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Autore: diamantrouge    23/05/2011    1 recensioni
[Matt/Adrian]
Non era stato un gesto
d’affetto o qualche stronzata del genere, lui ne era ben
conscio. Era stato qualcosa di istintivo, cercare il corpo della
propria partner non era nulla di anormale.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrian Andrews, Matt Engarde
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Flawless Loop

Che c’è di male nell’avere allungato involontariamente una mano per abbracciarla?
Non era stato un gesto d’affetto o qualche stronzata del genere, lui ne era ben conscio. Era stato qualcosa di istintivo, cercare il corpo della propria partner non era nulla di anormale.
Almeno, così pensava fin quando Adrian non aveva avuto quella reazione spropositata che gli aveva fatto venire un nervosismo come non capitava da tempo.
Tutto ciò che Matt si era permesso di fare era stato semplicemente ignorare il fatto che la ragazza gli rivolgesse la schiena ed allungare il braccio, toccandole appena il ventre, per stringere la mano. Voleva semplicemente sentire il suo calore, anche se ancora non si spiegava il perché di quella necessità improvvisa. Si era spiegato più volte perché provasse desiderio per quella donna, nonostante lei tutto sembrasse fuorché interessata a lui (un’altra delle cose di cui non riusciva a capacitarsi era perché si lasciasse andare solo ed esclusivamente a letto, ma non aveva di che lamentarsi al riguardo) e lo respingesse a volte anche in malo modo, ma perché avesse protestato dopo, questo non se lo sarebbe mai spiegato – non che ne avesse voglia, in effetti.
Era irritato dalla riluttanza verso uno dei gesti più semplici di questo mondo.
Durante il rapporto, Adrian rimaneva sempre in silenzio, si poteva sentire soltanto il suo respiro irregolare, raramente gemeva, ma mai niente più di questo; a Matt, comunque, stava bene, gli bastava semplicemente possederla, poco gli importava di sentirla o meno. A volte, dopo, si lamentava, borbottando tra sé che aveva sentito dolore, o che non era particolarmente soddisfatta. Altre volte lo schiaffeggiava, offesa da chissà cosa, quindi non gli parlava per il resto della nottata (ed era capitato che non gli rivolgesse la parola per giorni, lo aveva constatato con una nota quasi divertita). Altre volte ancora, semplicemente gli dava la schiena e dormiva – o fingeva di farlo.
Era quasi imbarazzante, a volte, quel silenzio, ma né lui né Adrian avevano mai fatto niente per evitare che si creasse, e a Matt anche questo importava relativamente poco.
Quello che gli importava quella notte – ed era una di quelle volte in cui Adrian gli dava semplicemente la schiena senza fiatare – era capire il motivo di tanta stizza.
L’aveva  sentita rabbrividire al suo passaggio, e non appena le aveva sfiorato la mano era scattata come una furia. «Ascoltami bene», aveva detto, sollevandosi improvvisamente dopo avergli schiaffeggiato la mano, costringendolo a scuoterla per alleviare il bruciore; il suo tono rasentava la rabbia «Il fatto che io ti lasci fare NON ti autorizza a prenderti determinate confidenze nel momento in cui il rapporto finisce ed ognuno ritorna a farsi gli affari suoi. Mi dà fastidio essere toccata da te quando non necessario, quindi vediamo di non diventare affettuosi tutto d’un tratto, visto che se ti serve qualcosa puoi risparmiarti di essere leccapiedi, dal momento che, come tu ben sai, io e te abbiamo un rapporto di natura strettamente professionale. Ora, se non ti dispiace, io tornerei a tentare di dormire, e che non ti salti in mente di cercare amore dalla sottoscritta. Anche se tu non ne sei capace», disse, quasi tutto d’un fiato, diventando paonazza in viso e coprendosi convulsamente con un lembo del lenzuolo. Matt la trovava particolarmente attraente quando era isterica, ma nulla più di questo. A quella scenata apparentemente immotivata rispose con un ghigno divertito, che celava tuttavia una leggera perplessità: che cosa aveva fatto di male, in fondo?
Si fissò la mano con aria inebetita, sentendo ancora il calore di quella di Adrian sopra di essa. La sensazione gli inviò un piccolissimo brivido lungo la schiena, niente di più, pensò semplicemente che sarebbe stato bello riprendere da dove avevano concluso prima, tuttavia non gli parve il caso di insistere.
