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Autore: Fe85    18/05/2011    5 recensioni
Qualche ora più tardi, un corvo dalle piume nere si avventò su uno spaurito passerotto, ponendo fine alla sua vita, ai suoi dubbi e alle sue incertezze.
[...]
«Scusa.»
Scusa per tutto il male che hai dovuto conoscere a causa mia.
[Personaggi: Beyond Birthday, Quarter Queen, L]
[Quarta Classificata al contest "In un giorno di pioggia" indetto da kiriku]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Beyond Birthday, L
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Splash, splash, splash.

Gli stivaletti di pelle di Quarter Queen[1], tredicenne di origine messicana, producevano quel rumore ogni volta che entravano in contatto con le numerose pozzanghere disseminate lungo una delle arterie principali della città.

Si diceva che a Los Angeles piovesse solo trentacinque giorni all’anno[2], e pareva proprio che la ragazza fosse incappata in uno di quelli. L’acquazzone che aveva sorpreso la popolazione quel pomeriggio afoso di agosto non arrestò, però, la sua corsa.

Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.

Si faceva largo tra i passanti muniti di ombrello con un’agilità propria della sua giovane età e teneva strette a sé due buste dei grandi magazzini, al cui interno erano gelosamente custoditi una minigonna, una maglietta gialla dall’abbondante scollo a V, del mascara e del gloss alla vaniglia. Le proteggeva quasi con eccessiva morbosità dalle intemperie, perché lì dentro erano racchiusi i suoi sogni di una vita da ragazzina normale.

Una vita dove non erano comprese le angherie ideate dalle sue compagne di classe (dedite a cose più superficiali) ai suoi danni. Le sembrava assurdo che dei semplici vestiti potessero influenzare in modo estremo la vita di una persona. Tuttavia, anche lei alla fine aveva dovuto piegare la testa di fronte alla legge dell’“apparenza sovrana su tutto”, e in un certo senso, sperava davvero che bastasse così poco per modificare i suoi giorni tristi e vuoti.

Il contenuto di quelle borse rappresentava ormai tutto per lei, e poco le importava se i suoi vecchi stivali di pelle si rovinavano, calpestando l’acqua infangata che ad ogni passo sollevava schizzi densi che andavano a colpire punti disparati della strada.

Alcuni di questi schizzi avevano raggiunto le scarpe di un uomo, fermo sotto ad un’insegna mentre aspettava che la pioggia cessasse. Egli non sembrò dar peso al fango che lo aveva appena sporcato: le sue scarpe erano talmente consunte che le macchie parevano quasi una decorazione aggiunta al lerciume che vi era già presente. I jeans stinti, inzuppati  di acqua piovana fino alle caviglie, non erano di un modello particolarmente largo, benché su di lui sembrassero di almeno una taglia più grandi, a causa delle sue esili gambe. Allo stesso modo, indossava in maniera sciatta e trasandata un giubbotto impermeabile nero, sul quale si erano depositate miriadi di piccole gocce trasparenti. Gocce, che avevano finito col rimanere intrappolate anche nella massa di capelli castani e spettinati. Alcuni ciuffi sembravano di una tonalità molto più scura degli altri: tendevano al nero corvino, segno che aveva recentemente lavato via una tinta alquanto scadente, di quelle che di solito utilizzano le casalinghe.

Scrutava con scarso interesse il mondo circostante, attraverso un paio di occhi azzurri tanto freddi e scostanti da parere perle di pioggia finite per puro caso nelle sue orbite oculari spente e annoiate. Per alcuni istanti, l’uomo posò lo sguardo sulla ragazzina, o meglio in un punto non precisato pochi centimetri al di sopra della sua testa, dove lui riusciva a leggere qualcosa che gli altri non erano in grado di vedere.

Quarter Queen.

0

«E’ ora.» mormorò il giovane uomo, quasi volesse ricordare a se stesso che la sua missione non permetteva ritardi: tutto aveva un suo tempo, e quello della teenager che gli era appena passata accanto era scaduto.

Adesso, toccava a lui entrare in gioco.

Oltre la vita, non vi è altro che la morte. Questo pensiero lo aveva accompagnato per tutta la vita e mai un giorno aveva smesso di rimbombare nella sua testa proprio come il tuono che riecheggiava in lontananza; per questo aveva deciso di assumere il nome di “Beyond Birthday”.

Lui poteva vedere la morte e ciò faceva di lui la morte stessa.

