Anime & Manga > Shadow Lady
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Autore: Rik Bisini    18/02/2006    0 recensioni
Ad ogni giovane idol si presentano serie difficoltà per raggiungere e conservare il successo.
In genere, nessuna di loro è tenuta a preoccuparsi della più formidabile e sensuale ladra del pianeta.
Per una in particolare, il possesso di un singolare oggetto diventerà occasione di scontrarsi con le mire di Shadow Lady.
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Shadow Lady torna, oggi, con il quarto episodio della serie che le sto dedicando.
Un ritorno la cui lettura mi auguro soddisfi i fan della ladra quanto scriverne ha divertito me.
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Ho spostato QUI le note sulla pubblicazione e le risposte alle recensioni di Andy Grim.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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Shadow Lady e le luci della ribalta
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Una ragazza di talento

L'ampia stanza in cui avvenivano le prove era di nuovo piena di persone e le solite attrezzature venivano disposte lungo le pareti e portate ove occorreva da esperti tecnici ed assistenti. Keiko aveva indossato un abito aderente lilla che sulla destra le copriva una gamba ed un braccio, mentre a sinistra lasciava entrambe nude. All'orecchio portava un piccolo microfono. Bright sorrise avvicinandosi.
"Agente Bright, benvenuto." esordì Keiko, "Vuole assistere alle prove?"
"Credo che mi tratterrò a lungo." rispose Bright, "Purtroppo però non posso dare alla sua esibizione l'attenzione che vorrei. Quella persona che sa potrebbe arrivare da un momento all'altro. Sono uno dei pochi a crederlo, ma non agisce sempre alla luce dei riflettori e sfoggiando la sua abilità di sfuggire alla polizia."
"Non so come" disse Keiko, "ma lei riesce a trasmettere l'impressione di conoscere approfonditamente Shadow Lady. Vuole essere lei a catturarla?"
"É per questo che sono arrivato a Gray City ed è questo che ho intenzione di fare, perciò può essere certa che non perderò d'occhio il suo microfono." il suo sguardo si soffermò sul piccolo oggetto che Keiko sfoggiava davanti al volto.
"Perché Shadow Lady dovrebbe volerlo?" domandò.
"Non posso saperlo con certezza," ammise Bright, "lei non pensa che alcune delle sue qualità siano dovute a quell'oggetto?"
Keiko fece un "Oh!" di meraviglia.
"É proprio così!" esclamò, "Per questo dico che è il mio portafortuna. Non è un aiuto per cantare, in realtà. Ma ho la sensazione di comunicare meglio con il pubblico."
Bright aggrottò le ciglia.
"Le spiego," continuò Keiko "per un'artista è importante essere al centro dell'attenzione di tutta la platea, quindi riuscire a muoversi, sorridere e spostarsi in modo che in ogni singola canzone ogni spettatore possa cogliere l'interpretazione che viene data. All'inizio era molto difficile e non accontentavo mai il regista, poi ad un tratto tutto è sembrato più semplice."
"Da quando ha quel microfono." indovinò Bright.
"E non c'è una spiegazione logica" aggiunse Keiko "per questo bisogna credere che sia un portafortuna. Per quanto un artista sia bravo, l'apprezzamento del pubblico determina il successo."

