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Autore: Severia85    20/05/2011    4 recensioni
Severus Piton prova a salvare la vita di Silente con una pozione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questa storia ha vinto il decimo turno del concorso Lotta all'Ultimo Inchiostro sul forum di Magiesinister. Il tema era proposto dal giudice era: Severus distilla una pozione.

Finalmente era arrivato il gufo che aspettava: un commerciante di dubbia integrità morale gli aveva procurato l’ultimo ingrediente che mancava; certo sarebbe costato un occhio della testa, ma il sangue di unicorno era davvero indispensabile per realizzare quello che aveva in mente. Quella sera, Severus Piton lasciò la scuola per recarsi a Notturn Alley, dove concluse l’affare.
Poco più tardi, sul tavolo del suo ufficio erano allineate ampolle e fiaschette contenenti tutti gli ingredienti che aveva intenzione di utilizzare. Da settimane ormai, studiava libri di alchimia: non aveva di certo la pretesa di riuscire a ricreare la Pietra Filosofale, eppure sperava di riuscire a distillare una pozione che avesse effetti simili.
Mentre nel calderone sobbolliva già un infuso di artemisia, Piton si mise a pestare con energia i corpi di tre scarabei; quando li ebbe ridotti in una polvere finissima, mescolò quest’ultima al sangue di salamandra e al succo di melagrana: questo impasto avrebbe garantito il rapido recupero delle energie. Severus Piton continuò a lavorare per un’altra ora senza sosta: le sue mani si muovevano guidate dall’esperienza e le profonde rughe che gli solcavano la fronte mostravano tutta la sua concentrazione. Dopo aver aggiunto del fegato di drago, si mise a mescolare con lentezza e precisione, sussurrando più volte lo stesso incantesimo. Il professore di Pozioni si chinò a controllare il tenore del fuoco, alzò un poco le fiamme e un leggero fumo violaceo iniziò a salire verso il soffitto. Piton guardò con soddisfazione le sfumature di colore che venivano a mano a mano assunte dal materiale lavorato e che rispecchiavano i suoi calcoli; poco dopo, abbassò il fuoco per evitare che il composto si addensasse troppo; quando la pozione divenne azzurro chiaro, Severus si preparò a versare il sangue di unicorno: era il momento cruciale e la sua mano tradì un lieve tremito; cinque gocce argentate caddero nel calderone e, come un sasso lanciato nell’acqua, in cerchi concentrici colorarono la pozione di rosso scuro. Severus spense immediatamente il fuoco e versò il contenuto del calderone in un alambicco, collegò quest’ultimo ad una serpentina e pose il tutto su una fiammella. Ci vollero circa venti minuti prima che il liquido rosso cominciasse a bollire e i suoi vapori salissero e si mescolassero nella serpentina per cadere, alla fine, in un’ampolla pulita. Severus osservò il procedimento con trepidazione, poi sollevò l’ampolla, studiò la pozione che dopo la distillazione aveva assunto una tonalità più chiara, l’agitò con cautela e, infine, tappò la fiaschetta.

Severus Piton sedeva rigido nello studio di Silente: era notte fonda, tuttavia entrambi i maghi sembravano perfettamente svegli. Il vecchio preside si rigirava tra le mani l’ampolla, contenente il liquido rosso che il suo giovane insegnante di pozioni gli aveva appena porto.
“È molto concentrato: ne basteranno tre gocce al giorno. I primi effetti dovrebbero incominciare a vedersi tra una settimana. Questa volta sono sicuro che funzionerà.”
La voce di Piton tradiva un’insolita emozione, e i suoi occhi non si staccavano da quelli del Preside.
“Ti ringrazio molto, Severus,” rispose Silente, con un’espressione stanca. “Ma ancora non capisco perché ti affanni tanto: questa è l’ennesima pozione che mi prepari, l’ennesimo tentativo che fai per salvarmi la vita. Il mio destino però è già segnato e anche se tu dovessi trovare un rimedio per guarirmi, saresti ancora e comunque legato alla promessa che mi hai fatto.”
Il mago più anziano aveva parlato con calma, ma con una nota di impazienza nella voce.
Severus si alzò di scatto, con lo sguardo accecato dalla rabbia e le mani strette a pugno così saldamente da sbiancare le nocche; si diresse alla porta e sforzandosi di controllarsi aggiunse, con tono piatto:
“Tre gocce, alla mattina. Mi raccomando.”

Davvero non riesci a capire perché mi affanno tanto, vecchio pazzo che non sei altro? Davvero non capisci perché sto provando disperatamente a salvarti la vita? Per te è tutto semplice: hai il tuo piano in mente e la mia parola che ti ucciderò al momento opportuno; il resto non conta. Della mia anima non ti importa, non ti pesa il mio dolore. Forse hai ragione: sto sprecando tante energie per una persona alla quale non interessa nulla di me. Ma io farò di tutto per guarirti: sono un bravo pozionista e troverò la cura per eliminare la maledizione che ti ha colpito, anche se questo mi costerà la vita. Questa guerra ha più bisogno di te che di me e io non voglio assolutamente ucciderti.
Perché mi affanno tanto? Perché ti voglio bene, nonostante tutto.

  
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