Poteva conoscere in anticipo il momento in cui l’anima di un essere umano avrebbe abbandonato il corpo, così come sapeva che non si poteva fare nulla per impedire una tale eventualità.

Assistere o essere a conoscenza della morte di qualcuno rende indirettamente complici di essa, perciò Beyond Birthday si sentiva completamente giustificato nel togliere la vita ad un individuo che avrebbe comunque incontrato la Nera Signora nel giorno prestabilito.

Anzi, la sua vittima doveva ritenersi orgogliosa di essere tale, perché avrebbe fatto parte del piano più geniale che la storia avrebbe mai ricordato: il piano che prevedeva la vittoria di Beyond Birthday, il più grande dei criminali, contro L, il più grande dei detective.

Tuttavia, nel veder correre via la piccola Quarter Queen, il suo bersaglio, non aveva potuto fare a meno di tornare indietro nel tempo con la mente, ad un giorno di pioggia identico a quello che stava vivendo, ma ambientato diversi anni prima.

Aveva notato che il colore degli occhi di lei era pressoché identico a quelli del bambino in cui si era imbattuto in passato.

Occhi neri come il carbone che non riuscivano a trovare pace.

Prima di intraprendere il prossimo passo verso il compimento del suo piano, alzò lo sguardo verso il cielo bigio e carico d’acqua, e lasciò che la forza di quel ricordo lo travolgesse di nuovo come uno schiacciasassi.

Il ricordo è una tortura senza requie, senza salvezza.

 

Non rammentava più quante miglia avesse percorso o da quante ore stesse correndo; ciò che voleva veramente era dimenticare quello che era successo alla Wammy’s House quella mattina.

Aveva rinvenuto il cadavere di A, il suo migliore amico, penzolante dalla trave della soffitta, che era l’unico luogo in cui potevano essere loro stessi, senza timore di essere giudicati da Roger o gli altri.

La soffitta era anche il luogo in cui si erano incontrati per la prima volta, ma ora non aveva più importanza. A, il suo punto di riferimento, era morto, e lui non aveva potuto fare niente per aiutarlo o per evitare che tutto ciò avvenisse.

Era scritto nel grande libro del destino, simile agli antichi testi su cui studiavano i profeti, ma molto, molto più crudele.

La pioggia fungeva da perfetta cornice al suo umore, e dei brividi di freddo scuotevano il suo corpo, ormai bagnato fradicio. L’acqua gli era penetrata perfino nelle scarpe, rendendo i suoi calzini appiccicosi e pesanti. Essendo inverno, il buio era calato rapidamente e aveva inghiottito ogni cosa, rendendo le strade di Winchester lugubri e spettrali come una cittadina abbandonata del Far West. La gente si era rintanata nelle proprie abitazioni, e i comignoli fumavano più del solito per contrastare l’umidità portata dalla pioggia.

Beyond arrestò la sua corsa, ormai esausto, e con i vestiti che erano diventati un tutt’uno con la sua pelle. Si sentiva stanco, triste e per la prima volta in vita sua aveva paura. Si appoggiò per un attimo ad un lampione, lasciandosi investire dalle gocce di pioggia e aprendo la bocca per assaggiarle.

Che sapore aveva la pioggia?

Amaro. Come quello della morte.

Fermarsi a pensare sarebbe stato ancora più doloroso, per cui riprese a camminare alla svelta, cercando di orientarsi in quel luogo che gli appariva sconosciuto a causa delle pessime condizioni atmosferiche.

Ad un tratto, vide davanti a lui un bambino altrettanto zuppo, con gli abiti trasandati e i capelli che gli scendevano sul viso quasi a coprirlo. Era immobile come una statua di marmo e sembrava che lo stesse fissando.

Beyond guardò istintivamente il nome sopra alla sua testa[3], ma ciò che lo colpì maggiormente di quel bambino furono gli occhi.

Occhi neri e profondi, vuoti e quasi privi d’anima.

Egli rimase molto colpito da quello sguardo, e si chiedeva se anche l’altro avesse appena perso qualcuno di caro e se lui stesso, in quel momento, aveva lo stesso sguardo spento. Si fissarono per attimi che parevano interminabili, non accorgendosi nemmeno della pioggia che continuava a bagnarli senza pietà.

