La Vita Nova.
Epilogo.
Il sipario rosso e
pesante calò sulla scena, mentre la musica terminava e gli applausi iniziavano
a spargersi per tutto il teatro, fragorosi come un temporale. Il pubblico si
alzò in piedi, commosso e ancora percosso dai brividi che quella
rappresentazione struggente e drammatica aveva suscitato. Era stata lunga,
quattro ore di spettacolo, diviso in tre atti, ma il tempo era volato, per
tutti. Per il pubblico, per i musicisti, per i ballerini e
gli attori.
Christine, che
aveva assistito dal palco numero 5 all'intera opera
seduta al fianco del suo neo-sposo Raoul, si asciugò le lacrime che, calde, le
bagnavano le guance. Avrebbe dovuto essere lei a cantare nella sua parte, ma la
sua gravidanza avanzata non le aveva permesso di farle prendere parte. Non
avrebbe mai creduto che Erik sarebbe stato in grado di superare il suo stesso
genio con quel suo ultimo lavoro. Vi aveva inserito tutto il
dolore che aveva provato durante la sua vita, il dolore di un bambino che non
era stato accettato dagli altri, tanto meno dai suoi genitori; vi aveva messo
l'amore per la musica e l'arte, per lei, per la sua voce; poi il
disastro il giorno dell'incendio - era riuscito anche a riprodurre la caduta
dal lampadario, tanto che molti degli spettatori avevano lanciato urla di paura
- la perdita del suo amore e la disperazione.
Quando era entrata
in scena la zingara, nel ruolo di sé stessa, i toni
dell'opera erano cambiati, diventando più caldi, più dolci. La giovane era la
Fenice che aveva riacceso il fuoco in lui, che gli aveva ridato una possibilità
e la voglia di guardare avanti, nonostante le avversità. Ed era proprio quel
terzo atto il simbolo de La Vita Nova.
Con lei, Erik aveva iniziato una nuova vita e Christine si sentì felice di
saperlo finalmente in pace con sé stesso e con una
donna come lei al suo fianco.
Il bacio finale tra
i due amanti fu la conclusione di un sensuale ballo della zingara, un tango
molto simile a quello che aveva ballato con Étienne - sembravano passati
decenni dal giorno! - mentre Erik cantava del loro amore, con la sua consueta splendida
voce.
Gli applausi non
sembravano diminuire quando il sipario si riaprì sulla scena e tutti gli attori
e i ballerini s'inchinarono al pubblico. Erik, che teneva fermamente per mano
la sua Phénix, chiuse gli occhi, godendosi quel momento di gloria. Non avrebbe
mai pensato che un intero teatro avrebbe potuto acclamarlo di persona, senza
additarlo e senza provare orrore per lui. Era passato del tempo dall'ultima
volta che aveva cantato su quel palco, ma nessuno avrebbe mai dimenticato la
sua voce e la sua sensualità. Nonostante questo, forse per l'assenza della
gendarmeria, forse per il troppo entusiasmo della riapertura del teatro,
nessuno badò alla sua vera identità, nascosto dietro una maschera di scena - o
forse tutti avevano taciuto per non rovinare la serata. Per loro lui era monsieur Duval, il nuovo proprietario dell'Opéra, nonché il
miglior tenore che avessero mai sentito.
Phénix, bellissima
nel suo abito gitano, i capelli rossi lasciati sciolti, tranne
per qualche piccola treccia chiusa da anellini colorati, sorrise,
orgogliosa del suo uomo, ma anche compiaciuta della sua esibizione.
Tutto era un vero
trionfo, ed era del suo Erik.
Gli spettatori
iniziarono a lanciare fiori, rose soprattutto, e Erik
s'inchinò per raccoglierne una e donarla alla sua donna, che l'accettò
volentieri. Poi applaudì lui stesso all'orchestra, agli altri attori e ai
ballerini, tra cui figurava un bravissimo Étienne. L'ultimo sguardo fu per il
suo palco prediletto, dove Raoul applaudiva con ardore insieme alla sua sposa, ancora
in lacrime. E quello sguardo, Erik, glielo doveva al Visconte, nonostante gli
attriti del passato. Aveva fatto carte false - letteralmente - per dare loro
un'identità fittizia, contattando persone poco
raccomandabili per i documenti e usando molto bene le sue doti discorsive con
l'anagrafe. Ora non erano più due persone senza un nome, ma finalmente esistevano. Sophie Rembrant e Erik Duval, una donna e il suo uomo.
