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Autore: 1852    20/05/2011    4 recensioni
Bella, giovane diciottenne, è impegnata a divertirsi con le proprie amiche Alice e Rosalie ed i propri fratelli Emmet e Jasper, continuando a sognare un ragazzo che conosce appena e che non vede da anni. Lo stesso che finirà con il diventare il suo migliore amico: Edward Cullen,ragazzo dalla incredibile bellezza e nobiltà d'animo e con il quale partirà per Londra, anni dopo, alla ricerca del proprio posto nel mondo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buonasera e scusate l’ora! Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo questa storia, spero che il capitolo possa piacervi, a presto!
 

 
 
 
 
< Bella torniamo a casa >
 
< noi siamo a casa > e con un gesto eloquente indicò le pareti attorno a loro
 
< sai di che parlo >
 
< no Edward, francamente non lo so >
 
< a casa, dai nostri genitori >
 

 
< no, certo che no, dico solo che sarebbe bello rivedere tutti >
< tutti chi? >
 
< lo sai benissimo chi! >
 
< no, gli unici a saperlo siete tu e mio fratello, quel traditore! si può sapere cosa avevate da confabulare? >
 
< nulla, mi ha solo supplicato di convincerti a tornare >
 
< e il perché lo riesci ad immaginare? >
 
<è logico, manchi a tutti e soprattutto ai tuoi farebbe piacere vedere che stai bene e ...che non sei incinta >
 
< veramente si sono messi in testa una simile sciocchezza? >
 
< certo che stamattina sei più lenta del solito, ma secondo te può essere questo ciò che credono?!  Stavo solo scherzando! >
 
< uh, scusami tanto, come siamo suscettibili! >
 
< allora? >
 
< allora che? >
< adesso basta, vuoi o no fare contenti tutti e tornare a casa, così ci togliamo il pensiero e per un altro paio d’anni siamo a posto? > sembrava stanco ed esasperato
 
< mm >
 
< mm che? >
 
< mm va bene! >
 
< alleluia! Brava piccola, hai fatto la scelta migliore, adesso chiamo Jazz così la smette di rompermi la vita! >
Le diede un bacio lungo e passionale per poi chiudersi nella stanza accanto a parlare, vittorioso con Jasper.
 
Bella intanto ragionava da sola ad alta voce.
< certo, a lui cosa cambia? Nulla proprio nulla, si divertirà un mondo a casa, rivedrà i suoi parenti, casa sua, i suoi amici… > impallidì < Alice, Alice, Alice, e adesso? > crollò sul divano reggendosi il viso.
 
Edward prenotò i voli, sarebbero partiti a metà ottobre. A cena stavano mangiando una pizza seduti l’una sull’altro, alternando sorsi di bevande con baci. A metà cena si erano inconsapevolmente spostati sul divano baciandosi con forse eccessivo trasporto. Le mani di lui erano quasi conficcate nella pelle dei fianchi di Bella. Si fermarono per respirare.
 
< allora, mi dici cosa c’è che non va? È solo un viaggio a casa, non può essere così terribile >
 
< tu ad aspettarti hai solo baci e sorrisi, io ho lasciato un  deserto di lacrime >
 
< per i baci ci sono io apposta, e per il resto spogliati di questo tuo tono melodrammatico, sarai in vacanza, non sul palcoscenico >
 
< simpatico lui >
 
< dimmi qual è esattamente il centro della questione, perché se non c’è un motivo valido stiamo discutendo del colore dell’aria! >
 
< c’è una persona, una persona che non voleva che io partissi >
 
< continuo a non capire > si era irrigidito parecchio, soppesò con cura tutte le persone che si erano dimostrate contrarie alla loro partenza. Non poteva trattarsi ancora di suo cugino, si rifiutava di concepire una simile idea. La gelosia intanto lo rodeva. Lei dovette percepire la sua tensione perché si affrettò ad aggiungere:
 
< Alice, è di lei che parlo , c’è stata una brutta lite > e gli accarezzò il viso, rassicurandolo, mentre lui credeva di essere uno sciocco perché in quel momento quella che aveva bisogno di rassicurazioni era Bella. La stessa Bella che invece si era preoccupata più della sua reazione che dei propri problemi.
 
< ma non devi preoccuparti, vedrai che sarà tutto come prima, vi sentite anche per telefono, ormai la cosa è risolta e superata!  >
 
< no, non abbiamo risolto nulla, abbiamo solo temporeggiato e finto che andasse tutto bene. Poi il più delle volte nelle quali ci hai sentite parlare per telefono era stato mio fratello a passarmela dicendo a lei che volevo parlarle e a me che voleva parlare lei con me >
 
< e allora? Questa è l’occasione perfetta, so quanto vi volete bene, è ora di riconquistarti la sua amicizia! >
 
< non è così facile >
 
< ma non può essere impossibile, domani andiamo a comprarle un fantastico regalo > le baciò una guancia, poi la tirò su conducendola in cucina.
 