Quando recuperò le sue ultime energie, Beyond si apprestò a sorpassare il bambino, senza badare al movimento delle labbra dell’altro che sembrava aver detto qualcosa e pensando solo alla fuga.

                                                                       *

Gli anni passarono e Beyond Birthday, immobile davanti allo specchio del suo appartamento di Los Angeles, stava scrutando i trucchi e le parrucche appena comprati da un cinese. Doveva trovare un travestimento adatto per compiere i suoi omicidi senza il timore di essere riconosciuto dalla polizia, e quindi arrestato.

Gli tornò in mente l’immagine di quel bambino incontrato in quel giorno di pioggia che aveva segnato la prematura scomparsa di A: in quello sguardo nero, lui aveva visto se stesso e l’angoscia che aveva provato nel sentirsi improvvisamente solo. Quel bambino gli era parso quasi un fantasma di cui non aveva potuto udire le parole, oppure magari era il fantasma di se stesso che gli augurava buona fortuna o che lo pregava di non scappare.

“Passargli accanto è stato come attraversare una pozzanghera e vedere il mio riflesso”

Un riflesso puramente emotivo, piuttosto che fisico.

Fu da quel momento che Beyond Birthday decise di assumere le sembianze di quel bambino, interpretando la sua figura e il loro incontro come l’abbandono del se stesso solo e  impaurito che avrebbe lasciato spazio ad una persona nuova, spenta ed indifferente.

Egli avrebbe cacciato via il dolore da sé e si sarebbe lasciato trasportare solo dal desiderio di vendetta.

Fu da quel momento che decise di diventare un fantasma.

                                                                       *

Quarter Queen si era rifugiata sotto la tettoia di una fermata dell’autobus, sedendosi su una panca in legno e cercando freneticamente il suo cellulare nella borsa: si era dimenticata di chiamare sua madre, fuori casa per assistere sua nonna in ospedale, ed era già pronta a sorbirsi l’ennesima predica della genitrice. Fece scorrere rapidamente la rubrica e una volta avviata la telefonata, restò in attesa. 

Sua madre non ci mise molto a rispondere, e come previsto, si lamentò del ritardo con cui la figlia l’aveva contattata. Quarter si dimostrò remissiva, limitandosi a un sonoro sbuffo.

«Sì, mamà, yo también te echo de menos. ¡Hasta mañana!» concluse lei sbrigativa, riponendo il cellulare nella tasca dei pantaloni ed appoggiando la testa contro il vetro plastificato che vi era alle sue spalle. La pioggia creava molti disagi, e soprattutto, ritardava l’arrivo dei mezzi pubblici che rimanevano bloccati nel traffico.

Uffa, non vedo l’ora di tornare a casa!

«E’ già passato l’autobus?» le chiese Beyond Birthday, accucciandosi accanto a lei, mentre guardava dei cartelloni pubblicitari rovinati dall’umidità.

Quarter sobbalzò impercettibilmente: nonostante il tono di voce del suo interlocutore fosse pressoché basso, l’aveva strappata improvvisamente dalle sue riflessioni.

«No, non ancora.» biascicò lei, dando una rapida occhiata al ragazzo che le stava vicino. Se le sue compagne di classe l’avessero vista parlare con quel tipo strambo, l’avrebbero massacrata ancora di più. La giornata non era ancora finita, e non osava immaginare quali altre sorprese l’attendevano in seguito all’incontro con…

Non sapeva nemmeno il suo nome, ma non ci teneva minimamente ad approfondire la sua conoscenza: la mamma le ripeteva sempre di non dare corda agli estranei.

«Capisco, grazie.»

Seguì un minuto di silenzio, in cui si poteva udire solo il rumore emesso dalle macchine di passaggio e dai loro tergicristalli che pulivano automaticamente i vetri per permettere ai conducenti una visuale migliore.

Plic. Plic. Plic.

«Ti si stanno bagnando le buste.» le fece notare Beyond apaticamente, indicando alcune gocce impertinenti che scendevano dal tettuccio posto sopra la panca della fermata. La sua frase allertò la ragazzina, che ritrasse immediatamente le borse e se le strinse maggiormente al petto.

«Oh, accidenti!» imprecò lei tra i denti.

«Deve esserci qualcosa di importante, lì dentro.» commentò Beyond noncurante, mordicchiandosi il pollice.

