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Autore: Joy    20/05/2011    4 recensioni
"Ok, signorina." le dissi, passandole un braccio sotto le ginocchia. "Ti porto a casa."
E mi avviai verso l’uscita con lei tra le braccia.
Damon/Elena.
Prima classificata al contest "In love with them" indetto da Sevvie e portato a termine da BS.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IN LIBERO VOLERE

TITOLO: In libero volere
NICK: (efp o forum fate voi): Joy (su efp), Joy° (sul forum).
PAIRING SCELTO: Damon/Elena.
NdA (facoltativo): Ambientazione post serie, what if, OOC giustificato.



 

 

IN LIBERO VOLERE

 

 

Quella sera il Mystic Grill era affollato, più del solito. Lasciai che la porta si chiudesse alle mie spalle e improvvisamente realizzai che era sabato.

In quel periodo i giorni tendevano a confondersi, mischiandosi gli uni con gli altri, e non sapevo mai a che punto della mia esistenza fossi.

-Damon!-

Caroline mi corse incontro, sottraendosi alla folla ciarliera. –Per fortuna sei qui.-

-Dov’è?- le chiesi senza perdere tempo e lei m’indicò la porta che dava sui locali di servizio, nel retro.

Mi ci precipitai.

Lei era là, china sul tavolo della cucina, la testa appoggiata alle braccia. Seduto al suo fianco, Matt, grave in volto, gli porgeva inutilmente una tazza di caffè.

-Elena.- la chiamai, sperando almeno che non si fosse ridotta peggio delle altre volte.

Ma lei alzò subito la testa e mi rivolse un sorriso stralunato. –Damon!- gridò.

Si alzò barcollante dalla sedia e dopo essere indegnamente inciampata sui propri piedi, mi si catapultò tra le braccia.

-Damon…- mormorò di nuovo, mentre mi stringeva.

Sentire il mio nome, pronunciato da lei con gioia sincera, confuse ogni mia ragionevole preoccupazione. Mi tolse il fiato e per un istante la strinsi forte, desiderando solo chiudere gli occhi di fronte alle motivazioni che la spingevano ad un comportamento così insolito per lei.

E tuttavia, mi costrinsi a respingerla.

La scostai da me con rammarico e le sollevai il mento con la mano.

-Sei ubriaca, ragazzina.- le dissi. –Di nuovo.-

Lei mise su un broncio che mi ricordò pericolosamente Katherine e puntò il dito contro Matt. Sulle unghie portava uno smalto scarlatto che non le si addiceva.

-Lui è cattivo con me.- biascicò –Non vuole darmi neanche un bacio!-

Incontrai brevemente lo sguardo affranto e preoccupato del ragazzo.

-Perché puzzi d’alcol come un barbone, dolcezza.- le risposi, scostandole i capelli arruffati dalla fronte.

Lei vacillò di nuovo e rise senza motivo, ma aveva lo sguardo triste e vuoto, come ogni volta che la trovavo in quelle condizioni.

-Ok, signorina.- le dissi, passandole un braccio sotto le ginocchia. –Ti porto a casa.-

E mi avviai verso l’uscita con lei tra le braccia.

 

***

 

Si addormentò lungo il tragitto.

Non si svegliò neanche quando la sollevai per portarla in casa e continuò a dormire per diverse ore, rigirandosi inquieta nel mio letto.

Passai la notte ad osservarla e a maledire me stesso, perché non ero mai stato in grado di aiutare nessuno, e meno che mai la donna che amavo.

Si svegliò che era quasi pomeriggio, con enormi occhiaie sotto gli occhi e lo sguardo confuso. Si alzò dal letto, portandosi quasi istantaneamente una mano alla testa e si lasciò sfuggire un gemito strozzato.

-Buongiorno.- esclamai allegro, porgendole una tazza di caffè nero. L’accettò con uno sguardo di muto ringraziamento.

-Cosa ho fatto, stavolta?- domandò poi, la voce ancora impastata dal sonno e dall’alcol.

-Quello che fai tutte le volte, Elena.- mi permisi di farle notare, con malcelato rimprovero. –Ti sei ubriacata, hai fatto la stupida per un po’, Caroline e Matt mi hanno chiamato e io ti ho portata qui.-

Si passò stancamente una mano sul viso, chiuse gli occhi e barcollò leggermente.

Mi precipitai al suo fianco, afferrandola per la vita perché non cadesse e la sentii abbandonarsi con fiducia contro di me.