La camera non era particolarmente ampia, ma decisamente elegante. Non mancavano le rifiniture alle finestre e i mobili apparivano di un legno pregiato. Un parquet con semplicissimo disegno pavimentava l'ambiente e un paio di specchi dall'elegante cornice completavano l'arredo.
Sutsumi uscì dal bagno, fregandosi le mani pulite e si accinse a girare la maniglia della porta per uscire quando si fermò come paralizzato. Alzò gli occhi per incontrare la figura di una donna eccentricamente vestita ed ancora più eccentricamente pettinata.
"Shadow Lady." la riconobbe.
"Esattamente" disse lei annuendo, "e tu sei Sutsumu, se non sbaglio."
"Allora sei veramente tu ad aver orchestrato tutto quello che è successo ieri." replicò Sutsumu guardandola con aria disgustata.
Shadow Lady alzò le spalle ed abbassò gli occhi.
"In effetti sì." confessò. "Ma devo dire che mi dispiace averlo fatto. La tua cara Keiko ha affrontato tutto con una determinazione ammirevole."
Gli occhi della ragazza puntarono decisi verso il volto di Sutsumu.
"Grazie al tuo sostegno, ovviamente." aggiunse. Si sollevò e con pochi silenziosi passi portò il suo viso a pochi centimetri da quello di Sutsumu. "Immagino che ti sia grata per quello che hai fatto per lei."
Un lieve rossore, dovuto in parte alla improvvisa vicinenza di Shadow Lady ed in parte alle sue parole, tinteggiò il volto di Sutsumu.
"Che vuoi dire non questo?" domandò Sutsumu irrigidendosi, "Dove vuoi arrivare?"
"Ti dispiace che Keiko abbia avuto l'occasione per accorgersi di quanto tu sia importante per lei?" domandò di rimando la ladra.
"Mi dispiace che tu abbia umiliato Keiko in questo modo!" esclamò Sutsumu "Ecco cosa mi dispiace. Vuoi aggiungerti a quello che sfruttano il suo talento per accrescere la loro notorietà? O vorresti il suo posto nell'attenzione di tutti?"
Shadow Lady attese un istante come ponderando la risposta.
"Né l'uno, né l'altro." rispose, "Ho altre questioni di cui occuparmi. Tu invece, perché sei qui?"
"É la mia stanza, questa." disse Sutsumu sprezzante, calcando con la voce sull'aggettivo possessivo.
Shadow Lady fece un sorriso adorabile. "Questo lo so." spiegò, "Ma perché sei a Gray City? Mi risulta che hai chiesto dieci giorni di ferie per seguire i concerti di Keiko. É bello che tu sia così affezionato ad una vecchia amica."
Questa volta il colorito di Sutsumu si portò con maggior decisione veso lo scarlatto.
"Non mi pare che tutto questo ti riguardi." disse brusco.
"Okay," Shadow Lady accompagnò la parola con un occhiolino. Diede le spalle ad Sutsumu e fece alcuni lenti passi verso la finestra. Poi si voltò nuovamente verso il ragazzo. "Volevo sapere se ti interessava un aiuto per dichiararti a Keiko."
Sutsumu inghiottì e scosse la testa, come se fosse sul punto di negare di aver mai avuto quell'intenzione, poi scorse lo sguardo sereno e ammiccante della ladra e sospirò.
"Come posso fidarmi?"
Shadow Lady fece un sorriso divertito. "Voglio solo proporti di cogliere un'occasione per restare solo con lei. Che motivo avrei per ingannarti? E che rischi correresti, comunque?"
"Cosa vorresti fare?" chiese Sutsumu.
"Sono una ladra" osservò Shadow Lady, "le ruberò un po' di tempo."
Sutsumu abbossò la testa per diversi secondi, guardando a lungo il parquet, come se vi fossero incisi simboli esoterici.
"Anche tu sei innamorata, vero?" chiese Sutsumu.
Questa volta fu Shadow Lady, inaspettatamente, a mostrare un'ombra di imbarazzo.
"Perché vuoi saperlo?"
"Una persona innamorata" spiegò Sutsumu, "capisce che a volte si vuole dire qualcosa ad un'altra persona ed allo stesso tempo non si vuole dirla per non arrecare dolore."
Shadow Lady strinse le labbra. "Posso capire quello che dici, Sutsumu."
"E potresti farmi parlare con Keiko senza che lei mi riconosca?" chiese Sutsumu.
Shadow Lady si concesse un ampio sorriso.

Il sorriso di Keiko sembrava sul punto di cedere nel momento in cui ascolatava le parole del suo corpulendo interlocutore. Tradendo di tanto in tanto la sua impazienza con sguardi diretti ai lati del suo interlocutore, ascoltava senza parlare. La porta della stanza dove si trovavano, il camerino di Keiko, era aperta. Attraverso di essa era possibile vedere se qualcuno si stesse avvicinando lungo il corridoio.
"Ricordati che la luce del riflettore ti può accecare, se cammini verso la sinistra del palco".
"A metà dell'esecuzione della sesta canzone, ricorda che avrai due figuranti proprio dietro le tue spalle."
"Mangia poco e bevi molto, come al solito, prima dello spettacolo."
"Non dimenticare che dopo questo concerto avremo la cena. Ti ho lasciato l'indirizzo per l'autista su un biglietto."
"La costumista ti aspetta tre quarti d'ora prima dell'inizio. Non sarà a tua disposizione prima e quindi non c'è da perdere neppure un minuto."
Un piccolo demone con le ali da pipistrello sorrideva nell'ombra di una tenda, stringendo tra le sue mani un biglietto.
"Hotel Royal." sussurrò "Bene, ho quello che ci serve".

