto e si diresse verso la porta del locale.
- Hey, aspetta un attimo ragazzina! - si sentì chiamare - Il mio nome è Shikamaru, Shikamaru Nara! E il tuo...?
- Hinata - rispose - Hinata Hyuuga...
- Bene Hinata... nulla in contrario se ti accompagno io a casa questa sera, vero? Sai com’è... le seccature come te, tendono spesso a cacciarsi in guai seri...
Un accenno di sorriso che le provocò un attacco di vertigini... un segno di diniego, col capo.
- Allora... - aggiunse la nuova conoscenza - andiamo.
E in un attimo le fu davanti, lasciandosi il barista, furibondo per lo scotch non consumato, alle spalle... pronto a trascinarla, con sé, nel cuore della notte.

***

Hinata correva, correva... le mancava il respiro dalla fatica. Come aveva potuto dimenticarsi che quel giorno, alle 16:00 in punto, dovevano vedersi in quel luogo, dopo tanto tempo?
Corse più forte che poteva, costringendo i suoi muscoli a sopportare il dolore lancinante che in quel momento li attanagliava.
Un ultimo sforzo... ci siamo quasi!
E mentre il suo cervello si sforzava di rimanere concentrato sulla destinazione e nient’altro, si accorse di essere arrivata. Un’ampia collina, ricoperta da un immenso prato verdeggiante, degli alberi sparsi, qua e là, e un lieve venticello... tutto sotto il limpido cielo di Aprile.
Guardò l’orologio: ce l’aveva fatta per un pelo! Eppure di lui neanche l’ombra...
- Finalmente! Ce ne hai messo di tempo, seccatura...- una voce inattesa.
Se quello che le avevano raccontato da bambina era vero e quindi gli alberi non avevano facoltà di parola che nelle fiabe, non c’erano dubbi...
- Shikamaru? - e il cuore le perse un battito, mentre si sporgeva oltre le fronde di un vecchio olmo - I-io... mi dispiace. S-sono il solito impiastro... p-perdonami - sorrise.
- Uff... - sbuffò quello, in tutta risposta - che faticaccia starti a sentire! Non sei tu che hai sbagliato, sono io che sono arrivato in anticipo... per una volta, smetti di essere la seccatura che sei e siediti vicino a me, senza fare storie...
- M-ma - azzardò Hinata, mentre prendeva posto, silenziosamente, accanto al suo torturatore - s-se non fossi la s-seccatura che sono, n-non mi vorresti...- vergognandosi, una decina di secondi dopo, delle sue stesse parole.
- Anche questo è vero... - ammise lui, voltandosi a guardarla, e fissando ancora una volta i suoi occhi in quelli candidi della ragazza...

***

Lo sapeva che quegli occhi sarebbero stati forieri di sventura.
Lo aveva presentito fin dal primo istante in cui i suoi li avevano incrociati... forse era stato per questo che, quella notte, all’uscita dal bar, aveva accettato il suo invito, e poi aveva acconsentito ad essere accompagnata a casa, e poi lo aveva fatto salire, e poi si era sentita le viscere in fiamme alla sua espressione corrucciata, e poi lo aveva baciato, sull’androne del suo misero appartamento, perdendo il controllo dei suoi istinti, e poi, e poi, e poi... al solo pensiero, si sentiva mancare.
E sì che ce ne vuole a svenire, quando si è distesi su un letto!
La teneva stretta a sé, come se non la volesse più lasciare.
Cosa che ad Hinata non dava troppo fastidio, visto che mai nessuno l’aveva abbracciata a quel modo... neanche il suo ex-ragazzo, Kiba...
Sentiva il corpo nudo di lui premere con forza gentile contro il suo... stupida, stupida, stupida!
Come aveva potuto? Andare a letto con un semi-sconosciuto, appena dopo aver fatto le presentazioni... aveva smarrito la propria identità, si era trasformata in un’altra persona.
Lo aveva fatto, per colpa di quello sguardo... irresistibile e, adesso se ne rendeva conto, pericoloso.
Pericoloso...
Quella parola continuava insistentemente a martellarle in testa, mentre riaffioravano i ricordi di baci peccaminosi, respiri sommessi, bocche ansanti...
Pericoloso...
Le sue mani come pennelli sul suo corpo, un quadro dai colori sfavillanti, gemiti a fior di labbra...
Pericoloso...
Quel profumo di tabacco e di proibito a infiltrarsi nelle narici fino all’estasi, un boato di dolceamaro piacere a frantumarle i timpani, espandersi nel suo corpo, di più, di più, di più...
- E’ p-pericoloso! - urlò tutt’a un tratto, come se non avesse mai veramente testato la potenza della sua ugola, fino ad allora...
- Chi sarebbe pericoloso? - chiese Shikamaru, con gli occhi socchiusi, sfiorandole col respiro l’incavo del collo.
- I-io... - menti, menti, menti! - Ecco... t-tu.
Dannazione, non dovevi mentire???
- Io? - chiese, a metà tra il sorpreso e il divertito... - E... per quale motivo, se mi è concesso?
Tono suadente, contatto ancor più ravvicinato... le cose si mettevano male...
- P-perché - tentò di spiegare, in un impercettibile sussurro, Hinata - quando s-sono con te, n-non sono chi ero. C-chi credevo di essere... m-mi trasformi in qualcosa c-che fiuta e attacca, s-senza controllo...
- E il male, in tutto questo, dove starebbe? - rispose, mentre, per la seconda volta in ventiquattro ore, la spingeva in un groviglio di corpi umidi e lenzuola candide...

