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Autore: underground    21/05/2011    0 recensioni
Piccola song-fic ispirata alla canzone Air Born dei Camel ^__^
La storia narra il volo di un ex-aviatore della 1° guerra mondiale e la sua riflessione sulla vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco, sentivo il vento sfrecciarmi minaccioso sulla pelle, la velocità saliva al pari dell'altitudine e il mio cuore pareva essersi staccato dal corpo allo stesso modo con cui io ed il mio aeroplano ci levavamo da terra; quella sensazione di libertà, quel mondo interiore finalmente sprigionato nell'aria!
Spiegai le porte della mia mente e al contempo le ali del mio aereo si volsero verso l'alto, verso la vita, ancora una volta. 
 
Io ed il cielo. La potenza del progresso sotto di me, l'invincibilità senza frontiere prerogativa effettiva della più alta evoluzione umana, mi inducevano a lasciarmi dietro tutto ciò che avessi mai posseduto e tutto ciò in cui avessi mai creduto, accettando quella proposta di libertà assoluta.
Non importava più nulla ora, era come se fossi nato lì, nell'aria di un cielo infinito che sembrava comunicare attraverso dei segni nascosti interpretabili solo da me. Mi libravo nell'aria docile, il vento si piegava al mio volere; ed io al suo, fluttuando in acrobazie agili e naturali.
 
Quello era il mio mondo, non sarei più tornato giù. Ma ecco, vedevo il mare! Due immense distese di blu sopra e sotto di me, pareva volessero confondersi per giocare con me, come le nubi che ostruivano la mia vista e poi si facevano trapassare con innocua docilità, come il vento che assecondava i miei pensieri portandoli lontano, e come l'unica entità che in quel momento volava leggera, uomo e scienza mentre viaggiavano insieme verso il nulla.
 
Perchè non sapevo, non volevo sapere, m'importava solamente quel viaggio senza ritorno, ma che ormai non rammentavo nemmeno più d'avere iniziato.
Figlio dell'Aria che volava incosciente, nulla poteva fermarti, il passato venne cancellato ma le cicatrici dolorose rimanevano, fu dunque uno sbaglio il tuo? Vortici di sentimenti senza ragione né ricordo, tutto culminava nelle acrobazie leggiadre dei figli dell'Aria, bui anfratti d'una caverna senza uscita, il cui unico spiraglio era l'essere.

Ancora, sempre, indefinibilmente.

 
Il vento e la pioggia iniziarono a coprire il fidato compagno che mi sosteneva, ed io stesso iniziai a soffrire per un dolore che pareva estraneo, ma sentivo più che mai dentro di me. Il vento mi spinse docilmente verso terra, come a dirmi che non gli sarei mai appartenuto. E' dunque questo il mio torto? Pensare che fosse così facile cancellare gli orrori che mi opprimevano mente e corpo? Duro, duro viaggio era quella vita, se il passato si può dimenticare quando appaiono le cicatrici del presente!
 
Ma, se dunque ormai m'era precluso ogni sentimento gioioso, io, figlio della Terra e del Terrore umano, dove mai sarei andato se fossi morto? Vidi il mare sotto di me e, mentre il mondo ancora mi girava attorno, decisi di tornare, perchè se dovevo sopportare quell'orrenda pena l'avrei fatto; dopotutto non potevo biasimare che me stesso.
  
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