Un anziano metronotte camminava per la strada ormai tenebrosa. I lampioni che ne avrebbero dovuto illuminarne un lato erano spenti e l'immondizia ai lati della strada completava l'idea di abbandono che il luogo trasmetteva. Il metronotte camminava senza agitare la torcia, ma illuminando solo la strada davanti a sé, come se avesse premura di finire il turno piuttosto che controllare approfonditamente la zona.
Si scosse quando una piccola ombra grigia appena più chiara della notte apparve alla sua sinistra. Deviò verso di essa, senza accelerare né rallentare la sua andatura, dirigendosi verso una palizzata di lamiera. La luce della torcia indirizzata verso di essa non illuminò nulla ed anzi sembrò inghiottita da una parete di uniforme oscurità.
Il metronotte raggiunse quella parete e si fuse con essa. Al di là della palizzata, una fioca luce giallastra illuminava una cavità semisferica. Il metronotte spense la torcia e il suo corpo si coprì di fiammelle rosa. Setna vide due figure umane avvolte in pesanti mantelli avvicinarsi lentamente ed inginocchiarsi di fronte a lei.
Dietro di lei apparve un minuscolo omino di cenere, il demone Velm. Alla sua destra, nel punto esatto in cui si trovava la torcia, si accese un piccolo globo che si accrebbe di dimensioni fino a contenere Vaar.
"La tua presenza ci onora Setna," disse una voce femminile, "Domatrice del Fuoco. Io sono Kalalii."
"Io non sono più una Domatrice." replicò Setna "Non ricordatemi il disonore che ho subito quando ho perso il titolo."
"Non per tua colpa questo avvenne" disse l'altro presente con voce maschile "nessuno meglio di noi ne è al corrente. Io sono Tolikei."
"Alzatevi." comandò Setna.
La metà destra del viso di Kalalii era segnata dalle numerose rughe di una donna molto in avanti con gli anni. La sinistra era semplimente nera, e quasi del tutto indistinguibile con la stoffa del mantello, come se ne facesse parte. Le sue braccia erano interamente coperte dalla veste, le sue gambe si intravedevano esili e tremarono mentre la demone si alzava.
Anche Tolikei aveva la parte sinistra del volto scura come il mantello, mentre la destra aveva apparenza umana. Aveva pochi capelli grigi e l'occhio fissava il vuoto come se avesse perso la vista. Il suo braccio sinistro sembrava troppo piccolo per il mantello e la gamba destra più corta dell'altra.
"Cosa sapete?" chiese Setna.
Kalalii calò la testa. "Noi sappiamo molte cose" rispose "ma non tutte le riveleremo. Un potere ci minaccia e, sebbene l'onore e il nostro stesso interesse ci spingano a parlare, altro ci consiglia la prudenza."
"Tuttavia" continuò Tolikei "possiamo confermare quello che Sua Eccellenza ha già inteso e compreso. L'intelligenza Sua, del Suo consigliere e del Messaggero che Ella rappresenta, le potranno suggerire risposte che finora non ha dato e di cui noi sapremo confermare l'esattezza."
Fece un gesto e Velm sparì nell'ombra. Setna guardò torva i due demoni.
"Non è un grande aiuto." sentenziò "Potrei trovare molto irritante tutto questo."
"Ciò non cambierebbe comunque la nostra situazione e la nostra determinazione." replicò Kalalii.
"Quello che ci impone prudenza, come Sua Eccellenza ha sicuramente indovinato, è un potere più grande del Suo." osservò Tolikei.
"E chi potrebbe vantare un potere più grande di quello di un Domatore del Fuoco." li sfidò Setna.
"Sua Eccellenza deve riconoscere" disse Kalalii "che, seppure il suo potere sia formidabile, non è certo l'unico potere della magia dei demoni."
"Forse potrà trovare un potere più grande in un Portatore dei Ghiacci." suggerì Tolikei. Un improvviso silenzio calò nella cavità.