< hai il potere di minimizzare ogni cosa, non so se è un pregio alle volte, oppure se è sempre un difetto > finse di pensarci su. Lui cambiò argomento.
 
< perdona la mia brutalità, ma avrei una gran fame! >
 
< ecco perché passavamo metà della nostra vita a mangiare prima di metterci insieme >
 
< perché non potevo fare questo? > rispose lui baciandola.
 
< esattamente >
 
< direi che sei la miglior dieta mai creata! >
 
< ma quale dieta, se alla fine mangi più di prima nella metà del tempo! >
 
< insulsi dettagli, tesoro, insulsi dettagli! >
 
 
 
In giro tra le strade del centro, dopo aver concluso una estenuante quanto soddisfacente giornata di prove, Bella camminava tra le vetrine alla ricerca del regalo perfetto. Per Alice naturalmente. Edward le aveva proposto di aspettare che anche lui avesse finito la lezione per poi andare a comprarlo insieme, ma non se l’era sentita. Era una cosa che doveva fare da sola, glielo doveva. Non riusciva però a trovare nulla che l’ispirasse, nulla che le parlasse di lei ed il panico l’avvolse, perché c’era stato un tempo in cui tutto gridava la loro amicizia, ogni oggetto, parola, luogo. Ora era diverso. Erano cresciute, cambiate, si erano allontanate e non si conoscevano più, non si pensavano più. Tutto questo per colpa sua. Nessuno sapeva come erano andate le cose di preciso, nemmeno Edward, o Jasper. Tutti però sapevano quanto avevano sofferto a causa del loro allontanamento. Quando stava per lasciarsi prendere dallo sconfortò, le brillarono gli occhi, ma non per le lacrime. Davanti ai suoi occhi c’era il regalo perfetto per Alice.
 
Non appena Edward sentì armeggiare con la serratura scattò in piedi a stringere la sua Bella
 
< finalmente >
 
< Ed non respiro > lui sbuffò
 
< mamma mia, un po’ d’affetto ogni tanto non può mica farti male! >
 
Se ne andò in bagno sbattendo la porta. Lei lo seguì
< aprimi, dai, e scusa! >
 
< non c’è nulla di cui scusarsi e ora per favore allontanati perché non riesco a fare pipì se c’è qualcuno in ascolto >
 
< no, adesso tu apri questa stramaledettissima porta e mi permetti di dimostrarti quanto mi sei mancato oggi! > la porta fu spalancata
 
< sono tutto tuo > era fermo, appoggiato allo stipite. Lei gli si arrampicò addosso e cominciò a riempirgli il viso di baci, fino ad arrivare alla sua bocca. Non appena lui tentò di avvicinare di più il suo viso per baciarla, lei si ritrasse e salto giù, scappando in camera. In pochissimo fu raggiunta e intrappolata contro il muro.
Le attenzioni di Edward si concentrarono tutte in un preciso punto del suo collo. Bella sospirava persa, reggendosi aggrappata alle sue braccia. Finita l’opera, si incollarono febbrilmente l’uno alle labbra dell’altro, finché a Bella mancò davvero il pavimento sotto i piedi, perché  lui l’aveva presa in braccio per adagiarla comodamente sul letto, sotto di sé. Erano completamente fuori controllo, quando qualcosa bloccò Bella. Edward non ci mise molto a comprendere il motivo di tale disagio e si allontanò un po’. Avrebbe dovuto imparare a controllarsi di più.
 
< ok, fare la parte della vergognosa è inutile in questi casi, dunque tanto vale che io te lo dica Ed >
 
lui sospirò sollevato < oddio, meno male, pensavo che non mi avresti più lasciato avvicinare! >
 
< scemo > e gli si sedette in braccio. Mossa sbagliata, saltò su come scottata, emettendo un suono a metà tra un urlo di terrore ed un gemito di piacere. Edward ormai era disperato, ogni cosa che faceva lo eccitava ancora di più, sembrava non esserci modo di acquietare le acque.
< io non ho mai avuto a che fare con uno di quei cosi, sei libero di ridere quanto vuoi, ma veramente non saprei dove mettere mano, e francamente ho anche paura che possa farmi schifo >
lui era sconvolto, la parte finale l’aveva colpito moltissimo. Oddio le faccio schifo pensò.
 
< Bella l’ultima cosa che mi viene da fare è ridere, giuro > era sincero. La riportò sulle sue gambe e l’abbraccio per quanto possibile. < non riderei mai per una cosa che mi rende così felice e fiero di te, non hai idea di come sia emozionante tutto questo per me, non hai idea >
 
< forse un’idea ce l’ho >
 
< no, credimi, non puoi averla, per me è così..>
 
< Ed guarda che non stavo dicendo che io sento le tue stesse cose, ma solo che ho idea di quanto sei emozionato > lo guardò seria per un attimo alludendo al suo “coso” e poi gli rise in faccia. Lui si offese
 
< lo sai vero che tutto questo non è affatto carino? Io cerco di rassicurarti e tu mi offendi? Tra l’altro dopo avermi detto che quella cosa che o tra le gambe ti fa schifo? > lei rideva ancora più forte.
 
