Abbandono.

Giorni d'inferno.

Ecco cosa erano stati quei trenta giorni per lei.

Rannicchiata su di una scomoda sedia di legno ad osservare il sole sorgere e calare attraverso la lunga e angusta finestra del diciottesimo piano dell'edificio, ad attendere una semplice, semplicissima telefonata.

Raggelava all'idea di essere stata abbandonata.

L'ultima settimana poi era stata la più deprimente, non riusciva a prendere sonno la notte e si ritrovava irrimediabilmente a fare scarabocchi con la penna su fogli solo parzialmente bianchi, fogli che erano pure importanti ma chi se ne importava? Il suo stress doveva esser messo a tacere in qualche modo.

Il cibo poi...

Era proprio un supplizio mangiare quella sbobba e l'appetito le veniva negli orari più disparati. Il pane era troppo duro, l'acqua aveva un sapore stranissimo ed il resto era tutto insapore. Se avesse dovuto scegliere un colore per definire quello scempio di culinaria sicuramente avrebbe scelto il grigio.

L'attesa la stava consumando.

Era distratta, i suoi pensieri concentrati unicamente sulla persona che da tempo aspettava, di cui da tempo non aveva notizie, ogni domanda a lei rivolta riceveva un grugnito nervoso e chiunque gliene ponesse una la faceva infuriare.

Aveva raggiunto il limite della sopportazione.

Di quei giorni odiava tutto, non solo il cibo e le sedie scomode, non solo la brandina dura su cui riposava, anche la compagnia.

Non facevano altro che fare domande, velando le loro necessità con un vagheggiare gentile, una formulazione graziosa e calda, un “Ehi, ti capisco sai? Non preoccuparti, a me puoi dire tutto.” E invece no, non poteva dire tutto a tutti, non poteva rivelare quella brutta sensazione che col passare dei giorni diventava una sicurezza terribile.

Non avrebbero capito.

Perché loro due avevano passato poco tempo insieme e quindi affezionarsi a qualcuno in quella maniera non era proprio fattibile.

Ma quelli non conoscevano le circostanze, per cui non potevano capire.

Dentro di se iniziava a provare una certa forma di astio per coloro che le si avvicinavano fingendosi gentili solo per ottenere le preziose informazioni di cui era in possesso.

La persona che attendeva non avrebbe mai fatto una cosa del genere, la sua gentilezza era sincera e ne era sicura.

Con lei non si comportava come con gli altri, lei era l'unica a ricevere quelle specifiche attenzioni.

In un mese nemmeno una telefonata.

Stava diventando paranoica, non faceva altro che tenere in mano il cordless in attesa che la chiamata arrivasse, e quando qualcuno occupava la linea allora lei riagganciava frettolosamente.

Cosa sarebbe accaduto se avesse provato a chiamarla ma avesse trovato occupato?

Ma perché non la chiamava?

Sapeva dov'era, sapeva con chi parlare per farla uscire, sapeva che lei si preoccupava e spaventava facilmente.

Aveva deciso di abbandonarla?

No no, doveva essere successo qualcosa, qualcosa di veramente terribile. Non poteva dimenticarsi di lei e vivere come se niente fosse.

Aveva promesso. Le aveva giurato di tornare.

L'ultima volta le disse che doveva fare una cosa e poi al suo ritorno le avrebbe dedicato tutto il tempo del mondo, doveva incontrare un qualcuno che non vedeva da tempo, che aveva perso.

Quel silenzio la stava tormentando.

Voci di corridoio dicevano che quella persona era stata trovata, era stata presa, non sarebbe più tornata.

E sebbene non volesse arrendersi a quell'idea così orribile, Sherry ne era certa: Albert Wesker non sarebbe più tornato da lei.

Fine.

Prima one-shot. Che dire? Idea che mi balzava in mente da parecchio ormai. Dopo aver visto su uno dei tanti siti dedicati alla saga il Wesker Report dove si alludeva al fatto che Sherry era stata rapita dall'agenzia dopo l'incidente di Raccoon City, e allora la mia mente a vagato fino ad arrivare a questa one-shot, o forse è una drabble? Sinceramente non voglio andarci a fondo, volevo solamente scrivere questo piccolissimo pezzo.

Credo sia ovvio sottolineare che il rapporto tra Sherry e Albert non è amoroso ma è più simile ad un rapporto padre-figlia, non voglio problemi.

Grazie per aver letto,

Inglorious.