***

Erano passati ben 20 minuti dal momento in cui si erano incontrati, sulla cima di quella collina.
Era un luogo speciale, perché lì lui l’aveva portata subito dopo il loro “secondo incontro ravvicinato” - così era solita chiamarlo Hinata, per non dare a se stessa ulteriore motivo di imbarazzo -. Ma era veramente un peccato che, ogni volta, dovessero limitarsi ad osservare le nuvole in silenzio, ai piedi di un qualsiasi albero, senza provare a scoprire qualcosa in più, l’uno dell’altra...
- Sh-Shikamaru? - fu lei la prima a interrompere l’usuale quiete.
- Che c’è, seccatura? Il bacio di prima non ti è bastato? - sollevò il labbro superiore, in quello che doveva essere un ghigno di malizia...
- N-no, non è per questo - riprese, arrossendo, Hinata - è s-solo... com’è la tua v-vita, oltre questo?
Lui la guardò, facendosi più cupo.
- S-sì, insomma... c-chi è Shikamaru Nara, in... in quei giorni che non tr-trascorre con me?
- Nessuno... in quei giorni non sono nessuno... - stavolta, il suo tono di voce era duro... freddo... - perché sono qualcuno soltanto quando sto con te...
- S-stupido! - abbozzò, sorridendo, lei, non del tutto convinta.
Quell’inspiegabile sensazione che lui fosse altrove...
Tutta quella serietà improvvisa mal si accordava con l’ipotesi di una battuta, di un semplice scherzo...
- E invece tu - soggiunse quello, riacquisito un po’ di vigore - tu chi sei nella vita quotidiana, Hinata Hyuuga?
La ragazza sospirò.
- Te l’ho detto. L’ho detto un miliardo di volte... sono una persona che ha deluso suo padre per il semplice fatto di essere nata... di essere nata debole. Che ha acuito tale delusione rifiutando categoricamente di seguire la strada per lei già tracciata, assumendo il controllo dell’azienda familiare e sposando il riccastro senz’anima di turno... che non è stata in grado di procurarsi l’amore di sua sorella e ha litigato con il cugino che ha sempre desiderato essere al suo posto, che l’ha maledetta per la sua cocciutaggine, il suo cieco egoismo... ecco chi sono...
Si sorprese di se stessa. Aveva pronunciato tutto in un sol fiato, senza balbettii, senza tentennamenti.
Gli occhi le bruciavano, la gola si era seccata, le faceva male...
- No - quella voce, che sapeva amante e amica - no, tu non sei questo... - quella voce che, sola, le portava conforto, le faceva del bene...
- Immagina una scacchiera: tu saresti un pedone. Quello piccolo, insignificante, posto a difesa della regina. Può sembrare inutile e privo di valore, ma sai una cosa? Quando lo perdi, o stai per vincere la partita o sei condannato a soccombere... e, in entrambi i casi, sai che gli devi molto: per aver resistito fino alla fine, per averti permesso di arrivare a quel punto...
- S-sei un abile oratore - sussurrò, quasi commossa, Hinata.
- E tu un’immensa seccatura - rispose Shikamaru, poggiando nuovamente la schiena contro il tronco del loro momentaneo rifugio.
- A-allora... n-non mi vuoi dire pr-proprio nulla, del tuo “altrove”?
Gli occhi di lui si erano fatti nuovamente vitrei, assenti... era scomparso...
Un secondo sospiro, più profondo, da parte di lei.
- “E la cosa incredibile è che ho visto come fuggivi senza muoverti dal tuo posto, sfruttando quella momentanea distrazione per sparire...” - recitò a memoria.
- Eh? - la fissò, sgomento, il ragazzo.
- E’... è una frase ch-che ho trovato in un l-libro... e che t-ti si addice perfettamente - spiegò Hinata, con una sorta di insolita... sicurezza?
- D-distraimi pure quanto ti pare, Shikamaru Nara. S-sfuggi ai miei sguardi e rinchiuditi in te stesso. R-riuscirò a raggiungerti un giorno o l’altro, è u-na promessa...
Shikamaru aveva il respiro mozzo, la bocca semiaperta in segno di stupore: non era la ragazza che aveva conosciuto qualche settimana prima, non poteva essere. La timidezza aveva lasciato il posto ad una grinta che misteriosamente lo stimolava... lo coinvolgeva...
- Lo sapevo - disse, portandosi sopra di lei, e assumendo un espressione malefica e annoiata nel contempo - E’ da quando hai ripreso all’improvviso la parola, che l’ho capito... il bacio di prima non ti è bastato.
E premette le labbra contro le sue.
- Dolce, ficcanaso, insopportabile seccatura...
E Hinata perse ancora una volta se stessa.

