Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: AndreaDellaRovere    20/05/2011    1 recensioni
Sconosciute, amiche, amanti: amanti, amiche, sconosciute.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ombre

 
Sconosciute, amiche, amanti: amanti, amiche, sconosciute.
Charlotte la fissò esterrefatta, domandandosi chi fosse la persona che aveva di fronte e le parlava priva di senno.
Un tempo le era parsa così bella: emanava un bagliore particolare, così fine e delicato, unico nel suo genere, ma all’improvviso era divenuta più opaca di una lastra di rame ricoperta di ruggine, simile a una di quelle vecchie case coloniali che vengono soffocate dal muschio e dall’edera; poi, era stata vittima di un lento processo di metamorfosi all’insegna della trasparenza: in principio, le era scomparso il sorriso assieme alle fossette, poi la dolcezza negli occhi, i lunghi capelli che riflettevano la luce del sole erano divenuti grezzi filamenti, il corpo, snello e morbido, vuoto e magro: si era uniformata alla schiera di ombre disumanamente umane che vagavano sul suolo, incapace di emettere alcun suono per Charlotte udibile. La donna che amava si era gettata tra le fauci della Dissolvenza, si era lasciata soggiogare e risucchiare in quel mondo dove si vive in nome della NonVita, ove il provare sentimenti è un reato e v’è chi finisce in prigione perché ragiona con il cuore (alcuni sono morti in nome di quell’amorevole Dio crudele). Charlotte aveva tentato di andarla a cercare in quelle lande desolate, secoli addietro desertiche e ora sovraffollate come innumerevoli metropoli, e aveva scansato gente, era ripetutamente caduta a terra, era stata calpestata, derisa, accusata di turpitudine gnostica, ma non si era mai arresa: aveva continuato a camminare, a cercarla nel bel mezzo della bruma, finchè un dì l’aveva trovata:
la sua donna se ne stava seduta a terra, a fissare il proprio riflesso rigettato da uno specchio: gli occhi scuri erano vuoti, spenti, e si guardava priva di pensieri, senza emozione, come se non avesse nulla dinanzi, ricurva, scheletrica, stava immobile: pareva che il gelo l’avesse travolta.
Charlotte si avvicinò e le posò una mano sulla spalla. Non reagì. La chiamò per nome. Non rispose. Le si sedette accanto. Non la percepì. La scosse. Levò gli occhi di carbone. Li posò su di lei. La guardò. Ma non la vide. Tornò a fissare se stessa. Ancora. Per sempre.
Charlotte comprese: era finita, l’aveva perduta.
Rimase pietrificata in una posa disperata e si scrutò le mani, come se in quei solchi e sentieri che le rigavano i palmi vi potesse essere una risposta, come se il futuro si fosse trovato proprio lì, dove mai nessuno avrebbe seriamente pensato di poterlo scovare, ma non vi lesse nulla; così prese ad esplorarsi l’epidermide, poiché tra quei segni indelebili doveva pur esserci un segnale, un qualcosa in grado di farle capire come avesse potuto perderla in quel modo, e vi passò sopra i polpastrelli, la pizzicò, ma nulla; così la graffiò e osservò quelle piccole pozzanghere di dolore affiorare, ma niente, niente: vagava nella vaghezza del vuoto. Allora si trovò a pensare che avrebbe voluto smettere di sentire ed ebbe paura: avvertì un freddo improvviso strisciarle sulla schiena e lungo le vertebre, scendere e scivolarle sui fianchi e muoversi fino ad accarezzarle la pancia e salire, un poco; e quando quel tocco iniziò a divenire piacevole, caldo, intuì quanto fosse in realtà pericoloso: lasciarsi andare all’ardita atarassia avrebbe significato rimanere in etterno esanime tra anime rovinate.
Si alzò vacillando, con il cuore che le cadeva a pezzi da quanto batteva, e prese a correre, senza sapere dove andare, scontrandosi con i passanti, con le risate e le parole derisorie; ignorò il dolore alle gambe, i lividi che le si stavano formando sugli arti, poiché nulla importava dal momento che l’aveva perduta, e semplicemente continuò, non sapendo come, e tornò al punto di partenza, seduta davanti a lei.
«Ho detto», ripeté Michelle, «che quel ragazzo è davvero bello e credo mi stia puntando».
«E perché non vai a parlarci allora?» le domandò non riuscendo a nascondere l’evidente disprezzo.
«Perché sono uscita con te: ti avevo promesso una serata tra amiche.»
Charlotte trasalì. Sentì echeggiare nella mente madida di sdegno quella parola: amiche.
Amiche da quando?, avrebbe voluto domandarle. Amiche da quando lei l’aveva baciata e aveva parlato di amore? O amiche da quando era divenuto palese che erano amanti?
«Non soffocare i tuoi desideri per me», le rispose alzandosi dal tavolo.
«Dove stai andando?» le domandò per un attimo spaesata, talmente convinta che mai e poi mai si sarebbe mossa, ma che sarebbe rimasta per sempre accanto a lei.
«Devo andare in bagno. E colgo l’occasione per smettere di intralciarti.»
Se ne andò e quando fu arrivata alla fine della sala, davanti al corridoio del bagno, si volse e vide il ragazzo andare verso la sua donna e lei sorridergli. Corse verso la porta, entrò come una furia nel cesso squallido e vomitò disperazione.
 
Sconosciute, amiche, amanti: amanti, amiche, sconosciute.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: AndreaDellaRovere