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Autore: thom_riddle    17/05/2011    0 recensioni
Alternativa storia della battaglia di Hogwarts.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Molly Weasley, Voldemort | Coppie: Ginny/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Anche Bellatrix continuava a combattere, a cinquanta metri da Voldemort, e come il suo padrone lottava contro avversari a un tempo: Hermione, Ginny e Luna ce la stavano mettento tutta, ma Bellatrix le ugualiava, e l'attenzione di Harry fu distratta da un Anatema che Uccide scagliato così vicino a Ginny che la mancò di un soffio... Cambiò obbiettivo e si avventò contro Bellatrix invece che conto Voldemort, ma aveva fatto solo pochi passi quando fu spinto da parte. «MIA FIGLIA NO, CAGNA!» Di corsa, la signora Weasley gettò via il mantello per avere libertà di movimento. Bellatrix si girò di scatto e scoppiò a ridere alla vista della sua nuovo avversaria. «FUORI DAI PIEDI!» urlò la signora Weasley alle tre ragazze, e con uno svolazzo della bacchetta cominciò a combattere. Harry rimase a guardare terrorizzato ed euforico la bacchetta di Molly Weasley fendere l'aria e vorticare, e il sorriso di Bellatrix Lestrange tremò prima di trrasformarsi in un ringhio. Schizzi di luce verde volarono da entrambe le bacchette, il pavimento attorno alle due streghe era rovente e crivellato di buchi; entrambe combattevano per uccidere. «No!> gridò la signora Weasley quando alcuni studenti accorsero in suo aiuto. «Indietro! INDIETRO! E' mia!» Centinaia di persone adesso erano allineate lungo le pareti e assiastevano alla due battaglie: Voldemort contro i suoi tre avversari, Bellatrix contro Molly. E Harry, invisibile, era combatuto: voleva attaccere ma anche proteggere, e temeva di colpire gli innocenti. «Cosa sarà dei tuoi figli quanto di avrò ucciso?» la canzonava sprezzante Bellatrix, folle come il suo Signore, schivando le maledizioni di Molly che le danzavano intorno. «Tu... non... toccherai... mai... più... i... nostri... figli!» urlò la signora Weasley. Bellatrix rise, la stessa risata esaltata di suo cugino Sirius prima di cadere oltre il velo, e Harry seppe in anticipo che cosa stva per succedere. La maledizione di Molly passò sotto il braccio teso di Bellatrix, ma la mancò per un netto soffio. Sul viso di Bellatrix un solco si levò più largo che mai quasi ricoprendo metà faccia; era come se un miracolo fosse accaduto dal nulla, come se ad un piccolo bimbo comparve in mano un gelato... Bellatrix quasi ruggì dala gioia e movendo in avanti la bacchetta, affondò un lampo mortale che sorpassò ogni limite e colpì in pieno stomaco Molly Weasley. Le prime lacrime amare si fecero evidenti sul viso della figlia e delle sue amiche accanto tanto da far distrarre tutti e farli girare versò il cadavere. La folla sussultò di dolore, ma i mangiamorte non fecero attrettanto. Da sotto il mantello il giovane Potter rimase impietrito quasi da non accorgersi di un anatema che avanzava verso di lui. Si abbassò di scatto e si riparò rimanendo fisso sul pallido corpo ricoperto da dei capelli fiammanti. Bellatrix saltellava canticchiando per la sala gettandò incantesimi all'impazzata mentre qualcosa accadde...qualcosa da far felice i duellanti del castello, qualcosa di inspiegabile; si perché il Signore Oscuro si fece prendere dall'entusiasmo e ciò lo porto a farsi scivolare di mano la bacchetta. Si disperse fra la folla. Dall'ombra di mezzo pilastro ancora in piedi sbucò fuori una sagoma, bionda alta e piena di fuliggine; era Malfoy. Il giovane ragazzo si buttò fra la mischia e prese possesso della reliquia lunga e bianca, posata sul suolo spaccato del castello. La bacchetta si Sambuco era nelle sue mani, cosa che turbò molto