***

Versava decisamente in condizioni pessime.
Non lo vedeva da una settimana e persino il suo corpo aveva cominciato a lamentarsi.
Tutto in lei, a squarciagola, urlava il nome “Shikamaru”.
Un impegno, le aveva detto, qualcosa che gli avrebbe portato via parecchio tempo. L’aveva rassicurata, aveva giurato che avrebbe fatto il più presto possibile... e Hinata aspettava. Aspettava agonizzante, sapendo di essere giunta al suo limite massimo di sopportazione.
Lo bramava più dell’acqua, ne aveva bisogno più dell’aria...
Era una grigia sera di venerdì.
Hinata passeggiava lentamente per le caratteristiche viuzze del villaggio, un groppo in gola e la morte nel cuore, pensando a quanto lui le mancasse... aveva un triste presentimento.
Quel giorno memorabile di qualche tempo fa, trascorso all’ombra di un olmo, aveva avuto un’unica nota stonata: la conclusione.
- Sh-Shikamaru?- aveva proferito lei, con un pizzico di esitazione, ancora un po’ ansante per lo scambio di effusioni di poco prima.
- Mmh? - la reazione, eloquente, di lui.
- S-secondo te... che forza ci spinge a-ad andare avanti? V-voglio dire... p-perché siamo insieme?
Un terribile attimo di silenzio...
- Inerzia.
- C-ome?
- Inerzia. - aveva ripetuto lui. - E’ un principio della fisica. Vai avanti con la stessa velocità, fino a quando qualcosa non ti si para davanti o l’energia si esaurisce...
Hinata era sgomenta, pallida come un cencio.
- V-vuol dire... - aveva tentennato - che anche noi ci esauriremo?
- ... Forse...
La risposta che temeva, che l’aveva completamente spiazzata.
Non lo capiva... cosa aveva voluto dire? E poi, perché proprio l’inerzia?
Da quel momento, si era imposta di odiare quel principio, di non farne più menzione... di scacciarlo in malo modo, ogni qual volta avesse provato a fare irruzione nei suoi pensieri... tutto era filato liscio. Fino a quel venerdì.
Hinata intuiva, percepiva chiaramente che qualcosa stava per succedere, qualcosa che avrebbe cambiato il corso degli eventi... ogni passo compiuto, era un passo in meno sulla strada che conduceva al realizzarsi dell’imperscrutabile destino.
Le vie divenivano sempre più tortuose, il battito cardiaco aveva accelerato il suo ritmo, i respiri si susseguivano sempre più affannosi... una repentina svolta a destra, un piccolo spiazzale e... lo vide.
Se quello era ciò che il destino aveva tenuto in serbo per lei, c’era da dire che non lo trovava divertente. Affatto.