«Solo dei vestiti.» minimizzò la ragazzina, scuotendo le spalle. Era assurdo che una persona si potesse giudicare solamente in base al proprio abbigliamento, ma fingere disinteresse per un qualcosa che l’intera società idolatrava, era ancora peggio; a dir poco paradossale. Senza contare che il suo stesso atteggiamento iperprotettivo nei confronti del contenuto delle buste aveva tradito le sue parole.

«Anche se sono solamente degli indumenti, vi hai comunque speso dei soldi: dovresti stare attenta a non rovinarli con la pioggia.»

La supponenza di quel tipo stava iniziando a darle seriamente sui nervi. Se avesse avuto dello spray al peperoncino, glielo avrebbe spruzzato solo per il gusto di farlo tacere.

«E’ vero…ma se i vestiti si rovinano, se ne possono comprare altri.»

«Un pensiero un po’ superficiale, non trovi?»

Non poteva dargli torto: lei per prima lo pensava. Ciò nonostante, non voleva dargliela vinta e soccombere alle sue teorie. Si sarebbe dimostrata all’altezza della situazione, tenendogli testa.

«Se tutti la pensassero in questo modo, le case di moda non sarebbero così ricche.» gli fece notare la ragazzina con una punta di soddisfazione, generata più che altro dall’avergli risposto per le rime.

«Credo che quelle persone che spendono molto denaro nel proprio vestiario, siano in verità povere d’animo.» esordì Beyond Birthday con voce flemmatica «la loro personalità stereotipata, la superficialità dei loro gesti, le rendono così simili a degli anonimi manichini che, per distinguersi dalla massa, necessitano di un aspetto esteriore sempre diverso. E’ il loro unico modo per emergere in un oceano di individui tutti uguali.»

Quarter Queen fu molto colpita dal ragionamento del ragazzo che, dovette ammetterlo a fatica a se stessa, era esatto. Abbassò mestamente la testa, fissando dei rivoli d’acqua sporca che cadevano in un tombino.

«Sarebbe bello se anche le mie compagne di classe la pensassero così. Per loro conta solo apparire belle e truccate, e chi non è come loro è solo uno sfigato.»

«Ed è per questo che hai deciso di omologarti?»

La teenager osservò basita quell’uomo dallo sguardo indifferente. Come aveva fatto a capire ciò che la tormentava da quel dialogo scarno che avevano intrapreso qualche attimo prima?

«E’ brutto essere presi in giro solo perché si è un tantino diversi dagli altri… io voglio solo essere trattata come una ragazza normale, voglio essere al pari delle mie compagne.»

«Se per essere uguali agli altri si perde se stessi, allora non ne vale la pena.» ribatté l’uomo, portandosi le mani sulle ginocchia «rimpiangeresti ciò che eri, e di aver venduto la tua essenza per un’altra che non ti appartiene; se nutri rancore, non sopprimerlo: sfruttalo per migliorarti e dimostrare agli altri quanto vali così come sei.»

Quarter non replicò, persa nelle parole di quell’estraneo che sembrava leggerle nella mente come il vampiro di quel film per cui le sue compagne avevano una cotta tremenda.

«Personalmente, sono convinto che ognuno di noi abbia una qualità nascosta, un pregio o un talento che ci rende unici e speciali. E sono convinto che anche tu sia speciale.»

«Non vedo cosa possa avere di speciale una come me.» controbatté lei acidamente, temendo che quel forestiero si stesse prendendo gioco di lei.

Lui invece lo vedeva.

Uno zero rosso come il sangue, galleggiante sulla testa di Quarter Queen, che segnava la fine della sua vita da comune mortale, ma che avrebbe contribuito alla vittoria di B contro il suo eterno rivale.

Anche lei sarebbe stata ricordata come la vittima dell’assassino più geniale del mondo.

Lei non sapeva quanto fosse speciale, e quanto lo sarebbe stata agli occhi degli altri.

«Forse non tu, ma un giorno qualcuno lo vedrà. Beh, visto che l’autobus non arriva, penso che me ne andrò a piedi.» disse lui, alzandosi dalla sua postazione.

«Con questa pioggia?Al posto tuo, io preferirei aspettare anche mezz’ora…» sentenziò la ragazzina leggermente confusa.

«E’ corretto, ma questo farebbe di me una copia di te. Io, invece, non ho paura di essere diverso. Io voglio essere diverso.» concluse lui, abbandonando definitivamente Quarter Queen.

