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Autore: Thiliol    24/05/2011    3 recensioni
il Mare, con quella sua voce suadente e cristallina, mi chiamava, suscitando in me una tale irrequietezza da rasentare la follia. Ero così preso da quella brama che avrei potuto uccidere chiunque me lo avesse impedito, forse persino Alatariel.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Narn o Alatariel ar Aeglos'
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one shot silevril

Dedicata ad Helkamirie che mi ha convinta con abili parole a pubblicare questa cosa senza forma

Lasciami andare, naneth.

Il vento proveniva dal mare e portava con sé quell'odore tipico, un misto di salsedine, pesce e umidità, che è quasi impossibile non trovare delizioso. Una ciocca di capelli mi finì davanti agli occhi, impedendomi la visuale per un attimo, prima che un'altra folata di vento la riportasse indietro, sfiorandomi le guance in una carezza tiepida. Era come le mani di una fanciulla, delicato e leggero, mi dava i brividi.

Normalmente avrei giocato con il vento, danzato tra le sue braccia, ma non quella volta, quando il mio cuore piangeva, gridava e rantolava di sofferenza. In quel momento non potevo fare altro che correre, come un bambino, desiderando di poter finire la mia corsa tra le braccia di mia madre; volevo stringermi a lei e farmi consolare, ma come potevo se era proprio lei, mia madre, la causa per cui piangevo?

La mia corsa finì inesorabilmente contro quella immensa distesa d'acqua verso cui si dirigevano sempre i miei passi, quel Mare immenso che avrei voluto, un giorno, attraversare.

Caddi in ginocchio, artigliando la sabbia e singhiozzando, lacrime amare e disperate che mi bagnavano le guance e il mento.

Non riuscivo a togliermi dalla testa le sue parole, la sua voce alterata e aspra, come mai l'avevo sentita nella mia vita, e improvvisamente il panico si impossessò di me, la paura che lei mi avesse abbandonato per sempre, che avesse abbandonato mio padre, mi lasciò senza fiato. Affogavo senza possibilità di risalita e l'unica cosa che riuscii a fare fu ansimare e tossire.

Morirò, pensai, morirò senza essere riuscito a rivedere il suo dolce volto.

< Silevril! > una mano mi costrinse ad alzarmi e ciò che vidi era mio padre, stravolto e preoccupato.

< Silevril, devi calmarti e respirare, > mi disse, parlando lentamente.

Mi aggrappai a lui, alle sue braccia, e respirai, dapprima a stento, poi con sempre maggiore facilità, finchè non rimase che il dolore a stringermi il petto.

< Non volevo che accadesse questo, adar, non volevo che lei andasse via a quel modo, o che voi litigaste a causa mia...ah, che i Valar mi perdonino, non dirò mai più nulla del genere, mai nella mia vita,  sono pronto a giurarlo! >

< Non dire così, Sil, non devi dirlo e non devi pensarlo! >

< Ma mia madre è andata via! >

Aeglos rise, una risata spontanea e gioviale che mi stupì perchè potevo leggere la stessa mia sofferenza nei suoi occhi.

< Alatariel và sempre via, figlio mio, era semplicemente giunto il momento, quel momento inesorabile in cui abbiamo bisogno di starci lontano per non distruggerci a vicenda, per impedirci di consumarci nella nostra stessa passione... tua madre, Silevril, non è mai stata capace di rimanere in nessun posto e soprattutto insieme a nessun altro che non fosse Feanor. >

Mi guardò e vide la perplessità sul mio volto, infatti non comprendevo le sue parole, e come avrei potuto? Mi sembrava di non sapere nulla dei miei genitori, come se io fossi lo spettatore di una rappresentazione già iniziata, mentre io ero arrivato in ritardo: dettagli, a volte interi passaggi, mi sfuggivano.

< Non vuole che io attraversi il mare, ma ciò che è peggio è che io non riesco a staccarmi da lei, mi sento imprigionato dal volere di mia madre, come se non fossi mai cresciuto, come se i lunghi secoli che ho vissuto non avessero senso. Sono un bambino, padre, nient'altro che un bambino spaventato che non riesce a fare nulla senza sua madre. >

Mi sentivo umiliato per quello, perchè nonostante tutto la mia vita ruotava attorno a lei. Era terribile non poter crescere mai del tutto.