***

- Mamma, mamma! Mi compri i dolcetti al caramello? - una bambino sui sette anni, occhi azzurro cielo e capelli castani, stava tirando insistentemente la gonna della madre, in un evidente tentativo di persuasione.
- Chojiro, lo sai che non si fanno i capricci e poi i dolcetti ti fanno male! Vuoi forse farti venire il mal di stomaco, come l’altra volta? Non ho intenzione di stare ad ascoltare i tuoi lamenti per un giorno intero, di nuovo... - lo rimproverò quella che doveva essere la madre. Una donna bellissima, stessi occhi del figlio e capelli biondi come l’oro...
- Ma... papà! Diglielo anche tu che... insomma, ho fame!!! - continuò quello, con aria afflitta, rivolto verso un uomo dal buffo codino, sguardo penetrante... Shikamaru.
- Su, Ino - proruppe questi, sbuffando un poco - non ti ha mica chiesto una torta gigante. Qualche dolcetto, giusto per farlo contento... - l’espressione annoiata che ben conosceva e in quel momento le stava perforando l’anima...
- E va bene. - rispose la donna, guardandolo in cagnesco, gli occhi ridotti a due fessure - Va bene, Mister “I miei figli mi adorano perché sono talmente svogliato che consento loro di fare qualsiasi porcheria/scemenza”... facciamo come dice Sua Maestà! - e trascinandosi dietro anche una bambina che era la sua copia sputata, si diresse a grandi falcate verso il chiosco dei dolciumi, lasciando il marito solo, al centro della piazza.
Hinata, intanto, piangeva, nascosta dietro il muro di una casa.
Piangeva di sale, sangue, crudezza e disillusione... desiderava non averlo mai incontrato, quel ragazzo dal buffo codino, essere divorata all’istante da fiamme eterne e svanire, senza lasciare traccia.
Adesso capiva quei silenzi, ogni qual volta tentasse di cavargli fuori la più minima informazione riguardo quel presente che le era precluso.
Capiva l’inerzia e l’ostacolo che, prima o poi, si sarebbe frapposto sul loro cammino.
E, cosa più dolorosa di tutte, capiva che lui non sarebbe rimasto, non l’avrebbe scelta... lei non lo avrebbe mai raggiunto... l’energia si era esaurita.
Non restava che dirglielo.
Ora, che la donna era lontana e i bambini potevano rimanere all’oscuro delle colpe del padre.
Dirglielo, puntarsi la pistola alla tempia... sparare e porre fine a tutto.
Si alzò sulle ginocchia tremanti, con un coraggio che non le apparteneva.
E, con una lacrima e un barlume di follia e disperazione sul volto, si diresse verso il punto in cui si trovava l’uomo che aveva tanto amato.
Me lo sentivo che era pericoloso...