                                                                       *

Qualche ora più tardi, un corvo dalle piume nere si avventò su uno spaurito passerotto, ponendo fine alla sua vita, ai suoi dubbi e alle sue incertezze.

                                                                       *

Il quattro agosto 2002, in una giornata di pioggia, Quarter Queen venne drogata e uccisa da Beyond Birthday, il quale, senza alcuna ragione apparente, le cavò persino gli occhi.

Mentre sgranocchiava alcuni biscotti a forma di panda, L stava rileggendo il rapporto che Watari aveva scritto per il secondo omicidio ad opera del serial killer di Los Angeles. Aveva intuito quale fosse il motivo per cui Beyond si fosse spinto così in là, e ripensò a quando in passato lo andò a cercare dopo la morte di A, sfidando la pioggia battente di Winchester. Quando l’aveva ritrovato, aveva pensato di persuaderlo a rimanere, ma alla fine aveva deciso di lasciarlo andare, credendo che la cosa migliore per lui fosse condurre una vita diversa, senza il peso di L ad incombere sulla propria coscienza. Non lo aveva fermato, bensì si era limitato a sussurrargli una parola.

«Scusa.»

Scusa per tutto il male che hai dovuto conoscere a causa mia.

                                                                       *

Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto. E’ il principio fondamentale dell’universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

(V- “V per Vendetta”)

 

 

 


 


[1]  Seconda vittima di Beyond Birthday, uccisa il 4 agosto 2002. La descrizione fisica e caratteriale di Quarter Queen è di mia invenzione, dato che non ci sono notizie ufficiali in merito.

[2]  Notizia tratta da Wikipedia.

[3] Beyond non riesce a ricollegare il nome a quello di L perché non l’ha mai conosciuto.

 

 

FE SCRIVE...

Ciao a tutti,

esordisco col dire che adoro questa storia e mi sono divertita tantissimo a scriverla (forse Quarter Queen non la pensa così, ma dettagliXD). Proprio perchè mi piace così tanto sono necessarie delle precisazioni. Prima di tutto, ho voluto rischiare, e addentrarmi in qualcosa di nuovo, trattando una delle vittime dell'Another Note, quindi questa storia si può definire un esperimento, soprattutto perchè ho voluto presentare un BB diverso dal solito, dandone una personale interpretazione. Immagino le vostre facce shockate nell'averlo immaginato con gli occhi azzurri e i capelli castaniXD Ecco, perchè non l'ho rappresentato con i soliti occhi rossi? Perchè gli occhi dello Shinigami sono teoricamente invisibili agli occhi umani, però i più attenti si saranno sicuramente accorti che ho segnalato il nome di Quarter Queen e la sua durata vitale in rosso: questo perchè ho voluto rendere vivido ciò che Beyond vede nella sua testa^^

Seconda cosa: onde evitare di creare malintesti, specifico che ho evidenziato "occhi neri" in grassetto, perchè è il "prompt" che ho deciso di trattare assieme al colore che mi è stato assegnato, il nero^^

Altra cosa importantissima: il titolo. Il titolo è un'espressione spagnola (io amo lo spagnolo!) che significa "mi manchi", e ho voluto lasciare un velo di mistero sull'interpretazione di esso, in modo che voi lettori possiate farvi le vostre idee <3 La traduzione della frase che Quarter Queen pronuncia al telefono è: "Sì, mamma anche tu mi manchi. A domani!"

Le ultimissime precisazioni, giuroXD

Un'altra novità che ho voluto introdurre è il fatto che B si mostri per quello che è veramente, ovvero senza le sembianze di L, dal quale ha preso spunto per il proprio travestimento. Praticamente, lui decide di assumere l’aspetto di quel bambino che aveva incontrato sotto la pioggia senza sapere che fosse L. Altro punto da non trascurare: l’abbigliamento di B. Ho deciso di vestirlo diversamente, perché ho immaginato che davanti alla Misora (ricordiamo che era un’agente dell’FBI) si volesse camuffare per non farsi riconoscere, quindi si presenta davanti a Quarter Queen struccato e completamente se stesso.

