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Autore: underground    19/05/2011    0 recensioni
Breve racconto incentrato sul tema della pazzia, vista non come malattia ma semplicemente diversità di vedere il mondo. Attraverso un viaggio fantastico si arriverà a comprendere qualcosa che la stessa protagonista non potrà forse mai capire.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spiriti incauti danzavano sotto le ampie fronde di un ciliegio. Senza paura né riserbo, si muovevano agili e graziosi tra l'ombra e la luce, incuranti ch'io stessi a guardare. Distolsi d'un tratto lo sguardo, per mirare affascinata un'enorme falco che, dopo aver compiuto qualche virtuosa acrobazia nel cielo dorato, si posò tranquillo accanto a me.
Ma poi subito il mio sguardo venne attirato dalla stupefacente visione d'una crepa nel cielo; nonostante fossi abituata alle stranezze, questa m'apparve come un'esagerazione, e non volli credere che fosse reale finchè una lucente ad aggraziata figura discese da quello spiraglio, e facendosi strada tra le candide nubi arrivò finalmente al mio cospetto.
Era un'entità vagamente definita, con aspetto e lineamenti che cambiavano di continuo. Non disse una parola, ma gentilmente mi porse la mano, che io, piena di sgomento ma al contempo curiosa come non mai, accettai immediatamente.
Fluttuando lentamente nell'aria tiepida, attraverso le nubi, ci avvicinammo alla volta mutilata del cielo; e nel mentre vedevo ciò che prima contemplavo con gioiosa meraviglia farsi comune ai miei occhi, sempre più lontano in senso fisico e spirituale.
La figura luminosa che mi guidava si volse e mi fece oltrepassare con garbo quell'enorme crepa nera, che soltanto ora capivo quanto fosse terrificante. Ma non potevo più tornare indietro ormai, e d'altra parte la curiosità che provavo avanzava di pari passo con la paura.
Giunta all'altro capo però mi trovai letteralmente spiazzata, e non riuscii a trattenere un grido di spavento, o forse di sorpresa. Non ero affatto capitata in un altro mondo, nello spazio o pensieri fantascientifici del genere: mi trovavo davanti ad uno specchio di realtà.
Tutto ciò che vedevo era me stessa comodamente seduta in una poltrona nel porticato, intenta ad ammirare i piccoli fantasmi argentati sotto gli alberi, le cortecce di questi ultimi che prendevano forme nuove ed inaspettate, gocce di pioggia che salivano anziché scendere.
Io vedevo me stessa e me stessa vedeva me, e non potevo fare altro che incrociare il mio stesso sguardo o stare ferma o muovermi o parlare, ogni cosa facessi o pensassi l'avrei capito anche dall'altra parte. Mentre pensavo a questi singolari paradossi, il luccicante spirito che mi aveva accompagnata in quella realtà inesistente -e al contempo più che mai reale- mi fece segno che bisognava andarsene.
A dire il vero, era proprio ciò che più arditamente speravo, così seguii il mio misterioso compagno nel seguito del nostro strano viaggio.
Come un'illuminazione mi giunse alla mente un'immagine di fuoco, e prima di poter rendermene conto, mi trovavo tra le fiamme. In cui io però non bruciavo, e stavo anzi iniziando a pensare che non fosse altro che un incubo quando, immediatamente, quasi come una risposta al mio dubbio, realizzai di stare affogando nel lago vicino a casa mia.
Lottai come una disperata per raggiungere la superficie, ma subito provai una delusione immane ed una tristezza come mai prima ne avevo fatta esperienza: il mio luminoso accompagnatore era sparito, così come tutto ciò che avevo visto e sentito. Rimanevano gli allegri spiriti sotto il ciliegio, che però si ritrassero alla mia vista, e piena di malinconia ammisi a me stessa che qualcosa doveva essere accaduto.
Forse non avevo saputo sfruttare la mia occasione, ed aprire la mente anche a tutto ciò che non avesse una minima parvenza di realtà? Al che avrei certo potuto continuare nel mio folle viaggio e pensare a tutto come parte del mio essere, in un vortice d'universale empatia alla quale mi predisponeva quella luce informe che altro non era (ora comprendevo) se non la proiezione delle più alte ambizioni umane.
Ma, mentre riflettevo sulla mia ingenua sventatezza, il cielo ormai integro si tinse di calde tinte furiose; e soltanto una fugace occhiata al Sole mentre spariva all'orizzonte mi bastò per una nuova visione di meravigliosa armonia. Di modo che, quando mi ritirai, presagii che il mattino seguente non sarebbe forse rientrato nei canoni dell'umano familiare sentimento di normalità.
  
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