***

Erano passati esattamente due mesi da quel tragico epilogo... e Hinata aveva ripreso a vivere.
Ci aveva provato...
Le ferite sanguinavano ancora, persino al tocco più delicato e gentile... ma quando ci convivi da un po’, questo continuo stillicidio si trasforma in anestetico, e puoi dire addio al dolore.
L’effetto collaterale è che perdi la capacità di sentire, di provare vicinanza o esilio. E la vita si trasforma in un ripetersi eterno di già vissuto, di vecchia pellicola che non vuoi più guardare... andava bene così.
Tutto sommato, non si stava troppo male...
Neji si era presentato un giorno, davanti alla porta del suo appartamento, e si era scusato. Le aveva chiesto di tornare a vivere nella dependance della villa di famiglia e aveva promesso che nessuno le avrebbe più dato fastidio, ora che le sue decisioni erano state comprese, sebbene non ancora accettate.
Lei lo aveva perdonato e ringraziato di cuore. Ma, nonostante la preoccupante venuzza pulsante sulla tempia del cugino, aveva gentilmente declinato l’offerta... non le andava di ritornare sul sentiero battuto.
Incontrava sovente la sorella, ora... e di tanto in tanto, anche suo padre le faceva qualche telefonata.
A nessuno di loro aveva raccontato delle sue esperienze fino a quel momento... di quell’ultimo scontro. Di come lei gli avesse parlato con fermezza e timore assieme, di come lui avesse cercato di trattenerla e di come lei lo avesse respinto, intimandogli di non cercarla, correndo nella direzione opposta, senza una meta... preferiva tenere questa cosa per sé, sigillata a doppia mandata all’interno di un cassetto, e portarsela nella tomba.
Era intenta a mandare via quell’odore di tabacco e proibito che sembrava aver messo radici sulle sue lenzuola e non accennava minimamente a scomparire, per quante volte avesse provato a lavarle con scarsi risultati, quando sentì il campanello suonare.
Distratta, pose fine al suo impiego e andò ad aprire la porta.
- Ciao, seccatura.
Non poteva essere. Era tutto un incubo. Un meraviglioso, terribile incubo...
Cosa voleva ancora da lei? Non aveva capito il discorso che gli aveva fatto quella sera? Lui aveva una famiglia! Per quale assurdo e incomprensibile motivo adesso...
- Ssstai occupando l’ingresso - gli si rivolse, fredda, costringendosi a non balbettare.
- Come siamo velenose, oggi... - rispose quello, con uno sbuffo...
- CHE DIAVOLO VUOI? - esclamò, furente come non era mai stata.
Shikamaru rimase imbambolato.
Quello non era da lei... eppure non poté non pensare di esserselo meritato.
- S-scusa... - si ricompose Hinata, pensando che quegli stupidi balbettii erano ritornati, incuranti dei suoi sforzi - n-non avrei dovuto urlare... c-che c’è? T-ti avevo detto di tornare da t-tua moglie e i t-tuoi figli, di lasciar-mi stare... non... non ti amo più, c-capisci?
Che emerita bugia. Enorme, stupida, ridicola bugia...
- Hinata, io... l’ho lasciata. - Ecco qualcosa che non si aspettava.
- C-cosa? - nuovamente qualche decibel in più rispetto all’usuale - Sh-Shikamaru, voi avete d-dei bambini, c-come...?
- E’ stata lei a chiedermi di farlo. Non ne poteva più... e neanche io, a dirla tutta. Chojiro e Sumiko vivranno meglio senza una madre e un padre che litigano in continuazione...
Non riusciva a credere alle sue orecchie. O quell’esperienza l’aveva realmente condotta alla pazzia e ciò che stava avvenendo era frutto della sua immaginazione, o Shikamaru era lì, sulla soglia, con gli occhi bassi e una mano dietro la nuca, e stava provando a scusarsi... forse anche qualcosa in più...
- Hinata - interruppe lui i suoi pensieri - Hinata, ti chiedo solo di perdonarmi se puoi farlo. E poi...
E poi cosa? Ti prego... dillo!
- Ho bisogno di sapere una cosa - soggiunse. - Tu... seriamente credi che... io ti sia indifferente?
Lo aveva detto. A modo suo, ma lo aveva detto. E ora, cosa gli avrebbe risposto? Come avrebbe fatto a spiegargli che, da quando si erano incontrati, ogni suo movimento era stato in funzione di lui, di quella forza magnetica che pericolosamente e rischiosamente li costringeva ad avvicinarsi?
Quanto detestava dargliela vinta...
Si limitò a scuotere la testa, in segno di diniego, il viso coperto dalla lunga frangetta nera che le oscurava la visuale, ma che non le impedì di percepire il calore di quell’abbraccio che non aveva mai smesso di desiderare, mentre sottili, nitide, penetranti, risuonavano nelle sue orecchie queste uniche parole:
- Mi sei mancata, seccatura...
Pensò che quelle lenzuola non avevano perso il suo odore, perché erano perfettamente consapevoli del suo ritorno...