Il sipario calò
nuovamente, ma gli applausi continuarono per parecchio ancora.
Phénix si appese al
collo di Erik, stringendolo forte. «Sono fiera di te.»
Lui la baciò
ancora, sorridendo. «Consideralo un regalo di nozze, mon amour.»
Meg, che li stava
osservando così come tutti gli altri, dovette voltare
loro le spalle, per evitare che qualcuno la vedesse piangere, commossa.
Étienne, al suo fianco, le strinse una mano, sorridendo. «Bisognerà ringraziare
quell'uomo, è la prima volta che ti vedo così fragile, Meg!», scherzò,
abbracciandola. Lei gli fece una smorfia, ricambiando il gesto e sorridendo
anch'essa.
Françoise, d'altra
parte, stava osservando l'intera scena da dietro le quinte,
un disonore per lei non poter partecipare a quella gioia. Il brutto incidente
che aveva avuto le era costato la carriera di danzatrice - Una disgrazia! aveva esclamato il signor
Duval, con uno strano tono sarcastico. Del resto lei lo sospettava che
quell'orribile imprevisto tanto imprevisto non lo fosse. Ma evidentemente
nessuno tra i ballerini ne aveva sentito la mancanza e
lei era passata al reparto sartoria, tanto per non tornare a casa ed essere
quindi un peso per la sua famiglia.
«Splendido,
splendido!», gridarono in coro i due manager dell'Opéra, che di certo non si aspettavano un tale successo dopo il disastro di qualche
mese prima, e festeggiavano a modo loro, con un bicchiere di champagne e abbracciando
chiunque incontrassero - meglio se fossero due ballerine di fila quelle che
tenevano per un fianco.
Quel giorno Parigi
imparò cosa volesse dire vivere una non-vita come quella del Fantasma e molti
di coloro che ebbero il permesso andarono a
congratularsi con lo scrittore dell'opera che li aveva commossi. Erik non
nascose un certo disagio nel sentire quelle stesse persone che l'avevano
rifiutato complimentarsi con lui ed esprimere tutta l'angoscia che avevano provato nell'assistere a quello spettacolo. "Una visione del Fantasma che non avevo mai
neanche immaginato di considerare!", era la frase che più sentì quella
sera. Fu la presenza di Phénix, che gli stringeva forte la mano, a dargli la
forza per discorrere con loro - fortuna che nessuno osò chiedergli di sfilarsi
la maschera che indossava.
I festeggiamenti
durarono a lungo, ma il sipario si chiuse solo quando Erik e Phénix si
ritrovarono sdraiati tra le lenzuola rosse, proprio come quello stesso
tendaggio che copriva la scena.
La Vita Nova stava solo iniziando.
Continua...
Lacrimuccia finale,
immancabile quando termino una storia.
Spero che questo
racconto vi sia piaciuto, come è piaciuto a me
scriverlo, un paio di anni fa.
Ringrazio tutti, ma
proprio tutti coloro che l'hanno seguito capitolo per
capitolo: chi ha recensito, chi lo ha inserito tra preferiti, seguite e
ricordate, o chi ha semplicemente letto in silenzio. Grazie di cuore!
Questo saluto non è
un addio, tornerò nuovamente a scrivere sul Fantasma, che mi regala giorno dopo
giorno nuovi spunti e nuove idee. Spero di ritrovarvi
tutti e magari di più, in futuro. :)
Un abbraccio
virtuale a tutti!
Marta.
PS: vi ricordo che potete trovarmi su il mio account
di Facebook che
utilizzerò per gli aggiornamenti e le novità di EFP, chiunque voglia
aggiungermi è liberissimo di farlo. (: E ora è
arrivato anche il gruppo per ricevere notizie, spoiler e anteprime! Lo potete
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:)