-Mi gira la testa.- sussurrò lieve.

-Mi stupirei del contrario.- le risposi, sospirando piano per il calore che mi procurava l’averla tra le braccia.

Nascose il viso nell’incavo del mio collo; la sua fronte contro la mia pelle gelida sembrò febbricitante.

I capelli mi sfiorarono il viso, sapevano di fumo.

Rimpiansi il suo consueto odore di zucchero e vaniglia, che solo qualche mese prima avevo ritenuto eccessivamente infantile, e pregai che sotto lo smalto scarlatto, sotto il sentore di alcol e sigaretta, esistesse ancora la vecchia Elena.

-Dovrei usare il bagno.- disse scostandosi da me, dopo un istante e riportandomi duramente alla realtà

-È a tua disposizione.- le assicurai, continuando a sorreggerla finché non fui sicuro che sarebbe stata in grado di stare in piedi da sola.

 

 

***

 

Quando mi raggiunse in salotto era già pomeriggio inoltrato.

Si affacciò timida e rimase in piedi contro lo stipite della porta, aspettando una mia qualsiasi reazione.

Portava i capelli sciolti, lisci e morbidi, in ordine come lo erano sempre stati, e indossava alcuni miei vestiti che le andavano decisamente larghi.

Sembrava molto più giovane e sperduta.

-Mi dispiace per stanotte, Damon.- disse d’un tratto, e per la prima volta dopo molto tempo, la sua voce mi parve quella di quando la conobbi.

Sollevato, le feci cenno d’entrare e tentai persino di abbozzare un mezzo sorriso.

Ma lei rimase seria e in silenzio; si sedette di fianco a me sul divano e posò qualcosa sul tavolino adiacente.

Sentii il metallo tintinnare contro il ripiano di cristallo e riconobbi il suo ciondolo. Le scoccai un’occhiata interrogativa e la vidi abbassare lo sguardo imbarazzata.

Notò la bottiglia di whisky e il mio bicchiere, ancora mezzo pieno.

-Hai bevuto abbastanza, ragazzina.- intervenni, togliendo prudentemente entrambi alla sua vista.

I suoi occhi tornarono a fissare il vuoto, percepii il suo conflitto: era indecisa se parlare o meno.

-Cosa significa questo, Elena?- la spronai, accennando al ciondolo sul tavolino, che di certo non prometteva niente di buono.

-Elena…- insistetti, scostandole con delicatezza i capelli dal viso.

Lei sollevò il volto e mi fissò intensamente, con sguardo disperato.

-Voglio dimenticare, Damon.- mi disse d’un fiato. –Voglio dimenticare tutto.-

Mi fece male sentirglielo dire, più di quanto diedi a vedere.

Rimasi immobile, mentre lei mi afferrava il braccio con la forza di chi non vede altra scelta; sentii le sue unghie incidermi la pelle.

-Ti prego.- implorò. -Voglio dimenticare tutto quello che è successo negli ultimi due anni.-

Mi sciolsi bruscamente dalla sua presa e mi alzai di scatto.

-No che non vuoi, Elena.- le risposi con durezza, senza neanche guardarla. Forse ero io a non volerlo…

-Non puoi desiderare questo.- e cercai di convincere anche me stesso. –Non puoi rendere tutto vano.-

Quando tornai a guardarla, lei piangeva. Il senso di colpa mi si rovesciò addosso.

Lo odiai e odiai anche lei per questo, ma non riuscii a trattenermi dal prenderla tra le braccia.

-Non voglio più andare avanti così.- farfugliò, nascondendo il viso contro il mio petto. Le sue lacrime m’inzupparono la camicia e mi bruciarono la pelle….

Accantonai il rancore e le accarezzai dolcemente i capelli. –Passerà.- la rassicurai.

Lei scosse il capo, si ritrasse da me e si asciugò gli occhi.

-No.- mi rispose. –Non passerà.-

-Non finché continuerai a comportarti come Katherine.- concordai, gettandole in faccia la verità senza alcun riguardo.

Lei mi osservò ferita.

-Sai che questo non lo riporterà indietro.- continuai, afferrando il ciondolo e agganciandolo nuovamente al suo collo, come avevo fatto altre volte in passato.

Poi posai entrambe le mani sul suo viso. –Torna ad essere l’Elena che una volta mi ha dato fiducia.- le sussurrai, prima di sfiorarle la bocca con le labbra.