Voldemort. Il Signore Oscuro perquisì un cadavere e dalla sua tasca ne estrasse una bacchetta che puntò su Draco. «Malfoy!» disse secco Voldemort. «Pensavo fossi diverso da tuo padre, ma invece..» affondò la bacchetta ed un lampo ne prese parte. Harry osservava dapprima la scena ed al momento opportuno uscì da sotto il mantello e si gettò sull' "amico" spostandolo di lato e facendogli mancare l'anatema. «Potter!» ruggì Voldemort avanzando con la bacchetta tesa verso i due. «Sei mio Potter!» Lanciò un altro anatema a cui Harry sfuggì. «Voglio rivedere gli occhi della tua sporca madre chiudersi attraverso i tuoi!» . Puntò la bacchetta alla Stecca della Morte e disarmò Malfoy. «Alzati Potter! Non credere di fare l'eroe...tu non puoi uccidermi!» disse l'Oscuro Signore. «Non ci sono altri Horcrux.Siamo solo tu e io. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive, e uno di noi sta per andarsene per sempre...» «Uno di noi?» lo schernì Voldemort. Ogni suo muscolo era teso e i suoi occhi rossi erano immobili: un serpente pronto a colpire. «Pensi che sarai tu, vero, il Ragazzo Che È Sopravvissuto per caso, solo perché Silente tirava i fili?» «È stato un caso quando mia madre morì per salvarmi?» chiese Harry. Continuavano a spostarsi di lato, tutti e due, disegnando un cerchio perfetto, mantenendo la stessa distanza l'uno dall'altro. Per Harry esisteva solo il volto di Voldemort. «Un caso che io abbia deciso di combattere in quel cimitero? Un caso che io non mi sia difeso questa notte, eppure sia sopravvissuto, e tornato per combattere di nuovo?» «Casi!» urlò Voldemort, ma ancora non colpì, e la folla era come pietrificata, delle centinaia di persone che riempivano la Sala sembrava che solo loro due respirassero. «Casi e fortuna e il fatto che ti sei rannicchiato a frignare dietro le gonne di uomini e donne più grandi di te, e hai lasciato che io li uccidessi al posto tuo!» «Non ucciderai nessun altro questa notte» ribatté Harry. Ancora si muovevano in cerchio e si fissavano, occhi verdi dentro occhi rossi. «Non potrai uccidere nessuno di loro, mai più. Non capisci? Ero pronto a morire per impedirti di fare del male a queste persone...» «Ma non l'hai fatto!» «... era mia intenzione, ed è questo che importa. Ho fatto quello che ha fatto mia madre. Sono protetti da te. Non hai notato che nessuno dei tuoi incantesimi funziona su di loro? Non puoi torturarli. Non puoi toccarli. Non impari dai tuoi errori, Riddle, vero?» «Tu osi...» «Sì, io oso» continuò Harry. «Io so cose che tu non sai, Tom Riddle. Io so molte cose importanti che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di commettere un altro grosso errore?» Voldemort non parlò ma continuò a muoversi in cerchio, e Harry seppe di averlo ipnotizzato, per il momento pendeva dalle sue labbra, trattenuto dalla vaghissima possibilità che Harry conoscesse davvero un ultimo segreto. «È di nuovo l'amore?» ringhiò Voldemort, il volto da serpente contorto in una smorfia di scherno. «La soluzione preferita di Silente, l'amore, che a sentir lui vince la morte. Ma l'amore non gli ha impedito di cadere dalla Torre e andare in pezzi come una vecchia statuina di cera. L'amore non ha impedito a me di schiacciare quella Mezzosangue di tua madre come uno scarafaggio, Potter... e pare che nessuno ti ami abbastanza da farsi avanti, questa volta, a prendersi la mia maledizione. Quindi che cosa ti impedirà di morire adesso, quando colpirò?» «Una cosa sola» rispose Harry, e ancora si fronteggiavano, assorti l'uno nell'altro, separati soltanto dall'ultimo segreto. «Se non è l'amore che ti salverà, questa volta» insisté Voldemort, «devi credere di avere una magia che io non ho, o un'arma più potente della mia». «Credo entrambe le cose» ribatté Harry, e vide la