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Autore: Il vecchio Totosai    19/02/2006    11 recensioni
Una delle tante grandi città Americane, di quelle belle fuori, ma marce dentro. Non sapeva se il suo poteva definirsi un vero lavoro, ma tant'è... Ormai era lì. Si accese una sigaretta, paziente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Naraku, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Redenzione

Al numero 17 di Evergreen street

 

Provò a far uscire dalla bocca dei piccoli cerchi. una massa informe di fumo grigiastro gli annebbiò la vista, niente, non era proprio capace.

Ma quanto ci mette?” Ringhiò.

“Troppo.” La voce fredda di suo fratello, appoggiato come lui a quello squallido muro.

Uno sparo, una porta che sbatte e Koga uscì da uno stretto vicolo di metropoli.

“Muovetevi.” Disse, prima di fiondarsi in macchina.

Inuyasha andò alla guida della vecchia Mercedes classe C, nera come la notte che li avvolgeva.

“Tutto a posto?” Chiese, una volta imboccata la superstrada.

“Quel figlio di puttana ha avuto quel che si meritava.  Rispose Koga accarezzando la fedele Beretta.

“Ancora non capisco perché ti sei ridotto a usare quella, sei la vergogna degli youkai.” Dal sedile posteriore, parlò Sesshomaru.

“Ripetilo!” Koga con un gesto felino appoggiò l’arma sulla tempia di Sesshomaru.

“Non hai le palle.” Non si mosse, e neanche si degnò di guardarlo.

“Dici?” Il grilletto della pistola si mosse appena.

“Ci vado di mezzo io se vi ammazzate qua... una volta arrivati potete pure sfogarvi come vi pare.” Inuyasha era alterato, ci mancava solo ritrovarsi con due cadaveri in macchina.

“Zitto tu! Non lo faccio solo perché sono fedele al capo. Koga ripose l’arma nella tasca interna della giacca, inserendo la sicura.

Inuyasha svoltò verso una strada sterrata, per poi fermarsi davanti a una villa imponente, che faceva impallidire le vecchie case tutte intorno.

Andiamo, siamo già in ritardo.” Disse l’hanyou, scendendo senza chiudere la portiera.

Koga si avvicinò al citofono dorato e premette un piccolo bottone di acciaio.

“Chi è?” Rispose una donna.

“Tua madre” Koga represse una risata.

Un suono metallico li avvertì che il cancello si stava spalancando, entrarono.

Pur avendo visto almeno un migliaio di volte quel giardino, rimasero lo stesso stupiti. Era immenso, almeno tre campi da calcio, e una specie di foresta tropicale cresceva rigogliosa, intorno al vialetto di mattone. Per tutto il tragitto Koga e Sesshomaru si scambiarono sguardi di fuoco.

Bussarono alla porta, una grande porta di legno pregiato. Lì tutto sembrava… decisamente esagerato.

Kikyou aprì, mostrando uno dei suoi sorrisi più gelidi.

“Era ora. Vi sta aspettando.”

“Anche a me fa piacere vederti Kikyou. Ghignò Inuyasha varcando la soglia, adoravano sfotterla.

Ma come, tutti e tre?” Chiese Koga. Era strano, di solito il capo vedeva una persona alla volta.

Si tutti e tre.” Rispose Kikyou, voltandosi per andare ad aprire un'altra porta, quella del marito.

Entrarono. Era quasi buio là dentro, solo una piccola abatjour intiepidiva la stanza.

“Bene bene… i miei tre pargoli sono tornati all’ovile. Un uomo parlò, era di spalle.

“Com’è andata?” chiese senza altri giri di parole.

Koga si fece avanti.

“Liscio come l’olio boss. L’ho fatto fuori personalmente.” Si mostrò compiaciuto.

“Carissimo Koga, forse tu non sei a conoscenza delle ultime notizie... Sempre di spalle. Inuyasha si stava innervosendo, perché non si preoccupava neanche di voltarsi quel dannato?

“Quali ultime notizie?” Koga impallidì. Sperò ardentemente di non aver fatto casini.

“I federali ci sono addosso, la morte dell’avvocato Takemashi non passerà inosservata. Disse, con quella voce spettrale e inquietante che solo lui possedeva.

 “Idiota.” Naraku si voltò, e con un sorriso dipinto nel volto, estrasse la sua calibro Magnum dalla tasca, premendo il grilletto.

Fu un attimo, Koga cadde a terra pesantemente, con gli occhi ancora spalancati per la sorpresa. Schizzi di sangue impregnarono la giacca grigia di Sesshomaru, il quale non fece una piega.

Che vi serva da lezione. Andate.” Naraku li congedò. Inuyasha prima di andarsene lo vide di sfuggita afferrare uno dei suoi sigari cubani da mille dollari l’uno.

“Tieni, è il prossimo. Kikyou mise bruscamente in mano a Inuyasha un foglietto, prima di accompagnarli verso l’uscita di quel maniero.

Una volta fuori, Inuyasha si lasciò andare.

