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Autore: LaRose    21/05/2011    2 recensioni
Una raccolta di pensieri, riflessioni, di tre membri della nuova generazione che si trovano a fare i conti con le 'orme' dei genitori e il grave peso di dover paragonare le proprie vite a quelle, grandi, di chi li ha preceduti. Come riuscire a fare altrettanto? E se non volessero? E se fossero diversi?
Rose Weasley, Scorpius Malfoy e Albus Potter come non li avete mai visti
N.B. E' la mia prima fanfic, abbiate pietà o quanto meno compatitemi se la troverete davvero orrenda. Comunque sia le critiche negative sono apprezzate almeno quanto quelle positive, soprattutto se sono divertenti ;)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Io non sono Hermione Granger.



Un raggio di sole trafisse timido la nebbiolina che aleggiava per la campagna quella mattina di fine maggio.
Il terreno era umido, quasi fangoso, sotto le mie lunghe gambe, distese all'ombra di una quercia - 
pardon, della mia quercia; quella di cui cercavo sempre il riparo, che era mia amica nelle calde giornate d'agosto, che, nella campagna che circondava casa mia, era stata un punto fisso per tanti lunghi anni. Mi aveva visto crescere, passare dalla Alcott a Twain a Jane Austen a ... J.K.Rowling.

Anche lei era stata sempre un punto fisso nella mia infanzia, e lo era tutt'ora.
Insomma, come avrei potuto ignorare il mio passato?
 Harry Potterera stato il primo libro che avevo tenuto tra le mani, e lo stringevo anche in quel momento, in quella nebbiosa mattina di fine maggio. Infilai il viso tra le pagine consumate e respirai a pieni polmoni. Lo facevo spesso, sopratutto con quel libro, che profumava di casa, di famiglia.
Sorrisi lievemente.
Beh, quella
 era la mia famiglia. In effeti la prima, forse l'unica, cosa che mi aveva attirato a quel grosso librone, dalla rilegatura in pelle con su scritto a grandi lettere d'oro: "La II Grande Guerra - Come Harry Potter salvò il nostro mondo" era sato proprio quel nome: Potter, Harry Potter.  Mio zio.
Sospirai, malinconica, e il sorriso mi morì sulle labbra.
All'inizio mia madre era stata felicissima che sua figlia, la sua Rose, la sua piccina, incominciasse ad appassionarsi alla lettura così piccola: vedeva già un brillante futuro per me, e con lei tutti gli altri della famiglia.
Insomma, io ero Rose Weasley, mia madre era Hermione Granger, un genio. Dovevo essere come lei, per forza. O almeno avrei dovuto esserlo.

Ma le cose non vanno mai come ci si aspetta.
Amavo la lettura, si, l'avevo sempre amata.
E amavo conoscere cose nuove, ero sempre ansiosa di apprendere ciò che mi interessava.
Amavo scrivere, soprattutto, riversare la mia anima nell'inchiostro.
Ma, più di ogni altra cosa al mondo; amavo sognare, immaginere, costruire solidi castelli in aria.
E non ero come lei. Non ero metodica, matura, praticamente perfetta
L'avevo delusa, lo sapevo, lo sentivo, e continuavo a deluderla ogni giorno della mia vita, lei e papà, che mi avrebbe voluta come la sua adorata moglie.
Mi amavano molto, questo è fuor di dubbio, ma avevo il costante terrore che si sforzassero di accettarmi così com'ero, con la testa rossa e riccioluta sempre fra le nuvole. Ma per loro ero una continua fonte di problemi e preoccupazioni, lo leggevo nei loro sguardi che s'incrociavano, facendosi forza l'un l'altro.

Forse sarebbero stati più sollevati di vedermi partire sull'espresso per Hogwarts, a settembre. Finalmente avrebbero avuto una vita calma e serena, solo loro due e il perfetto Hugo. Perchè mio fratello
 era perfetto, proprio come  mia madre.

Ero io quella riuscita male.


Il fatto era che io non avevo ancora trovato il mio posto nel mondo, cosa che mia madre - trovo fisicamente impossibile riuscire a non paragonarmi a lei - aveva fatto a soli undici anni, quando aveva la mia età.
Forse anche io sarei stata felice ad Hogwarts.
Forse. 
In realtà non ci contavo molto: mia madre, con mio padre e mio zio, aveva vissuto straordinarie avventure quando era a scuola, che l'avevano resa la fantastica persona che era ora; ma, continuavo a ripetermi, lei sarebbe stata felice comunque, anche se avesse avuto sette normalissimi anni di scuola, come li aveva avuti ogni altro studente, come li avrei avuti io. Ma io, mio malgrado, non ero come mia madre.
Io bramavo l'avventura, l'avevo sempre desiderata con ogni fibra del mio essere, e non mi sarei accontentata di un normale, banale per quanto prestigioso, corso di studi, se avessi potuto scegliere.

Ma non potevo; la mia vita era quella, punto.


Una noia mortale, un continuo insuccesso, una delusione per tutti quelli che mi amavano e che amavo. 
Ma una delusione soprattutto per me, mi costrinsi ad ammettere: sapevo che avrei potuto essere diversa, avrei potuto essere quella che volevo, ma non m'impegnavo abbastanza, forse non lo volevo abbastanza.
Ero un'egoista, un vero disastro.

In quel momento vidi una figura argentea corrermi incontro attraverso l'oro delle spighe di grano che mi circondavano: veniva dalla sirezione della casa. Il cane argenteo, finalmente di fronte a me,  iniziò a parlare con la voce di papà.
'Rosie' disse ' torna a casa, è pronto il pranzo. E ' aggiunse, con una vibrazione un pò spazientita, un pò divertita ' piantala di leggere quel vecchio libro, lo sai a memoria e poi non serve a nulla'.

Il patronus si dissolse nell'aria. Mentre mi dirigevo verso la grande casa in calce bianca, mi strinsiHarry Potter forte al cuore, come un talismano contro la sofferenza.

Papà si sbagliava di grosso, serviva e come: a mantenermi in vita.
 
   
 
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