Quando lo maltrattava, Adrian assumeva tutto un altro fascino. Sì, il fascino della servetta che tenta di darsi un tono ed essere dominante. L’associazione lo fece sorridere.
Fissò la donna per qualche secondo, dritto negli occhi, come faceva di solito quando voleva metterla in difficoltà, senza che il suo sorriso – gradevole come una brezza primaverile  - desse cenni di cedimento. «Mi stai prendendo per il culo, Engarde?», domandò lei, digrignando leggermente i denti (Dio, quanto detestava quando lo chiamava per cognome) «Ma sei idiota o cosa?», chiese ancora, serrando la presa sul lenzuolo. «Potrei gentilmente sapere che cosa ti prende così all’improvviso, Adrian? Non mi pare di aver tentato di strangolarti, o chissà che cosa. Ho allungato una mano. Allora?», si limitò a proferire Matt, senza perdere la calma, rimanendo coricato sul fianco, esibendo soltanto metà del suo corpo (che rischiava di venire ulteriormente scoperto, se Adrian non l’avesse piantata di tirare e contorcere il lenzuolo), perfettamente incurante di tutto fuorché del motivo per cui la ragazza lo aveva mandato a quel paese così bruscamente. Non ottenendo alcun tipo di risposta se non imprecazioni mormorate, l’attore sospirò e, alzando gli occhi, disse solenne: «Chi ti capisce è bravo. Dico sul serio. Per fortuna non è un mio problema». Adrian neppure gli rispose. Semplicemente gli fece capire che lo aveva mandato al diavolo e si voltò sul fianco sinistro, lasciando scoperta la schiena nuda, sbuffando sonoramente ed incrociando le braccia al petto.
Matt non osò toccarla per tutto il resto della notte.
La fissò, però. La fissò intensamente, nella penombra.
Erano troppe le cose che non capiva di quella donna con cui dormiva praticamente tutti i giorni, con la quale non aveva una vera e propria relazione (visto e considerato che lei, teoricamente, usciva con Juan Corrida) ma che era riuscita a catturare minimamente il suo interesse – ed era raro, dato che per lui le donne non erano altro che un gioco. Era una sorta di amante fissa, che non parlava, si lasciava fare praticamente di tutto, ma pretendeva pudicamente di essere lasciata in pace nel momento esatto in cui il rapporto terminava.
Adrian era strana, per lui. Era fondamentalmente una donna inutile che soffriva di co-dipendenza, e che lo aveva tampinato con insistenza soltanto per “diventare” Celeste; insomma, qualcuno di cui avrebbe potuto sbarazzarsi senza rimpianti. Era bella, però. Molto. Era molto più bassa di lui, ora che lo notava. Aveva la pelle chiara, pulita, praticamente perfetta. Tuttavia, gli occhi erano quasi sempre cerchiati da occhiaie, che venivano coperte con abbondante correttore. Gli occhi erano freddi, ma comunicavano molto; comunicavano cose che a lui non interessavano. Gli comunicavano disprezzo.
Entrambi, senza volerlo, avevano innescato una deliziosa routine che comprendeva giornate di lavoro estenuanti, e notti altrettanto faticose, forse anche più del lavoro stesso. Si procedeva così: svegliarsi, spaccarsi la schiena, mangiare, bere, scopare e dormire. Era sempre così, da un po’ di tempo.
Noioso, no?
Non per Matt. A lui non interessava niente. A lui interessava capire solamente due cose: perché Adrian quella notte lo avesse respinto in malo modo (peggio del solito), e che cosa veramente ci trovasse in lei.
Perché qualcosa ci trovava, di questo era sicuro. Solo, non capiva cosa fosse.
«Chi ti capisce è bravo, bella. Veramente bravo», ripeté sottovoce, per poi voltarsi sospirando, dando la schiena all’altra.
Per quella notte, le riflessioni erano terminate.
Avrebbero dormito, e domani mattina avrebbero ripreso a comportarsi come al solito: in termini strettamente professionali.
E quella routine a cui non avrebbe potuto rinunciare sarebbe ricominciata, senza imperfezioni.
  
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