L'insegna recava la scritta "Motel on Roads." L'autista scesa dalla vettura ed aprì lo sportello a Keiko.
"Ma il posto non può essere questo!" obiettò la ragazza con uno sguardo di disapprovazione verso l'edificio, che avrebbe avuto bisogno di un paio di abbondanti mani di vernice.
"Effettivamente, signorina Okuma" osservò l'autista "Ha scarsa somiglianza con luoghi dedicati a cene di gala, eppure l'indirizzo ed il nome corrispondono a quelli del biglietto."
Keiko si morse le labbra. "Deve esserci un particolare significato per questo posto." suggerì "Magari c'è vissuto un musicista locale all'inizio della carriera ed ha un valore storico per cui non si vuole neppure rimodernarlo. Inutile fare congetture. Aspettami mentre vado a vedere."
Keiko si avvicinò all'ingresso e notò un cartello che recava il suo nome e indicava un numero di stanza. Nell'ingresso non c'era nessuno ed anche i corridoi erano deserti.
Keiko suonò il campanello ed attese il portiere seduta su una poltrona polverosa e malandata.

Bright scese dall'auto nel parcheggio del motel ed aggrottò le ciglia.
"Il posto indicatomi da Keiko è questo." pensò "Ma è decisamente insolito per una cena di gala. Per di più è in periferia. E non c'è l'ombra della macchina di un invitato. Un errore? O forse qualcosa di diverso?"
Non dovette attendere di ricevere una risposta, perché si accorse che il suo polso era ammanettato allo sportello dell'auto. Accanto allo sportello dell'altro sedile anteriore, Shadow Lady faceva tintinnare un paio di chiavi, prese dal cruscotto.
"Ti ho visto arrivare." annunciò a Bright "Questa volta ti ho preso io di sorpresa. Credo che dovrai rimanere qui per un po'. Ho bisogno di Keiko per una ventina di minuti."
"Non puoi rubarle il microfono e basta?" chiese Bright.
Shadow Lady trasformò una smorfia di stupore in un sorriso. "Sei sempre più avanti di quello che penso, Bright." gli disse "Ma sei sempre uno sciocco ed un testardo. Ovviamente non è così semplice o lo avrei già fatto."
"Cosa devi fare allora?" domandò il giovane.
Shadow Lady inclinò amabilmente il capo.
"Dopotutto credo che non te lo dirò." disse "Non ho la tua fiducia e non vedo perché tu debba avere la mia."
"Se stata tu la prima a chiedere di non fare domande." osservò Bright.
"Avevo le mie ragioni" disse lei, tristemente "ti ho detto anche altro se ricordi."
"Che eri felice dei miei sentimenti, ma che qualcosa ti impediva di ricambiarli." ricordò Bright
"Lo sono tuttora." insisté "Tu non mi credi?"
"Tu non hai fiducia in me, ne devo avere io in te?" replicò Bright
"Ti chiedo di aspettare venti minuti prima di toglierti le manette ed inseguirmi. Se mi dici che lo farai, ti crederò. Ti basta?"
"Come potrei toglierle?" domandò Bright.
"Sono quelle che mi hai messo tu." spiegò Shadow Lady.
Bright si irrigidì.
"Credo..." aggrottò le ciglia "Che siano un paio che ho avuto da un tale che non me ne ha dato le chiavi."
Shadow Lady rise.
"Il brillante ed implacabile Bright che inciampa in un banale errore." Guardò Bright con condiscendenza. "Allora tra venti minuti tornerò qui da te e ti libererò."

