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Autore: Maldeviolano    18/05/2011    2 recensioni
-Nobile, Secreta Storia Amorosa ac Veneziana del secolo XIX- La mia prima fanfiction postata sul sito, siate clementi xD L'ho scritta un anno fa, quindi qualcosa non è perfetta nemmeno sotto i miei occhi. Ma non mi va di modificiarla. Rovinerei l'idea originale per la quale ho voluto scriverla... Enjoy!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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Gyula si stava facendo dolcemente toccare dall’imperatrice, ancora una volta. Gli stava sfiorando l’ispida barbetta, il pizzetto appena pronunciato, lo fissava con quegli splendidi occhi marini e cristallini, che tanto lo attraevano. Venezia li abbracciava, e la sua calda luce crepuscolare entrava dal balcone. Si erano ritroati là, ancora una volta. -Conte Andrassy…- Disse con un lieve sospiro l’Imperatrice, distogliendo lo sguardo gentile e spaventato e cominciando a sfilarsi il lungo guanto di seta. Quella volta fu Gyula a porgere la mano, a toccarle il braccio nudo. La pelle morbida, vellutata e candida di Elisabetta gli donava un piacere al contatto che non aveva eguali. Il suo volto nobile e soave sembrava risplendere d’oro al contatto con i raggi del sole morente. Il mare cullava le gondole con le sue onde, e l’udito con il suo soave gorgoglio, fra le calli magiche ed eteree di quella magnifica città. Il Conte lo sentiva, il desiderio prendeva di nuovo piede, anzi, si riaffermava, poiché era tornato dal momento esatto in cui aveva ricevuto la sua lettera. L’incertezza scemava, scacciata dall’adorabile sorriso insicuro della sovrana. Era sempre così, si dissero entrambi, ogni volta che si incontravano. Lei, non appena ebbe finito di levarsi i guanti, ed averli lasciati affondare fra i drappi rossi che si afflosciavano sul divano rifinito con decorazioni d’oro e quercia, rispose al contatto della mano timida di Andrassy. Lui cercò di avvicinare il suo viso a quello della sua Dea, ma lei pose un dito severo sulle sue labbra. -Ascoltatemi, Andrassy. Francesco ci ha quasi scoperti. Avevo lasciato le tue camelie sul tavolino del mio studio…- Il Conte Ungherese fece un gesto di preoccupazione e cercò di posare un’altra mano sulle sue braccia, mentre la destra cominciava a carezzare i capelli dell’Imperatrice, cercando di sciogliere quella splendida acconciatura. Elisabetta sulle prime fece un’espressione triste, poi lasciò fare all’amante. Inconsapevolmente stava avvicinando il suo viso a quello del Magiaro. Una colomba si posò sul davanzale, a fissarli, curiosa. Entrambi la ignorarono. -Insomma, Andrassy, non dobbiamo più vederci. Non possiamo più vederci. Le ho spedito il biglietto proprio per dirglielo. Questa è l’ultima volta che le permetterò di ricevermi così in privato. Il mio dovere…- La sua frase gli si ruppe in gola. Si guardarono per un istante negli occhi, il respiro corto. Il Conte Andrassy aveva quel suo sguardo ambiguo, acuto e promettente mille desideri… L’Imperatrice cedette e lo baciò. “Al diavolo! Che mi scopra pure, quel bacucco!” pensò con rabbia, mentre le sue labbra incontravano quelle del Conte, che probabilmente non attendeva altro, ormai sapiente e profondo conoscitore dei modi di fare della sua amante. Le loro lingue si incontrarono, mentre si cingevano, passionali. La colomba volò via, quasi avesse capito che non era più il momento di curiosare. In breve, la bianca camicia di Gyula giacque sul tappeto ricamato in Persia, la veste rossa della sovrana venne deposta non proprio gentilmente lontano dai due, che facevano scorrere i palmi e gli occhi bramosi sulle nudità dell’altro, assieme al resto del complicato vestiario femminile. Gyula fece distendere la regina sul divano, e vi si chinò sopra. Si unirono in un passionale tramonto, fra le fiamme e l’oro del sole che si spegneva con l’ultima gloriosa vampata, e il magiaro cavalcava bramoso e appagato la sua splendida consorte della carne. Dopo breve i loro corpi spossati giacquero assieme, stesi sul tappeto. Intanto tre colombe civettuole avevano assistito a tutta la scena. Il conte Andrassy, con il fiatone, si volse ad Elisabetta, sorridente. -O mia soave Imperatrice, davvero non potrò più sfamare l’anima ed il corpo del suo splendore divino?- Disse sincero. Lei, per tutta risposta, gli accarezzò il membro, con un sottile sorriso. -Andrassy… Io… - Chiuse gli occhi, poi si rialzò di scatto, furiosa, e cominciò a raccattare da terra i suoi vestiti. -Questa è l’ultima volta che ci vediamo!!! – Esclamò con rabbia, ma in cuor suo, nel profondo, sapeva che la prima a cedere al voto del silenzio tra loro sarebbe stata lei. Sospirò, lieve. L'Imperatore Austriaco Francesco Giuseppe stava aspettando sull’imbarcazione il ritorno della moglie, davanti la cena, ormai fredda. Faceva sempre tardi, ogni qual volta andavano a Venezia. Sbuffò. -Dovrò smettere di concederle tutto questo tempo per ciarlare con le dame Italiane… Non oso immaginare quanti pettegolezzi debbano blaterarsi, tutto il giorno!-
  
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