sorpresa balenare sul volto di serpe e dissiparsi all'istante; Voldemort scoppiò a ridere e il suono fu più spaventoso delle sue urla; folle e privo di gioia, echeggiò nella Sala silenziosa. «Tu credi di conoscere più magie di me?» chiese. «Di me, di Lord Voldemort, che ha compiuto magie che Silente stesso non si era nemmeno sognato? » «Oh, se l'era sognato eccome» rispose Harry, «ma lui ne sapeva più di te, abbastanza da non fare quello che hai fatto tu». «Vuoi dire che era un debole!» urlò Voldemort. «Troppo debole per osare, troppo debole per prendere ciò che avrebbe potuto essere suo e invece sarà mio!» «No, era più intelligente di te. Era un mago migliore, un uomo migliore ». «Io ho provocato la morte di Albus Silente!» «È quello che credi. Ma ti sbagli». Per la prima volta, la folla che li attorniava si mosse e le centinaia di persone lungo le pareti respirarono come una sola. «Silente è morto!» Voldemort sputò queste parole contro Harry come se gli potessero provocare un dolore insopportabile. «Il suo corpo marcisce nella tomba di marmo vicino a questo castello, io l'ho visto, Potter, e non tornerà!» «Certo, Silente è morto» rispose Harry tranquillo, «ma non l'hai fatto uccidere tu. Ha scelto lui come morire, con mesi di anticipo, ha programmato tutto con l'uomo che credevi fosse il tuo servo». «Che sogno infantile è questo?» chiese Voldemort, ma ancora non colpì, e i suoi occhi rossi non si staccavano da Harry. «Severus Piton non era tuo» spiegò Harry. «Piton era di Silente, di Silente dal momento in cui hai cominciato a dare la caccia a mia madre. E non te ne sei mai accorto, per via della cosa che non puoi capire. Non hai mai visto Piton evocare un Patronus, vero, Riddle?» Voldemort non rispose. Continuavano a girare come lupi pronti a sbranarsi. «Il Patronus di Piton era una cerva» continuò Harry, «come quello di mia madre, perché lui l'ha amata per tutta la vita, da quando erano bambini. Avresti dovuto capirlo» aggiunse, vedendo le narici di Voldemort vibrare. «Ti aveva chiesto di risparmiarla, no?» «La desiderava, tutto qui» lo schernì Voldemort, «ma quando lei morì, convenne che esistevano altre donne, di sangue più puro, più degne di lui...» «Naturale che ti abbia detto questo, ma è stato la spia di Silente dal momento in cui la minacciasti e da allora ha lavorato contro di te! Silente stava già morendo quando Piton l'ha finito!» «Non ha importanza!» strillò Voldemort. Aveva seguito ogni parola con attenzione rapita, ma ora scoppiò in una risata stridula e folle. «Non ha importanza se Piton fosse mio o di Silente, o quali insignificanti ostacoli abbiano cercato di mettere sul mio cammino! Io li ho schiacciati come ho schiacciato tua madre, il presunto grande amore di Piton! Oh, ma tutto torna, Potter, e in modi che tu non comprendi! «Silente stava cercando di tenere lontana da me la Bacchetta di Sambuco! Voleva che fosse Piton il vero padrone della Bacchetta! Ma io sono arrivato prima di te, ragazzino... l'ho trovata prima di te, ho capito la verità prima di te. Ho ucciso Severus Piton tre ore fa e la Bacchetta di Sambuco, la Stecca della Morte, la Bacchetta del Destino è davvero mia! L'ultimo piano di Silente è andato storto, Harry Potter!» «Sì, è vero» concesse Harry. «Hai ragione. Ma prima che tu provi a uccidermi, ti consiglio di pensare a quello che hai fatto... pensaci, e cerca in te un po' di rimorso, Riddle...» «Che cosa?» Di tutte le cose che Harry gli aveva detto, più di ogni rivelazione o insulto, niente sorprese Voldemort come questa. Harry vide le sue pupille ridursi a fessure sottili, la pelle attorno agli occhi sbiancare. «È la tua ultima possibilità» continuò Harry, «tutto ciò che ti resta... ho visto quello che sarai altrimenti... sii un uomo... cerca... cerca