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Autore: Scarlett Sakura    20/05/2011    2 recensioni
Ogni volta che osservo quel moccioso la mia memoria va a lei…
[5° classificata al contest "Che la sorte sia con te." indetto da Shizue Asahi.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Koishan Sokujo
Personaggi principali: Zaho, sorpresa.
Genere: introspettivo, malinconico, triste.
Rating: giallo
Avvertimenti
: het, missing moment, one-shot, what if?
Introduzione: Ogni volta che osservo quel moccioso la mia memoria va a lei
Pacchetto scelto: aria
Note dell'autore (non obbligatoria): ho inserito il raiting giallo per pura precauzione.

 

 

 

 

 

La maschera di fuoco

 

 

 

 

 

Vi è un tramonto davvero bellissimo, nulla da dire. Nella nazione del fuoco si possono ammirare i tramonti più belli del mondo.

Sospiro stanco. Anche oggi ho sgridato Zuko e, ancora una volta, l’ho guardato con odio. Sento il suo sguardo addosso, colmo di malcelata rabbia e profonda amarezza, e con esso, anche gli occhi dei miei uomini.

<< Saper sorridere alla morte fa di lui un grande guerriero. >> sussurrano tra di loro ammirati. Solo perché ho sempre sfidato delle intemperie non vuol dire che sia diventato un eroe. Mi viene da ridere pensando a tutto il rispetto che nutrono per me. Immaginassero quanto questo “grande uomo” sia stato debole di fronte ad un’altra persona.

Ogni volta che osservo quel moccioso la mia memoria va a lei. Ursa, l’unica donna che abbia mai amato.

Ricordo ancora la prima volta che la vidi: bella, pura e immensamente innocente. Ho sempre pensato che Ozai non la meritasse, e lo penso tutt’oggi.

Mai, nemmeno nei miei sogni più remoti, avrei sperato di riuscire ad avvicinarla, figuriamoci conquistarla.

Mi sembra ieri che accade tutto. Invece sono passati anni da allora.

Piangeva quel giorno, stava diventando un’abitudine ormai. Ero fuori dal palazzo a godere della frescura serale immerso nel profumo delle rose che addobbavano il giardino. Fu allora che la vidi, era di schiena, ma l’avrei riconosciuta ovunque. Notai le sue spalle scosse da singhiozzi e mi avvicinai cauto.

<< Che cosa le è successo? >> le domandai con fare formale, esattamente come si addiceva al mio rango.

<< Nulla, non si preoccupi. >> si asciugò in fretta il volto mascherando la tristezza con un falso sorriso. << Stavo contemplando le rose. Lei, invece? >>

<< Mi stavo annoiando alla festa, è sempre la stessa solfa ogni volta. >> poi, come colto da un pensiero improvviso, mi accorsi di un particolare.

<< Non ha ballato con il Signore del fuoco neanche una volta. >> il suo volto si rabbuiò di colpo ed io mi maledii per la mia lingua inopportuna.

<< Le chiedo scusa, non avrei dovuto. Forse preferite restare sola. >> feci per andarmene, ma la sua dolce voce mi bloccò:

<< Aspetti, non vada, la prego. Resti ancora un po’ con me. >> mi fermai sul posto ancora indeciso, ma poi le mie gambe si mossero da sole e tornai sui miei passi. Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti - che io persi nella contemplazione della Signora del fuoco - finché non decisi di romperlo, non potendone più di quella quiete.

<< Suo figlio Zuko sta facendo grandi progressi. >> a quelle parole, lei sorrise dolcemente come immaginavo avrebbe fatto, il suo unico figlio maschio è la sola persona che riusciva ancora a renderla felice.

<< Sì è vero, diventerà un grande signore del fuoco. >> avrei voluto contraddirla e farle capire che, semmai ci sarebbe stato un altro signore del fuoco, questo non sarebbe stato Zuko. Lo sapevamo entrambi, ma preferii tacere.

<< Le va di ballare? >> mi ritrovai a chiederle, prima ancora di rendermi effettivamente conto di cosa le stavo dicendo.

<< Volentieri. >> presa la sua mano nella mia, ci perdemmo nella lieve melodia che si udiva provenire dall’interno del palazzo. Ci guardammo negli occhi, volteggiamo e ci riprendemmo per mano. Ancora oggi ignoro come facemmo a finire nella mia camera da letto, ed a fare l’amore con la mia signora. Non dimenticherò mai i suoi morbidi capelli neri, la pelle liscia e bianca, le labbra rosse come la bandiera della nostra nazione. Toccai i suoi capezzoli, talmente turgidi, attivi e caldi, che mi ricordavano i vulcani in piena eruzione. La sentii gemere di piacere quando entrai in lei con delicatezza e forza insieme. La amai veramente quella notte, con tutta la potenza del mio desiderio.

Per quanto sia stato indimenticabile, eravamo entrambi consapevoli che non ci sarebbe stato un futuro per noi. Fummo costretti a stare lontani, perché sapevamo che il fuoco accesso difficilmente si sarebbe spento.

Ed ora eccomi qui, su questa nave, in compagnia di suo figlio. Di questo ragazzo che io voglio e devo aiutare, ma che, al contempo, quasi odio. Almeno è ciò che tutti pensano, come no…

La verità è che sul mio volto porto una pesante maschera di fuoco. Ho sempre dimostrato di detestare quel ragazzo impertinente, ma in realtà voglio solo che diventi più forte. Nulla di meno. Non lo faccio per me stesso e neppure per lui, ma soltanto per lei.

<< Prenditi cura di lui. >> mi disse Ursa, all’epoca, e io sto cerando di mantenere questa promessa. Desideravo che sparisse, quel ragazzino oggetto del suo amore, ma, oggi come oggi, spero profondamente che lui sopravviva. Voglio che superi suo padre e che restituisca la giusta gloria a sua madre. Per questo continuerò sempre su questa strada, sì, porterò sul mio volto questa maschera per tutta la vita.

Non  importa quanto mi detesterà e che fine farò, l’importante è che riesca a raggiungere questo mio obiettivo. E forse, un giorno, potrò ricongiungermi a lei, al mio amore.

 

 

 

 

 

 

 

Fine.

 

   
 
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