"Un Portatore dei Ghiacci!" esclamò Vaar prendendo la parola "Certo avrebbe l'abilità di creare gli artefatti che sono comparsi in questi mesi e la capacità di sopraffare facilmente quelli che custodivano le Pietre del Diavolo, ad eccezione di Goug. Ma la polizia ha individuato e fatto giustiziare a suo tempo il colpevole."
"Se la polizia demoniaca fosse infallibile" disse Tolikei con un sorriso, "noi non saremmo qui a parlarci."
"Qualcuno dei responsabili potrebbe essere sfuggito" aggiunse Kalalii, "per circostanze fortunate o perché ritenuto estraneo al fatto."
"La prigionia a cui Sua Eccellenza è stata sottoposta è ingiusta." disse Tolikei chinandosi di nuovo verso Setna "Che queste circostanze non La spingano ad annullarSi per sempre. Io sono suo alleato e sostenitore e La onoro per quelli che sono i suoi reali meriti."
Setna parlò con la voce velata di un'insolita tristezza.
"Non ci è concesso porre fine alla nostra esistenza durante la prigionia eterna. Alcuni di noi hanno scelto di annullarsi ora, mentre servono il Messaggero. Goug ed io abbiamo fatto una scelta diversa, di questo puoi stare certo. Credo nel Sovrano del Fuoco e che il nostro disonore avvenga nel suo risentimento, come ha dimostrato scegliendoci come servitori del suo Messaggero. Per quanto il potere di un Misto non possa mutare le mie sorti, apprezzo enormemente la tua devozione e mai più considererò di nessun valore l'esistenza di voi Misti."
"Ringrazio Sua Eccellenza per il favore concessomi." disse Tolikei alzandosi "Noi viviamo tra gli uomini non per spregio degli altri demoni, ma perché il nostro potere non è sufficiente a farci sopravvivere nel paese dei Demoni, né tanto tremendo da causare inesorabilmente danni agli umani. Pochi sono i Misti che hanno la protezione di un Sovrano."
Il suo sguardo si posò su Vaar.
"Puoi dirci altro Tolikei?" chiese quest'ultimo "Dove vengono creati gli oggetti? E quando?"
"Sua Eccellenza Setna" rispose l'interrogato "sa che per infondere il potere agli artefatti è massimamente utile agire durante la luna nuova."
"Dalla luna che seguì di pochi giorni lo scampato avvento del Diavolo della Distruzione," aggiunse Kalalii "ogni nuova luna un artefatto è stato prodotto. Ogni volta in un luogo diverso. Non ci è possibile prevedere dove avverrà il prossimo."
"E il Portatore dei Ghiacci chi è? Come è possibile che nel mondo dei demoni non sia notata la sua assenza?" domandò con foga Vaar.
"Non diremo nulla" disse cupa Kalalii "di quello che sappiamo o potremmo sapere di costui. Non diremo un nome, né lo scriveremo."
"E se in qualche luogo questo nome fosse scritto" concluse Tolikei, "faremo in modo che sia cancellato."

Keiko sbuffò suonando il campanello.
La reception era ancora deserta, come se ogni dipendente del motel fosse fuggito al suo arrivo.Un orologio sulla parete segnava lo scorrere dei minuti.
Keiko oltrepassò l'atrio e cominciò a cercare per il corridoio la stanza indicata dal cartello. Trovò alla quarta porta a sinistra nel corridoio la porta con il corrispondente numero e la aprì. Nella stanza non c'erano mobili, ma una piccola pedana con un microfono e un paio di grossi riflettori puntati verso di essa. Appena la ragazza aprì la porta una musica si diffuse nell'ambiente. Keiko si portò una mano alla guancia affondandovi le unghie, poi, temendo di segnarsi la pelle, abbassò velocemente il braccio.
Incuriosità, si incamminò verso il piedistallo, canticchiando le parole della canzone.
"Ma che cos'è questa?" chiese come se qualcuno potesse ascoltarla "La stanza dove è nato il karaoke?"
Giunta al piedistallo i riflettori si accesero. Keiko prese di scatto il microfono e modulò la voce seguendo la melodia. Riprese la canzone esattamente nel tono che aveva la musica e la seguì fino al suo termine, ondeggiando su quell'insolito palcoscenico in una pregevole quanto improvvisata interpretazione.
Dal nulla si udì il suono di un paio di mani che applaudivano.
"C'è qualcuno alla fine!" esclamò Keiko "Dove sono gli altri?"
"Non ci sono altri." disse una voce dal timbro metallico, all'apparenza riprodotta elettronicamente "Ho sostituito il biglietto per l'autista."
"Sei Shadow Lady, vero?" domandò Keiko furiosa "Un altro dei tuoi dispetti! Almeno adesso mi dirai perché ce l'hai con me."
"Non sono Shadow Lady." replicò la voce "E non ho nulla a che fare con quello che ti è accaduto ieri, anzi vorrei che non fosse successo. Avevo bisogno di mostrarti una cosa, per questo ti ho voluta qui."
"E che cosa dovrei vedere di così importante?" Keiko ruotò il volto da ambo i lati, verso l'alto e il basso, cercando chi era in quella stanza.
"L'hai già vista." spiegò la voce "Hai cantato perché ne avevi voglia, come quando hai cominciato."
"Io ho sempre voglia di cantare." aggiunse Keiko.
"Ma hai sempre qualcuno che ti ascolta" puntualizzò la voce, "e che pensa a come si possa raggiungere il successo tramite il tuo talento."
"Non è quello che desiderano tutti gli artisti?" chiese la ragazza.
"Si." ammise la voce "Ma ricorda. Il talento è necessario al successo e non il contrario. Alcuni lo hanno dimenticato. Alcuni pensano che sia indispensabile piacere e non essere bravi. E si trovano circondati e contemporaneamente soli."
"Che significa?" domandò Keiko "Fai gli indovinelli?"
"Un'artista a volte è circondato da persone che amano la gente di successo" rispose la voce, "perché essi stessi desiderano essere al centro dell'attenzione, assieme a chi ammirano. Ed è solo perché, senza il successo, nessuna di esse rimane."
"Io ho dei veri amici." osservò Keiko.
"Tienili cari." le consiglio la voce "Non dargli mai a pensare di preferire il successo a loro. Chiama tua madre, che aspetta che tu le telefoni. Il successo prima o poi svanisce, i sentimenti qualche volta sono eterni."
Keiko si mordicchiò il labbro inferiore e rimisa a posto il microfono.
"Chi sei?" domandò in un sussurro. Ma la voce non parlò più.