 

 

***

 

Non successe niente quella prima notte.

Rimase accoccolata sul divano, contro di me, giocherellando distrattamente con la mia mano e il mio anello; lei al collo ne portava uno uguale, che per centocinquant’anni era stato al dito di mio fratello. Li confrontò senza parlare, del tutto assorta nei suoi pensieri.

Ma quando venne il momento di salutarsi, mi sorprese con un bacio leggero sulla guancia. Mi fissò con sguardo limpido e finalmente percepii in lei una quiete che non vedevo da molti mesi.

-Possiamo vederci, domani?- chiese, prima di andarsene.

Abbozzai un sorriso.

-Ogni volta che vuoi.- le risposi.

 

 

***

 

-E così, adesso state insieme.-

Non è una domanda, per cui non mi prendo il disturbo di rispondere.

Osservo mio fratello, mentre si rigira tra le mani un bicchiere di whisky.

Non mi guarda.

Il locale dove ci siamo incontrati è ormai deserto. Una cameriera rassetta svogliatamente i tavolini lasciati in disordine, l’orario di chiusura è prossimo.

-Meglio così.- riprende dopo un istante. –Adesso potrà essere felice.-

Non sopporto il suo tono da martire.

-È stata male, Stefan.- sibilo, stringendo i pugni. –Male, per mesi.-

Lui si limita ad annuire, tenendo lo sguardo basso.

La rabbia diventa incontrollabile.

-Per Dio, Stefan!- mi ritrovo a gridare.- Non hai nient’altro da dire?!-

In meno di un secondo mi ritrovo sbattuto contro la parete, le mani di mio fratello inchiodate alle spalle.

-Non avevo scelta, Damon!- ringhia a pochi centimetri dal mio viso. –Non avevo scelta! Katherine…- mi lascia andare con la stessa rapidità con cui prima mi aveva afferrato e si passa stancamente una mano sul viso. –Sarebbe stato un massacro.-

Lo osservo, mentre la sua furia si placa, lasciando intatto il dolore. Avrei preferito vedermela con la sua rabbia piuttosto che con questo.

Ha rinunciato alla donna che amava, sottoscrivendo un ricatto e ha abbandonato per sempre la luce del sole, perché lei non dubitasse mai della sua morte.

… O forse perché dopotutto, non ci sarebbe più stata alcuna luce. Non senza di lei.

Mi volta le spalle e prima di andarsene, si preoccupa di soggiogare la cameriera; immagino che nessuno debba ricordare di averlo visto vivo.

Eccetto me.

-Prenditi cura di lei.- mormora prima di chiudere la porta alle sue spalle.

-Lo prometto.- sussurro in risposta, ma lui è già sparito nel buio della notte.

 

 

FINE.

 

Questa storia, scritta ere geologiche fa, si è classificata prima al contest “In love with them” indetto da Sevvie e portato a termine da BS.

Lessico e Grammatica: 19.5/20
Caratterizzazione: 8.5/10
Originalità: 9.5/10
Gradimento personale: 9.5/10
TOTALE: 47/50

COMMENTO
Devo ammettere che io odio l’OC. È una cosa che non ammetto e che mi infastidisce, perché, forse, sono troppo affezionata ai personaggi originali per riuscire a vederli diversi da come li ho sempre visti, infatti ero un po’ timorosa nel valutare questa storia, visto la tua premessa. Eppure, devo ammettere, che mi è piaciuta tantissimo.
L’OC c’è, è vero, e si nota molto, ma è giustificato comunque dagli eventi.
Naturalmente questo per quanto riguarda Elena, gli altri personaggi mi sembrano decisamente IC.
L’idea è decisamente originale, non molto nel fatto che Damon resta a consolare Elena mentre Stefan non c’è, quanto più nel finale. Sicuramente non mi sarei aspettata che Stefan fosse ancora vivo.
Il lessico è buono ed ho amato il tuo stile, è semplice e scorrevole e invoglia il lettore a leggere.
Non ci sono errori, fatta eccezione per due, un errore di distrazione verso la fine (“sussurrò” invece di “sussurro”) e un piccolo sgarro all’inizio (“Mi ci precipitai”), non è scorretto, ma sarebbe stata meglio un’altra forma, così il pezzo sarebbe filato più liscio.
In conclusione posso dire che questa storia mi è piaciuta davvero tanto.

 

  
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