< Non si tratta di screscere, > spiegò mio padre, < hai raggiunto piena maturità di corpo e di spirito da molto tempo ormai, sei saggio e risoluto, sei grande come i Principi degli Eldar del passato. > si fermò e un sospiro gli sfuggì dalle labbra,  < Ma Alatariel è una maledizione per coloro che la amano ed io stesso ho dovuto trovare la mia strada tra la sofferenza, prima di riuscire a capire di non aver bisogno di lei, prima di poter condividere con lei un amore che non fosse intossicante per entrambi. >

< Non voglio che la mia vita sia ancorata al suo volere, eppure la sua assenza mi lacera il cuore ogni volta e ora, ora che è andata via con ira, la colpa mi opprime. Padre, il mio desiderio del Mare mi tormenta, ma l'amore per lei è ancora peggio... aiutami! >

< Come puoi chiedermi questo? Dimentichi forse che anch'io soffrirei nel vederti partire? Non voglio che tu attraversi il mare esattamente come non lo vuole tua madre, ma non cerco di importi la mia volontà come fa lei, non ti chiederò di restare nella Terra di Mezzo da cui, se potessi, partirei domani stesso. Alqualonde è la mia casa, ma Alatariel è la mia sposa e qui resterò. Tuttavia lei è tua madre e il suo volere su di te non è vincolante, non più ormai. >

Sorrisi con uno sbuffo, incredulo. Come riusciva a essere così sicuro del suo amore, lui che era sempre perennemente in attesa? Non capivo mio padre, non capivo mia madre e il loro strano amore... siete mai stati davvero due persone distinte? Siete mai stati davvero marito e moglie o il vostro non è altro che malsana predestinazione? Ed io come posso vivere essendone il frutto? Mi sembrava di essere destinato a quella doppia vita, fatta di dolore e serenità, fatta di scelte e divieti, una vita all'ombra di quell'amore troppo grande per me.

< Non crucciarti per questo, tu non sei me, nè Alatariel e ciò che noi siamo non ti riguarda. Sii te stesso, ama tua madre come vorresti fare, senza vergogna, ama la libertà, il vento ed il mare, solcane le acque e attraversalo, se lo desideri, ma non tentare di capire ciò che si cela nel cuore di Alatariel, non affannarti nella ricerca delle nostre ragioni, del perchè và via o del perchè io non la trattenga, non chiederti cosa significhi Feanor per lei, o se sia io l'unico a conoscerla veramente o se qualcun altro la conosce meglio di me. Non fare nulla di tutto ciò perchè finiresti con lo gettare via la tua vita come ho rischiato di fare io e tutto ciò che sei si tramuterebbe in odio, rancore e freddo vuoto; non permettere al desiderio di prendere il sopravvento su di te e ricorda che lei non è tua, così come tu non sei suo, sono i vostri cuori che si toccano anche nella lontananza. Ricorda che l'amore non è possesso. >

Aeglos si chinò e posò un leggero bacio sulla mia fronte, < torna a casa e aspettala, tornerà presto. > disse, prima di voltarsi e dirigersi verso la sua casa.

Il nuovo sole mi accolse ancora lì, sulla spiaggia, seduto a guardare il mare. Le parole di mio padre mi risuonavano ancora nella mente e per tutta la notte non avevo fatto altro che pensare a quanta verità contenessero e a quanto doveva essere stato difficile per lui arrivare alla pace. Mi accorsi che io probabilmente non ci sarei mai riuscito e me ne rattristai, perchè desideravo ardentemente la tranquillità, portare la mia nave fuori del  porto per poi condurla a casa alla sera, sospinta dalla brezza marina. Amavo quei momenti, avrei voluto che mi bastassero, ma il Mare, con quella sua voce suadente e cristallina, mi chiamava, suscitando in me una tale irrequietezza da rasentare la follia. Ero così preso da quella brama che avrei potuto uccidere chiunque me lo avesse impedito, forse persino Alatariel.

< Non volevo che andasse a finire così, mio amato Silevril >

Mi voltai di scatto al suono della sua voce. Era in piedi dietro di me, con i capelli sciolti come quando era scappata la sera prima, gli occhi impenetrabili come sempre, eppure lascrime d'argento le orlavano le ciglia.

< Non avresti dovuto opporti, naneth, non avresti dovuto montare in collera. >

Si avvicinò e, chinatasi, mi strinse a sé, intrecciando le dita tra i miei capelli.

< Cosa sarò senza di te, figlio mio? Tu mi hai tenuto in vita quando tutto era perduto, tu sei il mio Silmaril, il mio gioiello più prezioso, ti ho conquistato, unica tra tutti i discendenti di Feanor! >

< Ma attraverserò il Mare, prima o poi, perchè non posso fare a meno di andare così come tu non potevi fare a meno di volere il Silmaril e a nessuno permetterò di mettersi tra me e il Mare, nemmeno a te che amo più di qualsiasi cosa su Arda. >

Lo dissi dolcemente, accarezzandole i lunghi capelli setosi, ascoltandola piangere contro la mia spalla. Era la prima volta, nella mia lunga vita, che la udivo piangere ed era un suono dolce e terribile al tempo stesso.

< Che sia qui, in Aman o nelle Aule di Mandos, madre,  > dissi < sarò il tuo Silevril per sempre, il sangue del tuo sangue, parte del tuo spirito che è in me. >

La scostai, alta quanto me e altera pur nella sua tristezza, fredda e al contempo ardente di un fuoco inestinguibile.

< Vieni, > le dissi prendendola per mano, < il tuo sposo ti aspetta. >


   
 
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