Tolikei avanzò per la stradina che Setna aveva percorso nel senso inverso poco prima, la demonessa lo seguiva con l'aspetto del metronotte e Vaar era invisibilie nel fascio di luce proiettato dalla torcia. Raggiunsero una zona in cui alcune insegne di spogli negozi e fatiscenti palestre erano accese ai lati della strada. Su una di esse una lampadina si spense.
Un gruppo di donne dall'apparenza equivoca passò affianco al gruppo. Nè gli uni nè gli altri degnarono di uno sguardo i membri dell'altro gruppo. Setna, Tolikei e Vaar raggiunsero l'incrocio con una strada più ampia, dall'aria più ordinata e frequentata, in cui un'automobile passò a velocità sostenuta. Anche lì tuttavia un'altra porzione di insegna si spense.
"Eccellenza" disse Tolikei, "qualora voglia tornare sarà sufficiente che si rechi in questo punto e Kalalii ad io sapremo della Sua venuta e le accorderemo quanto prima un colloquio. Sappia comunque che l'abbiamo aiutata per tutto quello che ci è stato possibile."
"L'aiuto che ci avete dato non sarà dimenticato." replicò ambigua Setna.
Tolikei si scostò dal finto metronotte e svanì in un'ombra.
Vaar apparve per un istante oltre la luce della torcia.
"Lu-jel." sussurrò.

Shadow Lady giocherellava con il piccolo microfono di Keiko, fissandolo incuriosita. Era sul tetto di un alto palazzo, che terminava in una mansarda. La notte era nera di nubi.
"Dici che non sparirà di nuovo?" chiese Demo, quasi invisibile accanto a lei.
"Credo di no." rispose la ladra "Non credo che Keiko abbia ancora il desiderio dell'approvazione delle persone per cui canta. Gli basta l'approvazione delle persone che ama."
Abbassò l'oggetto ed il suo sguardo si perse lontano.
"Quella che vorrei avere io." aggiunse.
"Cosa ti ha detto Bright quando lo hai liberato?" domandò il demone.
"Nulla. Non ha potuto scegliere se avere fiducia in me. Non so se avrò occasione di dargli una nuova possibilità."
"É intelligente Aimi" osservò Demo, "lo sai e lo so anche io. Avremo di nuovo a che fare con lui."
Shadow Lady sorrise. "Hai ragione. Non mi resta che aspettare quel momento, desiderandolo e temendolo allo stesso tempo".
Una pallido raggio di luna si fece strada verso il tetto, ma la sua luce non trovo che tegole.

   
 
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