< piantala >
 
< ok, la smetto, però guarda il lato positivo, la tua baguette si è calmata! >
 
< bè certo non è eccitante l’idea della tua ragazza che vomita alla vista del motivo del famoso orgoglio maschile, non credi? >
 
< hai ragione, scusami > le baciò una tempia.
 
< sai cosa facciamo? Rimandiamo l’argomento a data da destinarsi. Abbiamo il resto dei nostri giorni a disposizione e per quanto mi riguarda possiamo persino aspettare il matrimonio, non ci sono problemi, basta che poi mi concederai un bambino! > lei mise su ad arte una faccia allibita e sconvolta
 
< Edward, abbiamo un altro problema, credo >
 
< cioè? >
 
< vedi, io non credo nel matrimonio, e non sono sicura di volere figli > lui a quel punto saltò in piedi e prese a camminare avanti e indietro. Lei aspettava un commento.
Si fermò di colpo e prendendo aria si inginocchio di fronte al letto, tra le gambe di lei
 
< ok, non fa niente, non fa niente, non è importante, ci basteremo > poi guardando per terra
 
< ci dobbiamo bastare > poi con sguardo da cucciolo < Piccola nemmeno uno? Uno solo, piccolo, profumato? > lei si sciolse a quelle parole e decise che era ora di mettere fine a quella messa in scena
 
< Ed era uno scherzo, uno stupido scherzo e mi sono resa conto di quanto fosse deficiente solo adesso, scusami! > più che offeso parve sollevato
 
< per l’amore del cielo, grazie! E comunque sei una grandissima stronza! Ti pare di prenderti gioco di me così? >
 
< aspetto una degna punizione >
 
< inizia a tremare, anzi no, senza che te lo dico, tanto lo farai lo stesso non appena ruggirà qualcuno lì sotto >
 
< Edward! >
 
< che c’è, adesso ti fa schifo anche nominarlo? >
 
< sta a vedere che alla fine ti avrebbe fatto bene fare qualche altra chiacchiera con quella Annette > e rise di gusto. Lei si alzò impettita e lo scansò quando tentò di avvicinarsi d nuovo
 
< dai che scherzavo, lo sai come la penso su quella pazza schizzata! >
< fanculo Edward, per quanto mi riguarda puoi arrangiarti da solo per altri dieci anni >
 
Inutile dire che poco tempo dopo si era allegramente infilata in un letto che non era il suo, aspettando l’arrivo del suo ragazzo, con le tende rigorosamente chiuse. Litigavano in continuazione, ma lo facevano con enorme affetto e mai, o quasi, per questioni realmente serie.
 
< ma guarda un po’ chi è tornata con la coda tra le gambe >
 

 
< brava, ignora le stupidaggini che dico e trova il modo per farmi stare zitto >
 
< con molto piacere >
Mentre si stavano baciando Bella si staccò all’improvviso coprendosi la bocca con una mano,
 
< che c’è? >
 
< Edward stiamo per tornare a casa >
 
< ancora, qual è il problema adesso? >
 
< cosa gli raccontiamo di noi due? >
 
< che stiamo bene e che finalmente ci siamo decisi a metterci insieme perciò ora il mondo gira meravigliosamente e perfettamente perché siamo felici ed innamorati? >
lei era rimasta senza parole
 
< credi che possa andare bene? >
 
< credo…credo che sia perfetto > lo strinse fortissimo e lui si beò dell’affetto che le stava donando.
 
< tuo fratello mi ucciderà? >
< no, Jazz ti adora >
 
< parlavo di Emmet, sai è sempre così nervoso … e poi mi odia >
 
< figurati, ormai è così preso da sé che non riesce più a pensare a nessun’altro >
 
< mi dispiace che la cosa ti renda così triste >
 
Quello di Emmet era un altro tasto dolente della vita di Bella. Fino a qualche anno prima era stato il suo fratellone preferito, quello del quale sapeva di potersi fidare ciecamente e che l’avrebbe protetta ed aiutata in qualsiasi momento. Ora era ridotto ad un antipatico, arrogante ragazzo pieno di sé, costantemente accompagnato da un’aria in stile solo io so cosa sia la sofferenza, voi non siete degni nemmeno di sapere perché mi sento così. Aveva tagliato fuori tutti, lei compresa. Lei, quella che era stata prima che una sorella un’amica con la quale condividere importanti momenti di vita. Per fortuna ci sarebbero state le braccia di Edward a tenerla intera, altrimenti davvero non riusciva ad immaginare come sarebbe potuta sopravvivere ad un ritorno a casa.  

  
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