***


- Shikamaru? - chiese, con la testa sul suo petto, senza balbettare.
- Sì?- rispose lui, sereno, giocando con alcune ciocche dei suoi capelli.
- R-ricordi quando hai detto... che andavamo avanti per inerzia?
- Mio malgrado lo ricordo, seccatura... il motivo della domanda?
- S-se così fosse, ci saremmo già fermati. E invece continuiamo a rotolare, c-come se niente fosse... quale credi che s-sia la ragione?
Sorrise, divertito.
- Fammi pensare... il fatto che tu sia una tale seccatura e che io, per puro caso, sia irrimediabilmente attratto dalle seccature, potrebbe valere?
Hinata sorrise, di rimando... felice e imbarazzata.
- S-sì, credo proprio di sì... -
- E inoltre - la interruppe lui - anche la pratica fa la sua parte.
Non ebbe nemmeno il tempo di ribattere, che subito si ritrovò bloccata dalle sue braccia, le loro labbra unite in un tripudio perpetuo... un vortice dal quale difficilmente sarebbe riuscita ad uscire.
E farlo, era assolutamente l’ultima delle sue volontà.


FINE

Giudizio contest:
Terzo classificato :Yume_no_namida con “Inerzia”

Correttezza grammaticale e sintattica, ortografia: 14,5/15 punti
Stile, forma e lettura scorrevole: 14,5/15 punti
Originalità: 9/10 punti
Caratterizzazione dei personaggi: 8,5/10 punti
Utilizzo della frase: 9/10 punti
Giudizio personale: 8,5/10 punti
Totale 64/70

Devo dire di essermi trovata molto in difficoltà a scrivere questo giudizio perché la storia non mi ha lasciato un’impressione univoca. All’inizio per come hai impostato l’incontro dava molto l’idea di cliché ma mano a mano che andavo avanti con la lettura il rapporto fra i due diventava molto interessante. La storia è molto originale sebbene non in modo così “evidente.” Mi spiego meglio: non hai scelto ambientazioni storiche particolari e nemmeno personaggi dal ruolo così strano… era tutto quasi naturale, normale, eppure quel loro andare avanti per inerzia è un’immagine reale e poetica al tempo stesso. Ho trovato sublime l’utilizzo della frase, inserito in quel loro legame destinato ad esaurirsi quando la spinta iniziale si sia annullata. I personaggi mi sono sembrati sempre lineari, giusti, una coppia insolita ma trattata molto bene. “Le ferite sanguinavano ancora perfino al tocco più delicato e gentile” ho ritrovato in questa frase tutta la fragilità di Hinata. Una ff supportata da una buona grammatica ma ho tolto quel mezzo punto perché hai ripetuto troppo spesso i puntini di sospensione togliendo fluidità alla narrazione. A parte questo non posso che dire brava. Nel gradimento personale avrei anche dato 10 però, visto che di gradimento personale si tratta, confesso che avrei preferito un finale triste, in linea con l’inerzia che così bene hai descritto. Ho atteso fremente che quella sfera si fermasse, che tutto si cristallizzasse in un tragico epilogo e, sebbene l’happy ending faccia sempre piacere, credo che questo sia una dei casi in cui la mia mente contorta avrebbe gradito un finale diverso. Comunque bravissima.

NdA
Che dire... assolutamente, non mi aspettavo il terzo posto. Né il premio IC.
Come ho già avuto modo di spiegare sul forum, questa storia l'ho scritta in preda ai deliri della febbre ( no, non scherzo! ), ragion per cui... non ero molto convinta del risultato. In tutta sincerità, non lo sono neanche adesso.
Del genere che, più la leggo, più mi chiedo come ho potuto "partorire" una simile... COSA.
E, quando dico che una cosa non mi convince, non mi convince. Senza falsa modestia. Risparmiamocela, per favore.
Quello che sto tentando di dire è che non penso il mio lavoro faccia schifo, ma allo stesso tempo non lo reputo eccezionale. Tutto qui :).
Ringrazio tantissimo la "giudicia" per la sua magnanimità e per aver indetto questo bellissimo contest: grazie! :')
Non vedo l'ora di leggere le altre storie! *^*
E spero che la storia possa piacere anche a voi... :)
Ah! Avrete notato che è una ShikaHina ( ma no, veramente??? XD )... niente in particolare da dire, su questo punto. Solo che è una coppia strana ed io la amo proprio per la sua stranezza! *-* Eh... sì, sono assolutamente priva di una qualsivoglia parvenza di salute mentale e MOLTO incline al suicidio. Ma questo credo si fosse già capito... xD
Detto questo, mi dileguo!
Alla prossima, I hope!
P.S. Un grazie speciale va a Shurei per i bellissimi bannerini! Grazie! :')




  
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