Volevo ringraziare tantissimo la mia amica Robbuz per lo splendido disegno che ha fatto, tratto dalla mia fic*___* Eccolo di seguito*___*

 

http://image.forumfree.it/1/0/2/8/9/3/8/1305554747.jpg

Vi lascio anche il link del disegno su DeviantArt: http://robbuz.deviantart.com/art/BB-Te-Echo-De-Menos-209373893

E questo è il giudizio di Kiriku che ringrazio ancora per aver indetto un contest così interessante!^^

Attinenza al tema e utilizzo del suggerimento assegnato 14,5/15
Hai fatto un ottimo utilizzo del tema assegnato, rendendo la pioggia una presenza costante nella storia, sia nel passato ricordato da BB che nel presente. Il suggerimento assegnato, nel tuo caso il nero, pur non essendo in relazione ad un unico oggetto (come richiesto nel bando del concorso) che assume rilevanza nella storia, mi è comunque risultato evidente già a una prima lettura, senza bisogno che tu me lo indicassi ricorrendo a soluzioni particolari (es. evidenziarlo in qualche modo o altro).
L’hai associato alla tinta scadente, all’impermeabile e a Beyond stesso, il corvo dalle piume nere che si avventa sul passerotto, sicuramente notevole.

Correttezza grammaticale, lessico, ortografia e sintassi: 14,5/15
(originariamente erano separati, ma mi veniva più comodo valutarli insieme, così da fare un unico totale. Il punteggio è quindi diventato in quindicesimi, 10+5):
Non ci sono errori di grammatica o altro, ho riscontrato solo qualche errore di battitura, sicuramente dovuti alla consegna dell’ultimo minuto (e con ultimo intendo proprio l’ultimo XD):
in alcuni punti manca lo spazio tra la punteggiatura e la parola successiva e qui mi sa che manca un pezzo dopo “osava”:
“…era ancora finita, e non osava quali altre sorprese…”

Originalità: 10/10
Che punteggio darti se non il massimo? Hai fatto delle scelte indubbiamente coraggiose che sono state ben sviluppate e si sono rivelate davvero interessanti, prima fra tutte la scelta di scrivere di un ipotetico incontro tra B, rappresentato come il vero se stesso (molto utili in questo senso si sono rivelate le note, visto che, senza di esse, il lettore _ in questo caso io, giudice di poco intuito^^”_ sarebbe potuto rimanere un po’ disorientato) e Quarter Queen.
Hai inoltre fatto sì che B assumesse le sembianze di L inconsapevolmente, solo perché il bambino che aveva incontrato lo aveva in qualche modo colpito, evitando di descrivere il loro solito presunto incontro alla Wammy’s House e presentando quindi una circostanza che di certo non mi aveva neanche sfiorato. Brava, sei riuscita davvero a sorprendermi.

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Ottima, davvero. Quarter Queen rappresenta la tipica ragazzina americana diversa dalle sue coetanee e per questo emarginata, che tenta disperatamente di farsi accettare, ricercando negli abiti il modo per riuscirci. Hai espresso molto bene i suoi dubbi, le sue incertezze e la sua visione del mondo, anche attraverso le parole di Beyond, con le quali Quarter Queen non può fare a meno di trovarsi d’accordo. Lo stesso BB è davvero molto IC e ben caratterizzato. In un certo senso si ritrova a vivere una situazione simile a quella della ragazzina, in fondo, ciò che lui desidera non è altro che essere se stesso, affermare la propria identità attraverso l’omicidio, distruggendo quella figura forte che è L, che lui non ha mai nemmeno visto. O questo è quello che crede.

Giudizio personale: 10/10
Ho amato la tua storia.
Per lo stile, per il lessico, per le idee che hai avuto, per tutto insomma. Indubbiamente anche il titolo ha il suo fascino^^ Nelle note hai parlato di un’interpretazione ambivalente lasciata al lettore: potrebbe essere un “mi manchi” detto da B nei confronti di A, ma anche un “mi manchi” detto da Quarter Queen, che si è lasciata alle spalle la sua personalità per compiacere le sue compagne. Immagino anche che non siano queste le due interpretazioni, ci sarebbe anche la madre di Quarter Queen, che non rivedrà mai la propria figlia, o anche il “mi manchi” detto da B al vero se stesso, perché BB non è veramente malvagio, e credo che quest’idea sia meravigliosamente esposta in una delle ultime frasi: “Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto. E’ il principio fondamentale dell’universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.” Ad esempio la vendetta.

Punteggio totale: 59/60 punti.

Siccome tengo veramente tantissimo a questa storia, mi piacerebbe avere un vostro parere sincero a riguardo (sia positivo, che negativo)^^ Grazie mille a chiunque commenterà o leggerà soltanto.

Fe

 

   
 
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