“Dannato bastardo... ma hai visto come l’ha ucciso? Si è divertito... l’hanyou strinse i pugni. Odiava lavorare per quell’essere…

“Ormai ci sei dentro, non puoi tirarti indietro. Sesshomaru sembrò aver letto la mente del fratello.

“Lo so, ma… ” balbettò Inuyasha.

“Niente ma. Sali.” Sesshomaru salì in macchina, questa volta guidava lui. Un contrariato Inuyasha lo seguì sedendosi di fianco.

Dov’è?” Chiese Sesshomaru.

L’hanyou lesse il foglio piegato in due che gli aveva dato Kikyou poco prima.

“Il 17 di Evergreen street, secondo piano.”

Sesshomaru mise in moto, conosceva quel posto, veramente malfamato.

Mentre le file di lampioni riempivano di luce giallastra il corpo dell’hanyou, un solo pensiero gli attraversava la mente. ‘Chi cazzo me lo fa fare...’

“Vai tu.” Disse Sesshomaru, tirando il freno a mano. “Ti aspetto qui.

Inuyasha sbatté la portiera, fece qualche passo e aprì il portone di quel palazzo scalcinato.

C’era l’ascensore… no, probabilmente ci sarebbe crepato in quella trappola arrugginita. Decise per le scale. Prima rampa, seconda rampa, arrivò di fronte a una porta di legno tarlata. Neanche perse tempo a forzarla, era aperta. Subito gli saltò al sensibile naso l’odore acre della polvere, tipico delle case sfitte. Nel buio totale, fece attenzione a non urtare niente, dopotutto era un hanyou, ci vedeva abbastanza bene. Entrò in una stanza, probabilmente l’unica stanza da letto di quel sudicio appartamento. La porta cigolò. ‘Dannazione’ Per fortuna la persona nel letto si limitò a rigirarsi nel sonno. Inuyasha alzò il Revolver, sistemando con un flebile click il silenziatore. Doveva ucciderlo, era un testimone pericoloso. Si avvicinò di più, a piccolissimi passi. Fu allora che vide il volto della sua preda, illuminato dalla luce lunare che filtrava dalla piccola finestra. Era una ragazza, ed era bellissima.

Abbassò di poco l’arma, quel tanto che gli bastava per osservare meglio i dettagli di quel viso. Dei lunghi capelli dai riflessi bluastri giacevano ribelli su quelle guance candide, con la mano sinistra, quasi istintivamente, accarezzò quella pelle. Delicata. Subito si ritrasse, sentendola fremere.

Mh…” La ragazza aprì gli occhi. Non doveva vederlo! Ma le sue gambe non volevano saperne di muoversi, rimase rapito da quello sguardo… non ne aveva mai visti di così intensi.

“Tu… sei qui per uccidermi…”  a Kagome non sfuggì la vista della pistola impugnata dall’hanyou.

Il cervello di Inuyasha si inceppò. Lui… cosa?

“...” Le parole morirono ancor prima di nascere.

“Fallo. Che aspetti?” Disse Kagome, di quella patetica vita, gliene importava poco o nulla. Non riuscì a trattenersi, gli occhi le si fecero lucidi.

Uccidere… quella ragazza? E perché? Che gli aveva fatto di male?

La mano cominciò a perdere fermezza.

Non si era mai fatto problemi, Naraku ordinava, lui ammazzava chicchessia… era forte, era spietato, era menefreghista, eppure per la prima volta adesso Inuyasha era… commosso. Come, come avrebbe potuto ucciderla? 

Sudava freddo. Se non lo faceva, il capo lo avrebbe punito come Koga.

Alzò il braccio, mirando direttamente sulla fronte della ragazza.

Non poteva. Ma doveva. Fissò per un ultima volta quegli occhi castani, imploranti, sull’orlo di inondarsi…

‘Al diavolo Naraku… che si fotta.’

“No. Io.. sono qui per proteggerti.” Gli uscì detto. Ma da dove gli veniva questa?

Senza pensarci un istante, Kagome si alzò dal letto e si gettò nelle braccia dell’hanyou, scoppiando in lacrime.

Inuyasha lasciò cadere a terra l’arma, con un tonfo. Appoggiò la testa su quella della ragazza, che non smetteva di singhiozzare.

“Dai calmati... sussurrò accarezzandogli lievemente la chioma corvina. L’hanyou fece per staccarsi da lei, aveva il volto in fiamme.

“Rimani ancora un po’… per favore…”  Kagome lo strinse ancora più forte, come se avesse paura. Inuyasha la assecondò, quella ragazza aveva un qualcosa di magnetico...

Un clacson rimbombò dalla strada.

“Vieni.” Disse Inuyasha, afferrandole una mano e trascinandola fuori.

Volarono sulle scale e salirono in macchina, lui e Kagome.

Sesshomaru si voltò verso i due.

Naraku ci ucciderà lo sai?” Disse, mettendo in moto. Ma all’hanyou parve vedere un mezzo sorriso disegnarsi sulla faccia del fratello…

  
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