un po' di rimorso... » «Tu osi...?» ripeté Voldemort. «Sì, oso» rispose Harry, «perché l'ultimo piano di Silente non si è ritorto contro di me. Si è ritorto contro di te, Riddle». La mano di Voldemort tremò sulla Bacchetta di Sambuco e Harry strinse forte quella di Draco. Capì che era questione di secondi. «Quella bacchetta non funziona ancora bene perché hai assassinato la persona sbagliata. Severus Piton non è mai stato il vero padrone della Bacchetta di Sambuco. Non ha mai sconfitto Silente». «L'ha ucciso...» «Non mi ascolti? Piton non ha mai sconfitto Silente! Hanno deciso insieme la sua morte! Silente voleva morire imbattuto, essere l'ultimo vero padrone della Bacchetta! Se tutto fosse andato come previsto, il potere della Bacchetta sarebbe morto con luì, perché non gli sarebbe mai stata vinta! » «Ma allora, Potter, è come se Silente l'avesse consegnata a me!» La voce di Voldemort era intrisa di piacere malvagio. «Io ho rubato la Bacchetta dalla tomba del suo ultimo padrone! Io l'ho portata via contro il desiderio del suo ultimo padrone! Il suo potere è mio!» «Ancora non capisci, Riddle? Possedere la Bacchetta non basta! Tenerla, usarla non la rende davvero tua. Non hai sentito Olivander? È la bacchetta che sceglie il mago... la Bacchetta di Sambuco ha riconosciuto un nuovo padrone prima della morte di Silente, qualcuno che non l'ha mai nemmeno sfiorata. Il nuovo padrone ha tolto la Bacchetta a Silente contro la sua volontà, senza mai capire cosa aveva fatto, o che la bacchetta più pericolosa del mondo gli aveva offerto la sua obbedienza...» Il petto di Voldemort si alzò e si abbassò in fretta, e Harry avvertì la maledizione in arrivo, la sentì crescere dentro la bacchetta puntata contro il suo viso. «Il vero padrone della Bacchetta di Sambuco era Draco Malfoy». Una vacua sorpresa comparve per un attimo sul viso di Voldemort, poi sparì. «Ma che importanza ha?» mormorò il Signore Oscuro. «Anche se tu avessi ragione, Potter, non farebbe alcuna differenza per te e per me. Non hai più la bacchetta di fenice: il nostro sarà un duello di pura abilità... e dopo che avrò ucciso te, potrò occuparmi di Draco Malfoy...» «È troppo tardi» osservò Harry. «Hai perso l'occasione. Sono arrivato prima io. Ho battuto Draco settimane fa. Gli ho portato via questa». Harry agitò la bacchetta di biancospino e sentì gli sguardi di tutti i presenti su di essa. «Quindi è tutto qui, capisci?» sussurrò. «La bacchetta che hai in mano sa che il suo ultimo proprietario è stato Disarmato? Perché se lo sa... sono io il vero padrone della Bacchetta di Sambuco». «Ingenuo Potter!...Ho appena disarmato Malfoy!» ribattè Voldemort. Un bagliore d'oro rosso divampò all'improvviso nel soffitto incantato sopra di loro e uno spicchio di sole accecante apparve sul davanzale della finestra più vicina. La luce colpì i due volti nello stesso momento e quello di Voldemort divenne una macchia infuocata. Harry udì la voce acuta strillare e urlò anche lui la sua speranza estrema verso il cielo, puntando la bacchetta di Draco. «Avada Kedavra!» «Expelliarmus!» Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il punto in cui gli incantesimi si scontrarono. Voldemort pareva una scintilla con una reliquia così pregiata e potente, mentre Harry non aveva molte speranze con quella povera e misera bacchetta. Un lampo di smeraldo coprì il corpo del ragazzo, che saltò all'indietro con gli occhi fissati al soffitto. Harry Potter era morto? Il ragazzo che era sopravvissuto? Ma questa volta per sempre... di questa storia se ne narrava ieri, se ne narra oggi...e se ne narrerà domani. Con un semplice sbaglio all'ultimo minuto un grande piano è stato fallito, Lord Voldemort aveva vinto!
  
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